Interessante inoltre la fotografia che il Rapporto fa della guerriglia iraqena. I Servizi sottolineano l’importanza di effettuare un’analisi approfondita e differenziata delle diverse componenti della guerriglia.
"Nell’ambito di quest’ultima si contano, tra le formazioni a più elevato rischio, quelle guidate da esponenti legati al deposto regime, quelle estremistiche islamiche endogene – che annoverano una decina di organizzazioni tra cui “Ansar al-Islam” e “Ansar al-Sunna” – e quelle jihadiste straniere, riconducibili al network di Al Zarqawi, i cui volontari sono stati reclutati grazie anche al supporto di ambienti integralisti presenti in aree del Golfo e di facoltosi “saddamisti” e ba’athisti rifugiatisi in alcuni Paesi limitrofi."
Secondo i nostri Servizi quindi la strategia di contrasto deve differenziarsi, avendo come obiettivo il "riassorbimento" dei sunniti iracheni nazionalisti e dei baathisti ed il contrasto degli estremisti islamici stranieri (Zarqawi) e locali, della criminalità e degli sciiti radicali legati ad al Sadr.