I fatti: come segnalato anche dall’Adnkronos sul forum in lingua araba “al Ekhlaas” è apparso un filmato intitolato “Terrorismo nucleare”. Nel filmato, girato come un documentario, la voce narrante afferma: “L’idea di uccidere molte persone, questa idea è disponibile e deve essere utilizzata con il proposito di trattare gli altri allo stesso modo, quindi dico che il terrore nei loro Paesi deve comprendere perdite vite di umane e quelle perdite di vite umane devono avvenire con armi di distruzione di massa“.
La valutazione: come al solito ci si divide tra chi afferma che il video sia un segnale lanciato a cellule in sonno, chi lo ritiene un incitamento da parte della leadership qaedista in fuga, chi, invece, è piuttosto scettico.
Tra questi vi è Evan Kohlmann, il quale afferma:
For the record: there is no indication whatsoever that Al-Qaida’s As-Sahab Media Foundation is preparing to release anything in the next 24 hours. There has been no notification posted on the usual channels, there are no glitzy advertisements, and there is no credible electronic chatter, period. Rather, the intel community appears to have (once again) fallen victim to poorly researched open source news reporting. In recent days, several fringe media organizations have published stories about a video recording posted by anonymous Al-Qaida miscreants on extremist Internet chat forums. The video consisted of a remarkably amateurish mash-up of Discovery Channel documentaries, widely published sermons by radical clerics, and stolen propaganda footage. While it is perhaps true that the video offered subtle encouragement for nuclear attacks on the United States, it featured no original content and could have been clumsily strung together with little more than two VCRs. The video was meandering, boring, and difficult to follow–and it certainly was not the product of Al-Qaida.
Chi volesse approfondire l’argomento “terrorismo nucleare” non ha che l’imbarazzo della scelta.
Tra i tanti esperti in materia vi consiglio di seguire Graham Allison direttore del Belfer Center di Harvard (qui l’ultimo articolo che ha scritto per il Washington Times proprio su questa materia).