di Angelo Panebianco
In una intervista al Corriere (28 luglio) Giuliano Amato si è detto preoccupato che possa emergere in Italia un «maccartismo antiislamico». E’ una giusta preoccupazione. Però bisognerebbe individuare una linea di confine che consenta di decidere cosa sia maccartismo e cosa no. Prendiamo le tesi che Magdi Allam, giorno dopo giorno, con grande lucidità, illustra su questo giornale. Allam sostiene che per ignoranza, ignavia, superficialità, abbiamo permesso, nel corso degli anni, che la rappresentanza dell’Islam italiano venisse «sequestrata» dai Fratelli Musulmani e dai wahhabiti, pericolosi gruppi fondamentalisti che controllano gran parte delle moschee e degli altri luoghi di aggregazione musulmana nel nostro Paese. Gruppi la cui ideologia è impregnata di odio per l’Occidente, e che non perseguono il fine dell’integrazione dei musulmani in Italia ma quello del proprio radicamento territoriale come corpi separati. Pare si sia verificata una grave distorsione del meccanismo della rappresentanza. A partecipare nei luoghi di aggregazione è soprattutto la minoranza dei fondamentalisti militanti, mentre la maggioranza di musulmani venuti per lavorare in pace non partecipa. Risultato: la minoranza estremista si è presa il cento per cento o giù di lì della «rappresentanza islamica». E’ maccartismo dire che è suicida tollerare questa situazione?
Non corriamo solo rischi di attentati a breve termine. Corriamo anche rischi a più lungo termine: come fare crescere potentati islamici fuori controllo, in grado di intimidire i tanti musulmani non rappresentati proprio perché non estremisti. Per non parlare del fatto che i luoghi di aggregazione dominati da quei gruppi sono brodo di coltura dei futuri kamikaze. Coltiviamo con cura la leggenda secondo cui esisterebbe un Islam «moderato». Ma gli esperti ci spiegano che non esiste. Esistono musulmani che apprezzano la democrazia, i diritti civili, la parità giuridica fra uomini e donne, e che non vorrebbero essere governati dalla legge islamica. E poi ci sono gli altri, quelli con cui non si capisce su cosa dovremmo «dialogare».
L’Italia è un Paese di grandi talenti e intelligenze private, individuali, ma anche, spesso, di grandi esibizioni di stupidità pubblica. Non andrà a finire che saremo l’unico Paese al mondo a battezzare come «Islam moderato» niente meno che i Fratelli Musulmani? Non sarà proprio con loro che andremo a fare quella «consulta islamica» di cui ha parlato il ministro Pisanu? Magari accontentandoci di qualche frase di condanna del terrorismo in Europa (dagli stessi che seminano odio contro il nostro modo di vita, esaltano la guerra santa, inneggiano ai kamikaze in Palestina e in Iraq)?
In Gran Bretagna venne fatto un patto tacito con i fondamentalisti. E’ finito male. Ma almeno si era trattato di una scelta deliberata. Noi rischiamo di fare un «compromesso storico» con l’estremismo senza neppure saperlo (per esempio, grazie all’ignoranza di amministratori locali che, come ha documentato Allam, finanziano moschee controllate dai Fratelli Musulmani). Ci sono purtroppo molti modi per soffrire e per morire. Il più stupido è rinunciare a difendersi per paura di apparire retrivi nei salotti e nei giornali ove si decide cosa sia politicamente corretto e cosa no.