… di fronte al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (dal Sole 24ore):
La sicurezza è garantita. Non c’è stata violazione dei dati di cittadini o di membri del governo. Lo ha sottolineato il premier, Enrico Letta, nella sua audizione al Copasir. Al comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto da Giacomo Stucchi, Letta ha assicurato che la macchina dei Servizi dopo 5 anni funziona a pieno ritmo, e garantisce la sicurezza dei cittadini. Il nostro Comparto Intelligence, ha inoltre riferito il premier, secondo quanto hanno spiegato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi e il vicepresidente, Giuseppe Esposito, non erano interessati al programma Tempora. L’Italia non ha partecipato al Datagate e i nostri 007 non hanno mai avuto un ruolo nelle intercettazioni massive.
Stucchi: i nostri servizi segreti nel 2008 furono contattati dagli inglesi, ma non fu accolta la collaborazione
«I nostri servizi segreti – ha spiegato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, al termine dell’audizione a Palazzo San Macuto del premier Enrico Letta, sul caso Datagate – non erano a conoscenza del programma Tempora. Nel 2008 furono contattati dai Servizi inglesi, ma non fu accolta la richiesta di collaborazione». Era una fase particolare di ristrutturazione dei nostri Servizi segreti , ha spiegato Stucchi, «e nemmeno il programma Tempora era denominato in quel modo. La proposta riguardava un programma di scambio, il nostro Paese non poteva farlo perché le leggi lo impediscono. E quindi questa richiesta è stata cassata», ha tagliato corto Stucchi. Per il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, «l’audizione di Letta è stata completa. Oltre alle informative sui casi di attualità come il Datagate e Nsa, il presidente del Consiglio ha relazionato anche su questioni di intelligence legate alla relazione annuale prevista dalla legge».Il perimetro delle rilevazioni di Snowden non è noto
Quanto alle rivelazioni di Edward Snowden, la talpa del Datagate «Letta ha confermato che il perimetro di queste rivelazioni non è ancora ben noto, e bisognerà capire bene se quello che viene riportato è effettivamente vero o meno. E anche su questo -ha concluso Stucchi- esiste una legittima preoccupazione, ma non c’è stata nessuna violazione dei dati di cittadini italiani o di membri del governo». Intanto la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito che il premier Letta riferirà alla Camera il 20 novembre, alle 9,30, sulla vicenda del Datagate.
Hummm… “perimetro”. Il Dott. Spock avrebbe detto: “…denota pensieri bidimensionali“* 😀
* Star Trek: The Motion Picture
Per adesso sembra che i documenti fuoriusciti siano tra i 50.000 ed i 200.000: http://www.reuters.com/article/2013/11/14/us-usa-security-nsa-idUSBRE9AD19B20131114
Ottimi stimatori questi della NSA. E’ come dire a mamma e papà che ti mancano dai 5 ai 20 esami alla tesi…
😛
Mi sembra come il Debito Pubblico dell’Italia o come gli Sprechi nella Spesa della Pubblica Amministrazione. Non sappiamo ma valutare ….
B.A.
Cosa darei per poter essere presente ad un ipotetico meeting tra i nostri servizi e quelli inglesi…
Silendo, quindi tutto come avevo detto io pochi minuti dopo la fuoriuscita di quella informazione… 😀
Sai che non mi ricordo, Snow…ehm…Jack..? 😀
SCUSA SILENDO,
MA NON TROVO UN ARTICOLO DI PANORAMA (PER CAPIRCI IL NUMERO CON I POMODORI IN COPERTINA) DOVE C’ERA UN ARTICOLO SUL “RECLUTAMENTO” ON LINE DEI NOSTRI SERVIZI.
SICURAMENTE E’ STATO LETTO. MA I COMMENTI ?
B.A.
Babbano, sai che non lo ricordo…?!? 😮
Dalla Rassegna Stampa del Ministero dell’Interno
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15/nov/2013 . 96. PANORAMA. 15-11-2013. 96. E’ LA SPIA CHE FA LA DIFFERENZA …. Page 97. 94. Page 98 …
B.A.
Stessa settimana, sull’Espresso del 21/11/2013 pag. 11 un articolo sul Taglio dei fondi all’AISE : SERVIZI SEGRETI :QUANTI TAGLI, POVERE SPIE
B.A.
SILENDO … il servizio RASSEGNA STAMPA ha bisogno di una riorganizzazione.
Qualcuno si è anche lamentato della mia pregressa “attività”.
Non bisogna mai aspettarsi le pacche sulle spalle …
B.A. MONITOR
Cipro: L’isola delle spie
5 novembre 2013
Süddeutsche Zeitung Monaco
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A causa della sua posizione strategica l’isola è da decenni il centro delle attività di spionaggio britanniche e americane in Medio Oriente. I documenti di Edward Snowden hanno rivelato che è anche un’importantissima base per le intercettazioni.
John Goetz | Frederick Obermeier | Nicky Hager
A seconda di quanto prescrive il loro regolamento, alcuni arrivano indossando short gialli, altri con un cappellino in testa. Non devono attirare sospetti. Nessuno deve sapere che gli americani si dedicano allo spionaggio a Cipro, che per di più è una base militare britannica. Gli agenti americani pertanto sono tenuti a camuffarsi da turisti prima di mettersi in strada per raggiungere Agios Nikolaos, la località dove si trova uno dei principali centri di intercettazione dei servizi britannici di intelligence elettronica, il quartiere generale delle comunicazioni del governo (Gchq, Government Communications Headquarters ).
La base militare è nascosta all’interno di questa “stazione straniera” che risponde al nome in codice di “Sounder” nei documenti spifferati dall’informatore americano Edward Snowden. Ciò è quanto risulta dalle indagini condotte dal quotidiano greco Ta Nea, l’emittente greca Alpha Tv, il settimanale italiano L’Espresso e la Süddeutsche Zeitung.
Il centro di intercettazione è situato nella parte est di Cipro, una regione povera nei pressi della Linea verde che separa la Repubblica di Cipro dalla parte turca dell’isola. Nelle immagini aeree si individuano alcuni edifici, parabole e antenne. Tutto intorno il panorama è roccioso, brullo, deserto. Cinque chilometri separano la base militare dalla spiaggia e dalla località più vicina, dove la gente potrebbe farsi qualche domanda sulla presenza di quegli stranieri abbigliati in modo strano. Il vantaggio di quel centro è proprio la sua tranquillità. Il Gchp e l’Nsa non ascoltano il mondo intero soltanto dai loro centri più noti nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ma anche da Cipro.
L’isola funge da base centrale dello spionaggio britannico in Medio Oriente dalla fine degli anni quaranta. La situazione del Sinai, dell’Iraq o della Siria è sempre stata tenuta sotto controllo dalle spie di Cipro. La posizione strategica dell’isola è ideale: la Siria dista soltanto cento chilometri, e poco più i focolai di Israele e Libano. Nel frattempo, l’isola è diventata anche uno snodo importante per sorvegliare internet e le telecomunicazioni del vicino oriente e dell’Africa del nord, tenuto conto che vi transitano 14 cavi sottomarini. Se da Beirut chiamate Berlino o scrivete una email a Tel Aviv, ci sono molte probabilità che i vostri dati transitino prima di tutto attraverso Cipro grazie a un cavo a fibre ottiche. L’intercettazione di queste linee, e lo sappiamo quanto meno da quando Snowden ha deciso di spifferare tutto, fa parte della routine dei servizi segreti britannici.
Il Gchq può contare sul lascito coloniale di Londra: anche dopo l’indipendenza di Cipro, negli anni sessanta, la corona britannica ha mantenuto sull’isola due basi militari. A differenza dei siti militari tradizionali, queste basi dette “Sovereign Base Areas” sono considerate veri territori d’oltremare. Ed è proprio in uno di questi che si trova il centro di ascolto di Agios Nikolaos.
Le spie britanniche possono contare anche sul prezioso aiuto dell’azienda pubblica cipriota Cyprus Telecommunications Authority (Cyta), che utilizza anch’essa un gran numero di cavi sottomarini. La società di telecomunicazioni è tenuta per contratto a coperare con i britannici. Ciò significa che ha l’obbligo, proprio come numerose altre aziende britanniche e americane, di collaborare alle intercettazioni e a soddisfare la sete di informazioni dei servizi segreti britannici.
Persone di fiducia
“Mastering the internet”, avere il controllo totale di internet : questo è l’obiettivo dichiarato delle spie di sua maestà
“Mastering the internet”, avere il controllo totale di internet : questo è l’obiettivo dichiarato delle spie di sua maestà. Ogni secondo gli agenti britannici intercettano centinaia di gigabyte di mail, telefonate e database. E naturalmente è da Cipro che operano anche gli agenti assegnati ai dossier più importanti, quelli che spiano Israele, per esempio, paese che con il nome in codice di “Ruffle” collabora al tempo stesso con americani e britannici e scambia informazioni con loro. È sempre da Cipro che gli agenti sarebbero riusciti a infiltrarsi nella rete Tor, ritenuta ciò nonostante sicura. In un documento che riporta la data del 2012 sono indicati come “persone di fiducia”, aventi al loro attivo “moltissime missioni difficili”.
Anche se Agios Nikolaos è ufficialmente una base britannica, in realtà è il prodotto di un programma congiunto anglo-americano. I britannici a più riprese sono arrivati a un passo dal dover chiudere il centro e a ridurne la copertura. Ogni volta gli americani sono arrivati in loro aiuto, non volendo a nessun costo perdere questa base di importanza strategica. E non hanno certo badato a spese.
Oggi la National security agency (Nsa) sovrintende alla metà delle operazioni di funzionamento. Al Gchq, la parola d’ordine è che la base deve continuare a funzionare a tutti i costi, per mantenere “buoni rapporti con i clienti americani”.
Il primo di questi clienti americani, proprio l’Nsa, invia da sempre propri agenti a Cipro, ma poiché ciò è contrario alla convenzione firmata dai governi britannico e cipriota, le spie americane sono obbligate ad agire in incognito. Secondo quanto prevede il regolamento interno dell’Nsa devono passare per turisti, per esempio semplici viaggiatori europei. E in nessun caso devono essere identificati come americani.
Traduzione di Anna Bissanti
B.A.
Servizi segreti: è la spia che fa la differenza
Solo Stati Uniti, Cina, Russia e Israele investono miliardi e possono impiegare tecnologie avanzate. Tutti gli altri, Italia compresa, sono destinati al ruolo di comprimari
28-11-201311:53
di Annalisa Chirico
Attorno a quel che non si sa si costruiscono le interpretazioni più suggestive. Spionaggio, servizi segreti e messaggi in codice sono ingredienti saporiti. Ma a volte il confine della notizia viene superato e si entra nel terreno minato delle fantasticherie. Nel 2001 una commissione del Parlamento europeo cura un rapporto «sull’esistenza di un sistema globale di intercettazione di comunicazioni private e commerciali, il sistema d’intercettazione Echelon». Ecco, partiamo da qui, dal Grande orecchio di Echelon. Per raccontare la situazione oggi, Panorama ha consultato una pluralità di fonti in ambienti militari e dei servizi, soprattutto stranieri.
Innanzitutto facciamo chiarezza. L’intelligence di ogni paese è di due tipi: «human intelligence» (Humint) e «signal intelligence» (Sigint). La prima comprende le spie in carne e ossa, sebbene non tutte somiglino a James Bond. La seconda è basata sulla raccolta dei segnali elettromagnetici. Basta far vibrare un vetro per produrre onde che possono essere captate con una banale ricetrasmittente: è sufficiente intercettare la frequenza esatta. Da non dimenticare poi la «open source intelligence», che si basa sull’analisi di fonti pubbliche, incluse le cronache giornalistiche.
Le sfide del presente sono dure e inedite. Ma quel che emerge dal presunto scandalo Datagate è il gap tecnologico tra quei paesi, Stati Uniti in testa con Russia e Israele (e Cina), che investono miliardi di dollari in innovazione e ricerca, e sono in grado di impiegare tecnologie da fantascienza, e gli altri, Italia inclusa, che tutt’al più galleggiano. Ecco, attraverso alcuni episodi e qualche rivelazione, lo stato dell’arte dello spionaggio.
C’è chi ci mette anni, chi giorni
«Tutto il mondo usa il Sigint» è il lapidario commento di un funzionario straniero. Questo sistema di intercettazione infatti non è prerogativa americana, l’aveva anche l’Iraq di Saddam Hussein, per intenderci. Il Grande orecchio orwelliano è un sistema di raccolta di onde elettromagnetiche. Ogni conversazione telefonica passa su un ponte radio e, una volta nell’etere, è captabile da chiunque. Per renderla inaccessibile devi criptarla. Poi ci sono tecnologie, come quella americana, che riescono a decrittare in breve tempo anche codici molto complessi. «L’Italia può impiegare anni per decodificare conversazioni americane altamente protette». Non è un caso che le telefonate ai massimi livelli tra i servizi italiani e gli omologhi della Cia avvengano con un telefono fornito dagli americani. L’apparecchio in uso ai vertici del Sismi è schermato, ma è chiaro che non c’è gara: gli statunitensi non reputano i nostri dispositivi così sicuri. Le conversazioni tra apparati governativi italiani passano per la rete del Centro decisionale nazionale di Forte Braschi, a Roma, ma, giura la fonte, «gli americani ci mettono poco a decriptarle». La sede del Consiglio supremo di difesa vanta invece una protezione speciale. In ambienti d’intelligence straniera non si fa mistero del fatto che «tutti sapevamo di essere intercettati dagli Usa, del resto è difficile tenere testa agli americani».
La vera questione è il divario tecnologico fra paesi che, seppure alleati, competono tra loro sullo scacchiere internazionale. C’è il club dei paesi anglosassoni (Usa, Nuova Zelanda, Australia, Gran Bretagna, Canada) che condividono signal intelligence con speciali garanzie da parte Usa. C’è poi un’ampia platea di paesi alleati, tra cui Italia, Francia e Germania, che scambiano informazioni Sigint e mettono in allerta in caso di rischi. Sapendo di essere intercettabili e intercettati. «Una volta il vicecapo dell’Fsb (i servizi segreti russi, ndr) mi ha domandato, incredulo, se fosse vera la notizia che con la riforma dei servizi l’Italia ha introdotto il reclutamento per concorso. Quando ho confermato, ha trattenuto a stento il riso». Come dire, porte aperte agli infiltrati.
Le intercettazioni «a fascio»
A seconda della tecnologia di cui disponi, il Sigint consente di conoscere il contenuto delle conversazioni. Nulla di diverso, spiega una fonte giudiziaria, dalle intercettazioni «a fascio» che la magistratura italiana ha più volte impiegato. Nel caso del latitante mafioso Vito Roberto Palazzolo, la Procura di Palermo dispose intercettazioni a fascio che registravano tutti i flussi telefonici in entrata e in uscita tra Italia e Sud Africa. Ma anche durante il soggiorno in Tunisia di Bettino Craxi i pm di Milano disposero un identico controllo tra l’Italia e la Tunisia. Un Sigint artigianale era quello di Gioacchino Genchi, l’ex consulente informatico delle procure di mezza Italia, abile nell’analisi statistica di migliaia di dati ricavati dai tabulati telefonici.
Quell’incontro tra Berlusconi e Blair
In Italia l’ex premier Silvio Berlusconi è stato ampiamente intercettato, e non solo da parte statunitense (soprattutto per i rapporti con Vladimir Putin). Ricordate l’incontro tra Berlusconi e il premier inglese Tony Blair il 15 febbraio 2002 a Villa Madama? Tempo dopo il Sunday Telegraph riportò il contenuto di un documento top secret, rinvenuto nel quartier generale dei servizi iracheni bombardato dagli americani, secondo il quale durante quel summit a due Blair faceva riferimento a «cose negative decise dagli Usa a proposito di Baghdad».
Il documento aggiungeva che Mosca aveva consegnato a Baghdad una lista di killer da impiegare in Occidente. Qualcuno riferì a Saddam di quel colloquio tra Berlusconi e Blair. Chi ha origliato a Villa Madama? Secondo fonti riservate, sono stati agenti russi agli ordini di Putin.
L’assistenza italiana al Vaticano
Recentemente Il Giornale ha pubblicato le dichiarazioni di un «ex alto funzionario della nostra intelligence» secondo il quale l’incontro tra Giovanni Paolo II e il ministro iracheno Tarek Aziz nel 2003 fu intercettato dagli 007 italiani. Le cose andarono diversamente. Ben prima dell’incontro tra il Pontefice e l’ex braccio destro di Saddam, i servizi italiani, ben insediati in Iraq, entrarono in possesso del canovaccio cui Aziz si sarebbe attenuto seguendo le istruzioni del regime. È vero anche che in diverse occasioni il capo della sicurezza del Vaticano ha chiesto aiuto ai servizi italiani. E l’Italia, a volte, ha risposto mettendo a disposizione le sue apparecchiature, come per la visita di Giovanni Paolo II in Bosnia nel 2003 dove aleggiava il rischio di un attentato.
Aerei e navi spia in Europa
Gli 007 italiani non hanno fornito assistenza soltanto al Vaticano. Hanno addestrato e formato al Sigint anche le unità del Mukhabarat egiziano ai tempi di Hosni Mubarak e faranno altrettanto, si prevede, con i libici. L’Europa è percorsa da aerei Sigint che «captano ogni radiazione elettromagnetica, che poi tentano di decifrare». Nel Mediterraneo si aggira per tutto l’anno una nave italiana, costruita da Finmeccanica, che svolge la medesima funzione: capta tutto quello che può captare.
Cooperazione e subalternità
La cooperazione Sigint ha un ruolo cruciale nella lotta al terrorismo, che rimane «la criticità numero uno in Italia e nel mondo». Se ogni radiazione elettromagnetica che finisce nell’etere è alla portata di chiunque, c’è però chi è più bravo di altri a raccogliere e decriptare. Come difendersi dalla subalternità tecnologica è la grande questione. Il rischio è che, anche per l’ipertrofia della politica, in Italia vengano inserite in ruoli chiave persone prive delle competenze per elaborare risposte adeguate alle sfide.
Per un paese finanziariamente dissestato colmare il gap tecnologico è impossibile. Bisogna imparare a difendersi dalle invasioni altrui. «Se hai sete e mi chiedi un bicchiere d’acqua, io te lo porgo senza battere ciglio. Ma se ne hai già bevuto 6 litri e continui a domandarmi acqua, io mi insospettisco». Ecco, si può collaborare tenendo presente questo «mismatch». Neutralizzare il più possibile gli scambi critici senza alterare i connotati di un’alleanza politica e militare richiede capacità di analisi. L’indignazione a buon mercato serve a poco.
B.A.
Privacy e spionaggio: ora anche le pietre ti osservano
Non basta più guardarsi dalle intercettazioni di messaggi e telefonate. Arrivano le sonde camuffate da sassi
07-11-201317:15
Un sensore SPAN nascosto dentro una custodia a forma di sasso (Credits: Lockheed Martin)
“Fidatevi: gli Usa continueranno a spiarvi”
di Marco Pedersini
Si può essere spiati anche se si rinuncia ad usare il cellulare, a navigare su Internet e non ci si abbandona a confidenze al telefono. Lo sanno anche le “pietre” studiate dalla Lockheed Martin, il colosso della difesa che produce dai caccia F-35 all’elicottero con cui si muove il presidente Barack Obama.
Sono sensori che stanno nel palmo di una mano, progettati per attivarsi quando qualcuno passa nelle vicinanze e mandare un segnale a un drone o a una telecamera nelle vicinanze. Nascosti in sassi finti o mantenuti sottoterra, i sensori del sistema SPAN (acronimo di Self-Powered Ad-hoc Network) funzionano come delle vere sentinelle: vi “vedono” e danno il via a un passaparola tra sonde che segnala la vostra presenza al centro di comando più vicino.
Il sistema SPAN era nato per i pattugliamenti in Afghanistan, ma adesso è disponibile anche per gli usi civili: “Può tornare utile in campi molto diversi, dalla sorveglianza dei confini al monitoraggio strutturale di ponti, tubature o delle parti di un aeroplano”, dicono i tecnici di Lockheed Martin a Panorama.it.
L’uso delle pietre-spia non è una novità: l’anno scorso, i servizi segreti britannici hanno ammesso di aver usato una sonda camuffata da sasso in un parco pubblico di Mosca nel 2006. La tecnologia, però, era decisamente limitata: “I sensori costavano molto, lanciavano spesso falsi allarmi, le batterie duravano poco e sostituirle, in un territorio come l’Afghanistan, poteva costare la vita a qualche soldato”, spiegano da Lockheed Martin.
I tecnici hanno fatto fare a questi sassi-spia un salto evolutivo. La batteria del sistema SPAN dura per anni, riesce a ricaricarsi con il sole, spreca poca energia e usa componenti elettronici commerciali per restare a buon mercato. “Siamo pronti per renderlo disponibile su larga scala”, dicono dall’azienda americana. Siete avvisati.
Come funzionano le “pietre-spia” sul campo di battaglia:
Certi articoli ti fanno quasi tenerezza, questa è già tecnologia di ieri, si vedono in giro cose moooolto più sofisticate. Lo posso stra-garantire.
😉
Caro Hood, manca il concetto di horizon scanning, da noi in Italia… 😉
in compenso abbiamo sviluppato benissimo, meglio di chiunque altro al mondo il concetto di ‘navel gazing’.
😀
Vero….
“”ma non c’è stata nessuna violazione dei dati di cittadini italiani o di membri del governo“”
Ma lo ha detto veramente?
Sarà…….eppure a me qualcosa nel Datagate non torna….insomma gli Usa cosi babbioni sono?Veramente vogliamo credere che Snowden porta fuori tutto questo?Poi non so..prima in Cina.poi in Russia,tutti nemici diciamo degli Usa…
Poi comunque leggo che lo spionaggio di un certo tipo non inizia certo con Prism,e il Radar italiano lo dimentichiamo???E mi sa non solo quello…
Poi prima di Snowden,nel Gchq era già successo tempo fa..Katahrine Gun se mi ricordo bene?Diciamo che ogni tanto è prassi…..
La tua opinione Silendo???
ciao
Diciamo che la digitalizzazione delle informazioni e dei dati, da un lato, e la amplissima attività di raccolta informativa da parte statunitense, rendono possibile l’apertura di falle. Snowden è una di queste.
Che poi Snowden sia entrato in un gioco più grande di lui…. mi pare cosa piuttosto evidente 😉
Datagate
Nsa, spiato un centro di ricerca a Trieste
Ma il silenzio del governo continua
Il giornale francese ‘Le Monde’ rivela che la struttura di fisica teorica Ictp è stata al centro di un programma di spionaggio da parte dei servizi americani. Una notizia che non ha però portato ad alcuna presa di posizione dell’esecutivo
di Stefania Maurizi
L’Ictp di Trieste
Non sono servite neppure le rivelazioni di ieri del quotidiano francese “Le Monde” a spezzare il muro di silenzio e inazione del governo italiano sullo scandalo scoppiato in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden.
Il giornale parigino ha rivelato una nuova operazione di spionaggio delle comunicazioni compiuta dalla National Security Agency (Nsa) a danno del centro internazionale di fisica teorica di Trieste: l’Ictp, uno degli istituti scientifici più prestigiosi al mondo dedicato al fisico pakistano e premio Nobel Abdus Salam.
Nonostante il suo carattere profondamente internazionale, l’Ictp di Trieste è a tutti gli effetti un centro di ricerca italiano e deve la sua esistenza e la sua operatività ai finanziamenti del governo, che sul caso però tace. Un silenzio ormai costante dall’inizio dello scandalo Datagate che, come “l’Espresso” ha scritto per mesi, riguarda anche l’Italia, come dimostrano i documenti top secret di Snowden visionati dal nostro giornale e i file che il giornalista americano Glenn Greenwald ha condiviso con l’Espresso sui programmi di sorveglianza di massa della Nsa che hanno preso di mira anche il nostro Paese.
Da sempre la strategia del governo e dei servizi di intelligence italiani è di negazione e silenzio. Basta ricordare le dichiarazioni del premier Enrico Letta alla Camera poche settimane prima che l’Espresso rivelasse i file di Snowden per l’Italia: «In base all’analisi della nostra intelligence e dei contatti internazionali», aveva dichiarato Letta, «non risultano compromissioni della sicurezza delle comunicazioni, né dei vertici di governo, né delle nostre ambasciate, né risulta che la privacy dei cittadini sia stata violata». I documenti pubblicati dal nostro giornale raccontavano invece un’altra storia. Ma pur in presenza di quei file top secret, la strategia dello struzzo andò avanti, in attesa che la tempesta passasse e che lo scandalo svanisse dallo schermo radar dell’opinione pubblica. Ora, però, le rivelazioni di Le Monde sul centro di Trieste riaprono la partita. E, saltato Letta dalla plancia di comando, tocca a Matteo Renzi.
Stando alle rivelazioni di “Le Monde”, il programma con cui l’Ictp è stato spiato dalla Nsa si chiama “Upstream” ed è uno dei molti programmi di sorveglianza di massa dell’agenzia che sono emersi dai documenti top secret rivelati da Edward Snowden quasi un anno fa e che ancora oggi continuano a essere pubblicati in tutto il mondo.
Upstream, racconta “Le Monde”, opera sui cavi sottomarini: le grandi autostrade delle comunicazioni che trasportano immensi flussi di dati. Oltre il 99 percento delle comunicazioni intercontinentali di tutto il mondo avviene grazie ai cavi sottomarini in fibra ottica», spiega Alan Mauldin di “Telegeography”, azienda leader nel settore delle consulenze e della ricerca per il mercato delle telecomunicazioni. Accedendo a questi cavi, la Nsa riesce a “succhiare” indiscriminatamente telefonate, traffico internet, email, siti visitati, video postati su YouTube e commenti pubblicati su social network come Facebook e Twitter.
“Upstream” non è però l’unico programma di sorveglianza di massa della Nsa che opera sui cavi sottomarini: ad agosto, l’Espresso aveva rivelato che le comunicazioni italiane che transitano per tre cavi con nodi in Sicilia di nome Fea, SeaMeWe3 e SeaMeWe4, erano spiate dal partner inglese della Nsa : il Gchq, che, a partire dal 2009, ha messo in piedi un micidiale programma di nome “Tempora”. Secondo quanto riportato da Le Monde, invece, la sigla “Upstream” sembrerebbe anche più complessa dell’operazione Tempora: sotto questo codice, infatti, la Nsa ingloberebbe tutta una serie di programmi di sorveglianza di massa «i cui dettagli sono ancora largamente sconosciuti». Le Monde definisce Upstream un “programma tentacolare d’intercettazione”, come tutti i programmi dell’agenzia che hanno il potere di avere un accesso sistematico e indiscriminato a enormi flussi di comunicazione.
Resta ora da capire se Matteo Renzi pretenderà spiegazioni dal governo americano sul perché l’Ictp di Trieste, una struttura scientifica di carattere internazionale e nata dalla collaborazione tra l’Italia e due agenzie delle Nazioni Unite è stato spiato e su che tipo di informazioni sono state acquisite.
http://espresso.repubblica.it/internazionale/2014/05/09/news/nsa-spiato-un-centro-di-ricerca-a-trieste-ma-il-silenzio-del-governo-continua-1.164754