Un commento di Laura Rodotà sulla splendida figura fatta dai nostri parlamentari:
La colpa è di Fini. Non di Fini Giuseppe, Forza Italia, professione dirigente, convinto che il Darfur sia un frenetico stile di vita. Di Fini Gianfranco (An), e poi di Casini Pierferdi (Udc), Fassino Piero (Ds), Rutelli Francesco (Dl) e ovviamente di Berlusconi Silvio e Prodi Romano; più alcuni altri. Perché — ammissione di Goffredo Bettini, senatore Ds molto potente a Roma— la composizione di questo Parlamento è stata decisa da una ventina di persone. La riforma elettorale-proporzionale- berlusconiana ha aiutato parecchio; anzi è stata una tentazione. In cui i leader sono caduti stilando le liste; e molto peccando in omissione di selezione di personale politico decente. Oalmeno che segua il telegiornale. O anche che legga i giornali e qualche libro, guardi i tiggì, e pazienza se ogni tanto si fa una canna, o peggio.
Perché a guardarli, i signori intervistati da Sabrina Nobile delle Iene non paiono cocainomani, o fattoni. Solo imbarazzati e imbarazzanti. Per evitare che facciano pena bisogna qualunquisticamente concentrarsi sull’entità del loro stipendio, e dei fringes. Per evitare di diventare qualunquisti, tanto vale ricordare con contenuta nostalgia la classe politica della prima repubblica; che tra funzionari Pci formati alla scuola delle Frattocchie e notabili Dc magari tromboni ma lettori abituali di quotidiani, non produceva simili disastri. Ma forse è (anche) colpa dello stile di vita-Darfur: la fretta e lo stress non lasciano il tempo di informarsi a distinti e impegnatissimi professionisti.
Per esempio: a dire «Mandela è… un presidente che un po’… sudamericano…del Brasile… Ah sì è vero del Sudafrica… è stato un capsus (un lapsus? Ndr)», è un primario ospedaliero, Francesco Paolo Lucchese dell’Udc. Francesco De Luca (Democrazia Cristiana) che sempre su Mandela risponde è avvocato. Giampaolo Fogliari (sempre Ulivo), convinto che con l’effetto serra la terra si raffreddi, fa il commercialista.
Tornando a Mandela (proprio non interessava, ai nostri deputati, l’«apartid», come dice Lucchese) Maria Ida Germontani, An, giurista d’impresa e direttore legale di gruppi multinazionali (così si legge sul sito www.Camera. it) risponde come una scolara impreparata che traccheggia: «Ci sono diverse opinioni sulla figura di Mandela… »; ma alla domanda «chi è?» scappa sostenendo che deve votare.
Anche Elisabetta Gardini, deputata e portavoce di Forza Italia, quando risponde ricorda certi esami strazianti. Cos’è la Consob? «La Consob… Certo è la Consob… Mi dica lei cos’è la Consob… Sì è la commissione che controlla… ». Basterebbe la parola «Borsa» per strappare un diciotto, ma lei non ce la fa.
E poi: Guantanamo cos’è? Boh. Ah sì è una prigione. E dov’è? «In Iraq o in Afagnistan ». «In Afanistan?». E il martoriato Darfur? «C’entra con la questione del Libano, credo». La competenza sulle questioni internazionali è bipartisan, il primo intervistato era Udc, il secondo dell’Ulivo.
E sul Darfur si consuma la tragedia. L’on. Fini (Giuseppe) è chiaramente convinto che si tratti del fast food: «E’ una moda non italiana, noi siamo il popolo dello stile, del buon mangiare..è che stiamo prendendo velocità e cose di altri Paesi… Darfur..sono cose fatte in fretta». La fine del servizio spezza il cuore ai più sensibili. Fini Giuseppe ha capito di aver detto lo sfondone della sua vita, che verrà sentito da milioni di italiani. Va via tristissimo trascinando il suo trolley, manda via la Iena con un luttuoso gesto della mano. Povero lui, poveri noi. E povero Pierferdi Casini, che propone con forza un test antidroga per i parlamentari ma forse dovrebbe fare un test di cultura generale ai suoi, su Afagnistan, apartid e altro. Già c’è chi lo propone in alternativa, come Rino Piscitello della Margherita.
Intanto il Codacons offre professori gratis ai deputati. Intanto il neodeputato Farinone, sempre Margherita, continua a prendersela con le Iene. Perché lo «pseudogiornalismo della videocrazia, porta solo a instillare nei cittadini la sfiducia e con ciò si apre la strada a nuovi demagoghi. È tempo che i politici seri di qualsiasi schieramento aprano gli occhi». Per leggere un giornale magari, costa molto meno della cannabis, per non parlare della coca.
Maria Laura Rodotà