Un soldato italiano è morto e altri cinque sono rimasti feriti, a seguito di un attacco con colpi di mortaio, avvenuto attorno alle 18 (in Italia 14.30), contro la Fob (Forward Operative Base) «Ice» in Gulistan, nel settore Sud-Est dell’area di responsabilità italiana, assegnata alla Task Force South-East, su base del 1° Reggimento Bersaglieri. Lo ha confermato lo Stato maggiore della Difesa. L’avamposto «Ice», secondo quanto si è appreso, era stato preso di mira anche in mattinata, sempre a colpi di mortaio, che però erano finiti fuori dal perimetro della base. Nel primo pomeriggio l’attacco è stato ripetuto e, questa volta , alcune bombe sono andate a segno. Dopo il secondo attacco, sempre secondo quanto è stato possibile apprendere, si sono alzati in volo degli elicotteri d’attacco Mangusta che hanno «neutralizzato» le postazioni nemiche.
«Il personale ferito è stato subito soccorso e trasferito in elicottero all’ospedale militare da campo della Coalizione più vicino» fa inoltre sapere lo Stato maggiore. Il nome della vittima e degli altri soldati feriti non sono stati resi noti, mentre sono state attivate tutte le procedure per informare i familiari di quanto accaduto.
Il 1° Reggimento bersaglieri, di stanza a Cosenza, è considerato uno di quelli con maggiore esperienza nelle missioni internazionali. Era tornato da soli dieci giorni in Afghanistan, dove era già stato impiegato dall’ottobre del 2009 al maggio del 2010. Il passaggio di consegne con il San Marco era avvenuto il 14 marzo. Attualmente sono 3.985 i militari italiani impegnati in Afghanistan nell’ambito della missione Isaf, la più corposa tra quelle che vedono le nostre truppe operative all’estero.
Fonte: Corriere della Sera.it
ONORE!!
V.
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Davide
T.
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Onore..!!
Condoglianze alla Famiglia e Onore al Nostro Militare .
B.A.
ONORE!
ONORE!
http://www.youtube.com/watch?v=RhbQs1CG3zw&feature=related
Onore!
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Ma la nostra intelligence anche in questo caso che sta facendo? Ma è possibile mai che l’Aise non sia in grado di dare informazioni/sicurezza ai nostri militari all’estero?
requiescat in pacem
Il rischio era già stato segnalato dai ns Aise, anche se la copertura del territorio, viene dichiarato, attualmente appare ridotta (riduzione di costi o insufficienza numerica di operativi capaci sul campo specifico?).
A mio parere, al di là dell’alert già comunicato, è l’operatività del terreno e la configurazione di presidio dello stesso che non può esimere da rischi del genere (siamo in guerra anche se si chiama peace forcing..o in edulcorazione…keaping).
I moduli Ice e Snow e la loro funzionalità nei quadranti, la tempistica d’individuazione delle forze avverse in avvicinamento o meno e la dissuasione necessaria da richiedere e i tempi di intervento, la distanza tattica cui i talebani si attengono utilizzando diverse tipologie di armi, nonchè la la capacità di fuoco a risposta Nato purtroppo sono elementi oggettivi. Nel e con il logoramento gli inglesi nell’800 sono dovuti andare via, nella mancanza di fondi e destinazioni adeguate si sfilaccia l’unica soluzione possibile e duratura nel tempo…è il governo con le forze regolari a dover vincere questa battaglia poichè la Nato prima o poi dovrà andare e resteranno solo i consiglieri militari o i contractors…(se ci sono anche qui)
sono d’accordo con nessuno, è certamente molto difficile coprire un territorio così vasto e difficile , tenendo anche conto delle difficoltà di penetrazione, legate non solo a questioni monetarie.
sarebbe interessante conoscere la reale tempistica della nostra reazione all’attacco, possibilmente partendo già dai primi colpi che, a quanto si legge, sarebbero andati lunghi, si vede che poi gli avversari ( ma perchè non chiamarli nemici? e perchè non chiamere la guerra con il suo vero nome?) hanno aggiustato il tiro, purtroppo.
onore al nostro fratello caduto in terra straniera!
Sincere condoglianze ai familiari di Michele, il quale è ora al cospetto di Dio.
Anche se mi è difficile parlare d’altro vorrei spendere due righe sull’accaduto.
Per quanto concerne il perchè di questa morte e della grave mutilazione che ha riportato la soldatessa coinvolta nell’esplosione oltre al ferimento degli altri militari occorre approfondire sostanzialmente due argomenti che a mio modesto parere sono cruciali, mi focalizzerò pertanto su:
1) La normativa relativa alle regole d’ingaggio che l’Italia ha adottato;
2) Il ruolo dei Servizi di informazione.
Nel primo caso infatti, la questione è complessa perchè lo Stato tramite il Parlamento ha stabilito che le F.A. presenti sul suolo Afghano e facenti parte della operazione NATO ISAF devono attenersi a scrupolose regole di ingaggio che di fatto impediscono ai militari di compiere autonomamente operazioni (e azioni) volte a neutralizzare delle minacce, a meno che le stesse non abbiano compiuto un prima distinta e inequivocabile atto volto alla messa in pericolo dell’incolumità di mezzi e/o personale delle FF.OO. Ma come stabilire se l’aggressione inizia nel momento immediatamente precedente, poniamo il caso, al lancio di colpi di mortaio verso una FOB? Bene, quì cerco di arrivare al secondo punto che ho elencato.
Infatti il ruolo dell’AISE in questo caso non credo che sia eccepibile, per due distinte ragioni: la prima è che gli operatori questa volta hanno egregiamente svolto il proprio dovere informando con giusto margine del rischio di un attacco da parte di una milizia talebana, e in seconda istanza per via del cruciale ruolo che in Afghanistan (che c’è stato tra i lettori può ben saperlo) che hanno i servizi di intelligence americani riguardo le informazioni su possibili minacce e relative contromisure consigliate. Infatti pervengono quotidianamente ai militari italiani dispacci, e proprio circa 20 ore prima dell’attacco un warning avvisava di un gruppo di circa 30-40 ribelli armati di mortai e mitragliatrici leggere (appena giunte dall’Iran) avrebbe a breve attaccato l’avanposto ICE.
Ora a margine di quanto ho scritto mi domando se sia stata studiata attentamente la questione in Commissione difesa, in quanto se da un lato le informazioni c’erano – comprovate e in misura abbondante – di fatto i due elicotteri A129 non sono stati fatti decollare se non dopo la prima scarica di colpi di mortaio nel pomeriggio (quella fatale per il Sergente Silvestri per intenderci) in quanto addirittura vi era già stata nella mattina un’altra serie di colpi caduti a distanza dalla base e quindi non validi ai fini di una azione di neutralizzazione della minaccia.
Ciò che stupisce è che appena si sono alzati in volo gli elicotteri Mangusta hanno in breve tempo individuato e neutralizzato la minaccia.
Fino ad ora gli italiani, grazie al loro forte spirito di integrazione, all’egregio lavoro dei Servizi e nella strategia diplomatica italiana di fare accordi che premiano le popolazioni locali hanno preservato i militari delle varie basi italiane dall’essere presi di mira dalle forze ostili talebane, le quali sono ridicole sia come numero che come armamenti (la supremazia italiana in confronto è enorme), tuttavia le uniche operazioni di “bonifica” sono iniziative USA o GB alle quali l’italia partecipa e credo che in questo senso (facendo prigionieri magari) si potrebbe fare di più dal punto di vista normativo.
Saluti,
E.S.