Il Financial Times periodicamente realizza delle interviste a grandi nomi della finanza, dell’economia, della politica, dello spettacolo, della ricerca scientifica e, in generale, a leader internazionali. Queste interviste sono realizzate a pranzo (da cui il nome della rubrica: “Lunch with FT) in locali londinesi o a New York, a Parigi o a Zurigo o in qualche altra capitale. Quella pubblicata sul numero di oggi è stata realizzata all’Occidental Grill & Seafood di Washington. Edward Luce, commentatore dell’FT, ha intervistato Turki bin Faisal Al Saud, principe saudita e storico e controverso direttore dell’intelligence di Ryad. Dimessosi pochi giorni prima dell’11 settembre dopo 24 anni ininterrotti ai vertici del Mukhabarat Al A’amah.
In un passaggio dell’intervista Luce chiede al suo ospite di indicare i migliori Servizi di intelligence al mondo:
[…] I ask him to rank the best in the world in terms of data gathering, interpretation of data, and operations. Turki relishes the question.
“In terms of raw data, definitely the Americans have it over everybody because of their technical and financial means,” he says. “In terms of human resources, I would rate the British as having the most expert human capabilities on specific subjects – at that time [when he was head of Saudi intelligence], of course, it was the Soviet Union – the bane of everybody. To get a first-hand report from a British analyst always had that extra edge and knowledge that you felt comfortable in accepting as being authoritative. Probably in terms of operational capability and in terms of unleashing your capabilities, I would say the Israelis are the most professional, although they’ve committed lots of mistakes. But they do accomplish their missions.”
No mention of the Chinese? “That’s what has changed the most since 2001,” he says. “I can only tell you that Chinese intelligence didn’t loom large in those days.”
In questo momento su RauStoria : Sworn to Secrecy – I cinque di Cambrige.
B.A. Week end
Se posso anche far notare due altri articoli collegati in qualche modo nella stessa edizione del FT: quello a p.4 sul MI5 che ha qualche problema con i jihadisti britannici che tornano dalla Syria, e quello a p.14 sulla Senatrice americana Dianne Feinstein che sta mettendo sotto torchio alcune prassi della CIA, tipo spiare i pc dei membri del congresso.
[a ittiolo personale, per la seconda volta in pochi giorni, ho avuto un moto di piacere intellettuale nel vedere che anche il principe Turki al-Faisal ha ricordato la carica della brigata leggera.]
Sempre in materia di rapporti ed interventi dell’occidente in Medio Oriente, un’analisi interessante di quello che viene visto come il fallimento di smantellare il network terroristico piú famoso al mondo:
http://www.independent.co.uk/voices/comment/alqaida-the-second-act-9195455.html