Relazione – Aspetti della minaccia all’Italia

Pagina 43: "Come è evidente dalla panoramica che precede, ricerca informativa e monitoraggio d’intelligence hanno enormemente ampliato il proprio raggio d’azione in sinergia con la Farnesina. Ciò in ragione della necessità di affinare ulteriormente il dispositivo di prevenzione, in termini tanto operativi che d’analisi, per un sempre più efficace e puntuale supporto alle Forze di polizia.
L’attenzione riservata dal SISMI ai molteplici quadranti in cui risultano attive o potrebbero inserirsi componenti del jihadismo internazionale è finalizzata infatti a creare un’adeguata cornice di sicurezza agli obiettivi nazionali all’estero ed a cogliere per tempo le linee di tendenza dell’operato dei gruppi in Italia
.
Tale attività informativa si affianca a quella costantemente svolta dal SISDE in direzione delle espressioni integraliste insediate entro i nostri confini. Qui è parallelamente proseguita l’azione investigativa nei confronti di cellule del radicalismo islamico, quasi sempre composte da soggetti preparati ideologicamente e militarmente nei campi di addestramento in Afghanistan, che si dedicavano al reclutamento e all’invio di mujaheddin
verso aree di conflitto interetnico.
Hanno continuato ad evidenziarsi elementi maghrebini, specialmente d’origine marocchina, prevalentemente concentrati nelle regioni settentrionali, dove si è registrato il perdurante attivismo di “guide spirituali” di orientamento radicale. Pure presenti, soprattutto in Campania, risultano cittadini pachistani impegnati sia in attività illecite, quali il falso documentale, sia nella conduzione di esercizi commerciali, la cui tipologia è già emersa nell’ambito di pregresse indagini su movimentazioni finanziarie a favore dell’integralismo.
Le segnalazioni di intelligence continuano a riscontrare un complesso di iniziative di supporto, come attestato, tra l’altro, dalla scoperta – su input
informativo del SISDE – di una stamperia clandestina a Napoli, consolidata piazza di approvvigionamento per documenti falsi.
Non mancano peraltro, in tale quadro, azioni di proselitismo tradottesi talora in aperto sostegno, anche di tipo finanziario e militante, alla causa jihadista, a comprovare l’esistenza di ambienti permeabili ai messaggi estremisti.
In questo contesto – pur tenendo conto dell’efficacia dimostrata dalle predisposizioni assunte in tema di contrasto – connotazione e moduli della minaccia inducono a considerare elevato il rischio che grava sulla presenza italiana all’estero.
Valutazioni, queste, che trovano riscontro anche nelle acquisizioni informative dei Reparti dell’Arma dei Carabinieri (MSU) impegnati nei teatri di crisi.
Il monitoraggio degli ambienti radicali in Italia svolto in sinergia da Servizi e Forze di polizia – in esito al quale sono stati adottati dal Ministro dell’Interno, in agosto, nuovi provvedimenti di espulsione nei confronti di un marocchino ed un tunisino – è teso ad evitare infiltrazioni integraliste. Queste rappresentano un vulnus
per la stessa comunità di fede musulmana ed un ostacolo ad una integrazione, rispettosa di radici e tradizioni, verso la quale si muove da tempo l’azione del Governo.
Quanto segnalato in merito alle lotte interne tra moderati ed oltranzisti per la conquista della leadership
di alcuni centri islamici ribadisce l’importanza di tali strutture nel tessuto aggregativo dell’immigrazione di quel credo. Un’importanza che rende indispensabile valorizzare quell’ampia maggioranza dimostratasi interessata ad un rapporto costruttivo con le nostre Istituzioni, basato sul rispetto reciproco e sul riconoscimento delle regole democratiche.
Potrebbe contribuire a consolidare il dialogo interconfessionale la possibile formazione di una leadership
teologica di origine nazionale, di cui si colgono primi segnali. 
Potrebbe contribuire a consolidare il dialogo interconfessionale la possibile formazione di una leadership
teologica di origine nazionale, di cui si colgono primi segnali.
E’ significativo dell’impegno teso a prevenire quei fenomeni in grado di propiziare i percorsi di radicalizzazione, quanto rilevato dal SISDE circa la presenza, in talune scuole coraniche – in aumento specie al Nord – di docenti attestati su posizioni estremiste che a tale indirizzo conformano i propri insegnamenti.
I rischi connessi a forme di indottrinamento ultrafondamentalista – evidenziati anche in appositi tavoli tecnici del G8 – emergono in tutta evidenza negli ampi passaggi in cui Bin Laden si scaglia contro la riforma dei corsi di studio in Arabia Saudita.
La rilevanza accordata dall’islamismo alla dawa (predicazione) a fini di proselitismo – che ha suggerito l’adozione di forme di controllo anche in diversi Paesi del mondo arabo – induce a mantenere elevata l’attenzione pure nei confronti delle attività svolte nella Penisola dai cd. “imam
itineranti”, sovente di provenienza pachistana, operanti in seno a formazioni transnazionali già indicate per la possibile infiltrazione di estremisti in Europa.
Il monitoraggio informativo si è rivolto, infine, pure a quella dimensione minoritaria di convertiti che hanno trovato nell’ultrafondamentalismo islamico una cornice ideologica in cui trasferire una pregressa vocazione militante antimperialista ed antisionista, maturata sia nella destra che nella sinistra extraparlamentare. Tale dimensione – che non ha fatto finora registrare il coinvolgimento in progettualità jihadiste – è quella alla quale si guarda come all’ambito in cui possono eventualmente realizzarsi temute sinergie tra attori eversivi endogeni e militanti islamisti."