(Ho appena comprato il libro di questo autore. Da quel poco che ho letto mi sembra molto interessante)
di RICHARD W. BULLIET
Per quanto ne sappia, nessuno usa, o ha mai usato, l’espressione «civiltà islamico-cristiana». Per di più, azzarderei la previsione che molti islamici e molti cristiani si risentirebbero alla sola idea che questo termine sembra implicare, mentre altri considererebbero con sospetto l’omissione dell’aggettivo «giudaica». È invece mia convinzione che una simile espressione sia del tutto legittima. Essa non descrive una divisione impari di spazi sociali, politici e fisici come quella che c’è stata tra cristiani ed ebrei nell’Europa occidentale e che si può confrontare utilmente con quella, storica, tra musulmani ed ebrei in Medio Oriente e in Nord Africa. Descrive piuttosto l’intreccio prolungato e decisivo tra società affratellate che si sono imposte su aree geografiche contigue seguendo traiettorie storiche parallele. Né il percorso storico seguito dai cristiani né quello seguito dai musulmani possono essere capiti a fondo se non li si considera nella loro interrelazione. Mentre la «civilità giudaico-cristiana» ha le sue radici storiche dentro l’Europa ed è una risposta alle catastrofi degli ultimi due secoli, la civiltà islamico-cristiana riguarda differenti radici storiche e geografiche e ha altre implicazioni per le nostre preoccupazioni sulla civiltà contemporanea.
La tesi che sto sostenendo ha delle implicazioni di assai ampia portata. In primo luogo, lo «scontro delle civiltà» di Huntington diventerebbe privo di senso. Se le società musulmane del Medio Oriente e del Nord Africa e le società cristiane dell’Europa occidentale e d’America vengono considerate come appartenenti a un’unica civiltà, i conflitti che separano questi due elementi costitutivi di una stessa civiltà vanno considerati come intestini, cioè simili, ad esempio, ai conflitti attestati storicamente fra cattolici e protestanti. Qualunque sia il livello di ostilità tra le parti, ammettere un’eredità comune non dovrebbe far pensare a due civiltà opposte e dunque sarebbe più facile immaginare che in futuro si possa trovare una via di conciliazione. Un termine di confronto ci viene dal «ricongiungimento» della Russia all’Europa dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Evidentemente il sangue crea legami più forti dell’acqua santa.
Ciò che rende difficile accettare il concetto di civiltà islamico-cristiana è una tradizione storiografica che l’ha fatta da padrone in quattordici secoli di paure e polemiche nonché, ovviamente, l’attuale convinzione assai diffusa in Occidente che nell’islam ci sia qualcosa di «sbagliato». Se riusciremo a rileggere questa storia basandoci sull’assunto di una civiltà islamico-cristiana, questo certamente faciliterà l’analisi dei più recenti eventi medio-orientali e dell’attuale crisi di autorità di cui sta soffrendo l’islam.
Contro una simile riconsiderazione del passato non mancano obiezioni superficiali, come la convinzione che tra le due religioni esista un’ostilità inveterata: l’islam ha attaccato a più riprese la cristianità e ha sempre mostrato ostilità nei confronti dei cristiani. Si tratta di un’idea che non regge a un’analisi approfondita. È vero che i musulmani hanno combattuto contro i cristiani e che li hanno odiati? Sì, a volte è successo, e le loro azioni e sentimenti erano ricambiati con passione. Ma i primi protestanti non fecero qualcosa di molto simile nei confronti dei cattolici, combattendoli con guerre sanguinosissime? I fondatori del protestantesimo non si separarono oltraggiosamente dalle istituzioni della Chiesa cattolica erette da preti e monaci in secoli di dottrina cattolica? Allo stesso modo, i primi cristiani non disprezzarono forse gli ebrei che rifiutavano di riconoscere il loro Messia, dichiarando che l’immenso corpus delle leggi del Talmud in materia morale e legale non aveva più senso grazie all’avvento di Gesù Cristo e della sua nuova legge? Gli ebrei, dal canto loro, non disprezzarono e condannarono gli ebrei che abbandonavano la legge per convertirsi al cristianesimo?
La cristianità occidentale ha elaborato un’immagine dell’islam come «Altro» cattivo e ha diffuso un gran numero di convinzioni affinché questa immagine fosse mantenuta viva. Tuttavia tali convinzioni dipendono da una diffidenza preconcetta che persiste ancora oggi. In realtà gli sviluppi storici della cristianità occidentale e dell’islam procedono secondo direttive parallele e così vicine che le due comunità potrebbero essere considerate come due versioni di uno stesso sistema socio-religioso, alla stessa stregua della differenza tra cristiani ortodossi e cristiani occidentali. Per otto secoli, i percorsi di sviluppo sono andati dalla stessa parte e in varie occasioni si sono quasi sovrapposti.
I cristiani latini e i musulmani del Medio Oriente hanno affrontato problemi simili in una stessa cornice temporale. Ma li hanno affrontati in modi diversi, e le variazioni di risposta hanno determinato diversità anche nelle rispettive reazioni a questioni che si sono poste in seguito. Le differenze si sono accumulate e hanno determinato una separazione tra due distinti percorsi di sviluppo, che si è resa evidente tra il XIV e il XVI secolo.
Da allora la cristianità occidentale, con le sue colonie d’oltremare, e l’islam, che comprendeva grandi società musulmane anche al di fuori del Medio Oriente, hanno seguito traiettorie notevolmente diverse, come due gemelli quasi indistinguibili da bambini ma che poi, crescendo, acquisiscono personalità molto differenti e non necessariamente compatibili. Mentre nei primi secoli le due tradizioni si sono mosse seguendo tappe sorprendentemente analoghe, dopo il 1500 hanno iniziato a comportarsi come rivali in un dramma di dimensioni mondiali. Ma anche il modo in cui hanno giocato le loro parti di rivali riflette il loro essere affratellate e la loro appartenenza a un sistema comune: la civiltà islamico-cristiana.
Tratto da Richard W. Bulliet
«La civiltà islamico-cristiana»,
di prossima pubblicazione presso Laterza