… a Corrado Passera, Consigliere Delegato e Chief Executive Officer di Banca Intesa (qui il testo completo), di un paio di settimane fa.
"Forse c’è chi teme il potere nelle mani di una sola banca: siete attivi su troppi fronti, ora anche in quello dei treni privati…
Noi finanziamo i progetti in cui crediamo, dove necessario anche con capitale di rischio: Fiat, Piaggio, Prada, Nh e decine e decine di casi meno conosciuti. Non c’è gioco di potere, è il mestiere della banca da sempre. Quando non c’è più un ruolo finanziario da svolgere e ci siamo ripagati il nostro investimento noi siamo sempre usciti. Il problema non è di una banca che fa troppo, semmai di una politica che, a volte, fa troppo poco.
Ma come: il governo magnifica i propri risultati e lei dice che la politica non si muove?
Non minimizzo: sono stati raggiunti obiettivi molto importanti, ma attenzione a non confondere le priorità. Se anche riduciamo il debito, ma non riattiviamo la crescita sostenibile, stiamo mancando la vera emergenza. Abbassare l’indebitamento è un obiettivo di secondo livello rispetto allo sviluppo.
(…)
José Luis Zapatero dice che la Spagna ci ha scavalcati, Prodi nega. Lei a chi crede?
Il confronto tra i nostri due paesi ci deve dare spunti di riflessione senza complessi. Nominalmente l’Italia ha un reddito pro capite superiore, ma se facciamo i conti col potere d’acquisto, siamo ormai pari, se non indietro. La Spagna cresce il doppio di noi, investe una quota del bilancio pubblico molto superiore alla nostra e ha dimezzato negli ultimi anni il suo debito pubblico. Noi in compenso abbiamo un volume di esportazioni doppio del loro. Entrambi abbiamo un problema di produttività che va risolto, se vogliamo alzare i salari senza indebolire le aziende.
Vede nero, anzi nerissimo.
No, in questo ufficio vedo ogni giorno moltissime cose che vanno bene. Imprenditori che innovano e crescono sui mercati di tutto il mondo nonostante l’euro forte, molte centinaia di imprese che sono veri e propri leader nei loro settori. Vedo tante iniziative utilissime del terzo settore e per questo abbiamo deciso di creare la prima banca europea dedicata all’impresa sociale: fare banca è anche finanziare 250 asili nido come abbiamo fatto. Ma il mondo del profit e del non-profit fanno fatica a supplire a carenze sempre più vistose di un sistema bloccato e incapace di decidere.
Ho capito: anche lei ce l’ha con la politica.
C’è una sensazione generale di declino che si sta diffondendo. E dobbiamo reagire prendendone coscienza. Stiamo calando in quasi tutte le graduatorie mondiali: tecnologia, istruzione, infrastrutture, attrattività per gli investimenti esteri… Non basta guardare il pil, perché è un indicatore insufficiente per capire come va l’Italia. E a ogni buon conto, crescere dell’1-1,5 per cento significa che ci si avvia verso il declino. Anche se le energie per crescere di più ci sarebbero, eccome! Il nostro Paese ha alcune delle regioni più povere d’Europa ma anche molte delle più ricche, ospedali dei quali vergognarci ed eccellenze riconosciute in tutto il mondo, tanta disorganizzazione ma anche tanta creatività.
Che cosa teme?
Con questi bassi tassi di crescita lo stato sociale è a rischio: diritto alla salute, istruzione e previdenza potrebbero non essere garantibili in futuro. Rispettare un parametro sul deficit pubblico diventa una scelta di poco conto quando poi si rischia di pagare un costo così alto sul piano della crescita civile.
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Di chi la colpa?
Innanzitutto di un sistema decisionale che non funziona, di uno Stato che abdica, di una politica che non è capace di garantire in alcune parti d’Italia nemmeno i bisogni più elementari della gente.
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Un banchiere arrabbiato non lo si vede tutti i giorni.
Sì, sono arrabbiato, perché vedo troppi bei progetti ritardati o bloccati senza ragione, perché vedo che perdiamo tempo su tutto mentre il mondo ci lascia indietro. Nessuno si deve tirare fuori di fronte a questa situazione. Abbiamo il petrolio a 100 dollari, siamo il Paese che più dipende dagli idrocarburi e che facciamo? Non solo non stiamo investendo nei rigassificatori o nel nucleare, ma blocchiamo anche i termovalorizzatori. I termovalorizzatori vanno fatti. Basta con il falso ecologismo, smettiamola con i pregiudizi ideologici, con il luddismo antitecnologico, con la paura per tutto ciò che sa di scientifico.
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Forse le cose vanno così male in alcuni campi anche perché ognuno tende a occuparsi solo del proprio settore. Non possiamo più accettare un degrado di tali dimensioni. La politica ha molte responsabilità, ma la politica è solo un pezzo della classe dirigente e il bene collettivo non è monopolio della classe politica né solo sua responsabilità. Come possiamo pensare di condurre un paese senza mai decidere? Ma è possibile impiegare decenni per fare un’autostrada o per completare la Tav o per rinnovare le reti idriche? E il problema dell’energia come pensiamo di risolverlo? Con la lotteria di Capodanno? Qualcuno pensava forse che i rifiuti di Napoli si sarebbero dissolti da soli?
Sfiduciato?
Sfiduciato no, ma preoccupato sicuramente. La mia sensazione è che l’Italia sia ancora forte, ma non abbia un progetto in cui credere. Non stiamo investendo per far crescere il Paese. Chi ha responsabilità sembra spesso non avere idee e, soprattutto, non avere fiducia nelle possibilità e nelle capacità di questo Paese".