Proprio come sostenuto qualche anno fa da Yergin e dalla sua Cambridge Energy Research Associates?
Secondo uno studio dello U.S. Geological Survey, sì!
Qui la notizia pubblicata dal Corriere della Sera. Fra qualche ora se ne parlerà anche al Carnegie di Washington.
Silendo
che magnifico post……(a me interessa assai, almeno).
il problema negli ultimi anni, infatti, non è il ‘picco’ e la sua posizione temporale; il problema sta nel fatto che i nuovi giacimenti presunti o reali necessitano di maggior perizia tecnica e quindi di nuovi sistemi di sicurezza.
non solo, ma alcuni sono ambienti difficili e comportano nuovi rischi per l’ecosistema, (oltre che per chi vi lavora).
in Canada, ad esempio ci sono state molte polemiche sull’estrazione dalle sabbie bituminose, ma ormai è una realtà che interessa diverse parti del globo.
c’è anche la qualità dell’estratto, naturalmente, da considerare, ma soprattutto
è un problema di tecniche e tecnologie, di cost/benefit ratio (in alcuni casi vantaggiosa, a quanto pare), di adeguamento delle normative, di risorse per la ricerca, di indagini condotte con metodo (e non manipolate ad arte) ed esplorazioni a impatto contenuto.
e di trasparenza sui dati………………..(non mi riferisco all’utenza ambientalista, ma al fatto che un decisore politico, per esempio, ha spesso conoscenze scarsissime in merito o che i mercati finanziari amano i pettegolezzi e i grandi annunci, e c’è gente che va appresso ai mercati senza ponderarne la consistenza)
S.
Eh già.. l’argomento è molto complesso e… strategico 😉
http://www.ocean.washington.edu/people/faculty/jmurray/MurrayKing2012.pdf
Altre opinioni ;).
Caro Frattaz,
interessante il saggio da te indicato. peraltro, ha qualcosa di inusuale, cioé di diverso (in senso positivo) nel modo in cui è impostato.
(interessante anche come contenuto ovviamente..)
S.