Nel World Economic Forum che si è chiuso a Davos, i più erano consci che l’Eurozona, in questa struttura, non ha senso di esistere. È una creatura fittizia, non voluta da tutti i cittadini europei, di difficile gestione e non curante delle differenze fra le singole economie nazionali. Eppure, uscire da un sistema così complesso e ricercato strutturalmente non è facile. Il più grande fondo obbligazionario mondiale, Pimco, ha di recente spiegato che siamo entrati nel “Paranormal World”, un mondo completamente diverso a quello che abbiamo vissuto dal Black Monday, il venerdì nero del 1987, a oggi. Le certezze infatti sono sempre minori. Per risolvere questa crisi occorrono misure straordinarie e impopolari, foriere di sacrifici e fatica.
Quella iniziata dai subprime non è una crisi passeggera, ma strutturale. Capirlo in anticipo non significa evitare il peggio, che anzi sembra più vicino, ma riuscire ad affrontarlo con maggiore coordinamento. Proprio quello che ora non c’è.
da “Euro: lotta per la sopravvivenza” di Fabrizio Goria, ISPI Commentary
“Ora questo circo, fatto di paesi forti e deboli, si è rotto.”
ahimé sì. (ma si sapeva, che si rompeva).
“Da un lato che il mondo bancario, drogato dagli eccessi dell’ingegneria finanziaria degli ultimi dieci anni, dovrà necessariamente essere ridimensionato. Questo costerà di-versi sacrifici, sia in termini di persone sia in termini di ricchezza. Dall’altro, apre le porte a un cambiamento nella modalità di pensiero dei processi economici europei, meno dipendenti dall’universo dell’investment banking e più volto all’economia reale.”
questo dovrebbe significare, dall’altro ‘lato’, molti più individui disposti a rischiare creandosi / creando lavoro / prodotti (come da sempre sostengono le menti più attente.)
Ora, in Italia, ammesso e non concesso che questo governo di ‘tecnici’ spinga effettivamente in questa direzione, e ammesso e decisamente non concesso che la maggior parte della popolazione italiana riesca a vederla allo stesso modo ed intraprendere il percorso necessario, il dramma non trascurabile è che la ns classe politica non è pronta a scendere in un arena del genere.
andrebbe probabilmente alla cieca, perché il coordinamento non è che non c’è per mancanza di volontà. è che gli attori politici hanno perso le proprie coordinate mentali in molti casi.
e questo è incredibilmente drammatico. anche perché non ci sono i tempi per poter attendere un completo ricambio a livello umano della classe politica e dirigente. il che rende le prospettive abbastanza agghiaccianti. tocca esser pronti come cittadini ciascuno a portare peso e conseguenze da soli, senza attendersi le soluzioni dall’alto. un po’ come quando dopo una guerra tocca ricostruire tutto o quasi daccapo.
molto utile questa analisi di Goria, Silendo. che bel post.
S.