contenuti a parte, che sono il reale segno dell’aridità (di conoscenze e di sentimenti) che domina queste non-ideologie derivate da una subcultura egocentrica e anarchica postmoderna (al cui rischio, oltre agli americani siamo esposti anche noi europei e italiani soprattutto riguardo le nuove generazioni), è interessante notare l’approccio che adottano questi nuovi eserciti: direi cinque “colonnelli” per decine di migliaia di fanti.. potrebbe essere un suggerimento dell’organizzazione militare (il Ministro prenda atto)
Salve Silendo, mi permetto di chiedere agli esperti on line una questione che ha a che fare con la sicurezza informatica, ma più propriamente con la tutela dei dati personali: ad oggi alcuni documenti inviati via internet necessitano di autorizzazione al trattamento dei dati personali, volevo sapere se i dati personali di un utente vengono cancellati entro un certo tempo e soprattutto gli utenti che sicurezza hanno della non divulgazione, diffusione o vendita degli stessi a terzi?
Sarò più chiara: se inoltro ad una azienda privata alcuni miei documenti personali, che sicurezza ho che gli stessi non vengano falsificati o rivenduti ad estranei? Insomma, la sicurezza dei dati personali va oltre un semplice indirizzo pubblicato sulle pagine bianche: in pratica un utente che vuol farsi contattare professionalmente da un’azienda, indica tutte le sue generalità…come se costoro dovessero suonare al campanello o dovessero conoscere gli amici di banco nell’anno del diploma…o ancora tra i documenti richiesti vi sono dati approfonditi sulla provenienza e la professione di ciascun individuo del nucleo familiare…a me sembra un pò eccessivo….
Allora dove vanno a finire tutte queste informazioni riservate, cartacee e digitali?
non sono esperta ma mi permetto di rispoonderti mentre atendo freneticamente comunicaizoni urgenti di lavoro e dunque colgo l’occasione di indusitriamri per te così smetto di mordicchiare il tavolo e tutto ciò che ho a portatat di mano..
allora, odvrsti smepre trovare il nome alla società che gestisce i dati nella sua banca per conto dell’azienda (se non la stessa); queste società hanno a loro volta accordi contratt. che hanno condiizoni per cui cmq sonom in possesso dei tuoi dati e possono usarli seocndo le condiizoni stabilite in tali accordi; il rpoblema può tra l’altro interv. a questo livello:
se la società responsabile del serviizo trattamento dati o acui è affiliata per es la filiale italiana ha sede alle seychelles, i tuoi dati finisocno ad una società che non ubbisdisce alle leggi italiane che per esmepio potrebberio essere più severe rispetto a quelle delle seychelles e così via.
quindi il cittadino privato si trova a fronteggiare un vero e proprio spazio extra-nazionale, cioé in cui la dimensione sua di cittadino nazionale ch gode di diritti e doveri sanciti e protettio dalle leggi del suo paese venga quasi ‘scalzata’ tramite il ricorso a società estere.
spero di non aver scritto c..zz..te (stavolta) ma sono ababstanza certa di ciò che dico perché la cosa è stato oeggto di commento tra me ed un amico legale,
WIKILEAKS PUBBLICA OLTRE 5 MILIONI DI @ DELLA STRATFOR.
LONDRA – Il sito Wikileaks ha annunciato di aver cominciato la pubblicazione di più di cinque milioni di email della società privata americana di intelligence Stratfor. La corrispondenza è stata ottenuta illegalmente, probabilmente a seguito dall’hackeraggio compiuto nel dicembre scorso ai danni della ditta dal gruppo di pirati informatici Anonymous.
Le email, che vanno dal luglio 2004 al dicembre 2011, secondo un comunicato di Wikileaks rivelerebbero l’uso da parte di Stratfor di “reti di informatori, strutture per il pagamento di tangenti, tecniche di riciclaggio del denaro e metodi psicologici”.
“Nella lista degli informatori di Stratfor figura un ambasciatore italiano presso uno Stato africano”, ha detto la giornalista dell’Espresso Stefania Maurizi intervenendo alla conferenza stampa organizzata da WikiLeaks al Frontline Club di Londra. “Non sappiamo quale sia il rapporto esistente fra questo ambasciatore e la compagnia americana”. L’Espresso è uno dei media partner di Wikileaks, ed ha contribuito alla pubblicazione dei file odierni, così come quelli del cablegate.
“Oggi WikiLeaks inizia a sollevare il velo sulle vite private e menzogne private delle spie private”. Lo ha detto Julian Assange alla conferenza stampa indetta al Frontline Club di Londra per presentare la pubblicazione delle mail della Stratfor. “Ci troviamo di fronte al fiorire di una forma di intelligence privata ma senza che ci siano contrappesi per tenerla sotto controllo”.
“La Coca Cola usò i servizi della Stratfor per monitorare gli attivisti della Peta – lega USA per la protezione animali, ndr – in relazione alle olimpiadi di Vancouver del 2009”, ha detto Assange. “Il vicepresidente della Stratfor ha offerto alla Coca Cola accesso ai file classificati dell’FBI sulle strategie e le attività dei militanti della Peta”.
“I documenti mostrano come lavora un’azienda privata di intelligence e come questa prenda di mira individui per conto dei suoi clienti pubblici e privati”, aggiunge la ong nella nota. Wikileaks afferma di avere le prove dell’esistenza di legami confidenziali fra Stratfor e aziende come l’indiana Dow Chemical di Bhopal e l’americana Lockheed Martin, oltre che con agenzie governative americane, fra le quali il Dipartimento di stato, la sicurezza interna, il corpo dei Marines e l’agenzia di intelligence per la difesa.
Le email targate Stratfor potrebbero essere state “manipolate, contraffatte, e contenere imprecisioni”, afferma la stessa società di intelligence in una nota, nella quale bolla la mossa del sito di Julian Assange come un tentativo di “intimidirci e costringerci al silenzio”. “Non le autenticheremo, né le commenteremo”, prosegue la nota: “Siamo stati derubati, doverne rispondere (delle email, ndr) significherebbe essere due volte vittime”.
STRATFOR, ISRAELE AVREBBE COLPITO BASI IN IRAN – Commando israeliani assistiti da forze curde avrebbero distrutto in Iran installazioni sotterranee utilizzate per la difesa nazionale e per progetti di ricerca nucleare. Lo afferma una fonte anonima ai responsabili di Stratfor, la società privata di intelligence finita dell’occhio del ciclone con la pubblicazione, ancora parziale, di milioni di email interne della società, che sarebbero state ‘rubate’ dagli hacker di Anonymous. Nello scambio di email, tra cui quella firmata da Chris Farnham, un ‘senior watch officer’ della Stratfor, datata 13 novembre 2011, si fa riferimento alle dichiarazioni del ministro israeliano della difesa Ehud Barak in seguito alla esplosione verificatasi giorni prima in Iran in un deposito di munizioni il 12 novembre 2011.
Basandosi su informazioni raccolte da una anonima fonte – la cui attendibilità è “da verificare” secondo i responsabili della società – l’analista aggiunge i piani israeliani prevedono un attacco all’Iran della durata di sole 48 ore. Sarebbe un attacco talmente distruttivo – aggiunge l’analista – che l’Iran non sarebbe in grado di reagire o di riprendersi, e di conseguenza il suo governo cadrebbe. “E’ difficile immaginare che Hamas o gli Hezbollah cercherebbero di prendere parte al conflitto”.
Secondo la fonte, “al momento attuale non c’é bisogno di un attacco ai programmi nucleari (dell’Iran, ndr) in quanto i commando ne hanno distrutti una parte significativa”. Un eventuale intervento militare sarebbe dunque “legato a ragioni politiche o al prezzo del petrolio”. A trarne vantaggio sarebbero “in particolare Russia e Arabia Saudita”, a causa di un prevedibile aumento dei prezzi del greggio, mentre “Cina ed Europa subirebbero delle perdite”. Wikileaks pubblica anche una email del 7 novembre che menziona valutazioni secondo le quali “gli israeliani hanno già distrutto la intera infrastruttura nucleare iraniana a terra già settimane fa”. Per valutare la attendibilità di questi documenti, un cronista di Radio Gerusalemme ha telefonato all’analista Farnham (il cui numero di telefono è stato pure divulgato da Wikileaks). “Sembrava molto spaventato – ha poi riferito il cronista – e ha preferito troncare la conversazione”.
Anonimo…ti ringrazio per il chiarimento…anche se nella pratica numerose aziende non si rendono conto di cosa significa detenere dati altrui, nel senso che non hanno percezione della corrispondenza biunivoca di due cose: da una parte i dati dell’utente completamente a disposizione dell’azienda, dall’altra l’utente che non ha nessun dato reale dell’azienda stessa se non mediante analisi presso le camere di commercio.
Inoltre, l’autorizzazione al trattamento dei dati personali non si accompagna ad un’etica di tutela da parte di coloro che dovrebbero applicarla. Molti anni fa leggevo sulla normativa americana in materia di costituzione di un sito internet, il cosiddetto Dominio telematico, la necessità di accettare contrattualmente “la bona fide intention to use…the domain name…”, questa terminologia mi si è stampata in testa come modalità di approccio alla dimensione telematica “la bona fide..”..sembra quasi arcaico..eppure contiene i principi della netiquette, ovvero delle buone intenzioni nell’utilizzo della dimensione telematica…scusate ma ogni volta che autorizzo la mia privacy in Italia, non ci credo tanto alle buone intenzioni!!!! Per relata refero di addetti alla sicurezza spesso dati personali di soggetti, per così dire “senza precedenti penali”, vengono utilizzati da aziende un pò con “le mani in pasta” per riciclare soldini..insomma per avere una parvenza di pulito in ufficio!!! E non aggiungo altro….
Morgana, prima di cedere i tuoi dati personali a chicchessia, assicurati di leggere l’informativa privacy che ti viene rilasciata e che “acccetti” usufruendo dei servizi del sito.
Al suo interno la Società è obbligata a rendere noti quali siano gli scopi del trattamento dei tuoi dati personali, l’ambito di comunicazione e/o diffusione, i tuoi diritti, ecc.
Principio cardine della privacy, inoltre, è la non eccedenza dei dati richiesti rispetto agli obiettivi del trattamento. Ergo, se noti un’eccessiva sproporzione di richieste rispetto all’obiettivo, pensaci due volte prima di inserirli.
Ovviamente, non potrai mai avere la massima certezza che quello che viene scritto nell’informativa privacy equivale effettivamente a quello che la società fa/farà/farà fare con i tuoi dati personali.
Jack, molto gentile per il tuo supporto…ma mi riferivo ad esperienza professionale diretta da segnalare…mi riferisco ad aziende che tengono personale per qualche mese e poi lo buttano fuori con un turn-over di soggetti, ma continuano a detenere dati personali….e i termini usati non sono leggeri, vengono usate frasi del tipo “ma qui si ricicla personale!!”….nessun riferimento o vittimologia sul precariato, semplicemente volontà di esternare la mancanza di correttezza da parte di personaggi ambigui.
Gentile Morgana,
siccome mi occupo professionalmente (anche) proprio di questo, le rispondo.
Jackallo ha ben descritto la normativa, che peraltro richiede il consenso al trattamento dei dati.
Però la realtà è diversa, perchè quasi sempre le informative sono sbagliate e in una certa percentuale dolosamente omissive.
Però solo poche aziende, anche tra le grandi, sono in grado ho vogliono fare quello che lei dice.
Le cose cambiano, effettivamente, se scrive al’estero, soprattutto se i dati vanno extra UE (anche negli USA), dove le tutele sono poche o mancanti.
Faccia attenzione a conferire i dati a cui si riferisce. Come dicevo mi occupo professionalmente di questo ed è raro che aziende serie le chiedano queste informazioni senza motivare per bene.
Non creda troppo a motivazioni tipo NOS o 27001 o altro. Consolidi il rapporto prima di accettare di fornire informazioni non ordinarie su di se. Cedere subito non la aiuterà a posizionarsi meglio con l’interlocutore.
Io veramente non so come ringraziarvi…offrite veramente un grande sostegno..vi garantisco che in giro ci sono davvero degli avvoltoi pronti ad ingoiare dati personali…sinceramente in alcuni casi ho dubitato che ne sapessero qualcosa in materia…ma per fortuna grazie a voi posso evitare in cadere in paranoia….davvero grazie!!!
riguardo la compilazione di foglio notizie e dichiarazione di autorizzazione ho personalmente seguito con le rispettive segreterie le procedure di protocollo personalmente.
Ho tuttavia motivo di credere che il principio della bona fide non sia del tutto arcaico ed anzi lo trovo un ingegnoso sistema attualissimo, in quanto le probabilità che i tuoi dati cadano in “mani” nemiche sono basse: si possono fare in merito considerazioni matematiche dove in un “libero” flusso enorme di dati personali la probabilità di vedere catturati ed utilizzati i propri è equivalente ad avere i dati “protetti”.
Diverso il discorso è se la specifica azienda a cui si invia ad esempio il cv, abbia a sua volta un’altra azienda autorizzata a carpire e diffondere i dati per altri scopi.. ma pure in questo caso entrerebbero in gioco le probabilità..
Insomma, seguendo tale logica potremmo “tutti” avere chissà che cose intestate o essere chissà chi dall’altra parte del mondo.. il che mi sembra improbabile, seppure possibile.
Attenzione, perchè quello della vendita (lecita o non lecita) dei dati personali è da qualche anno uno dei mercati più fiorenti in atto. E non parlo di “black market”.
Non stupirà nessuno, credo, se, senza far nomi, vi ricordo che una delle società che genera maggior fatturato al mondo (si, parlo proprio di una tra le Fortune500.. anzi tra le Fortune100) come core business ha proprio la vendita di dati personali. Dati acquisiti lecitamente, ci mancherebbe, ma il dato non è davvero questione da poco…!
Gentile Silendo,
contenuti a parte, che sono il reale segno dell’aridità (di conoscenze e di sentimenti) che domina queste non-ideologie derivate da una subcultura egocentrica e anarchica postmoderna (al cui rischio, oltre agli americani siamo esposti anche noi europei e italiani soprattutto riguardo le nuove generazioni), è interessante notare l’approccio che adottano questi nuovi eserciti: direi cinque “colonnelli” per decine di migliaia di fanti.. potrebbe essere un suggerimento dell’organizzazione militare
(il Ministro prenda atto)
A tal proposito aggiungo: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/02/27/visualizza_new.html_105033856.html ovvero come è stato attaccato anche il sito di Stratfor con pubblicazione di e-mails riservate.
Inoltre venerdì hanno liberato su cauzione Kim Schmitz: chissà se si saprà altro sulle dinamiche operative e organizzative di Anonymous.
Saluti,
E.S.
Aggiungo un aggiornamento:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/02/27/visualizza_new.html_105093553.html
Saluti,
E.S.
Salve Silendo, mi permetto di chiedere agli esperti on line una questione che ha a che fare con la sicurezza informatica, ma più propriamente con la tutela dei dati personali: ad oggi alcuni documenti inviati via internet necessitano di autorizzazione al trattamento dei dati personali, volevo sapere se i dati personali di un utente vengono cancellati entro un certo tempo e soprattutto gli utenti che sicurezza hanno della non divulgazione, diffusione o vendita degli stessi a terzi?
Sarò più chiara: se inoltro ad una azienda privata alcuni miei documenti personali, che sicurezza ho che gli stessi non vengano falsificati o rivenduti ad estranei? Insomma, la sicurezza dei dati personali va oltre un semplice indirizzo pubblicato sulle pagine bianche: in pratica un utente che vuol farsi contattare professionalmente da un’azienda, indica tutte le sue generalità…come se costoro dovessero suonare al campanello o dovessero conoscere gli amici di banco nell’anno del diploma…o ancora tra i documenti richiesti vi sono dati approfonditi sulla provenienza e la professione di ciascun individuo del nucleo familiare…a me sembra un pò eccessivo….
Allora dove vanno a finire tutte queste informazioni riservate, cartacee e digitali?
Morgana
Ciao Morgana,
non sono esperta ma mi permetto di rispoonderti mentre atendo freneticamente comunicaizoni urgenti di lavoro e dunque colgo l’occasione di indusitriamri per te così smetto di mordicchiare il tavolo e tutto ciò che ho a portatat di mano..
allora, odvrsti smepre trovare il nome alla società che gestisce i dati nella sua banca per conto dell’azienda (se non la stessa); queste società hanno a loro volta accordi contratt. che hanno condiizoni per cui cmq sonom in possesso dei tuoi dati e possono usarli seocndo le condiizoni stabilite in tali accordi; il rpoblema può tra l’altro interv. a questo livello:
se la società responsabile del serviizo trattamento dati o acui è affiliata per es la filiale italiana ha sede alle seychelles, i tuoi dati finisocno ad una società che non ubbisdisce alle leggi italiane che per esmepio potrebberio essere più severe rispetto a quelle delle seychelles e così via.
quindi il cittadino privato si trova a fronteggiare un vero e proprio spazio extra-nazionale, cioé in cui la dimensione sua di cittadino nazionale ch gode di diritti e doveri sanciti e protettio dalle leggi del suo paese venga quasi ‘scalzata’ tramite il ricorso a società estere.
spero di non aver scritto c..zz..te (stavolta) ma sono ababstanza certa di ciò che dico perché la cosa è stato oeggto di commento tra me ed un amico legale,
ciao
S.
WIKILEAKS PUBBLICA OLTRE 5 MILIONI DI @ DELLA STRATFOR.
LONDRA – Il sito Wikileaks ha annunciato di aver cominciato la pubblicazione di più di cinque milioni di email della società privata americana di intelligence Stratfor. La corrispondenza è stata ottenuta illegalmente, probabilmente a seguito dall’hackeraggio compiuto nel dicembre scorso ai danni della ditta dal gruppo di pirati informatici Anonymous.
Le email, che vanno dal luglio 2004 al dicembre 2011, secondo un comunicato di Wikileaks rivelerebbero l’uso da parte di Stratfor di “reti di informatori, strutture per il pagamento di tangenti, tecniche di riciclaggio del denaro e metodi psicologici”.
“Nella lista degli informatori di Stratfor figura un ambasciatore italiano presso uno Stato africano”, ha detto la giornalista dell’Espresso Stefania Maurizi intervenendo alla conferenza stampa organizzata da WikiLeaks al Frontline Club di Londra. “Non sappiamo quale sia il rapporto esistente fra questo ambasciatore e la compagnia americana”. L’Espresso è uno dei media partner di Wikileaks, ed ha contribuito alla pubblicazione dei file odierni, così come quelli del cablegate.
“Oggi WikiLeaks inizia a sollevare il velo sulle vite private e menzogne private delle spie private”. Lo ha detto Julian Assange alla conferenza stampa indetta al Frontline Club di Londra per presentare la pubblicazione delle mail della Stratfor. “Ci troviamo di fronte al fiorire di una forma di intelligence privata ma senza che ci siano contrappesi per tenerla sotto controllo”.
“La Coca Cola usò i servizi della Stratfor per monitorare gli attivisti della Peta – lega USA per la protezione animali, ndr – in relazione alle olimpiadi di Vancouver del 2009”, ha detto Assange. “Il vicepresidente della Stratfor ha offerto alla Coca Cola accesso ai file classificati dell’FBI sulle strategie e le attività dei militanti della Peta”.
“I documenti mostrano come lavora un’azienda privata di intelligence e come questa prenda di mira individui per conto dei suoi clienti pubblici e privati”, aggiunge la ong nella nota. Wikileaks afferma di avere le prove dell’esistenza di legami confidenziali fra Stratfor e aziende come l’indiana Dow Chemical di Bhopal e l’americana Lockheed Martin, oltre che con agenzie governative americane, fra le quali il Dipartimento di stato, la sicurezza interna, il corpo dei Marines e l’agenzia di intelligence per la difesa.
Le email targate Stratfor potrebbero essere state “manipolate, contraffatte, e contenere imprecisioni”, afferma la stessa società di intelligence in una nota, nella quale bolla la mossa del sito di Julian Assange come un tentativo di “intimidirci e costringerci al silenzio”. “Non le autenticheremo, né le commenteremo”, prosegue la nota: “Siamo stati derubati, doverne rispondere (delle email, ndr) significherebbe essere due volte vittime”.
STRATFOR, ISRAELE AVREBBE COLPITO BASI IN IRAN – Commando israeliani assistiti da forze curde avrebbero distrutto in Iran installazioni sotterranee utilizzate per la difesa nazionale e per progetti di ricerca nucleare. Lo afferma una fonte anonima ai responsabili di Stratfor, la società privata di intelligence finita dell’occhio del ciclone con la pubblicazione, ancora parziale, di milioni di email interne della società, che sarebbero state ‘rubate’ dagli hacker di Anonymous. Nello scambio di email, tra cui quella firmata da Chris Farnham, un ‘senior watch officer’ della Stratfor, datata 13 novembre 2011, si fa riferimento alle dichiarazioni del ministro israeliano della difesa Ehud Barak in seguito alla esplosione verificatasi giorni prima in Iran in un deposito di munizioni il 12 novembre 2011.
Basandosi su informazioni raccolte da una anonima fonte – la cui attendibilità è “da verificare” secondo i responsabili della società – l’analista aggiunge i piani israeliani prevedono un attacco all’Iran della durata di sole 48 ore. Sarebbe un attacco talmente distruttivo – aggiunge l’analista – che l’Iran non sarebbe in grado di reagire o di riprendersi, e di conseguenza il suo governo cadrebbe. “E’ difficile immaginare che Hamas o gli Hezbollah cercherebbero di prendere parte al conflitto”.
Secondo la fonte, “al momento attuale non c’é bisogno di un attacco ai programmi nucleari (dell’Iran, ndr) in quanto i commando ne hanno distrutti una parte significativa”. Un eventuale intervento militare sarebbe dunque “legato a ragioni politiche o al prezzo del petrolio”. A trarne vantaggio sarebbero “in particolare Russia e Arabia Saudita”, a causa di un prevedibile aumento dei prezzi del greggio, mentre “Cina ed Europa subirebbero delle perdite”. Wikileaks pubblica anche una email del 7 novembre che menziona valutazioni secondo le quali “gli israeliani hanno già distrutto la intera infrastruttura nucleare iraniana a terra già settimane fa”. Per valutare la attendibilità di questi documenti, un cronista di Radio Gerusalemme ha telefonato all’analista Farnham (il cui numero di telefono è stato pure divulgato da Wikileaks). “Sembrava molto spaventato – ha poi riferito il cronista – e ha preferito troncare la conversazione”.
B.A.ORG
http://www.luxinarcana.org/la-mostra/larchivio-segreto-vaticano/?gclid=CKDfxsHbvq4CFYPO3wodOHbaMA
LUX IN ARCANA è la Mostra ai Musei Capitolini degli Archivi Segreti del Vaticano.
B.A.scv
Anonimo…ti ringrazio per il chiarimento…anche se nella pratica numerose aziende non si rendono conto di cosa significa detenere dati altrui, nel senso che non hanno percezione della corrispondenza biunivoca di due cose: da una parte i dati dell’utente completamente a disposizione dell’azienda, dall’altra l’utente che non ha nessun dato reale dell’azienda stessa se non mediante analisi presso le camere di commercio.
Inoltre, l’autorizzazione al trattamento dei dati personali non si accompagna ad un’etica di tutela da parte di coloro che dovrebbero applicarla. Molti anni fa leggevo sulla normativa americana in materia di costituzione di un sito internet, il cosiddetto Dominio telematico, la necessità di accettare contrattualmente “la bona fide intention to use…the domain name…”, questa terminologia mi si è stampata in testa come modalità di approccio alla dimensione telematica “la bona fide..”..sembra quasi arcaico..eppure contiene i principi della netiquette, ovvero delle buone intenzioni nell’utilizzo della dimensione telematica…scusate ma ogni volta che autorizzo la mia privacy in Italia, non ci credo tanto alle buone intenzioni!!!! Per relata refero di addetti alla sicurezza spesso dati personali di soggetti, per così dire “senza precedenti penali”, vengono utilizzati da aziende un pò con “le mani in pasta” per riciclare soldini..insomma per avere una parvenza di pulito in ufficio!!! E non aggiungo altro….
Morgana fiduciosa nelle istituzioni
Morgana, prima di cedere i tuoi dati personali a chicchessia, assicurati di leggere l’informativa privacy che ti viene rilasciata e che “acccetti” usufruendo dei servizi del sito.
Al suo interno la Società è obbligata a rendere noti quali siano gli scopi del trattamento dei tuoi dati personali, l’ambito di comunicazione e/o diffusione, i tuoi diritti, ecc.
Principio cardine della privacy, inoltre, è la non eccedenza dei dati richiesti rispetto agli obiettivi del trattamento. Ergo, se noti un’eccessiva sproporzione di richieste rispetto all’obiettivo, pensaci due volte prima di inserirli.
Ovviamente, non potrai mai avere la massima certezza che quello che viene scritto nell’informativa privacy equivale effettivamente a quello che la società fa/farà/farà fare con i tuoi dati personali.
Jack, molto gentile per il tuo supporto…ma mi riferivo ad esperienza professionale diretta da segnalare…mi riferisco ad aziende che tengono personale per qualche mese e poi lo buttano fuori con un turn-over di soggetti, ma continuano a detenere dati personali….e i termini usati non sono leggeri, vengono usate frasi del tipo “ma qui si ricicla personale!!”….nessun riferimento o vittimologia sul precariato, semplicemente volontà di esternare la mancanza di correttezza da parte di personaggi ambigui.
Morgana fiduciosa nelle istituzioni
Gentile Morgana,
siccome mi occupo professionalmente (anche) proprio di questo, le rispondo.
Jackallo ha ben descritto la normativa, che peraltro richiede il consenso al trattamento dei dati.
Però la realtà è diversa, perchè quasi sempre le informative sono sbagliate e in una certa percentuale dolosamente omissive.
Però solo poche aziende, anche tra le grandi, sono in grado ho vogliono fare quello che lei dice.
Le cose cambiano, effettivamente, se scrive al’estero, soprattutto se i dati vanno extra UE (anche negli USA), dove le tutele sono poche o mancanti.
Faccia attenzione a conferire i dati a cui si riferisce. Come dicevo mi occupo professionalmente di questo ed è raro che aziende serie le chiedano queste informazioni senza motivare per bene.
Non creda troppo a motivazioni tipo NOS o 27001 o altro. Consolidi il rapporto prima di accettare di fornire informazioni non ordinarie su di se. Cedere subito non la aiuterà a posizionarsi meglio con l’interlocutore.
Asterix
Io veramente non so come ringraziarvi…offrite veramente un grande sostegno..vi garantisco che in giro ci sono davvero degli avvoltoi pronti ad ingoiare dati personali…sinceramente in alcuni casi ho dubitato che ne sapessero qualcosa in materia…ma per fortuna grazie a voi posso evitare in cadere in paranoia….davvero grazie!!!
Morgana
Buonasera a tutti,
riguardo la compilazione di foglio notizie e dichiarazione di autorizzazione ho personalmente seguito con le rispettive segreterie le procedure di protocollo personalmente.
Ho tuttavia motivo di credere che il principio della bona fide non sia del tutto arcaico ed anzi lo trovo un ingegnoso sistema attualissimo, in quanto le probabilità che i tuoi dati cadano in “mani” nemiche sono basse: si possono fare in merito considerazioni matematiche dove in un “libero” flusso enorme di dati personali la probabilità di vedere catturati ed utilizzati i propri è equivalente ad avere i dati “protetti”.
Diverso il discorso è se la specifica azienda a cui si invia ad esempio il cv, abbia a sua volta un’altra azienda autorizzata a carpire e diffondere i dati per altri scopi.. ma pure in questo caso entrerebbero in gioco le probabilità..
Insomma, seguendo tale logica potremmo “tutti” avere chissà che cose intestate o essere chissà chi dall’altra parte del mondo.. il che mi sembra improbabile, seppure possibile.
Saluti,
E.S.
Attenzione, perchè quello della vendita (lecita o non lecita) dei dati personali è da qualche anno uno dei mercati più fiorenti in atto. E non parlo di “black market”.
Non stupirà nessuno, credo, se, senza far nomi, vi ricordo che una delle società che genera maggior fatturato al mondo (si, parlo proprio di una tra le Fortune500.. anzi tra le Fortune100) come core business ha proprio la vendita di dati personali. Dati acquisiti lecitamente, ci mancherebbe, ma il dato non è davvero questione da poco…!