48 Responses

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    barry lyndon at |

    “The increasing complexity of the threat environment, not least the speed with which new threats can materialize, means that analysts are learning not just to scan the horizon but to try and look over it”

    come non essere d’accordo! :)

    Guardare oltre l'”orizzonte” è una grande e difficile sfida, che richiede la giusta combinazione di metodo, conoscenza e open mind thinking, il tutto condito con un pizzico di sano coraggio ;).

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      Stv Giovanni Nacci at |

      Io sulla increasing complexity nutro qualche – ingenuo – dubbio… generato anche dal fatto che di analisi strategica non ne capisco un tubo corrugato. 

      In primo luogo perché dovessimo calcolare il livello delle “complessità” (crescente) da quando, per la prima volta, questo termine è stato usato per descrivere la minaccia, saremmo già a livelli ampiamente al di fuori dalla computabilità e comprensibilità umana.

      In secondo luogo – dato un ambiente (sistemico?) ed il suo proprio equilibrio “ecologico” –  bisogna poi vedere se il medesimo diventa più complesso o semplicemente diverso, fermo restando il fatto che un cambiamento di stato di un ambiente – anche verso uno stato più semplice – genera comunque una attenzione (ovvero dispendio di energia) da parti di chi lo osserva.

      E qui la seconda perplessità: può essere che – oggi – gli analisti (ovvero il sistema osservante terzo ed esterno, secondo la concezione classica) devono ancora fare i conti con la presunta “velocità” con la quale queste minacce si materializzerebbero?

      Quindi la mia domanda (più una curiosità che altro) a chi ne sa più di me è: davvero la complessità della minaccia cresce con questa allarmante tendenza? Ed in cosa si manifesta, al livello strategico, questa “complessità”? In difficoltà di comprensione? analisi? reazione?

      Banalizzando all’ennesima potenza: è un problema di chi corre (che va troppo veloce) o di chi insegue (che va troppo piano)?

      Faccio infine presente che l’orizzonte non è un “punto assoluto”, ma relativo. Il che significa che è sempre alla stessa distanza… 😀

      Saluti cari a tutti! :) 

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        Anonimo at |

        Giovanni caro, sei uno dei commentatori preferiti in questo blog (sarà che sono di parte).
        del discorso sopra io ho gradito soprattutto: “understanding the information collected…..Suddenly the ability to make sense of information is as valued a skill as collecting it.”
        io molto modestamente, filosoficamente e logicamente parlando credo che il punto non sia rincorrere ciò che sta per avvenire, ma comprendere che è il sistema delle relazioni tra fenomeni che si è evoluto (insieme alle relazioni tra gli essere umani e le loro manifestazioni sociali) in una complessità che in un certo senso è nuova perché si sono ingrandite le dimensioni orizzontale e sincronica (tra eventi, fenomeni e persone).
        se posso permettermi, of course… ;-P

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          Stv Giovanni Nacci at |

          Anonimo carissimo, grazie di cuore per la graditissima preferenza dimostratami (perdonami, sembra proprio una frase in politichese spinto, tipo l’elezione dell’amministratore del condominio insomma… 😛 )

          Intendi dire che la complessità del sistema di relazioni supera la somma delle capacità cognitive dei singoli di percepirla (la complessità)  o magari di percepirlo (il sistema) in quanto tale?  

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    Linus at |

    Una soluzione ce l’ho! Abroghiamo le previsioni a lungo termine!
    Tanto, hanno basso o per nulla valore scientifico 😉

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      AllegraBrigata at |

      ARGH! Linus, proprio a casa di Silendo vieni a dire certe cose??? 😉

      En.

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        AllegraBrigata at |

        In effetti è una cosa parecchio grave, Linus
        :) :)

        Roberto

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    Anonimo at |

    Carissimi tutti,
    a) per Giovanni: in parte volevo dire qualcosa di quello che ha scritto Silendo e che Silendo ha scritto comunque (ovviamente) meglio di me,
    in parte voglio proprio dire che le relazioni tra fenomeni si sono allargate nella loro velocità di interazione, e quindi forse serve più acuratezza analitica nell’osservare le cose nella visione sincronica mentre forse in passato è stato possibile applicare schemi più diacronici
    ma io ragiono su schemi logici, non da expertise tecnica sulla materia in oggetto
    b) :-) Linus!!!!!!! sfotti per caso?
    che bel commento! come scrissi già in un post su questo blog che il ns augusto padrone di casa gradì (a suo tempo, era la ‘vecchia’ casa)
    scientificamente parlando..no, gli outlook da qui a 20 anni propio non li digerisco. perchè quando li leggo noto che spesso si rischiano due cose:
    banalità (tipo: ‘ora che questo processo industriale è cominciato sarà difficile che si interrompa subito’ non è una previsione, è una questione legata agli investimenti che devono essere recuperati. nessun industriale si alza la mattina e chiude un ciclo di investimenti a meno che non intervenga una catastrofe totale nel settore)
    oppure inutilità (quale outlook di 15 anni fa aveva previsto la cosiddetta ‘rivoluzione dei gelsomini’? se lo sapete , vi prego di farmelo sapere e mi ricrederò subito)
    e questo per il motivo di cui sopra (velocità e complessità dei fenomeni). al max, si può elaborare con successo una previsione che vada da qui a 10 anni anche nell’ipotizzare variabili sconosciute.
    tipo (sparo eh?): ‘nella regione X si osserverà un susseguirsi di scontri tribali che le formazioni terroristiche T e Z utilizzeranno per le ragioni 1, 2 e 3 cercando di ottenere Y. questo ammesso che non intervenga nel frattempo un fenomeno di militanza politica locale anche con formazione di un ala militare da parte dei leader della popolazione studentesca che sembra non poter tollerare oltre lo statu quo nell’area’.
    mettiamo che a questo scenario io debba aggiungere ulteriori dieci anni..
    ma come si fa a prevedere cosa succederà in africa tra 20 anni sulla base di quello che già sto cercando di prevedere per gli anni immediatamente a venire?
    come si fa ad applicare l’analisi in modo accurato da qui a 20 anni???? (dico…forse tra 20 anni ci saranno infermieri robot…e gli infermieri umani saranno andati tutti in africa a lavorare!!!)
    ???????

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      AllegraBrigata at |

      Anonimo, credo che sia tu che Linus abbiate una visione non esatta delle attività di questo tipo. Ma preferisco tacere lasciando a chi ne sa più di me (il padrone di casa) il piacere della puntualizzazione.

      Enrico

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        Stv Giovanni Nacci at |

        …non so perché ma ho la netta sensazione che la “puntualizzazione” sarà un altro di quei post “definitivi” da stampare e incorniciare :)

        (Va-te! Va-te! Va-te!) 

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    Linus at |

    Si provoca un pò….puntualizzo prima io, visto che in men che non si dica è partito un warning dagli allegribrigatisti 😉
    qui si rischia un calcio con la ( o dalla? :) ) punta dello Stivale!

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      AllegraBrigata at |

      Caro Linus, tranquillo. Si scherza 😉

      En.

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    Anonimo at |

    ciao,
    per l’allegrobrigatista enrico:
    giusto, è verissimo che la visione non è esatta. questo però anche perché
    alcuni ‘specialisti’ del settore che a volte partecipano anche ad attività di formazione ( o le mettono proprio in piedi) e/o offrono le loro consulenze sul mercato,
    secondo me ne danno una visione ben poco chiara. molto poco chiara.
    quindi è difficile per chi cerca magari di usufruire del lavoro degli analisti a beneficio del proprio lavoro
    apprezzarne il prodotto e soprattutto capire cosa devono desumerne e aspettarsi
    o quanto sia utile investire in servizi di consulenza di questo tipo o addirittura assumere specialisti nel proprio team.
    e credo che tale confusa percezione riguardi anche il decisore politico e in genere i livelli istituzionali. in italia sicuramente.
    per non parlare del fatto che ci sono persone che a forse avrebbero capacità adeguate ma non riescono a capire che tipo di lavoro dovrebbero svolgere, rinunciando  completamente al tentativo di provarci.
    questo limita l’offerta di skills ad un gurppo ristretto di profili già consci del settore.
    il che è bene forse per limitare la selezione, ma non è detto sia utile in presenza della necessità (anche su fenomeni specifici soltanto) di disporre di abilità interdisciplinari e intersettoriali.
    in attesa di illuminazioni
    (inutile negarlo, anch’io conto sull’intervento di Silendo, che forse vorrebbe mandarci al diavolo….)

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    Linus at |

    questi rapporti a lungo lungo termine possono essere elaborati da molteplici soggetti, pubblici e privati. dov’è lo specifico di apparato in simili prodotti?

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    Linus at |

    Uhm…poco o niente
    Pensavo al nic in verità :)

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    anonimo at |

    Parlo dell’unico ambito che conosco ovvero la previsione di carattere economico.
    Funziona bene sotto condizioni di regolarità, ovvero se le relazioni stimate tra le variabili sono abbastanza stabili nel tempo.
    Cominciano i guai quando si deve prevedere un mondo in cui non solo cambia il valore delle variabili indipendenti, ma anche il modo in cui influiscono sulla variabile dipendente. In sostanza, questione di “known unknowns” e “unknown unknowns”: sui primi si fa un buon lavoro, sui secondi le proprietà statistiche delle previsioni vanno generalmente abbastanza male nonostante l’esistenza di qualche tecnica un po’ migliore delle altre.
    Ci sono modi per vedere che accadrà alle principali grandezze macroeconomiche se accade un generico evento imprevisto con determinate caratteristiche (le quali sono rappresentate di norma tramite un processo stocastico), ma c’è una bella differenza tra un “generico evento” modellato più o meno bene e un evento specifico della realtà che cambia le carte in tavola.
    Per questo fare forecasting serve eccome, ma – come diceva prima Silendo sulla previsione di scenari – anche quello non è predire il futuro. Bello sarebbe, predire il futuro. 😀
     

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    Anonimo at |

    Silendo permettimi di proporre i commenti e relativi link ‘meteo’ del Barry e del Giovanni come
    Oscar ex aequo al miglior post.
    che sagome che siete, ragazzi (si può chiamarvi ‘ragazzi’, vero? non vi offendete..)
    😀

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      Stv Giovanni Nacci at |

      Perchè ex aequo scusate? 
      Il contenuto artistico – sia come messaggio che come tecnica – del mio link è indubbiamente superiore!
      😛 😀 

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        Linus at |

        Diciamo che cinematograficamente parlando, Giovanni ha un approccio alla Woody Allen, Barry alla Kubrick 😉

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