Nel prosieguo del nostro viaggio tra i vocaboli dell’intelligence ed i loro significati in Italia e negli Stati Uniti è il turno dell’analisi.
Nel Glossario edito dal DIS l’analisi è definita:
a) Complesso delle attività logico-concettuali grazie alle quali una o più informazioni acquisiscono rafforzata valenza conoscitiva. Ciò in esito ad una serie di passaggi – integrazione, interpretazione e valutazione – in cui si procede a confrontare l’informazione con il patrimonio informativo, integrarla di dati già validati eventualmente tratti da altre fonti, determinarne la pregnanza, valutare il significato che essa assume nel tratteggiare possibili linee di sviluppo e sistematizzarla all’interno di elaborati di taglio situazionale o previsionale.
La dottrina distingue l’analisi, a seconda delle finalità, in tattica, operativa e strategica. Quest’ultima, volta a sostenere l’adozione di politiche nazionali su questioni di rilevanza strategica, si caratterizza in genere per un marcato carattere previsionale. Analoga, accentuata dimensione previsionale ha la cd. “analisi di scenario”, che descrive, attraverso l’uso di tecniche di simulazione, l’evoluzione di fenomeni e minacce o le potenziali linee d’azione di attori di interesse, ipotizzando opzioni alternative (scenari) e valutandone il relativo grado di probabilità. L’esigenza di disporre di quadri di analisi ad ampio spettro sul panorama complessivo delle minacce alla sicurezza nazionale ha indotto il Legislatore italiano ad introdurre la categoria delle “analisi globali” affidate al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Si tratta di elaborati analitici che considerano fenomeni, processi e situazioni nel loro insieme, secondo un approccio multidisciplinare. Ulteriore distinzione si basa sulla “finestra temporale” presa in esame dall’attività di analisi: in questo contesto all’analisi strategica vengono frequentemente giustapposte l’analisi cd. “di breve periodo” e quella cd. “di primo impatto”.
b) In un’accezione ristretta indica il prodotto intelligence risultante dal processo di analisi.
Per Jan Goldman analysis è:
A systematic approach to problem-solving; the process of separating intelligence data into distinct, related parts or elements and examining those elements to determine essential parameters or related properties.
Often the word analysis is incorrectly interchanged with assessment. To understand the difference, it is usually said, “analysis is what you konw and an assessment is what you believe”.
Silendo caro,
piccola intromissione: dal mio personale punto di vista la definizione di Goldman è un miliardo di volte più chiara (e quindi deriva forse da maggior consapevolezza da parte dell’autore??) di quella riportata dal Glossario.
ma la mia è per l’appunto un’intromissione non autorizzata……
…
Anonimo, buonasera. Posso chiederti come mai trovi Goldman più chiaro?
Scusa la domanda ma mi hai incuriosito. Personalmente avrei detto esattamente il contrario.
Siccome l’argomento mi piace molto posto anche io – e spero che voi mi perdonerete per questo… 😛 – i miei 5 cents.
La definizione nostrana del concetto di analisi evoca una prassi analitica che sembra perseguire un mero, generico “rafforzamento” (concetto piuttosto vago quando riferito all’oggetto “informazione”) di una non meglio definita proprietà dell’informazione: la “valenza conoscitiva”.
Tale concetto, così come è stato espresso, potrebbe tecnicamente essere assimilato a quello di informatività (ovvero quantità di informazione). Nella definizione sopracitata però è probabilmente stato usato a sproposito, in luogo del più adatto concetto di significatività della informazione (che implica una valutazione a posteriori del valore di verità dell’informazione, che è una proprietà ad essa… esterna 😉 ).
Tale obiettivo viene perseguito attraverso una prassi che sembra essere eminentemente incrementale e per lo più comparativa (“Ciò in esito ad una serie di passaggi – integrazione “, “…confrontare l’informazione con il patrimonio informativo…”, “…integrarla di dati già validati…”, “…valutare il significato che essa assume…” ecc.).
Inoltre non è sempre detto che una attività di analisi– qualunque essa sia – porti necessariamente alla acquisizione di una “rafforzata valenza conoscitiva” dell’informazione; tale “valenza” (o significatività, si è detto) infatti può certamente, e auspicabilmente, rafforzarsi, ma anche rimanere uguale o addirittura – come nel caso in cui l’analisi riesca ad evidenziare una non significatività di un costrutto informativo che era stato mal valutato (o sopravvalutato…) – indebolirsi.
La definizione di Goldman invece mi pare ben sottolinei un orientamento al processo piuttosto che ad un risultato (eventualmente) atteso e ben descrive quella tipicissima prassi dell’intelligence di intus-legere e inter-legere (“leggere dentro” e “leggere tra”) l’informazione, attraverso una completa decostruzione del contesto informativo e una analisi delle relazioni significative tra gli oggetti informativi.
Riporto testualmente cercando di sottolineare graficamente alcuni concetti: “…{separating} intelligence data into[distinct, related parts or elements] – and {examining} those elements to {determine} [essential parameters] or [related properties ]…”.
Trovo sia una sintesi praticamente perfetta di ciò che l’analisi – non solo quella di intelligence – deve essere:
1) decostruzione (separating… into distinct…)
2) osservazione delle proprietà degli oggetti informativi (examining… …part or elements)
3) osservazione delle comunanze di proprietà e identificazione di categorie formali o cluster (determine… essential parameters …)
4) identificazioni delle relazioni significative tra gli oggetti (determine… related properties…)
5) costruzione di un modello formale.
In altre parole la definizione nostrana descrive con troppe parole (e per giunta in modo non così approfondito, ahimè…) solo un “momento” – sebbene significativo – della fase 3).
Verrebbe da dire much ado about nothing… o sbaglio?
P.S.: continuo a non capire (o forse si…) il profilo cui è dedicato il “glossario”. Così come è fatto mi sembra una cosa ad esclusivo uso e consumo della stampa…
<< the process of separating intelligence data into distinct, related parts or elements and examining those elements to determine essential parameters or related properties >>
contempla
<<attività logico-concettuali grazie alle quali una o più informazioni acquisiscono rafforzata valenza conoscitiva.>>
A me sembra più chiara e completa quella del Glossario del DIS.
ps: non ricordo se era già stato segnalato e nel dubbio lo faccio ora. L’ultimo numero on-line di Gnosis http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/MainDb.nsf/
Adoro la nostra, peraltro rara, diversità di opinioni.
Ed il bello deve ancora arrivare…
😀
Però ti avviso fin d’ora che quando posterai “fonti aperte” mi asterrò da ogni commento! 😛
Non puoi! Se non commenti tu chi può farlo??? 😀
Beh, è fin troppo ovvio: tu! 😉
Prima regola: conoscere i propri limiti.
I miei, enormi, comprendono l’Osint 😉
Seconda regola (ovvero: corollario Nacci alla “ignorantia” socratica 😛 ): chi conosce i propri limiti, non ha limiti 😉
😀 😀 😀 😀 Giooooo’….
Sai che sono un seguace della “logica totale“… 😛 😛
😀 😀 quasi quasi… ci conviene scrivere una “Teoria dell’Intelligence secondo Mr. Spock” 😀 😀
dopo “La fisica di Star Trek” avremo “L’intelligence di Star Trek”.
Non mi sembra una cattiva idea… 😀
(e comunque sempre di naval [spaziale] intelligence si tratterebbe… 😛 )
😀
giusto Giovanni ahahah
Enrico
Uhm…. forse no…. tutto sommato è spazio=aeronautica…. 😀
E infatti in aeronautica c’è… nautica.
L’etimologia di “nautica” é: “Scienza del navigare“; per “nautico” è “…che appartiene alla navigazione. altrimenti Marinaresco” (meglio! 😛 ). Aero (aere) invece è dato come sinonimo di aria, che chiaramente nello spazio non c’è…
Quindi direi che sebbene nello spazio non ci sia nemmeno l’acqua, vince “ai punti” il naval 😀 😛
(dai, fatemi vincere, così vado in branda felice…
)
ahahah ooook…. allora mi ritiro e ti do partita vinta 😀
Vedete? Avere dei grandi amici.
E’ la base di tutto. 😉
“Adoro la nostra, peraltro rara, diversità di opinioni.”
😀
Sil, perchè reputi più chiara e completa la definizione di Goldman?
“Ed il bello deve ancora arrivare…”
:-O Go, go, go! 😉
No, Barry. Ho sbagliato a postare, volevo rispondere al commento del nostro Gio’.
Sono d’accordo con te, difatti l’avevo scritto anche in un commento precedente: considero la definizione del Glossario più completa.
Anteprima Rassegna Stampa di Sabato :
Dalla prima pagina di Il Secolo XIX
Spie in bella vista Street View ….
B.A.
Silendo :
Ho comprato 2 copie di Il Secolo XIX di oggi perché si spiega come e’ possibile leggere le targhe delle auto nel parcheggio di Forte Braschi.
E’ vero che la situazione attuale e’ cambiata grazie all’installazione di un telo frangisole del tipo usato in agricoltura, ma e’ anche vero le foto disponibili tramite Google Street View sono datate e precedenti all’installazione del telo.
La sostanza che resta e’ ….. continua Te .
Resto sempre amareggiato per la mancanza di apprezzamento per i Babbani…
B.A.
Aggiornamento : Se torniamo in Via Gioacchino Ventura non vediamo piu i teli verdi ma l'immagine della recinzione "satinata".
B.A.
Articolo pesante…
Prevenzione … ,ma l’inerzia non e’ accettabile .
Da quanto tempo si e’ parlato (ndr e quindi segnalata) di questa situazione.
Questo lavoro non dovrebbe essere scelto per motivi diversi da Servire la Patria.
B.A.
P.S. In questo momento , il Tg parla delle regole di ingaggio (arrestare Assage anche su un’auto diplomatica) fuori della Ambasciata del Nicaragua carpite con uno zoom fa un fotografo ad un maldestr Bobby che tenne il foglio con le regole d’ingaggio ricevute.
Scusate per … tenne .
B.A.
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2012/08/25/APWWgYHD-gli_beffati_google.shtm
Gli 007 beffati da Google
25 agosto 2012 Simone Traverso
Genova – A Langley, in Virginia, sede della Central Intelligence Agency non è stato possibile avvicinarsi, a Fort Meade, cuore della potentissima National Security Agency, le telecamere sono rimaste lontane miglia e miglia e a Parigi hanno oscurato perfino le riprese satellitari del palazzo che ospita la Direction générale de la sécurité extérieure.
A Roma, invece, le telecamere di Google hanno potuto riprendere, fotografare e archiviare i parcheggi protetti di Forte Braschi, sede di alcuni uffici dell’Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna, immortalando e di fatto rendendo pubbliche le targhe delle auto private degli 007 e svelando il volto di almeno due appartenenti all’ex Sismi. E nessuno s’è mai curato di chiedere conto all’azienda statunitense di quei fotogrammi. Peggio: nessuno s’è accorto di quanto è avvenuto.
Fino a oggi che il Secolo XIX rivela la clamorosa breccia nella segretezza e pone legittimi dubbi sulla competenza, sulla credibilità e sull’autorevolezza dei servizi di intelligence italiani, incapaci perfino di proteggere la riservatezza dei propri agenti, figurarsi quella dello Stato. È una beffa che sulle prime, nei corridoi del vecchio edificio di via Gioacchino Ventura, è stata accolta con un sorriso, perfino con scherno nei confronti di uno degli agenti inquadrati. Una falla nella sicurezza che adesso, invece, suscita imbarazzo, mina duramente l’autorità dell’Agenzia e potrebbe innescare pesanti provvedimenti, far saltare più di una testa.
Il condizionale è d’obbligo perché a questo punto sono indispensabili alcune precisazioni. Innanzitutto Forte Braschi non è l’unica sede dei servizi segreti italiani, anzi. Nell’ex struttura militare alle porte di Roma restano attivi alcuni reparti, oltre a una mensa, ambulatori e magazzini, ma soprattutto uffici di analisi e uno sterminato quanto confidenziale archivio. Ancora, il parcheggio ripreso dalle telecamere del programma Street View di Google Maps (una sorta di viaggio virtuale sulle strade di mezzo mondo) non è quello principale della struttura. Nelle vicinanze poi trovano spazio i locali dell’unità sanitario locale Roma 12 e in passato aree di sosta riferibili al ministero della Difesa sono state concesse in uso anche ai dipendenti del Comune capitolino. Non è chiaro se l’apertura del posteggio a personale civile sia tuttora in vigore, ma rappresenterebbe comunque un’altra stortura.
Ad ogni modo, il parcheggio filmato dagli obiettivi di Google è recintato e ben visibili sono i cartelli di allerta. Quelli gialli che recitano «Zona militare – Divieto di accesso» e avvertono della presenza di una «sorveglianza armata» e altri bianchi con su scritto «Divieto di eseguire fotografie, cinematografie e rilievi anche a vista». Nonostante questo, l’auto griffata Google è transitata in via Ventura, ha costeggiato l’ingresso e l’area di sosta, le palazzine a sud del complesso, riprendendo il panorama a 360o . Diligentemente e nel rispetto delle normative internazionali sulla privacy, i tecnici dell’azienda statunitense hanno oscurato volti e targhe.
Ma evidentemente non hanno debitamente considerato le potenzialità del loro software e così basta utilizzare la funzione zoom per scoprire, ad esempio, che una grossa e costosa Bmw “X5” è immatricolata “DG 26…” (omettiamo ulteriori dettagli per ovvie ragioni di sicurezza) o che una Ford “Focus” posteggiata all’ombra dei pini marittimi è targata “CT26…”. Ottenute queste informazioni, è possibile collegarsi a un sito web come ne esistono a decine e, pagando meno di 20 euro, scoprire l’intestatario della vettura, il conduttore (nel caso sia affidata in leasing o semplicemente prestata o affidata), se il mezzo è sottoposto a pignoramento o a blocco amministrativo. Più semplicemente, stando sempre seduti di fronte al monitor di un computer, è possibile smascherare un agente segreto dei servizi italiani, esponendolo a potenziali ricatti. Il Secolo XIX ha testato l’intera procedura e l’ha conclusa in pochi minuti. Senza lasciare alcuna traccia. Lo stesso potrebbero aver fatto agenti di potenze straniere o, peggio, terroristi, criminali, approfittando della fragilità di un’agenzia per la sicurezza che non è stata fino ad oggi in grado di proteggere nemmeno la riservatezza dei suoi agenti. Compreso quel funzionario ripreso in volto, pizzo, occhiali da vista e sigaro, mentre parla al telefono affacciato alla finestra di una palazzina che dà proprio su via Gioacchino Ventura. Quello 007 vede, perché è impossibile non accorgersi di una simile presenza, il mezzo di Google Street View, con le sue grosse telecamere montate sul tetto. E lo stesso fa la donna, in gravidanza per altro, che cammina sul marciapiedi all’interno dell’installazione militare. Ma nessuno dei due allerta la vigilanza e la beffa ai danni dei servizi segreti italiani si compie.
Forse in futuro andrà meglio alle “barbe finte” di casa nostra. Alle viste c’è un trasferimento nell’edificio in via di ristrutturazione nel quartiere Esquilino, in piazza Dante, che un tempo ospitava la Cassa Depositi e Prestiti. Un palazzone nel cuore della città, proprio come quello del MI6 britannico a Londra, sul lungofiume Tamigi. Solo che degli 007 di Sua Maestà, Google Street View non mostra altro che anonime facciate giallo ocra e finestre sbarrate. Certo non inquadra James Bond che discute al cellulare dei destini del mondo, sorseggiando il proverbiale Martini «agitato, non mescolato».
B.A. Bibliotecario
Come mai l’articolo del Secolo XIX non ha scatenato plurimi commenti ?
B.A.
Dopo tanto Tempo, STREET VIEW di Google ha mascherato Forte Braschi
(vedi Via Gioacchino Ventura ad esempio).
B.A.
Mi chiedo: chi ha fatto la richiesta a Google ?
Ministero Difesa DIS o Presidenza del Consiglio ?
L’elenco delle Richieste a Google è forse più sensibile delle immagini stesse ?
Non è sicuramente un mio problema.i
leggermente OT, ma cmq legato alla funzione analitica, segnalo un documento che sintetizza le competenze e l’evoluzione dell’Office of Intelligence and Analysis del Dipartimento del Tesoro USA:
http://www.treasury.gov/about/organizational-structure/offices/Documents/Strategic%20Direction%2008-13-12.pdf
sn sicuro che potrebbe interessare a qualcuno
PS: sarebbe simpatico andare a comparare le funzioni e le attività di questa struttura statunitense con quella italiana che più le si avvicina: ovviamente mi riferisco all’UIF di Bankitalia http://www.bancaditalia.it/UIF 😉
Mi scuso per l’intromissione e per la domanda/considerazione errata :
la Banca d’Italia non e’ propriamente un Ente Governativo, ma di proprietà del Sistema Bancario … ABI .
Quindi penso che le 2 strutture non sono corrispondenti / paragonabili .
B.A.
Ciao Babbano
non ti devi scusare: i tuoi interventi sono sempre interessanti.
BankItalia è un ente di diritto pubblico che rende conto a Governo e Parlamento e che svolge prevalentemente funzioni pubblicistiche. I soggetti che detengono le quote societarie della Banca, pur essendo prevalentemente banche (e quindi privati), non hanno particolare influenza sulle nomine dei vertici e sulle linee di indirizzo correlate alle funzioni di interesse pubblico (vigilanza sulle banche, tesoreria, politica monetaria, antiricilaggio etc.). In altri termini: pur detenendone la quasi totalità del capitale, le banche italiane non determinano le scelte di BankItalia e hanno un ruolo limitato nel sistema di governance dell’organismo.
Sebbene il Dipartimento del Tesoro USA e la Banca d’Italia siano organizzazioni differenti, hanno alcune funzioni comuni. In particolare, l’Office of Intelligence and Analysis del Tesoro USA, a mio avviso, pur non avendo una struttura perfettamente corrispondente in Italia, trova nell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia l’organsimo che più gli si avvicina. Mi riferisco, soprattutto, alle funzioni analitiche, di contrasto alle reti di finanziamento dei gruppi terorristici, all’antiriclaggio e alla controproliferazione (contrasto ai flussi finanziari connessi alla proliferazione di WMD). Considera, poi, che c’è un filo diretto tra l’UIF e il Comitato di Sicurezza Finanziaria del MEF 😉
Barry Lindon, concordo con la Tua precisazione .
Sicuramente con l’analogia funzionale/operativa.
La mia conoscenza di BdI e’ un po’ datata alla collaborazione avuta.
Tutte le funzioni successive all’ 11 Settembre ed alla cessione di suoi compiti alla BCE , mi sono note per letteratura ….OSINT.
Grazie per
B.A. Secolo XIX pag 1 e 5