C'è un articolo interessante sui rivelatori di esplosivi negli aeroporti, ci sono alcune nuove tecnologie (ancora in fase di R&D) che potrebbero essere motlo efficaci nella prevenzione di attentati del genere.
Sinceramente penso che una “perdita” – per così dire – sia fisiologica. Tutto sta nel capire qual è la percentuale. L’articolo non lo dice e senza una visione completa della dinamica è difficile esprimere un parere.
Domanda forse stupida, ma la faccio lo stesso: non è previsto in questi casi un "tempo minimo di ferma" come nelle Forze Armate? O magari c'è ma è già trascorso?
Onestamente non ho idea. Deduco però che essendo funzionari civili non sia possibile. Se la mia memoria del Diritto Amministrativo e del Lavoro non mi inganna…
Secondo me invece è probabilme che fisiologico non sia affatto. Che i migliori se ne vadano è una cosa abbastanza tipica della pubblica amministrazione italiana. Meglio: è fisiologico per la PA italiana non essere in grado di reclutare come si deve.
Trattenerli con una ferma sarebbe impossibile. Come fai a tenere dentro gente che se ne vuole andare, in un ruolo cosi' delicato? Chi se ne vuole andare deve potersene andare nell'interesse dell'organizzazione.
Io la vedo cosi': gli apparati dello Stato Italiano, tolte nicchie di eccellenza magari più diffuse di quanto pensiamo, sono oggettivamente in uno stato pietoso e sanno anche i sassi che lavorarci non è piacevole nè gratificante. La riforma è impossibile perchè non è dato che in un paese in declino rapido e profondo si possa fare (amesso che la si sappia fare). L'unica strategia di sopravvivenza è reclutare gente con una motivazione alla Teseo Tesei, che non pensa che lavorare nei servizi sia bello/interessante/gratificante ma che lo fa per amore di patria, ben sapendo di lavorare in una organizzazione disfunzionale, caratterizzata da una mentalità sorpassata e stupida, che il salario sarà basso e non ci saranno gratificazioni se non quelle che derivano dallo spirito di sacrificio. Gente che ha la stamina per tenere un basso profilo per 10 anni e cercare di migliorare le cose poco per votla, cercando di immaginare come vorrebbe l'intelligence italiania tra 10 anni, ma nel frattempo fa tutto quello che puo' ma non scuote l'organizzazione e non getta la spugna (a 30 anni non hai quella testa).
Pero' se tu recluti come reclutano i nostri (farti segnalare l'allievo promettente dal prof di turno, con un selection bias pazzesco) o mediante un form internet che chiede quanto hai preso di analisi 1 quindici anni fa e poi ti lascia poche righe per 10 anni di lavoro, questa cosa non avverrà mai. Anzi, sostanzialmente stai dicendo: idealisti astenersi.
Nemo, perdonami… io direi che quando si parla di Servizi è sempre meglio non pensare che si sappia tutto ciò che avviene dentro.
Dai per conoscenza certa, ad esempio, le procedure di reclutamento che, anche solo a lume di ragione, non ritengo siano così pubbliche come apparentemente potrebbe sembrare.
Al contrario, ritengo che sia ben noto a chi si occupa professionalmente di questo ambito che è necessario trovare e reclutare gente preparata ma soprattutto molto motivata ad operare in un contesto oggettivamente difficile com’è quello di un apparato di Intelligence.
Io penso che insieme a tutti i fattori ambientali (i.e.condizioni di lavoro frustranti, chiusura alle innovazioni, parrochialismi varii, possibilità di carriera non chiare etc.) esista comunque un cambiamento di atteggiamento nelle nuove generazioni che è particolarmente pronunciato nei canditati con curriculum universitari. Lo vedo ogni giorno: i millennials sono (in generale ovviamente) meno fidelizzabili, se una cosa non gli va a genio al 100% non esitano a cambiare subito, il concetto di appartenenza è molto "fluido" e danno un sacco di importanza alla condvisione di ogni aspetto delle loro vite. Vedo neo-ingegneri che danno più importanza ad un incontro organizzato per fare "networking" coi colleghi che non saper fare quei calcoli per cui li paghi. Non mi stupirebbe quindi se una rilevante percentuale di quelli che sulla carta erano ottimi candidati poi abbia scoperto che quella di lavorare in un ambiente particolare come i Servizi non fosse esattamente la loro vocazione. Il lato positivo potrebbere essere che quelli che rimangono potrebbero veramente rivelarsi degli "ossi duri" che non hanno paura dei sacrifici e delle sfide anche se non sono in linea con le aspettative dei loro coetanei. Per quanto ne sappiamo, magari i Servizi rendono la vita dura di proposito ai neo-assunti per vedere chi è veramente tagliato per il lavoro.
Aggiungo che essere “competitivi per” ed “attrarre le” menti giovani e brillanti è un compito ingrato per qualunque pubblica amministrazione in ogni Nazione avanzata. Il privato è, per forza di cose, molto attraente: paga mediamente di più (per forza di cose) e spesso tende ad essere maggiormente meritocratico (spesso, non sempre). La CIA ha problemi non da poco, per esempio.
non pensi che la rinuncia dei neo assunti non sia stata cercata/voluta/indotta dalla "Vecchia guardia" per dimostrare che almeno a Fedeltà o Abnegazione loro sono più affidabili dei nuovi ?
Non saprei davvero. Magari, più che indurre alla rinuncia, qualcuno potrebbe aver volutamente fatto pesare l’accaduto (che potrebbe essere “fisiologico”) per i motivi che evidenzi tu.
Ma le mie sono mere ipotesi che sollevo giusto adesso, con te.
per carità, certo che posso sbagliarmi e certo che trattandosi di un mondo per definizione opaco, non si puo' sapere.
Pero' ci sono segni che fanno mal sperare. Ammettiamo che abbiano delle procedure di selezione migliori di quello che io pensi. Allora' come si spiega che il reclutamento via internet sia da terzo mondo? Non vedo l'interesse a fare un erroe del genere deliberatamente, l'unica spiegazione possibile è che non sappiano farlo e basta. Riguardo al reclutamento per cooptazione, questo va (andava) molto bene in realtà come l'Inghilterra del passato in cui hai pochi centri d'eccellenza (Oxbridge e poco altro) facili da presidiare e in cui elite economica, culturale e sociale largamente concidono. E persino gli inglesi stanno investendo molto su un reclutamento diversificato che "lascia venire" i candidati, con un sito internet (MI6 per esempio) fatto molto molto bene. In un paese multipolare come l'Italia, in cui elite sociale e culturale non coincidono, l'idea di farsi suggerire i candidati papabili dai professori universitari non ha molto senso, perchè forzatamente non puoi avere le sinapsi con tutti e soprattutto con quelli giusti (ci sarebbe molto da dire per esempio sul reclutamento in Boccon, che non è una Normale per l'economia, ma una laurea facilitata per i figli dei ricchi). I migliori studenti italiani non orbitano attorno ai prof universitari a cui possono chiedere i servizi, ma si fanno un erasmus, fanno la tesi all'estero, senza essere quasi rilevati dai radar dell'accademia italiana e restano all'estero.
Quindi servirebbe un sito ben fatto, con la possibilità di inviare dei CV in PDF e lettere di motivazione (form chiusi vanno benissimo ma in complemento e utilizzando criteri moderni, non chiedere la lista esami e i voti), delle open positions, ameno per aree tematiche (come fanno CIA, MI6, MI5) e l'impegno a rispondere si/no entro sei mesi dalla candidatura. E non ci sono santi: i CV devono essere analizzati uno per uno da gente competente (e qua casca l'asino mi sa).
Concordo con Hooded sui millenials. Nel mio ambito siamo arrivati al punto che mancano giovani ingegneri che vogliano fare gli ingegneri. Vogliono tutti passare al management generalista il più in fretta possibile. Ci sono interi settori che stanno morendo perchè quando i vecchi vanno in pensione non si trovano i giovani. Devo pero' dire, essendo uno di quelli che hanno molto puntato sul tecnico e l'hard, che i giovani millenials sono semplicemente il prodotto di un'adattamento razionale alle condizioni sociali che gli sono state presentate. Il lavoro del tecnico (in senso lato: di quello che si sbatte come un caimano per raggiungere una competenza specifica in un dato dominio) è diventato ingrato e poco retribuito, quindi alla fine temo che abbiano ragione loro.
L'ultima "chiamata alle armi" aveva ben specificato le posizioni aperte, 3 tipologie se non ricordo male, ed i cv credo che siano stati letti tutti.
Perchè per esempio mi sono arrivati "da loro" degli inviti ad interessanti convegni.No, nessun colloquio ovviamente.Non ho tutti sti santi in paradiso.Peccato 😛
La prima mail che mi mandarono comunuque mi ha fatto saltare dalla sedia 😉
Nemo, interessante il paragone che fai tra UK e Italia, in effetti tutti e due i servizi britannici (ma sopratutto MI5) hanno affermato di cercare operativi con background che non sia middle o upper class. Per il GCHQ invece immagino che il background sociale sia meno rilevante. Ma gli operativi sul campo al momento servono dagli strati più comuni della società.
Non intendo dare nessuna colpa ai millenials per il loro atteggiamento, in fin dei conti sono il prodotto della società in cui sono cresciut; certo mi viene naturale pensare che se al posto di un millennial rinunciatario ci fosse stato l' Ing. Nemo Profeta, probabilmente quest'ultimo sarebbe ancora lì, magari bestemmiando in tutte le lingue che parla, con un fegato gonfio di incazzature, però al tempo stesso fregandosene dello stipendio e con la testardaggine un po' idealista di migliorare l'Agenzia da dentro. Dimmi se mi sbaglio…
Che dire, io la domanda l’ho mandata come “professional” tramite il sito.Richiedeva un boato di competenze na con una esperienza quasi ventennale un buon 85% delle cose richieste le avevo fatte o le stavo facendo.
Mando e finisce li.
Dopo un anno mi arriva sulla mia posta privata un invito ad un certo convegno organizzato dal dipartimento della presidenza del consiglio, quel dipartimenti, e mi ritrovo in fila con gente dell’aise che si chiama per nome e grado e parla liberamente di alcuni problemi di logistica della ditta.
Ok che siamo tra amici ma….un minimo di paranoia aiuterebbe
Di li in poi altri inviti ad altri convegni simili,spalmati in un paio di anni, tutti interessanti, ma nessuno si è fatto avanti per altre cose.Peccato.
e mi ritrovo in fila con gente dell’aise che si chiama per nome e grado e parla liberamente di alcuni problemi di logistica della ditta.
Ok che siamo tra amici ma….un minimo di paranoia aiuterebbe
Carissimo UCHFLD, questo la dice lunga sulla professionalità di certi addetti, è francamente un po` allarmante sentire di tale disinvoltura. Mi fa venire in mente un titolo di David Foster Wallace: Yet Another Example of the Porousness of Certain Borders…
UnoCheHaFattoLaDomanda giugno 5, 2016 at 23:30 | Permalink
Che dire, io la domanda l’ho mandata come “professional” tramite il sito.Richiedeva un boato di competenze na con una esperienza quasi ventennale un buon 85% delle cose richieste le avevo fatte o le stavo facendo.
Mando e finisce li.
Dopo un anno mi arriva sulla mia posta privata un invito ad un certo convegno organizzato dal dipartimento della presidenza del consiglio, quel dipartimenti, e mi ritrovo in fila con gente dell’aise che si chiama per nome e grado e parla liberamente di alcuni problemi di logistica della ditta.
Ok che siamo tra amici ma….un minimo di paranoia aiuterebbe
Di li in poi altri inviti ad altri convegni simili,spalmati in un paio di anni, tutti interessanti, ma nessuno si è fatto avanti per altre cose.Peccato.
Silendo che dire, alla faccia della RISERVATEZZA !!!
Ti ricordi cosa accadde allo stand della Presidenza del Consiglio al FORUM PA : ….Sei un collega ?
Forte Braschi, così gli 007 spiavano durante la Guerra Fredda. Esposta Enigma, macchina dei codici cifrati nazisti
Macchina Enigma, uno dei rarissimi originali al mondo esposto nel museo Forte Braschi
Museo di reperti e cimeli dell'intelligence dal Dopoguerra agli anni Ottanta. Per la prima volta la sede storica dei servizi segreti apre le porte alle scuole. Esposta auto su cui morì Calipari. Tra le voci non verificate, quella di una spettacolare sala da pranzo con vista panoramica su Roma e binocolo puntato sul Cupolone
ROMA – In una galleria sotterranea dell'ottocentesco Forte Braschi, museo dell'intelligence, spicca in bella mostra un originale della Macchina Enigma, usata dall'Esercito e dalla Marina tedesca fino a tutta la Seconda Guerra mondiale per parlare con Tokyo e Berlino. Una fama paradossalmente dovuta al suo fallimento che ne fa una sorta di Titanic della crittografia: fu violata infatti dai servizi segreti Polacchi e poi inglesi. Accanto alla Enigma resa celebre anche da numerosi film su di lei, come The imitation game, del 2014, o Enigma, del 2001, una cravatta a pallini rossi con micro-obiettivo cucito al suo interno, macchine fotografiche minuscole (ma ancora con la pellicola), carte geografiche e goniometri per individuare le centrali trasmittenti nemiche.
Oltre alla Macchina Enigma, nel museo è esposta anche una foto della torre aragonese di Alghero, dove si trova la sede dell'operazione Gladio, il servizio segreto parallelo nell'ambito del programma internazionale stay behind svelato negli anni Novanta.
• MUSEO 007 PER LA PRIMA VOLTA APERTO ALLE SCUOLE
Il museo dei segreti degli 007 italiani è stato aperto oggi per la prima volta a un numero ristretto di giornalisti e a due classi dell'esclusivo liceo romano Convitto Nazionale. Prossimamente l'invito sarà rivolto a tutte le scuole. In via Ventura, numero inesistente, si trova una parete metallica alta alcuni metri di quelle usate per delimitare le zone militari. Ovunque cartelli "limite invalicabile", e "divieto di riprese e foto". Decine di telecamere tengono d'occhio la via. Ad un certo punto si apre un cancello. Dall'altra parte un militare fa cenno di entrare. "Parcheggi là, lasci sull'auto telefonino e ogni apparecchiatura elettronica".
Tutti i segreti di Forte Braschi, la macchina enigma e le microcamere nella sede dell'intelligence
• L'INGRESSO NEL FORTINO DEI MISTERI D'ITALIA
Forte Braschi, benvenuti nel quartier generale dei servizi segreti che si occupa della sicurezza degli interessi italiani all'Estero. Aise in sigla. Direttore, Alberto Manenti. Forte Braschi è stata la sede storica della intelligence italiana da almeno un secolo, in particolare dal Dopoguerra: si dice che nei suoi archivi siano custoditi i documenti più segreti dei misteri della Repubblica. Sopravviverà al trasferimento delle sedi degli 007 in Piazza Dante.
È anche il bunker nel quale è allestita la sala d'emergenza in grado di ospitare il governo italiano in caso di emergenza nazionale. La sala segreta di Palazzo Chigi è dedicata (con tanto di busto in bronzo), all'ammiraglio Fulvio Martini (nome in codice Ulisse) lo storico comandante che al servizio segreto militare ha impresso una svolta. Un cambio di passo dopo gli anni della discussa strategia della tensione.
• L'ACCESSO AL BUNKER: I RIGIDI CONTROLLI
Il fortino pullula di uomini in borghese addetti alla sicurezza, un (quasi) invisibile auricolare li radio-collega tutti a una centrale di comando. La sicurezza elettronica della base dell'intelligence 2.0 è a livelli inimmaginabili: per entrare a Forte Braschi bisogna sottoporsi a un protocollo che è facile pensare sia attentamente predisposto direttamente dal controspionaggio: bisogna lasciare nome, cognome, data e luogo di nascita (e fin qui….). Poi residenza. Quindi targa del veicolo a bordo del quale si raggiunge il sito. E infine numero di cellulare. Quali controlli vengano fatti sugli ospiti non è dato sapere. Il video operatore non può riprendere volti, può registrare solo immagini 'autorizzate' e voci narranti.
• "LA MIGLIOR SICUREZZA? L'AFFIDABILITÁ DEL FATTORE UMANO"
"Ma la sicurezza elettronica non garantisce al cento per cento", ammonisce il direttore AiseManenti. "Qualche tempo fa – ricorda – si era presentato l'amministratore delegato di un'importante società che ci aveva offerto un costosissmo impianto per il controllo elettronico. A dir suo era perfetto e forse lo era per davvero. Peccato che la segretaria si era fatta reclutare da servizi nemici e aveva passato i codici rendendo inutilizzabile l'impianto". "Per questo – conclude Manenti – per me l'investimento migliore, in tema di 007, resta quello sulla professionalità degli agenti. Sul fattore uomo".
• IL CAMPETTO DI CALCIO, L'AUTO DI CALIPARI, LA STELE DEGLI EROI
Subito a destra, all'ingresso, un campetto di calcio. A bordo di una navetta si raggiunge la palazzina degli uffici. All'ingresso è esposta l'auto sulla quale viaggiava Nicola Calipari il 4 marzo 2005, quando morì proteggendo col suo corpo la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita a Baghdad. Sul parabrezza e sul cofano anteriore i fori dei proiettili sparati dal fuoco 'amico' di un posto di blocco Usa. "A futura memoria, per ricordarci dei rischi del nostro lavoro" spiegano. In una saletta, la Stele di altri eroi del servizio: oltre a Calipari, Vincenzo Li Causi (uccisi in un agguato in Somalia il 12 novembre 1993), Lorenzo D'Auria (rapito e ucciso in Afghanistan il 4 ottobre 2007), e Pietro Antonio Colazzo (Morto a Kabul i 26 febbraio 2006).
• YOUTUBER ROMANO RECLUTATO PER LO SPOT DEGLI 007
Da quando, nel 2007, è entrata in vigore la riforma sull'intelligenceitaliana che prevede fra l'altro di promuovere la cultura della sicurezza presso le scuole italiane, sono stati fatti sforzi per rendere – per quanto possibile – trasparente la struttura. Qualche anno fa è stato presentato al Forum della Pa, all'Eur, lo stand dei servizi segreti. Sono stati aperti bandi pubblici sul Web per l'arruolamento degli agenti al quale si può accedere con domande via e-mail. Sono state stipulate convenzioni con l'Università. Ora, per sensibilizzare giovani e studenti sulla consapevolezza digitale (inziativa Be Aware. Be Digital finanziata dalla Presidenza del Consiglio e voluta dal direttore del Dis Alessandro Pansa), è stato realizzato un divertente spot reclutando (per così dire) il giovane youtuber romano Claudio Colica.
• NEL MUSEO CIMELI E REPERTI DELLA STORIA DEI SERVIZI SEGRETI
Il museo espone cimeli tecnologici usati dalle nostre spie in varie epoche. Dagli anni Trenta vengono sia il telefono inglese Set d mk, modificato dall'Esercito italiano per adattarlo alle linee telefoniche nazionali e usato sia a chiamata vocale che con il linguaggio morse che il modello americano EE- 8, che consentiva conversazioni telefoniche in entrambi i sensi anche a lunga distanza (fino a 25 km). Ma anche un separatore di linea Olivetti T2, utilizzato per anni nel settore delle teletrascriventi.
Nelle teche anche la macchina Hagelin, la risposta americana alle macchine crittografiche tedesche della serie Enigma, e alcune macchine microfotografiche e quindi facilmente occultabili, come la svizzera Tessina, o la tedesca Minox. Chiudono l'esposizione i reperti degli anni Settanta – Ottanta; un ricevitore radio Collins 51S-1, utilizzato in particolare nella guerra in Indocina, e usato nell'ambito del programma spaziale Apollo per le comunicazioni degli astronauti con le stazioni di terra. Il registratore audio a nastro magnetico Uher, uno dei più utilizzati per l'alta affidabilità.
• IL FORTE TRA CURIOSITÁ, RUMOR E LEGGENDE
Da sempre sui servizi segreti aleggiano leggende, girano rumor e voci, si inseguono curiosità. Anche su Forte Braschi ce ne sono. Come quella, ad esempio, che il direttore dell'Aise abbia fatto predisporre una spettacolare sala da pranzo accessibile con ascensore a vetrate, panorama su Roma, binocolo puntato sul Cupolone, nella quale ospitare i direttori dei servizi stranieri durante le colazioni di lavoro. Colazioni molto complicate da organizzare in locali pubblici vista la difficoltà di garantire la sicurezza per le strade di Roma. Lo chef – molto quotato – sarebbe specializzato nell'offrire menu che tengano conto delle abitudini culinarie e culturali degli ospiti.
Oltre agli studenti del Convitto Nazionale occorrerebbe invitare una delegazione dei Coniugi dormienti …..
leggiti la trascrizione automatica della Conversazione registrata su Radio Radicale perchè Ti farai tante risate per gli errori del traduttore automatico ……
Buonasera Maulder. Innanzitutto, grazie per l’interessantissimo. Purtroppo da oltre un anno non riesco a trovare il tempo di aggiornarlo in modo serio, ahimè
VOLETE SAPERE COME I SERVIZI SEGRETI MILITARI RUSSI SI SONO SPUTTANATI L’IDENTITÀ DI 300 AGENTI? GRAZIE A UNA LADA, MITICA MACCHINA SOVIETICA – UNA DELLE QUATTRO SPIE ESPULSE PER L'ATTACCO ATTACCO INFORMATICO ALL’OPAC RISULTA INTESTATARIO DI UN'AUTO REGISTRATA ALL’INDIRIZZO ‘KOMSOMOLSKY PROSPEKT 20’, SEDE DELL'INTELLIGENCE A MOSCA – INCROCIANDO I DATI DI ALTRE VETTURE CON QUESTO INDIRIZZO SI È ARRIVATI AI NOMI DI 300 AGENTI…
L'identità di oltre 300 agenti dei servizi segreti militari russi potrebbe essere stata rivelata grazie al pasticcio seguito all’espulsione da parte dei servizi di sicurezza olandesi di quattro cittadini russi, accusati di aver pianificato lo scorso aprile un attacco informatico contro l’Organizzazione per la prevenzione delle armi chimiche (Opac) con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi.
Il sito web di Bellingcat, con il suo partner investigativo russo The Insider, ha dichiarato di aver trovato una lista di 305 persone proprietarie di veicoli registrati presso un edificio di Mosca che sarebbe la sede della Gru, l’intelligence militare russa.
Secondo Bellingcat, Alexey Morenets, uno dei quattro espulsi, è risultato proprietario di una macchina Lada (VAZ 21093) registrata all’indirizzo Komsomolsky Prospekt 20, base dell'unità militare 26165, che risulta essere la sede della Gru: «Cercando altri veicoli registrati allo stesso indirizzo, Bellingcat è stata in grado di produrre un elenco di 305 individui di età compresa tra i 27 e i 53 anni. La lista include nomi, date di nascita e numeri di cellulare. Se si trattasse di un elenco di agenti Gru, sarebbe un enorme danno per l’intelligence russa».
A corroborare l’ipotesi che i quattro siano agenti c’è anche la ricevuta di un taxi, trovata in tasca a uno degli espulsi: si tratta di una fattura da 842 rubli per un viaggio da Nesvizhskiy Pereulok, una strada nei pressi del Gru a Mosca, all'aeroporto di Sheremetyevo, da dove i quattro uomini sono volati in Olanda.
Adesso dietro il caos in Libia Inizia la guerra dei servizi segreti Set 18, 2018
Chi sono gli uomini dell’Italia per gestire la crisi in Libia? La domanda comincia a circolare insistentemente negli uffici del governo: perché adesso, con Tripoli sotto la scure dei miliziani, Fayez Al Sarraj indebolito e Khalifa Haftar che muove le truppe, l’Italia rischia di essere priva dei suoi uomini più esperti.
Come ricorda Stefano Feltri per Il Fatto Quotidiano, la questione è particolarmente delicata. L’ambasciatore Giuseppe Perrone, uno degli uomini più esperti in Italia di Libia e uno dei pochissimi ambasciatori rimasto sempre attivo a Tripoli, è ancora ufficialmente in ferie. Non è più tornato in Libia e non sembra destinato a mettere di nuovo piede in territorio libico. E intanto, c’è stallo anche sull’avvicendamento del capo del servizio segreto estero (Aise), Alberto Manenti, e del capo del coordinamento dell’intelligence, Alessandro Pansa.
Questo valzer di nomine, sostituzioni e ferie rischia quindi di creare un vuoto particolarmente delicato in una delle fasi più convulse della crisi libica. Il ministro dell’Interno Matteo Salviniaveva deciso la sostituzione dei due vertici dei servizi dopo che il governo Gentiloni aveva prorogato le scadenze dei loro incarichi. Una scelta andava fatta. Ma le tempistiche non aiutano ed è per questo che la decisione del vicepremier leghista sembra abbia creato uno stallo fra Lega e Movimento Cinque Stelle. Uno stallo che il governo pare abbia scelto di superare con una scelta estrema di Giuseppe Conte: continuare con Manenti all’Aise.
L’uomo dei servizi è un attore fondamentale nello scacchiere libico e nei rapporti fra Roma, Tripoli e Tobruk. Molto vicino al presidente Sergio Mattarella e incaricato da Marco Minniti a occuparsi del dossier libico, è uno degli uomini con maggiori contatti in Libia, Paese che conosce perfettamente dalla nascita, avendo i suoi natali a Tarhuna, in Tripolitania.
In questi anni, per il particolare ruolo di capo dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, ha mantenuto contatti non solo con Sarraj, ma anche con Haftar. E in una fase in cui in Libia nessuno sa che fine farà Sarraj né se il generale Haftar possa assumere la leadership del Paese, avere un uomo che conosce entrambi gli schieramenti ed è apprezzato, aiuta e non poco a tessere la trama per ricucire i rapporti con tutte le fazioni.
Come scrive Il Fatto, “il predestinato a prendere il suo posto è il suo vice, il generale Giovanni Caravelli, anche lui attivo sul dossier Libia” e a cui Manenti ha affidato la direzione operativa sul campo. Ma non è detto che sia lui a prendere il suo posto. Per adesso c’è una sorta di “pausa di riflessione”, come confermato dalle indiscrezioni riguardo le scelte di Conte. E il dossier libico potrebbe essere particolarmente importante per capire il futuro della guida dell’Aise.
Garavelli non appare però più certo del suo futuro. E la sua nomina potrebbe essere messa in discussione proprio dai problemi con alcune fazioni libiche ma anche, come scrive L’Espresso, da alcuni scontri interni all’intelligence, in particolare da quei segmenti che non apprezzano la strategia seguita dai servizi italiani fino ad ora per quanto riguarda il dossier Libia.
Lo stallo di certo non aiuta a chiarire la strategia italiana. Roma si trova a dover affrontare una situazione particolarmente complessa e si ritrova senza certezze sugli uomini-chiave per la Libia. In questo momento, il governo è impegnato a tessere una rete di contatti e accordi diplomatici che freni le ambizioni di Emmanuel Macron. E la questione non è affatto scontata. Il ministro Enzo Moavero Milanesiè andato a Bengasi ad incontrare Haftar e ha raggiunto un accordo di massima con l’uomo forte della Cirenaica. Sul tavolo immigrazione clandestina, gas e petrolio, ma anche le elezioni: tema scottante visto che lo scontro fra Perrone e Haftar è nato proprio dalla contrarietà dell’ambasciatore italiano sul voto del 10 dicembre.
L’Italia deve riuscire a far quadrare i conti sulla Libia prima della conferenza internazionale di Sciacca. Ed è per questo che è iniziata a circolare insistentemente l’ipotesi di una proroga di Manenti almeno fino al 2019. Troppi i nodi da sciogliere e gli interrogativi: secondo molti, un avvicinamento sui servizi rischia di creare instabilità E serve un uomo che possa avere il placet di tutte le fazioni, visto che nella conferenza siciliana, patrocinata dal governo italiano e con il sostegno degli Stati Uniti, parteciperanno tutte le parti del conflitto libico.
C'è un articolo interessante sui rivelatori di esplosivi negli aeroporti, ci sono alcune nuove tecnologie (ancora in fase di R&D) che potrebbero essere motlo efficaci nella prevenzione di attentati del genere.
2016 Fuga da Forte Braschi. Le giovani promesse scappano a gambe levate dai Servizi segreti
http://www.lanotiziagiornale.it/2016-fuga-da-forte-braschi-le-giovani-promesse-scappano-dai-servizi-segreti/
Andiamo bene se se ne vanno le reclute.
Silendo ,
cosa pensi di questa fuga delle nuove reclute ?
Sinceramente penso che una “perdita” – per così dire – sia fisiologica. Tutto sta nel capire qual è la percentuale. L’articolo non lo dice e senza una visione completa della dinamica è difficile esprimere un parere.
Domanda forse stupida, ma la faccio lo stesso: non è previsto in questi casi un "tempo minimo di ferma" come nelle Forze Armate? O magari c'è ma è già trascorso?
Onestamente non ho idea. Deduco però che essendo funzionari civili non sia possibile. Se la mia memoria del Diritto Amministrativo e del Lavoro non mi inganna…
Giusto! Domanda stupida la mia… non avevo nemmeno lontanamente considerato questo fatto. Chiedo venia!
Millennials…
Secondo me invece è probabilme che fisiologico non sia affatto. Che i migliori se ne vadano è una cosa abbastanza tipica della pubblica amministrazione italiana. Meglio: è fisiologico per la PA italiana non essere in grado di reclutare come si deve.
Trattenerli con una ferma sarebbe impossibile. Come fai a tenere dentro gente che se ne vuole andare, in un ruolo cosi' delicato? Chi se ne vuole andare deve potersene andare nell'interesse dell'organizzazione.
Io la vedo cosi': gli apparati dello Stato Italiano, tolte nicchie di eccellenza magari più diffuse di quanto pensiamo, sono oggettivamente in uno stato pietoso e sanno anche i sassi che lavorarci non è piacevole nè gratificante. La riforma è impossibile perchè non è dato che in un paese in declino rapido e profondo si possa fare (amesso che la si sappia fare). L'unica strategia di sopravvivenza è reclutare gente con una motivazione alla Teseo Tesei, che non pensa che lavorare nei servizi sia bello/interessante/gratificante ma che lo fa per amore di patria, ben sapendo di lavorare in una organizzazione disfunzionale, caratterizzata da una mentalità sorpassata e stupida, che il salario sarà basso e non ci saranno gratificazioni se non quelle che derivano dallo spirito di sacrificio. Gente che ha la stamina per tenere un basso profilo per 10 anni e cercare di migliorare le cose poco per votla, cercando di immaginare come vorrebbe l'intelligence italiania tra 10 anni, ma nel frattempo fa tutto quello che puo' ma non scuote l'organizzazione e non getta la spugna (a 30 anni non hai quella testa).
Pero' se tu recluti come reclutano i nostri (farti segnalare l'allievo promettente dal prof di turno, con un selection bias pazzesco) o mediante un form internet che chiede quanto hai preso di analisi 1 quindici anni fa e poi ti lascia poche righe per 10 anni di lavoro, questa cosa non avverrà mai. Anzi, sostanzialmente stai dicendo: idealisti astenersi.
Nemo, perdonami… io direi che quando si parla di Servizi è sempre meglio non pensare che si sappia tutto ciò che avviene dentro.
Dai per conoscenza certa, ad esempio, le procedure di reclutamento che, anche solo a lume di ragione, non ritengo siano così pubbliche come apparentemente potrebbe sembrare.
Al contrario, ritengo che sia ben noto a chi si occupa professionalmente di questo ambito che è necessario trovare e reclutare gente preparata ma soprattutto molto motivata ad operare in un contesto oggettivamente difficile com’è quello di un apparato di Intelligence.
Io penso che insieme a tutti i fattori ambientali (i.e.condizioni di lavoro frustranti, chiusura alle innovazioni, parrochialismi varii, possibilità di carriera non chiare etc.) esista comunque un cambiamento di atteggiamento nelle nuove generazioni che è particolarmente pronunciato nei canditati con curriculum universitari. Lo vedo ogni giorno: i millennials sono (in generale ovviamente) meno fidelizzabili, se una cosa non gli va a genio al 100% non esitano a cambiare subito, il concetto di appartenenza è molto "fluido" e danno un sacco di importanza alla condvisione di ogni aspetto delle loro vite. Vedo neo-ingegneri che danno più importanza ad un incontro organizzato per fare "networking" coi colleghi che non saper fare quei calcoli per cui li paghi. Non mi stupirebbe quindi se una rilevante percentuale di quelli che sulla carta erano ottimi candidati poi abbia scoperto che quella di lavorare in un ambiente particolare come i Servizi non fosse esattamente la loro vocazione. Il lato positivo potrebbere essere che quelli che rimangono potrebbero veramente rivelarsi degli "ossi duri" che non hanno paura dei sacrifici e delle sfide anche se non sono in linea con le aspettative dei loro coetanei. Per quanto ne sappiamo, magari i Servizi rendono la vita dura di proposito ai neo-assunti per vedere chi è veramente tagliato per il lavoro.
Aggiungo che essere “competitivi per” ed “attrarre le” menti giovani e brillanti è un compito ingrato per qualunque pubblica amministrazione in ogni Nazione avanzata. Il privato è, per forza di cose, molto attraente: paga mediamente di più (per forza di cose) e spesso tende ad essere maggiormente meritocratico (spesso, non sempre). La CIA ha problemi non da poco, per esempio.
Silendo,
non pensi che la rinuncia dei neo assunti non sia stata cercata/voluta/indotta dalla "Vecchia guardia" per dimostrare che almeno a Fedeltà o Abnegazione loro sono più affidabili dei nuovi ?
Non saprei davvero. Magari, più che indurre alla rinuncia, qualcuno potrebbe aver volutamente fatto pesare l’accaduto (che potrebbe essere “fisiologico”) per i motivi che evidenzi tu.
Ma le mie sono mere ipotesi che sollevo giusto adesso, con te.
Ciao Sile
per carità, certo che posso sbagliarmi e certo che trattandosi di un mondo per definizione opaco, non si puo' sapere.
Pero' ci sono segni che fanno mal sperare. Ammettiamo che abbiano delle procedure di selezione migliori di quello che io pensi. Allora' come si spiega che il reclutamento via internet sia da terzo mondo? Non vedo l'interesse a fare un erroe del genere deliberatamente, l'unica spiegazione possibile è che non sappiano farlo e basta. Riguardo al reclutamento per cooptazione, questo va (andava) molto bene in realtà come l'Inghilterra del passato in cui hai pochi centri d'eccellenza (Oxbridge e poco altro) facili da presidiare e in cui elite economica, culturale e sociale largamente concidono. E persino gli inglesi stanno investendo molto su un reclutamento diversificato che "lascia venire" i candidati, con un sito internet (MI6 per esempio) fatto molto molto bene. In un paese multipolare come l'Italia, in cui elite sociale e culturale non coincidono, l'idea di farsi suggerire i candidati papabili dai professori universitari non ha molto senso, perchè forzatamente non puoi avere le sinapsi con tutti e soprattutto con quelli giusti (ci sarebbe molto da dire per esempio sul reclutamento in Boccon, che non è una Normale per l'economia, ma una laurea facilitata per i figli dei ricchi). I migliori studenti italiani non orbitano attorno ai prof universitari a cui possono chiedere i servizi, ma si fanno un erasmus, fanno la tesi all'estero, senza essere quasi rilevati dai radar dell'accademia italiana e restano all'estero.
Quindi servirebbe un sito ben fatto, con la possibilità di inviare dei CV in PDF e lettere di motivazione (form chiusi vanno benissimo ma in complemento e utilizzando criteri moderni, non chiedere la lista esami e i voti), delle open positions, ameno per aree tematiche (come fanno CIA, MI6, MI5) e l'impegno a rispondere si/no entro sei mesi dalla candidatura. E non ci sono santi: i CV devono essere analizzati uno per uno da gente competente (e qua casca l'asino mi sa).
Concordo con Hooded sui millenials. Nel mio ambito siamo arrivati al punto che mancano giovani ingegneri che vogliano fare gli ingegneri. Vogliono tutti passare al management generalista il più in fretta possibile. Ci sono interi settori che stanno morendo perchè quando i vecchi vanno in pensione non si trovano i giovani. Devo pero' dire, essendo uno di quelli che hanno molto puntato sul tecnico e l'hard, che i giovani millenials sono semplicemente il prodotto di un'adattamento razionale alle condizioni sociali che gli sono state presentate. Il lavoro del tecnico (in senso lato: di quello che si sbatte come un caimano per raggiungere una competenza specifica in un dato dominio) è diventato ingrato e poco retribuito, quindi alla fine temo che abbiano ragione loro.
Saluti
Nemo
L'ultima "chiamata alle armi" aveva ben specificato le posizioni aperte, 3 tipologie se non ricordo male, ed i cv credo che siano stati letti tutti.
Perchè per esempio mi sono arrivati "da loro" degli inviti ad interessanti convegni.No, nessun colloquio ovviamente.Non ho tutti sti santi in paradiso.Peccato 😛
La prima mail che mi mandarono comunuque mi ha fatto saltare dalla sedia 😉
Nemo, interessante il paragone che fai tra UK e Italia, in effetti tutti e due i servizi britannici (ma sopratutto MI5) hanno affermato di cercare operativi con background che non sia middle o upper class. Per il GCHQ invece immagino che il background sociale sia meno rilevante. Ma gli operativi sul campo al momento servono dagli strati più comuni della società.
Non intendo dare nessuna colpa ai millenials per il loro atteggiamento, in fin dei conti sono il prodotto della società in cui sono cresciut; certo mi viene naturale pensare che se al posto di un millennial rinunciatario ci fosse stato l' Ing. Nemo Profeta, probabilmente quest'ultimo sarebbe ancora lì, magari bestemmiando in tutte le lingue che parla, con un fegato gonfio di incazzature, però al tempo stesso fregandosene dello stipendio e con la testardaggine un po' idealista di migliorare l'Agenzia da dentro. Dimmi se mi sbaglio…
Che dire, io la domanda l’ho mandata come “professional” tramite il sito.Richiedeva un boato di competenze na con una esperienza quasi ventennale un buon 85% delle cose richieste le avevo fatte o le stavo facendo.
Mando e finisce li.
Dopo un anno mi arriva sulla mia posta privata un invito ad un certo convegno organizzato dal dipartimento della presidenza del consiglio, quel dipartimenti, e mi ritrovo in fila con gente dell’aise che si chiama per nome e grado e parla liberamente di alcuni problemi di logistica della ditta.
Ok che siamo tra amici ma….un minimo di paranoia aiuterebbe
Di li in poi altri inviti ad altri convegni simili,spalmati in un paio di anni, tutti interessanti, ma nessuno si è fatto avanti per altre cose.Peccato.
Carissimo UCHFLD, questo la dice lunga sulla professionalità di certi addetti, è francamente un po` allarmante sentire di tale disinvoltura. Mi fa venire in mente un titolo di David Foster Wallace: Yet Another Example of the Porousness of Certain Borders…
UnoCheHaFattoLaDomanda giugno 5, 2016 at 23:30 | Permalink
Che dire, io la domanda l’ho mandata come “professional” tramite il sito.Richiedeva un boato di competenze na con una esperienza quasi ventennale un buon 85% delle cose richieste le avevo fatte o le stavo facendo.
Mando e finisce li.
Dopo un anno mi arriva sulla mia posta privata un invito ad un certo convegno organizzato dal dipartimento della presidenza del consiglio, quel dipartimenti, e mi ritrovo in fila con gente dell’aise che si chiama per nome e grado e parla liberamente di alcuni problemi di logistica della ditta.
Ok che siamo tra amici ma….un minimo di paranoia aiuterebbe
Di li in poi altri inviti ad altri convegni simili,spalmati in un paio di anni, tutti interessanti, ma nessuno si è fatto avanti per altre cose.Peccato.
Silendo che dire, alla faccia della RISERVATEZZA !!!
Ti ricordi cosa accadde allo stand della Presidenza del Consiglio al FORUM PA : ….Sei un collega ?
Forte Braschi, così gli 007 spiavano durante la Guerra Fredda. Esposta Enigma, macchina dei codici cifrati nazisti
Macchina Enigma, uno dei rarissimi originali al mondo esposto nel museo Forte Braschi
Museo di reperti e cimeli dell'intelligence dal Dopoguerra agli anni Ottanta. Per la prima volta la sede storica dei servizi segreti apre le porte alle scuole. Esposta auto su cui morì Calipari. Tra le voci non verificate, quella di una spettacolare sala da pranzo con vista panoramica su Roma e binocolo puntato sul Cupolone
di ALBERTO CUSTODERO
20 aprile 2018
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Forte Braschi, il Museo dell'Intelligence
Tutti i segreti di Forte Braschi, la macchina enigma e le microcamere nella sede dell'intelligence
ROMA – In una galleria sotterranea dell'ottocentesco Forte Braschi, museo dell'intelligence, spicca in bella mostra un originale della Macchina Enigma, usata dall'Esercito e dalla Marina tedesca fino a tutta la Seconda Guerra mondiale per parlare con Tokyo e Berlino. Una fama paradossalmente dovuta al suo fallimento che ne fa una sorta di Titanic della crittografia: fu violata infatti dai servizi segreti Polacchi e poi inglesi. Accanto alla Enigma resa celebre anche da numerosi film su di lei, come The imitation game, del 2014, o Enigma, del 2001, una cravatta a pallini rossi con micro-obiettivo cucito al suo interno, macchine fotografiche minuscole (ma ancora con la pellicola), carte geografiche e goniometri per individuare le centrali trasmittenti nemiche.
Oltre alla Macchina Enigma, nel museo è esposta anche una foto della torre aragonese di Alghero, dove si trova la sede dell'operazione Gladio, il servizio segreto parallelo nell'ambito del programma internazionale stay behind svelato negli anni Novanta.
• MUSEO 007 PER LA PRIMA VOLTA APERTO ALLE SCUOLE
Il museo dei segreti degli 007 italiani è stato aperto oggi per la prima volta a un numero ristretto di giornalisti e a due classi dell'esclusivo liceo romano Convitto Nazionale. Prossimamente l'invito sarà rivolto a tutte le scuole. In via Ventura, numero inesistente, si trova una parete metallica alta alcuni metri di quelle usate per delimitare le zone militari. Ovunque cartelli "limite invalicabile", e "divieto di riprese e foto". Decine di telecamere tengono d'occhio la via. Ad un certo punto si apre un cancello. Dall'altra parte un militare fa cenno di entrare. "Parcheggi là, lasci sull'auto telefonino e ogni apparecchiatura elettronica".
Tutti i segreti di Forte Braschi, la macchina enigma e le microcamere nella sede dell'intelligence
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in riproduzione….
• L'INGRESSO NEL FORTINO DEI MISTERI D'ITALIA
Forte Braschi, benvenuti nel quartier generale dei servizi segreti che si occupa della sicurezza degli interessi italiani all'Estero. Aise in sigla. Direttore, Alberto Manenti. Forte Braschi è stata la sede storica della intelligence italiana da almeno un secolo, in particolare dal Dopoguerra: si dice che nei suoi archivi siano custoditi i documenti più segreti dei misteri della Repubblica. Sopravviverà al trasferimento delle sedi degli 007 in Piazza Dante.
È anche il bunker nel quale è allestita la sala d'emergenza in grado di ospitare il governo italiano in caso di emergenza nazionale. La sala segreta di Palazzo Chigi è dedicata (con tanto di busto in bronzo), all'ammiraglio Fulvio Martini (nome in codice Ulisse) lo storico comandante che al servizio segreto militare ha impresso una svolta. Un cambio di passo dopo gli anni della discussa strategia della tensione.
• L'ACCESSO AL BUNKER: I RIGIDI CONTROLLI
Il fortino pullula di uomini in borghese addetti alla sicurezza, un (quasi) invisibile auricolare li radio-collega tutti a una centrale di comando. La sicurezza elettronica della base dell'intelligence 2.0 è a livelli inimmaginabili: per entrare a Forte Braschi bisogna sottoporsi a un protocollo che è facile pensare sia attentamente predisposto direttamente dal controspionaggio: bisogna lasciare nome, cognome, data e luogo di nascita (e fin qui….). Poi residenza. Quindi targa del veicolo a bordo del quale si raggiunge il sito. E infine numero di cellulare. Quali controlli vengano fatti sugli ospiti non è dato sapere. Il video operatore non può riprendere volti, può registrare solo immagini 'autorizzate' e voci narranti.
Forte Braschi, il Museo dell'Intelligence
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• "LA MIGLIOR SICUREZZA? L'AFFIDABILITÁ DEL FATTORE UMANO"
"Ma la sicurezza elettronica non garantisce al cento per cento", ammonisce il direttore Aise Manenti. "Qualche tempo fa – ricorda – si era presentato l'amministratore delegato di un'importante società che ci aveva offerto un costosissmo impianto per il controllo elettronico. A dir suo era perfetto e forse lo era per davvero. Peccato che la segretaria si era fatta reclutare da servizi nemici e aveva passato i codici rendendo inutilizzabile l'impianto". "Per questo – conclude Manenti – per me l'investimento migliore, in tema di 007, resta quello sulla professionalità degli agenti. Sul fattore uomo".
• IL CAMPETTO DI CALCIO, L'AUTO DI CALIPARI, LA STELE DEGLI EROI
Subito a destra, all'ingresso, un campetto di calcio. A bordo di una navetta si raggiunge la palazzina degli uffici. All'ingresso è esposta l'auto sulla quale viaggiava Nicola Calipari il 4 marzo 2005, quando morì proteggendo col suo corpo la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita a Baghdad. Sul parabrezza e sul cofano anteriore i fori dei proiettili sparati dal fuoco 'amico' di un posto di blocco Usa. "A futura memoria, per ricordarci dei rischi del nostro lavoro" spiegano. In una saletta, la Stele di altri eroi del servizio: oltre a Calipari, Vincenzo Li Causi (uccisi in un agguato in Somalia il 12 novembre 1993), Lorenzo D'Auria (rapito e ucciso in Afghanistan il 4 ottobre 2007), e Pietro Antonio Colazzo (Morto a Kabul i 26 febbraio 2006).
• YOUTUBER ROMANO RECLUTATO PER LO SPOT DEGLI 007
Da quando, nel 2007, è entrata in vigore la riforma sull'intelligence italiana che prevede fra l'altro di promuovere la cultura della sicurezza presso le scuole italiane, sono stati fatti sforzi per rendere – per quanto possibile – trasparente la struttura. Qualche anno fa è stato presentato al Forum della Pa, all'Eur, lo stand dei servizi segreti. Sono stati aperti bandi pubblici sul Web per l'arruolamento degli agenti al quale si può accedere con domande via e-mail. Sono state stipulate convenzioni con l'Università. Ora, per sensibilizzare giovani e studenti sulla consapevolezza digitale (inziativa Be Aware. Be Digital finanziata dalla Presidenza del Consiglio e voluta dal direttore del Dis Alessandro Pansa), è stato realizzato un divertente spot reclutando (per così dire) il giovane youtuber romano Claudio Colica.
• NEL MUSEO CIMELI E REPERTI DELLA STORIA DEI SERVIZI SEGRETI
Il museo espone cimeli tecnologici usati dalle nostre spie in varie epoche. Dagli anni Trenta vengono sia il telefono inglese Set d mk, modificato dall'Esercito italiano per adattarlo alle linee telefoniche nazionali e usato sia a chiamata vocale che con il linguaggio morse che il modello americano EE- 8, che consentiva conversazioni telefoniche in entrambi i sensi anche a lunga distanza (fino a 25 km). Ma anche un separatore di linea Olivetti T2, utilizzato per anni nel settore delle teletrascriventi.
Nelle teche anche la macchina Hagelin, la risposta americana alle macchine crittografiche tedesche della serie Enigma, e alcune macchine microfotografiche e quindi facilmente occultabili, come la svizzera Tessina, o la tedesca Minox. Chiudono l'esposizione i reperti degli anni Settanta – Ottanta; un ricevitore radio Collins 51S-1, utilizzato in particolare nella guerra in Indocina, e usato nell'ambito del programma spaziale Apollo per le comunicazioni degli astronauti con le stazioni di terra. Il registratore audio a nastro magnetico Uher, uno dei più utilizzati per l'alta affidabilità.
• IL FORTE TRA CURIOSITÁ, RUMOR E LEGGENDE
Da sempre sui servizi segreti aleggiano leggende, girano rumor e voci, si inseguono curiosità. Anche su Forte Braschi ce ne sono. Come quella, ad esempio, che il direttore dell'Aise abbia fatto predisporre una spettacolare sala da pranzo accessibile con ascensore a vetrate, panorama su Roma, binocolo puntato sul Cupolone, nella quale ospitare i direttori dei servizi stranieri durante le colazioni di lavoro. Colazioni molto complicate da organizzare in locali pubblici vista la difficoltà di garantire la sicurezza per le strade di Roma. Lo chef – molto quotato – sarebbe specializzato nell'offrire menu che tengano conto delle abitudini culinarie e culturali degli ospiti.
Oltre agli studenti del Convitto Nazionale occorrerebbe invitare una delegazione dei Coniugi dormienti …..
https://www.radioradicale.it/scheda/541039/conversazione-con-paolo-salvatori-autore-del-libro-spie-intelligence-nel-sistema-di
Al Salone del Libro di Torino
P.S.: Cosa penseranno oggi gli Amici del Dr. Salvatori e dei suoi Familiari ?
Dobbiamo aspettarci il libro di Ciontoli ?
Silendo,
leggiti la trascrizione automatica della Conversazione registrata su Radio Radicale perchè Ti farai tante risate per gli errori del traduttore automatico ……
Buongiorno, come mai questo interessantissimo blog non viene più aggiornato da diverso tempo?
Buonasera Maulder. Innanzitutto, grazie per l’interessantissimo. Purtroppo da oltre un anno non riesco a trovare il tempo di aggiornarlo in modo serio, ahimè
VOLETE SAPERE COME I SERVIZI SEGRETI MILITARI RUSSI SI SONO SPUTTANATI L’IDENTITÀ DI 300 AGENTI? GRAZIE A UNA LADA, MITICA MACCHINA SOVIETICA – UNA DELLE QUATTRO SPIE ESPULSE PER L'ATTACCO ATTACCO INFORMATICO ALL’OPAC RISULTA INTESTATARIO DI UN'AUTO REGISTRATA ALL’INDIRIZZO ‘KOMSOMOLSKY PROSPEKT 20’, SEDE DELL'INTELLIGENCE A MOSCA – INCROCIANDO I DATI DI ALTRE VETTURE CON QUESTO INDIRIZZO SI È ARRIVATI AI NOMI DI 300 AGENTI…
L'identità di oltre 300 agenti dei servizi segreti militari russi potrebbe essere stata rivelata grazie al pasticcio seguito all’espulsione da parte dei servizi di sicurezza olandesi di quattro cittadini russi, accusati di aver pianificato lo scorso aprile un attacco informatico contro l’Organizzazione per la prevenzione delle armi chimiche (Opac) con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi.
Il sito web di Bellingcat, con il suo partner investigativo russo The Insider, ha dichiarato di aver trovato una lista di 305 persone proprietarie di veicoli registrati presso un edificio di Mosca che sarebbe la sede della Gru, l’intelligence militare russa.
Secondo Bellingcat, Alexey Morenets, uno dei quattro espulsi, è risultato proprietario di una macchina Lada (VAZ 21093) registrata all’indirizzo Komsomolsky Prospekt 20, base dell'unità militare 26165, che risulta essere la sede della Gru: «Cercando altri veicoli registrati allo stesso indirizzo, Bellingcat è stata in grado di produrre un elenco di 305 individui di età compresa tra i 27 e i 53 anni. La lista include nomi, date di nascita e numeri di cellulare. Se si trattasse di un elenco di agenti Gru, sarebbe un enorme danno per l’intelligence russa».
A corroborare l’ipotesi che i quattro siano agenti c’è anche la ricevuta di un taxi, trovata in tasca a uno degli espulsi: si tratta di una fattura da 842 rubli per un viaggio da Nesvizhskiy Pereulok, una strada nei pressi del Gru a Mosca, all'aeroporto di Sheremetyevo, da dove i quattro uomini sono volati in Olanda.
Tutti sBagliano primA o poi …….
Adesso dietro il caos in Libia Inizia la guerra dei servizi segreti Set 18, 2018
Chi sono gli uomini dell’Italia per gestire la crisi in Libia? La domanda comincia a circolare insistentemente negli uffici del governo: perché adesso, con Tripoli sotto la scure dei miliziani, Fayez Al Sarraj indebolito e Khalifa Haftar che muove le truppe, l’Italia rischia di essere priva dei suoi uomini più esperti.
Come ricorda Stefano Feltri per Il Fatto Quotidiano, la questione è particolarmente delicata. L’ambasciatore Giuseppe Perrone, uno degli uomini più esperti in Italia di Libia e uno dei pochissimi ambasciatori rimasto sempre attivo a Tripoli, è ancora ufficialmente in ferie. Non è più tornato in Libia e non sembra destinato a mettere di nuovo piede in territorio libico. E intanto, c’è stallo anche sull’avvicendamento del capo del servizio segreto estero (Aise), Alberto Manenti, e del capo del coordinamento dell’intelligence, Alessandro Pansa.
Questo valzer di nomine, sostituzioni e ferie rischia quindi di creare un vuoto particolarmente delicato in una delle fasi più convulse della crisi libica. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva deciso la sostituzione dei due vertici dei servizi dopo che il governo Gentiloni aveva prorogato le scadenze dei loro incarichi. Una scelta andava fatta. Ma le tempistiche non aiutano ed è per questo che la decisione del vicepremier leghista sembra abbia creato uno stallo fra Lega e Movimento Cinque Stelle. Uno stallo che il governo pare abbia scelto di superare con una scelta estrema di Giuseppe Conte: continuare con Manenti all’Aise.
L’uomo dei servizi è un attore fondamentale nello scacchiere libico e nei rapporti fra Roma, Tripoli e Tobruk. Molto vicino al presidente Sergio Mattarella e incaricato da Marco Minniti a occuparsi del dossier libico, è uno degli uomini con maggiori contatti in Libia, Paese che conosce perfettamente dalla nascita, avendo i suoi natali a Tarhuna, in Tripolitania.
In questi anni, per il particolare ruolo di capo dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, ha mantenuto contatti non solo con Sarraj, ma anche con Haftar. E in una fase in cui in Libia nessuno sa che fine farà Sarraj né se il generale Haftar possa assumere la leadership del Paese, avere un uomo che conosce entrambi gli schieramenti ed è apprezzato, aiuta e non poco a tessere la trama per ricucire i rapporti con tutte le fazioni.
Come scrive Il Fatto, “il predestinato a prendere il suo posto è il suo vice, il generale Giovanni Caravelli, anche lui attivo sul dossier Libia” e a cui Manenti ha affidato la direzione operativa sul campo. Ma non è detto che sia lui a prendere il suo posto. Per adesso c’è una sorta di “pausa di riflessione”, come confermato dalle indiscrezioni riguardo le scelte di Conte. E il dossier libico potrebbe essere particolarmente importante per capire il futuro della guida dell’Aise.
Garavelli non appare però più certo del suo futuro. E la sua nomina potrebbe essere messa in discussione proprio dai problemi con alcune fazioni libiche ma anche, come scrive L’Espresso, da alcuni scontri interni all’intelligence, in particolare da quei segmenti che non apprezzano la strategia seguita dai servizi italiani fino ad ora per quanto riguarda il dossier Libia.
Lo stallo di certo non aiuta a chiarire la strategia italiana. Roma si trova a dover affrontare una situazione particolarmente complessa e si ritrova senza certezze sugli uomini-chiave per la Libia. In questo momento, il governo è impegnato a tessere una rete di contatti e accordi diplomatici che freni le ambizioni di Emmanuel Macron. E la questione non è affatto scontata. Il ministro Enzo Moavero Milanesi è andato a Bengasi ad incontrare Haftar e ha raggiunto un accordo di massima con l’uomo forte della Cirenaica. Sul tavolo immigrazione clandestina, gas e petrolio, ma anche le elezioni: tema scottante visto che lo scontro fra Perrone e Haftar è nato proprio dalla contrarietà dell’ambasciatore italiano sul voto del 10 dicembre.
L’Italia deve riuscire a far quadrare i conti sulla Libia prima della conferenza internazionale di Sciacca. Ed è per questo che è iniziata a circolare insistentemente l’ipotesi di una proroga di Manenti almeno fino al 2019. Troppi i nodi da sciogliere e gli interrogativi: secondo molti, un avvicinamento sui servizi rischia di creare instabilità E serve un uomo che possa avere il placet di tutte le fazioni, visto che nella conferenza siciliana, patrocinata dal governo italiano e con il sostegno degli Stati Uniti, parteciperanno tutte le parti del conflitto libico.