38 Responses

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    Anonimo at |

    Silendo caro,
    piccola intromissione: dal mio personale punto di vista la definizione di Goldman è un miliardo di volte più chiara (e quindi deriva forse da maggior consapevolezza da parte dell’autore??) di quella riportata dal Glossario.
    ma la mia è per l’appunto un’intromissione non autorizzata……

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      Giovanni Nacci at |

      Siccome l’argomento mi piace molto posto anche io – e spero che voi mi perdonerete per questo… 😛 – i miei 5 cents. 
      La definizione nostrana del concetto di analisi evoca una prassi analitica che sembra perseguire un mero, generico “rafforzamento” (concetto piuttosto vago quando riferito all’oggetto “informazione”) di una non meglio definita proprietà dell’informazione: la “valenza conoscitiva”.
      Tale concetto, così come è stato espresso, potrebbe tecnicamente essere assimilato a quello di informatività (ovvero quantità di informazione). Nella definizione sopracitata però è probabilmente stato usato a sproposito, in luogo del più adatto concetto di significatività della informazione (che implica una valutazione a posteriori del valore di verità dell’informazione, che è una proprietà ad essa… esterna 😉 ).
      Tale obiettivo viene perseguito attraverso una prassi che sembra essere eminentemente incrementale e per lo più comparativa (“Ciò in esito ad una serie di passaggi – integrazione “, “…confrontare l’informazione con il patrimonio informativo…”, “…integrarla di dati già validati…”, “…valutare il significato che essa assume…” ecc.).
       
      Inoltre non è sempre detto che una attività di analisi– qualunque essa sia – porti necessariamente alla acquisizione di una “rafforzata valenza conoscitiva” dell’informazione; tale “valenza” (o significatività, si è detto) infatti può certamente, e auspicabilmente, rafforzarsi, ma anche rimanere uguale o addirittura – come nel caso in cui l’analisi riesca ad evidenziare una non significatività di un costrutto informativo che era stato mal valutato (o sopravvalutato…) – indebolirsi.
       
      La definizione di Goldman invece mi pare ben sottolinei un orientamento al processo piuttosto che ad un risultato (eventualmente) atteso e ben descrive quella tipicissima prassi dell’intelligence di intus-legere e inter-legere (“leggere dentro” e “leggere tra”) l’informazione, attraverso una completa decostruzione del contesto informativo e una analisi delle relazioni significative tra gli oggetti informativi.

       
      Riporto testualmente cercando di sottolineare graficamente alcuni concetti: “…{separating} intelligence data  into[distinct, related parts or elements] – and {examining} those elements to {determine} [essential parameters] or [related properties ]…”.

      Trovo sia una sintesi praticamente perfetta di ciò che l’analisi – non solo quella di intelligence – deve essere:
       
      1) decostruzione (separating… into distinct…)
       
      2) osservazione delle proprietà degli oggetti informativi (examining… …part or elements)
       
      3) osservazione delle comunanze di proprietà e identificazione di categorie formali o cluster (determine… essential parameters …)
       
      4) identificazioni delle relazioni significative tra gli oggetti (determine… related properties…)
       
      5) costruzione di un modello formale.
       
      In altre parole la definizione nostrana descrive con troppe parole (e per giunta in modo non così approfondito, ahimè…) solo un “momento” – sebbene significativo – della fase 3).
      Verrebbe da dire much ado about nothing…  o sbaglio?
       
       
      P.S.: continuo a non capire (o forse si…) il profilo cui è dedicato il “glossario”. Così come è fatto mi sembra una cosa ad esclusivo uso e consumo della stampa…
       

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    Anonimo at |

    << the process of separating intelligence data into distinct, related parts or elements and examining those elements to determine essential parameters or related properties >>  
     contempla
       <<attività logico-concettuali grazie alle quali una o più informazioni acquisiscono rafforzata valenza conoscitiva.>>

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    barry lyndon at |

    A me sembra più chiara e completa quella del Glossario del DIS.

    ps: non ricordo se era già stato segnalato e nel dubbio lo faccio ora. L’ultimo numero on-line di Gnosis http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/MainDb.nsf/

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    barry lyndon at |

    Adoro la nostra, peraltro rara, diversità di opinioni.”

    😀

    Sil, perchè reputi più chiara e completa la definizione di Goldman?

    Ed il bello deve ancora arrivare…”

    :-O   Go, go, go! 😉

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    barry lyndon at |

    leggermente OT, ma cmq legato alla funzione analitica, segnalo un documento che sintetizza le competenze e l’evoluzione dell’Office of Intelligence and Analysis del Dipartimento del Tesoro USA:
    http://www.treasury.gov/about/organizational-structure/offices/Documents/Strategic%20Direction%2008-13-12.pdf
    sn sicuro che potrebbe interessare a qualcuno
    PS: sarebbe simpatico andare a comparare le funzioni e le attività di questa struttura statunitense con quella italiana che più le si avvicina: ovviamente mi riferisco all’UIF di Bankitalia  http://www.bancaditalia.it/UIF 😉

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      Name * at |

      Mi scuso per l’intromissione e per la domanda/considerazione errata :
      la Banca d’Italia non e’ propriamente un Ente Governativo, ma di proprietà del Sistema Bancario … ABI .
      Quindi penso che le 2 strutture non sono corrispondenti / paragonabili .

      B.A.

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    barry lyndon at |

    Ciao Babbano :)
     
    non ti devi scusare: i tuoi interventi sono sempre interessanti.
    BankItalia è un ente di diritto pubblico che rende conto a Governo e Parlamento e che svolge prevalentemente funzioni pubblicistiche. I soggetti che detengono le quote societarie della Banca, pur essendo prevalentemente banche (e quindi privati), non hanno particolare influenza sulle nomine dei vertici e sulle linee di indirizzo correlate alle funzioni di interesse pubblico (vigilanza sulle banche, tesoreria, politica monetaria, antiricilaggio etc.). In altri termini: pur detenendone la quasi totalità del capitale, le banche italiane non determinano le scelte di BankItalia e hanno un ruolo limitato nel sistema di governance dell’organismo.
    Sebbene il Dipartimento del Tesoro USA e la Banca d’Italia siano organizzazioni differenti, hanno alcune funzioni comuni. In particolare, l’Office of Intelligence and Analysis del Tesoro USA, a mio avviso, pur non avendo una struttura perfettamente corrispondente in Italia, trova nell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia l’organsimo che più gli si avvicina. Mi riferisco, soprattutto, alle funzioni analitiche, di contrasto alle reti di finanziamento dei gruppi terorristici, all’antiriclaggio e alla controproliferazione (contrasto ai flussi finanziari connessi alla proliferazione di WMD). Considera, poi, che c’è un filo diretto tra l’UIF e il Comitato di Sicurezza Finanziaria del MEF 😉
     
     

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      B.A. at |

      Barry Lindon, concordo con la Tua precisazione .
      Sicuramente con l’analogia funzionale/operativa.

      La mia conoscenza di BdI e’ un po’ datata alla collaborazione avuta.
      Tutte le funzioni successive all’ 11 Settembre ed alla cessione di suoi compiti alla BCE , mi sono note per letteratura ….OSINT.
      Grazie per :)

      B.A. Secolo XIX pag 1 e 5

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