Come era ovvio le nostre burocrazie si stanno scontrando per la spartizione delle sfere di influenza alla luce della nuove legge sul comparto Intelligence.
Roma, 13 dic (Velino) – Bruno Branciforte e Franco Gabrielli, direttori delll’Aise e dell’Aisi, le due nuove agenzie per la sicurezza estera ed interna che hanno preso il posto di Sismi e Sisde, non hanno sciolto, il nodo sui regolamenti di attuazione della riforma sui servizi segreti che dovrebbero essere approntati entro il prossimo aprile. L’audizione congiunta nel primo pomeriggio di oggi dei due direttori al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica non ha fornito molti elementi in più di quanto non fosse emerso ieri nel corso dell’audizione del direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Giuseppe Cucchi. Da tutti soltanto la conferma che si stanno elaborando le competenze, i ruoli, le strutture e i fondi necessari perché la riforma possa diventare operativa entro la prossima primavera. Ma nonostante i toni molto soft dei due direttori che al Comitato si sono limitati a illustrare "fatti generali" senza entrare in particolari, Aise ed Aisi non nascondono le difficoltà che stanno attrraversando per varare regole che soddisfino il ministero dell’Interno e quello della Difesa da una parte e la presidenza del Consiglio dall’altra, i prefetti e i funzionari di polizia da un lato, i militari dall’altra.
Il dibattito è anche contrassegnato dalle incertezze politiche: c’è, infatti, la sensazione fra gli stati maggiori della Difesa e fra i vertici delle forze di polizia, che il lavoro di questi ultimi due mesi per il raggiungimento di un accordo fra i vari servizi servirà ben poco perché nessuno garantisce la tenuta di questo governo e si corre il rischio che un eventuale cambio di maggioranza o un altro governo possa azzerrare tutto quanto è stato deciso fino ad oggi. Insomma la precarietà del governo scarica i suoi effetti negativi anche sulle scelte per la sicurezza del Paese. Ad aumentare ulteriormente le tensioni fra gli apparati dei servizi segreti e fra il personale, quasi 4000 dipendenti, le scarse disponibilità finanziarie. La riforma, infatti, ha messo tutti in allarme perché mette in discussione il diritto di "cravatta" e cioè quelle indennità che favorivano il raddoppio praticamente dello stipendio. Le indennità di funzioni dei rami medio bassi verrebbero ridotte notevolmente e la protesta accumuna tutti, quelli che lavorano per il Dis fino agli 007 costretti ad operare in Kosovo o in Afghanistan.
Nel frattempo il Senatore Cossiga ha già presentato un progetto di riforma (A.S. n° 1907) della nuova legge sui Servizi.
Come sempre interessante la lettura della relazione introduttiva:
"Onorevoli Senatori. – Le difficoltà che con tutta evidenza risultano essere insorte nell’applicazione della legge di riforma dei Servizi di informazione e sicurezza non sono certo dovute alla incapacità o cattiva volontà dei dirigenti dei nuovi Servizi, ma alle lacune e imperfezioni della legge, che come mi disse un alto funzionario dei Servizi, è scritta tecnicamente molto bene, ma «da avvocati e magistrati che non avevano e non hanno la più pallida idea di che cosa sia la intelligence, la counterintelligence e in generale i compiti e le funzioni dei Servizi di informazione e di sicurezza».
A tal fine si presenta il seguente disegno di legge che precisa i compiti dei Servizi, attribuendo all’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) l’intelligence offensiva sia esterna che interna, ma attribuendo quella difensiva, compreso il controspionaggio, all’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI), discostandosi così dal modello puro duale, come quello britannico e statunitense, nei quali ai Servizi esterni, come la CIA e il Secret Intelligence Service, è vietata ogni azione interna, che rimane attribuita ai Servizi interni, come la branca intelligence del FBI, e a quella del Security Service, l’intelligence offensiva, e cioè lo spionaggio e i suoi «collegati». Una precisa, netta e chiara definizione di compiti delle due Agenzie è essenziale al corretto funzionamento dei Servizi d’informazione e di sicurezza che in passato hanno utilizzato il loro tempo a farsi la guerra: Servizio affari riservati del Ministero dell’interno e SIFAR del Ministero della difesa, e poi Servizio di Sicurezza del primo ministero e Servizio informazioni difesa (SID) del secondo, e indi Servizio informazioni per la sicurezza democratica SISDE e SISMI, come può testimoniare il sottoscritto che fu Sottosegretario di Stato alla Difesa con la delega di supervisione politico-ordinativa al Servizio informazioni forze armate (SIFAR), il cui nome poi cambiò su richiesta del Ministro, in quello di SID, accorgendosi poi, ma nessuno se ne accorse, che era il nome del Servizio informazioni di sicurezza della così detta «repubblica sociale italiana», Ministro dell’interno (sottoposto a controllo telefonico e personale dal SID, poi SISMI, come accertato dai reparti speciali dell’Arma dei carabinieri che ne riferirono per ordine del Comandante Generale all’interessato quando fu eletto presidente del Senato), e poi Presidente del Consiglio dei ministri. La lettura attenta della legge approvata e che si propone di emendare contiene in sé gravi pericoli in questo senso, pericoli cui non si può assolutamente porre rimedio in sede di approvazione dei regolamenti di attuazione di esecuzione.
Il disegno di legge introduce anche alcuni emendamenti sostitutivi o aggiuntivi in materia specialmente di garanzie funzionali, cercando di munire le agenzie di armi e corazzature più efficenti dei tira elastici o fionde di giovanile memoria di cui dalla legge di riforma sono stati dotati, o dei deboli schermi da cui sarebbero garantiti, e di sottrarli così alle voglie del primo sostituto procuratore della Repubblica «girotondino» o peggio o soltanto voglioso/a di pubblicità. Oltre che sui pubblici ufficiali, sugli incaricati di un pubblico servizio e così via, l’obbligo di opporre il segreto grava anche su qualunque soggetto sia venuto in possesso di notizie o materiali coperti da segreto, anche se per caso o anche fraudolentemente. A chiunque è fatto divieto di rispondere a domande di pubblici ministeri e di giudici su materie coperte da segreto: la norma era già contenuta nel progetto iniziale, ma il noto rappresentante e port parole del «girotondino» procuratore aggiunto della Repubblica di Milano e il suo «compare» nel Copaco e nelle commissioni parlamentari hanno fatto un diavolo della malora per fare togliere questa norma. L’opponibilità del segreto è estesa anche nei confronti della Corte costituzionale, per due terzi fatta di politici e di un terzo di referenti alle proprie associazioni di magistrati, dato che il segreto è opponibile al Parlamento e la Corte è un «finto giudice», in realtà un organo politico di arbitraggio politico-istituzionale in forma giurisdizionale, quale bene lo configurò Carl Schmitt, affermando giustamente che un giudice delle leggi non può sempre che essere un organo politico.
Si è rinunciato, come previsto nei disegni di legge precedenti, opera del presentatore dell’attuale, alla istituzione di una autonoma agenzia per l’intelligence elettronica strategica, come negli Stati Uniti la potentissima National Security Agency (NSA) e nel Regno Unito il Government Communications Headquarters (GCHQ). I compiti di queste due agenzie sono ormai infatti svolti in Italia con mezzi potenti e tecnologie sofisticate, dal Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Difesa (RIS) che, data la ritardata partenza, non per colpa dei dirigenti e nonostante la quasi completa «rimilitarizzazione» dell’AISE (per la quale oltre alla Polizia di Stato, non sono neanche militari i carabinieri e le guardie di finanza, perché anche corpi di polizia), ha assorbito di fatto molti compiti dell’ex SISMI e soprattutto dell’ex SID e dell’ex SIFAR, specie nel campo della intelligence militare e dell’intelligence sul campo.
Le garanzie funzionali negli altri Stati non sono necessarie perché la promozione e l’esercizio dell ’azione penale non sono obbligatori (ricordiamo che quando agenti della DGE francese fecero saltare in aria nell’Oceano Pacifico una barca di Green Peace, uccidendo due o tre persone, con la motivazione che disturbavano e spiavano esperimenti nucleari, nessuno pensò di metterli sotto processo, così come sotto processo non finirono tre agenti, di cui uno donna, del Security Service britannico che, sparando per primi, fecero fuori a Gibilterra, Colonia privilegiata della Corona, due sudditi britannici credendo, o forse anche lo erano, militanti dell’IRA nordirlandese). La promozione e l’esercizio dell’azione penale, anzi, sono ritrattabili, e il pubblico ministero, come in tutta Europa e forse in tutto il mondo, dipende dal potere esecutivo o è, come in Irlanda, dipendente da una autorità autonoma nominata del capo dello Stato, su proposta del Governo approvata dal Parlamento, responsabile però di fronte a questo. Il macchinoso, complicato e inattuabile sistema di garanzie funzionali previsto dalla legge viene sostituito dalla necessità quale condizione di procedibilità dell’azione peneale, di una preventiva autorizzazione del Governo per poter esercitare la stessa per fatti compiuti dagli agenti dei servizi nell’espletamento dei loro compiti e certificati come tali dal Presidente del Consiglio dei ministri che della denegata autorizzazione risponderà quando richiesto sia in sede politica dinanzi al Parlamento, sia in sede penale speciale di fronte alla Corte costituzionale."