Riprendo qui il discorso iniziato nei commenti ed apro un post perchè probabilmente di più facile accesso per i lettori del blog.
Sì, Nathan, in linea generale l’allertamento preventivo in ambito intelligence intuitivo e soggettivo.
In fase analitica si possono sicuramente adoperare modelli strutturati (Scenari, ACH, Bayes, AHP ed in generale qualunque metodologia esistente in ambito politico, economico e sociale) ma a quanto risulta l’analisi finalizzata all’allertamento preventivo è "afflitta" dagli stessi mali da cui è afflitta l’analisi di intelligence in generale.
Ovvero gli analisti usano molto poco le "metodologie strutturate". Nel 90% dei casi l’analista procede in modo intuitivo (vedi qui)
Fatta questa premessa, Nathan, il (teorico) ciclo descritto da Davide è corretto.
Per grandi linee la predisposizione di un sistema di allertamento presuppone, a monte, una valutazione strategica generalmente di tipo scenaristico (anche qui, però, non è detto che nella realtà ciò avvenga!). Si costruiscono scenari per individuare probabili linee di sviluppo in base alle quali si individuano le aree di criticità per la sicurezza di un Paese.
Una volta individuate talie aree si predispone (sempre teoricamente) un network di sensori (spie, informatori, sistema elettronici, ecc) con l’obiettivo di monitorarle. Detto molto semplicemente: si "attenzionano" determinati punti (es: un gruppo terroristico,un gruppo criminale, un Servizio o un Governo straniero, la situazione sanitaria per una temuta pandemia, un mercato per una temuta crisi economica o finanziaria, ecc…) dai quali, in base alla scenarizzazione precedente, si ritiene probabile l’arrivo di problemi.
A questo punto il gioco è sostanzialmente fatto nel senso che la successiva analisi di intelligence verrà condotta con i normali criteri analitici di intelligence.
Quindi: in teoria attraverso l’uso di tutte le metodologie esistenti (in base alle esigenze contingenti, è ovvio)… in pratica, nove volte su dieci, attraverso la "normalissima" analisi intuitiva e non strutturata.
Un discorso lievemente diverso si deve fare per le società private che si occupano a vario titolo di warning. Ad esempio, quelle società che lavorano nel settore del political risk analysis.
In tal caso si è notato un maggior uso di tecniche strutturate. Spesso,anzi, le società più efficienti inventano delle proprie metodologie di analisi politica (vedi l’OxAn ad esempio).
A cosa è dovuto questo ? Probabilmente al fatto che le società private non dispongono, almeno in teoria, dei complessi sistemi informativi di cui dispongono i Servizi di Intelligence statali (spie, informatori, satelliti, ecc).
Questo limite in fase di raccolta informativa, probabilmente, spinge tali società ad aguzzare l’ingegno, dovendosi basare in gran parte sulla lato analitico della medaglia.
In altre parole, io ipotizzo che i limiti riguardanti la raccolta costringono queste società a dover potenziare la fase di analisi.
PS Nathan, ti ringrazio per la tua spiegazione e ricambio indicandoti il testo storico dell’intelligence warning internazionale: "Anticipating Surprise" di Cynthia Grabo.
Su questo volume si sono formate intere generazioni di analisti statunitensi e occidentali.