Incredibile ma vero !
Il pg contro la libertà della Balzerani
ROMA — Barbara Balzerani deve tornare in carcere, non aveva diritto alla libertà condizionale. Dieci pagine durissime, piene di rilievi giuridici e di osservazioni critiche sul contenuto del provvedimento: il sostituto procuratore generale Gianni Malerba ha impugnato davanti alla Cassazione l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza che aveva suscitato un mare di polemiche. «Non si rinvengono, nella sua condotta, comportamenti sintomatici di ravvedimento, al di là del mero e forse opportunistico abbandono della posizione di "irriducibile"», ha osservato il magistrato nel passaggio principale del ricorso alla Suprema Corte contro la decisione favorevole all’ex terrorista delle Brigate Rosse. C’è stato un «errato, superficiale e tautologico riconoscimento dei requisiti per la concessione del beneficio».
Nell’elencare puntigliosamente le sue accuse alle motivazioni del Tribunale di sorveglianza, il pg ha ricordato inizialmente come la Balzerani abbia riportato sei condanne all’ergastolo e ulteriori 93 anni e 8 mesi di reclusione. Che ha fatto parte del «comitato esecutivo» delle vecchie Br sin dal 1980, «diventando dal 1981, con l’arresto di Mario Moretti e sino al 1985, anno della sua cattura, la militante di anzianità maggiore ancora in libertà». Malerba ha inoltre messo in evidenza come, «a fronte di tale curriculum criminale», la Balzerani abbia espiato solo 21 anni e 9 giorni di «effettiva detenzione» e che «l’istanza, pur indubbiamente ammissibile, è stata proposta a soli nove giorni dal raggiungimento del limite minimo per l’accesso al beneficio».
Nel ricorso alla Cassazione il magistrato si è soffermato sul fatto che «i contatti con i familiari delle vittime (peraltro circoscritti a quelli del generale Dozier, del giudice D’Urso e ai congiunti dei professori Tarantelli e Bachelet) sono stati avviati mediante lettere raccomandate redatte e inviate dal legale della Balzerani e hanno avuto inizio nel maggio 2006, alla vigilia della presentazione dell’istanza di liberazione condizionale, datata 28 giugno. Alcuna iniziativa è stata avviata nei confronti delle numerose meno note vittime», ha aggiunto il pg, ribadendo come «tutte le persone interpellate, comprese Agnese e Giovanni Moro (ed a eccezione di Maria Fida Moro), si sono dichiarate non disposte al perdono». Secondo Malerba, «la condotta tenuta dalla Balzerani nei riguardi dei familiari non soltanto conferma l’assenza di un reale ravvedimento, ma si rivela strumentale e opportunisticamente finalizzata» all’ottenimento della libertà condizionata. «Non ha spiegato la Balzerani e non spiega il Tribunale — che acriticamente accetta tale giustificazione — perché mai il desiderio di porre fine al possibile equivoco circa la sua condotta apparentemente arrogante si sia manifestato solamente nei confronti delle vittime più "importanti" e, tanto meno, la Balzerani e il Tribunale forniscono spiegazioni di una iniziativa assunta (singolare coincidenza?) appena un mese prima delle presentazione della domanda». E’ scettico, dunque, Malerba, sul «reale ravvedimento» della ex brigatista. E chiude amaramente, constatando come sia «inaccettabile, almeno per chi scrive, che una manifestazione di tangibile insensibilità per la memoria di quanti ebbero a perdere la vita per lo Stato, provenga da un Tribunale dello Stato ad esclusivo beneficio di chi lo Stato tentò di abbattere».
dal Corriere della Sera di oggi