Secondo recenti notizie di stampa il Mossad sarebbe riuscito nel colpaccio di agganciare un alto dirigente di Hezbollah: Mohammed Shawraba, a capo dell’Unità 910, il gruppo che si occupa delle operazioni estere del partito libanese.
Qui di seguito l’articolo del bravo Daniele Raineri pubblicato sul Foglio di ieri e riportato da Informazionecorretta.com:
Ieri l’agenzia France Presse ha rilanciato una storia che circola da due settimane su alcuni giornali arabi (l’ultimo ad aggiungere elementi è stato Al Rai, in Kuwait, il giorno di Natale): uno dei leader militari più importanti del gruppo armato libanese Hezbollah da anni lavorava per l’intelligence di Israele, circa tre mesi fa è stato scoperto e ora è prigioniero dei suoi per una indagine interna non meglio specificata. La fonte della notizia sono i conoscenti dell’uomo, Mohammed Shawraba di 42 anni, che vive nel quartiere roccaforte di Hezbollah nel sud di Beirut (Dahiye) ma viene da un villaggio del sud del Libano ed è cresciuto in un clan molto fedele al gruppo sciita. “Siamo pronti a disconoscerlo”, ha detto la famiglia dopo avere saputo dell’arresto.
I giornali israeliani non hanno informazioni in più sul suo caso e citano le fonti arabe. Shawraba comandava l’unità 901, che si occupa delle operazioni segrete all’estero – come gli attentati contro obiettivi legati a Israele. Gli agenti dell’unità 901 fanno spesso parte della grande diaspora libanese (ci sono più libanesi all’estero che in Libano), passano molto tempo fuori dal paese, viaggiano come uomini d’affari, frequentano donne straniere, curano un’immagine di copertura plausibile – per quel poco che si sa.
Shawraba in questi anni sarebbe stato anche responsabile della sicurezza personale del capo del gruppo, Hassan Nasrallah.
L’unità 910 a partire dal 2012 avrebbe operato in Siria, a fianco delle forze del governo del presidente Bashar el Assad. Negli ultimi due giorni un sito anonimo che conteneva informazioni sull’unità speciale – stop910.com – è sparito. Il gruppo libanese ha cominciato a sospettare di Shawraba dopo una serie di cinque attentati falliti all’inizio del 20l2, scrivono i giornali.
Quelle bombe avrebbero dovuto vendicare l’assassinio a Damasco di un generale di Hezbollah, Imad Mughniyeh (anche lui capo dell’unità 901).
Proviamo a rileggere le notizie di quel periodo di due anni fa.
Il tre gennaio a Sofia, in Bulgaria, fu scoperta una bomba sull’autobus che avrebbe dovuto portare una comitiva di turisti israeliani verso una località sciistica.
Il 13 gennaio, la polizia thailandese arrestò a Bangkok un libanese con passaporto della Svezia che confessò di essere in missione per colpire cittadini israeliani in vacanza e indicò il nascondiglio di quattro tonnellate d’esplosivo. Una settimana più tardi, il ministero della Sicurezza dell’Azerbaigian arrestò tre uomini che preparavano attentati contro obiettivi israeliani.
Il 12 febbraio, altri due tentativi: a Nuova Delhi, in India e a Tbilisi, capitale della Georgia.
Secondo quello che scrivono i giornali arabi, Hezbollah fu certa di avere una talpa nel gruppo dopo un attentato riuscito a Burgas, in Bulgaria, nel luglio 2012: le autorità locali furono troppo veloci a individuare la rete d’appoggi dell’attentatore, che portava a Hezbollah. Morirono 5 turisti israeliani e il loro autista, colpiti da un kamikaze su un autobus dell’aeroporto.
Shawraba è stato arrestato assieme ad altri quattro uomini, grazie alla collaborazione dell’intelligence iraniana, dicono persone a conoscenza del caso al Washington Post. Ora che si sa che c’era un infiltrato dell’intelligence israeliana ai vertici di Hezbollah, è possibile guardare agli ultimi anni di storia del gruppo e vederli sotto una luce diversa.
Ci sono molti episodi misteriosi e qui di seguito se ne elencano quattro – senza però fare alcun collegamento con Shawraba.
L’assassinio nel 2008 di Mughniyeh, con una piccola bomba montata dentro il poggiatesta della sua auto in un quartiere di Damasco.
L’uccisione di Hassan Laqees nel dicembre 2013; era il comandante di Hezbollah che si occupava di procurare al gruppo gli armamenti più pericolosi e avanzati e fu ucciso da una squadra di sicari mentre rientrava in un appartamento che usava poche volte, nemmeno i suoi vicini di casa sapevano chi era.
L’uccisione di Hassan Aidar Ali, un comandante di Hezbollah che si occupava della rete di comunicazione del gruppo – un circuito telefonico indipendente; Aidar mori quando tentò di aprire un congegno di ascolto piazzato dagli israeliani che però conteneva una bomba.
E il quarto episodio è in realtà una sequenza di tante notizie: i bombardamenti che l’aviazione israeliana compie con regolarità a partire dal febbraio 2012 per distruggere i convogli che dalla Siria tentano di portare missili in Libano (noto: le missioni dell’aviazione israeliana sono continuate anche dopo il presunto arresto di Shawraba, quindi forse lui non era determinante in questo caso).
Buongiono,
scusate ma c'è un pò di confusione, anche nell'articolo: l'unità è 901 o 910 ?
IL MOSSAD C’EST MOI – IL NUOVO CAPO DEI SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI È YOSSI COHEN, SOPRANNOMINATO “IL MODELLO” – E’ DA 30 ANNI NEL MOSSAD, E’ STATO L’ISPIRATORE DEL SABOTAGGIO DEL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO – NETANYAHU LO HA SCELTO PER LA SUA ‘FEDELTÀ’ ALLA LINEA DEL GOVERNO
Yossi Cohen succede a Tamir Pardo che non si era rivelato in perfetta sintonia con il primo ministro. Pardo riteneva che il vero pericolo per Israele fosse rappresentato dai palestinesi e non dall' Iran, opinione questa che vedeva contrari sia Netanyahu che Cohen… –
Carlo Antonio Biscotto per il “Fatto Quotidiano”
Alto, colorito bruno, lineamenti da rubacuori, espressione da duro, soprannominato "Il modello" per il portamento e l' eleganza; 54 anni portati alla grande, maratoneta dilettante, Yossi Cohen, neo direttore del Mossad, sembra uscito dalla penna di Ian Fleming o di John Le Carré. Cohen fa parte dei servizi israeliani da oltre trenta anni e negli ultimi due anni è stato Consigliere del primo ministro per la Sicurezza Nazionale. Cohen è sposato e ha quattro figli, negli anni trascorsi al Mossad ha diretto operazioni di intelligence in moltissimi Paesi e gli è stato conferito il prestigioso Israel Security Prize.
Negli anni da consigliere alla Sicurezza ha mantenuto amichevoli contatti con l'Amministrazione Obama, ha stretto una forte amicizia con la moglie di Benjamin Netanyahu e gli sono state attribuite azioni per sabotare il programma nucleare iraniano.
Con questo curriculum, la nomina di Yossi Cohen a capo degli 007 israeliani non giunge come una sorpresa anche se ha dovuto sconfiggere la concorrenza degli altri due vicedirettori dei servizi. La stampa israeliana l'ha accolta senza riserve sottolineando i grandi meriti e le indubbie capacità di Cohen e paragonandolo immediatamente alle grandi spie della letteratura e del cinema.
IL NEMICO DI TEHERAN
Netanyahu ha annunciato la nomina lunedì scorso parlando alla televisione e, nel suo discorso, ha sottolineato che il Mossad deve eccellere in tre campi: la capacità operativa l'intelligence e la diplomazia. "Per questa ragione la mia scelta è caduta su Yossi Cohen un uomo abile in tutti e tre questi campi". La nomina non è filata liscia come l'autorevolezza di Yossi Cohen lasciava supporre.
L'ufficio del primo ministro aveva fatto sapere che Netanyahu avrebbe parlato alla televisione al 20,15, ma l' annuncio è arrivato con oltre un' ora di ritardo. Secondo alcune fonti televisive il ritardo sarebbe stato causato dalla furibonda reazione di uno degli altri due candidati alla nomina che non avrebbe gradito la decisione del primo ministro. Yossi Cohen succede a Tamir Pardo che non si era rivelato in perfetta sintonia con il primo ministro. Pardo riteneva che il vero pericolo per Israele fosse rappresentato dai palestinesi e non dall' Iran, opinione questa che vedeva contrari sia Netanyahu che Cohen.
Yossi Cohen è nato a Gerusalemme da una famiglia ebrea ortodossa, ma è cresciuto a Katamon non lontano da dove viveva la famiglia Netanyahu. Suo padre ha fatto parte della forza paramilitare di destra Irgun, attiva prima della nascita dello Stato di Israele. Cohen parla perfettamente inglese, arabo e francese e ha amici e contati in tutto il mondo. Ma al nuovo capo del Mossad servirà molto più dell' innegabile fascino alla James Bond per far fronte con successo a una serie di delicatissimi problemi.
Si insedierà al vertice del Mossad all'inizio di gennaio in un momento in cui avrà bisogno di tutte le sue capacità per controllare il rispetto da parte dell' Iran dell' accordo nucleare concluso da pochi mesi e che gli israeliani continuano a guardare con sospetto. Cohen sarà un elemento chiave della politica israeliana volta a impedire che l'Iran diventi la nazione egemone della regione.
Il quotidiano Yedioth Ahronoth ha scritto che se è vero che negli ultimi anni, come riferito da più parti, il Mossad ha assassinato scienziati iraniani, intercettato materiali destinati ai siti nucleari e hackerato i computer dei centri di ricerca in Iran, ciò lo si deve in larga misura agli agenti reclutati e addestrati da Yossi Cohen.
Il nuovo responsabile del Mossad ha diretto la più importate sezione dei servizi, Tsomet, che è responsabile della gestione delle reti spionistiche all'estero e in seguito è diventato uno dei vicedirettori dell' agenzia. È considerato un tattico brillante, ma i suoi critici sostengono che deve ancora dimostrare capacità strategiche adeguate ad occuparsi degli affari politici regionali. "Cohen è intelligente, affascinante ed è stato un leggendario motivatore di agenti, ma ha una visuale ristretta e talvolta non osa abbastanza", ha scritto Ben Caspit, commentatore del quotidiano Mariv.
"È esattamente il responsabile dei servizi che voleva Netanyahu: un uomo fedele alla linea dei capi, con un barometro sensibilissimo per misurare lo stato d'animo del premier e non troppo avventuroso".
L' UOMO GIUSTO PER LA STRATEGIA "SUNNITA"
Da consigliere del premier per la Sicurezza, Cohen è riuscito a mantenere buoni rapporti con l' Amministrazione Obama anche nei momenti in cui le relazioni USA-Israele sono state sottoposte a un notevole stress, in particolare dopo il discorso di Netanyahu dinanzi al Congresso USA interpretato da alcuni come un disperato tentativo di affondare il negoziato nucleare con l'Iran.
Ovviamente il primo ministro israeliano si augura che il nuovo capo del Mossad continui ad aiutarlo a tessere la rete di relazioni diplomatiche con tutti i Paesi, compresi gli Stati arabi e islamici.
In altre parole Netanyahu conta su Cohen per incoraggiare gli Stati sunniti moderati a stringere con Israele legami fondati su una visione comune riguardo al pericolo rappresentato dall'Iran e dall'Isis.
"Questa diplomazia segreta è tradizionalmente compito del Mossad", spiega Yossi Alphr, ex direttore del Joffee Centre for Strategic Studies ed ex agente del Mossad. "Tutti i Paesi musulmani sunniti che ritengono pericolosi tanto i sunniti militanti quanto gli sciiti, sono potenziali alleati di Israele. E questo è chiaramente uno degli obiettivi strategici di Netanyahu nella regione accantonando per il momento la questione palestinese".
B.A.