Da ASCA:
L’attivita’ di intelligence (il lavoro di quelli che una volta venivano chiamati servizi segreti) ”e’ cambiata” e si trova a fronteggiare nuove minacce, dalla Rete agli attacchi ”non piu’ solo alla sicurezza fisica, allo Stato ma al sistema-paese nel suo insieme, alla sua competitivita”‘. Per questo ”c’e’ bisogno di avvicinare l’intelligence al decisore politico per avere le priorita’ della propria azione”. Lo afferma l’ambasciatore Giampiero Massolo, Capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) intervenendo alla conferenza su ‘Le sfide della nuova intelligence’, organizzata dalla SIOI, la Societa’ Italiana per l’Organizzazione Internazionale presieduta dall’ex ministro degli Esteri e gia’ presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, Franco Frattini.
Lo stesso Frattini, aprendo la conferenza, sottolinea come il sistema di intelligence sia ”non solo uno degli assi fondamentali della sicurezza del sistema-paese ma lo strumento imprenscindibile per l’adozione di decisioni ad alto livello. Decisioni che indicano nell’intelligence l’unico strumento per prevenire attentati, per arrivare alla sicurezza generale”. Massolo spiega che ”la nuova intelligence cambia, si e’ evoluto il concetto di minaccia”. La sicurezza ormai ”e’ difesa non necessariamente al cippo del confine di Tarvisio ma piu’ lontano. Poi c’e’ la Rete, dove non c’e’ minaccia che regga. Ancora – dice l’ambasciatore – la minaccia non arriva piu’ solo da altri Stati, dai competitori ma da gruppi di persone, a volte da singoli individui. Infine la minaccia non e’ più solo alla sicurezza fisica, allo stato sovrano ma al sistema-paese, alla competitivita’ dello stato stesso”. Con questi nuovi scenari ”viene messa a repentaglio la possibilità di offrire ai cittadini sicurezza fisica ma non solo”. La crisi economica e finanziaria che sta attraversando l’Italia, spiega Massolo, ”ha fatto da moltiplicatore dei rischi nel nostro paese. Innanzitutto si e’ accentuata la vulnerabilita’ strutturale del nostro modello produttivo. In secondo luogo c’e’ maggiore esposizione delle nostre aziende allo spionaggio industriale. Infine, la crisi ha alimentato il disagio sociale”. L’attivita’ di intelligence quindi, prosegue Massolo, ”deve cercare nuovi compiti, nuove responsabilità, affinare la ricerca, leggere più informazioni possibile”. A tutto questo, si domanda retorico il capo del Dis, come ci si organizza? Per Massolo ”c’e’ bisogno di avvicinare l’attività di intelligence al decisore politico”, in modo da ”avere le priorità affinate per svolgere la propria azione. Questa forte vicinanza e’ uno dei cardini dell’attività. In questo momento, continua Massolo, ”il decisore politico chiede determinate cose all’intelligence. Innanzitutto informazioni contestualizzate, con la dritta giusta al momento giusto per esempio in occasione di incontri internazionali. Poi, cosa difficile da farsi, cercare di influire sulle situazioni sul terreno, indirizzare per esempio verso un certo comportamento un gruppo di insorti. Ed e’ questa la sfida piu’ grande, l’obiettivo principale della nuova intelligence”
Personalmente trovo particolarmente importante il riferimento alla necessità di influire. L’influenza strategica è, probabilmente, una delle capacità più rilevanti per l’Intelligence nell’attuale contesto internazionale e, al contempo, una delle più complesse e difficili da sviluppare.
Riguardo al rapporto col decisore nella formulazione delle priorità ed alla protezione del Sistema-Paese, segnalo due passaggi della recente relazione del CoPaSiR (pagina 9 e 11):
L’azione volta all’individuazione degli interessi da tutelare per garantire la sicurezza dello Stato anche attraverso l’attività informativa propria dei Servizi deve essere ulteriormente migliorata. La riforma del 2007 ha esteso la competenza intelligence alla “protezione degli interessi economici, scientifici e industriali dell’Italia” e ha attribuito al CISR il compito di definire annualmente il “fabbisogno informativo” che deve costituire l’indirizzo cui orientare l’attività dell’intero Sistema di informazione per la sicurezza. È evidente, infatti, come la previsione legislativa avesse necessità di essere specificata attraverso le concrete indicazioni delle diverse strutture dello Stato, rappresentate nel CISR, sulla base delle esigenze provenienti dall’evoluzione della situazione politica ed economica interna e internazionale.
Nel corso della legislatura l’individuazione e la precisazione degli obiettivi sono migliorate rispetto alla prima attuazione della legge. Tuttavia, è necessario – specie in una fase di indispensabile riqualificazione della spesa – compiere un ulteriore sforzo per selezionare gli ambiti di attività verso cui indirizzare il massimo impegno. Un concreto passo in avanti è stato compiuto in tal senso attraverso l’istituzione del cosiddetto CISR tecnico presieduto dal direttore generale del DIS e composto dai capi di gabinetto dei ministri componenti del CISR e dal Segretario generale del Ministero degli affari esteri. Tale organismo ha il compito di preparare i lavori del Comitato interministeriale strutturando i rapporti con le singole amministrazioni, favorendo così il processo di formazione delle priorità. È infatti compito del Presidente del Consiglio e del CISR stabilire le priorità strategiche del Paese.
D’altro canto, il Comitato ha affermato nella precedente relazione annuale che il Presidente del Consiglio dovrebbe illustrare al Parlamento attraverso un’audizione presso il COPASIR le scelte compiute in occasione dell’approvazione annuale dell’apposito documento che contiene gli obiettivi aggiornati della politica della sicurezza.[…]Si è acquisita negli anni più recenti una diffusa consapevolezza del fatto che nelle nuove forme e dimensioni della competizione economica possono annidarsi con maggiore facilità minacce per la sicurezza economica, scientifica e industriale dei singoli Stati. Ne è derivata l’esigenza di rafforzare l’impegno degli apparati di intelligence in questo ambito. Per l’Italia, diversamente da altri paesi, si può dire che occorreva costruire una funzione per certi aspetti nuova rispetto ai compiti tradizionali dei Servizi. Alcuni profili di essa richiedono, infatti, un’attenta definizione dei limiti di intervento, tenendo conto dell’esigenza di non interferire nel libero svolgersi delle vicende economiche e del fatto che in questo campo i rapporti di collaborazione e le sinergie tra gli organismi informativi dei diversi Stati seguono più le logiche variabili degli interessi economici nazionali che quelle consolidate delle alleanze politico-militari.
La legge n. 124 ha quindi previsto la specifica competenza di AISE e AISI in materia. Si tratta di uno dei punti più significativi della riforma del 2007. Tuttavia, nonostante siano stati istituiti i competenti reparti delle due Agenzie sin dalla prima fase di attuazione delle nuove disposizioni, si registra tuttora – a giudizio del Comitato – un ritardo nel raggiungimento dei risultati che sarebbero necessari.
Anche in questo caso, il problema principale appare quello di circoscrivere e selezionare i settori da privilegiare nell’attività informativa. L’organizzazione e le risorse da reperire non possono prescindere da un chiaro indirizzo sulle priorità, che deve venire, innanzitutto, dall’autorità politica. È indispensabile che nei prossimi anni si determinino le condizioni affinché le strutture dell’intelligence possano svolgere attività che in altri paesi rientrano già da tempo tra quelle di competenza dei Servizi di informazione. In caso contrario, si rischia di procedere sulla base delle esigenze contingenti e di non mettere a punto gli strumenti idonei ad affrontare materie che richiedono, invece, conoscenze specialistiche.
Il Comitato ritiene che, per quanto riguarda l’AISE, si debbano precisare le modalità di supporto alle aziende italiane all’estero anche in relazione alla sicurezza fisica degli impianti e alle scelte di investimento. Essenziale è, inoltre, il ruolo che l’Agenzia può rivestire nella prevenzione di possibili minacce sin dal loro manifestarsi in territorio estero.
L’AISI dovrebbe, viceversa, finalizzare l’attività di ricerca informativa per concorrere soprattutto al contrasto dell’evasione fiscale e del riciclaggio.
Il controspionaggio si dovrebbe, invece, concentrare sulla tutela del patrimonio di conoscenza delle imprese italiane.
La dimensione medio-piccola del panorama industriale del nostro Paese rende indispensabile – proprio per queste aziende – il supporto dell’intelligence a protezione talvolta di elevate acquisizioni scientifiche e tecnologiche che anche queste realtà produttive possono detenere.
È necessario, infine, che siano impartite al DIS le opportune direttive affinché sia istituita una struttura permanente, sul modello di quanto avviene ad esempio in Gran Bretagna, con il compito di realizzare un circuito stabile di condivisione delle informazioni e dei dati in possesso delle Agenzie e delle imprese. Ciò porterebbe indubbi vantaggi all’intero sistema produttivo nazionale impegnato, anche a questo livello, nella difficile competizione internazionale.