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    Anonimo at |

    Caro Silendo, molto interessante l’analisi dei dati di questo saggio di Bahrami e Parsi.

    peraltro, stupisce a maggior ragione la fissa per le sanzioni (se penso che persino io ho studiato saggi che ne contestavano l’efficacia con argomenti basati su risultati..!) considerando che ci siamo da poco lasciati alle spalle l’uso delle sanzioni in Iraq.

    inoltre, è notevole questo punto:”This has certainly been the case in Iran, in which the near-destruction of the private sector by sanctions has strengthened and expanded the state-controlled segment of the Iranian economy. ”

    indebolendo la classe dei piccoli imprenditori e dei professionisti, che tendenzialmente nei regimi oppressivi sono tra la cittadinanza più incline ad accettare/incoraggiare aperture democratiche e liberali.

    o ancora: “particularly in the case of Iraq, where Saddam Hussein manipulated the sanctions by leveraging control over the black market to benefit key supporters”.

    ora in Iran non so quanto sia presente un mercato nero, ma ho letto lavori di analisti (qualche anno fa) che sottolineano come la corruzione e ad esempio l’imposizione di ‘dazi’ sul traffico di droga sia diffusa tra i membri dei Guardiani e altri corpi scelti e delle elites alleate del regime. anche questo tipo di guadagni è favorito dalle sanzioni, in qualche modo. i guadagni illeciti sono sempre favoriti dalle sanzioni, a prescindere dal loro essere radicati anche più in profondità.

    S.

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    1. avatar
      PAOLO at |

      Basti guardare nella storia cosa ha prodotto il proibizionismo in USA. Delinquenza, mercato nero ecc..

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