interessante questo post, Silendo.
ma ancora più interessanti i post dei lettori su Linkiesta, anche perchè a quanto pare l’articolo sarebbe un po’ scopiazzato.
altri hanno messo in evidenza che i curatori della traduzione (Jesa Investment) avrebbero tutto l’interesse a promuovere l’idea che la cosa migliore per un’azienda italiana che voglia sopravvivere al disastro sia guardare…altrove.
…
Buonasera Anonimo
Non sono in grado di dire se l’articolo sia stato scopiazzato ma che sia essenziale, per le nostre aziende, “guardare altrove” (=estero) mi sembra poco discutibile in termini oggettivi
Silendo, lo so. però il punto è questo: noi italians si deve cominciare a sfornare soluzioni, analiticamente parlando in realtà ci conosciamo benissimo, adesso bisognerebbe tirar fuori nuovi schemi di gioco considerati i dati i fatto.
per dire, ad es.: sarebbe normale in realtà guardare all’estero (nelle economie produttive di svariati altri paesi lo è da molto tempo ormai) ma devo avere una schema che vada più o meno da un inizio alla fine di una qualche ‘filiera’ o campo. mi apro all’estero ma allo stesso tempo in casa comincio a mettere in produzione o a specializzarmi in settori nuovi o trainanti che mi assicurino forte domanda e mi permettano di assorbire le mie migliori intelligenze professionali nazionali…etc etc cose così….che sia industria della difesa, ICT, cantieristica o filiera alimentare (vedi la questione del cibo nel post ‘ricchezza e povertà nel 2030- ottavo input’)
lo sappiamo che siamo un popolo da prendere a calci, probabilmente ci prenderemmo tutti molto volentieri a calci da soli ma intanto qui qualcune (mi si passi la licenza ‘poetica’) continuano a fare figli, che si tratti di italiane native o meno poco importa, e a queste nuove generazioni di pargoli e pargole qualcosa la dovremmo pure offrire..altrimenti tanto vale abbandonarci in autostrada e aspettare che qualche turista ci raccolga impietosito…..
intendo dire che serve un percorso: un paese deve farsi una propria strada per pretendere che i ‘ggiovani’ siano poi in grado di fare lo stesso costruendosi la propria, non è possibile insegnare ciò che non si è saputo fare (quindi poi non ce lo si deve aspettare o pensare che in extremis con politiche degli incentivi si possa ottenere un surrogato alla creatività e alla solidità di sistemi di medio-grandi dimensioni: gli incentivi sono roba da micro-impresa).
?? :-((
mah….scusate le mie lungaggini. io d’agosto sono di cattivo umore.
(mi sa che dovrei tenere il becco chiuso ovvero darmi all’uncinetto, invece di digitare bla bla…….)
…
Silendoo! un post serissimo (mooolto meglio di quello che ahimé ho già postato)!!
a proposito di guardare all’estero, intanto i cinesi guardano qqui: dice che si sono presi il 15% dell’Inteeer!!increddibbile….!!
la notizia è questa: it.reuters.com/article/topNews/idITMIE87100N20120802
sarà stato un buon investimento????
…
(avrei dovuto postare entrambi i commenti alla categoria ‘minkiate’)
dal Rapporto di performance 2011 trasmesso dal ministero della Difesa al Parlamento. Mentre si stanziano miliardi per acquisire armi e mezzi, il rapporto evidenzia debiti per 255 milioni relativi in gran parte a bollette di gas, luce e acqua dell’anno scorso e non pagate.
interessante questo post, Silendo.
ma ancora più interessanti i post dei lettori su Linkiesta, anche perchè a quanto pare l’articolo sarebbe un po’ scopiazzato.
altri hanno messo in evidenza che i curatori della traduzione (Jesa Investment) avrebbero tutto l’interesse a promuovere l’idea che la cosa migliore per un’azienda italiana che voglia sopravvivere al disastro sia guardare…altrove.
…
Buonasera Anonimo

Non sono in grado di dire se l’articolo sia stato scopiazzato ma che sia essenziale, per le nostre aziende, “guardare altrove” (=estero) mi sembra poco discutibile in termini oggettivi
Silendo, lo so. però il punto è questo: noi italians si deve cominciare a sfornare soluzioni, analiticamente parlando in realtà ci conosciamo benissimo, adesso bisognerebbe tirar fuori nuovi schemi di gioco considerati i dati i fatto.
per dire, ad es.: sarebbe normale in realtà guardare all’estero (nelle economie produttive di svariati altri paesi lo è da molto tempo ormai) ma devo avere una schema che vada più o meno da un inizio alla fine di una qualche ‘filiera’ o campo. mi apro all’estero ma allo stesso tempo in casa comincio a mettere in produzione o a specializzarmi in settori nuovi o trainanti che mi assicurino forte domanda e mi permettano di assorbire le mie migliori intelligenze professionali nazionali…etc etc cose così….che sia industria della difesa, ICT, cantieristica o filiera alimentare (vedi la questione del cibo nel post ‘ricchezza e povertà nel 2030- ottavo input’)
lo sappiamo che siamo un popolo da prendere a calci, probabilmente ci prenderemmo tutti molto volentieri a calci da soli ma intanto qui qualcune (mi si passi la licenza ‘poetica’) continuano a fare figli, che si tratti di italiane native o meno poco importa, e a queste nuove generazioni di pargoli e pargole qualcosa la dovremmo pure offrire..altrimenti tanto vale abbandonarci in autostrada e aspettare che qualche turista ci raccolga impietosito…..
intendo dire che serve un percorso: un paese deve farsi una propria strada per pretendere che i ‘ggiovani’ siano poi in grado di fare lo stesso costruendosi la propria, non è possibile insegnare ciò che non si è saputo fare (quindi poi non ce lo si deve aspettare o pensare che in extremis con politiche degli incentivi si possa ottenere un surrogato alla creatività e alla solidità di sistemi di medio-grandi dimensioni: gli incentivi sono roba da micro-impresa).
?? :-((
mah….scusate le mie lungaggini. io d’agosto sono di cattivo umore.
(mi sa che dovrei tenere il becco chiuso ovvero darmi all’uncinetto, invece di digitare bla bla…….)
…
da quale pulpito….!
Silendoo! un post serissimo (mooolto meglio di quello che ahimé ho già postato)!!
a proposito di guardare all’estero, intanto i cinesi guardano qqui: dice che si sono presi il 15% dell’Inteeer!!increddibbile….!!
la notizia è questa: it.reuters.com/article/topNews/idITMIE87100N20120802
sarà stato un buon investimento????
…
(avrei dovuto postare entrambi i commenti alla categoria ‘minkiate’)
dal Rapporto di performance 2011 trasmesso dal ministero della Difesa al Parlamento. Mentre si stanziano miliardi per acquisire armi e mezzi, il rapporto evidenzia debiti per 255 milioni relativi in gran parte a bollette di gas, luce e acqua dell’anno scorso e non pagate.
http://cca.analisidifesa.it/it/magazine_8034243544/numero130/article_526687146503324568707638887165_7505023515_0.jsp