E’ il briefing non riservato di un analista dell’Intelligence dei Marines e gira in rete in queste ore.
Non introduce elementi nuovi rispetto a quanto già sappiamo ma è comunque una lettura gradevole.
E’ il briefing non riservato di un analista dell’Intelligence dei Marines e gira in rete in queste ore.
Non introduce elementi nuovi rispetto a quanto già sappiamo ma è comunque una lettura gradevole.
Ciao Silendo, devo abituarmi alla nuova casa..uhm..
dunque, domanda: a proposito di minacce ibride e criminalità (p.7, alla fine), perché gli analisti generalmente sentono la necessità di distinguere le attività criminali dalle attività ‘terroristiche vere e proprie’ di un movimento?
il ns autore si pone giustamente un interrogativo riguardo ai taleban.
io credo che valga raramente, questa distinzione.
ovvero, l’azione specifica individuata può in alcuni casi non essere vincolante per il movimento (si traffica droga se conviene, se no si può passare ad altro), ma il sistema criminale in sè, la rete locale e le joint-ventures con altre org. ‘puramente’ criminali sono vitali e non dipendono dalla necessità, ma dalle intenzioni specifiche di ogni movimento ‘terroristico’e dalla realtà territoriale con cui anche i ‘terroristi’ o i ‘miliziani’ devono fare i conti.
non esiste la politica nel terrorismo o in un movimento di miliziani, non esiste proprio. un’idelogia che alla fine è clanica connota una tribù di uomini (co)stretti da legami del tutto simili alla mafia, ma meno raffinati rispetto all’uso del territorio.
perché la mafia non vuole assumere direttamente potere ma sa che ha bisogno di una struttura statale da contrastare e usare ma soprattutto a cui attaccarsi? perché altrimenti durerebbe due minuti.
quando i taleban o parte dei loro affiliati capiranno questo, faranno sì che qualcuno vinca nuove elezioni e diventeranno una mafia. e le attività criminali saranno parte emersa della gestione dei luoghi. i movimenti di ‘miliziani’ o terroristi’ sono mafie involute, secondo me. senza un sistemico controllo del territorio, come all’esterno potrebbe apparire. per evolversi, dovrebbero capire che hanno bisogno di incoraggiare riforme politiche, ma prima devono capire l’utilità della politica.
mi chiedo se piuttosto che puntare ad una guerra contro i taleban e in genere contro questo tipo di movimenti, meglio sarebbe stato concentrarsi di più nel mappare rivalità e contrasti tra clan locali, incuneandosi tra loro e i miliziani combattenti, (che peraltro sono anche non afgani).
per esempio, hezbollah fa affari con la droga, ma non ha il potere assoluto sul suo territorio e nemmeno in fatto di droga. ci sono clan storici che controllano la droga libanese e nemmeno hezbollah può provare ad eliminarli senza rischiare di perdere buona parte di ciò che ha/è. allo stesso tempo, hezbollah come i movimenti palestinesi, è cresciuta mantenendo milizie, criminali a sè affiliati,etc che non potrebbe mantenere passando alla sola politica. Quindi non ha senso distinguere l’azione politica del movimento dai proventi criminali. I ‘proventi criminali’ hanno generato rapporti e affiliazioni strutturali ormai. Dunque anche limiti (per forza!).
E i salafiti hanno gli stessi problemi: tra loro sono disuniti e rivali anche all’interno dello stesso network e le attività ‘criminali’ contribuiscono proprio alle divisioni e alla forte connotazione anti-politica di tutti questi ‘movimenti.’
Io non capisco forse l’approccio militare…o forse sarà che i miei neuroni ibridi fanno confusione?
comunque questi sono tempi ibbridi, ibbridissimiii…..
S.
Mi trovi d’accordo su gran parte delle cose che scrivi. Una sola annotazione. Tu chiedi: “perché gli analisti generalmente sentono la necessità di distinguere le attività criminali dalle attività ‘terroristiche vere e proprie’ di un movimento?“. Beh, perchè i traffici criminali ed il terrorismo sono strumenti differenti, non sono la stessa cosa.
Riguardo alla scelta di invadere l’Afghanistan per distruggere i talebani… lì le motivazioni furono altre. Gli USA, incazzati, dovevano dimostrare al mondo di essere forti e quale dimostrazione di forza migliore (secondo la cultura strategica americana) del proiettare un corpo di spedizione militare dall’altra parte del mondo?
“Io non capisco forse l’approccio militare”
In che senso non lo capisci? Nel senso che ritieni che l’uso della forza armata sia inefficace?
No, no non nel senso che ritengo l’uso della forza militare inefficace, anzi..ho idee personali abbastanza articolate in merito.
non è questo: è che non comprendo il senso strategico della scelta americana come appunto tu l’hai sintetizzata.
non capisco proprio: il guadagno dove dovrei coglierlo? cioé, forse dovrei dire: non capisco la ‘cultura strategica americana’. qual’è l’obiettivo finale di una strategia del genere? (o qual’era?)
tipo: il paese x presenta situaz. problematica, contiene risorse che vogliamo o rappresenta territorio di passaggio per infrastrutture strategiche che ci servono nell’area. allora considerando la situaz. sul terreno e le sue articolazioni io considero se un intervento militare mi aiuta. e COME predisporlo.
ma per come si sono mossi gli Ame. , ad una creatura ‘babbana’ come me, l’intervento militare sembra essere stato scelto non quale strumento ma proprio come risposta.
ecco, non capisco rispetto alla’Afghanistan che senso potrebbe aver avuto scegliere l’intervento miliatre come risposta. a cosa? (voglio dire, propaganda a parte)
S.
Il mio parere? L’intervento in Afghanistan aveva due obiettivi: uno dimostrativo, una prova di forza per dimostrare al mondo (ed ai cittadini americani) di essere ancora potenti nonostante il grave attentato. Uno sanzionatorio: punire i colpevoli.
Tutti i resoconti e gli studi sul processo decisionale interno all’amministrazione Bush in quel periodo mi sembra vadano verso questa direzione.
C’era anche un obiettivo geostrategico? Si voleva occupare un’area baricentrica in Asia? Penso proprio che ci fosse anche questo obiettivo ma, per quanto mi è dato sapere, probabilmente non fu l’obiettivo primario.
Detto ciò, per tutti e tre gli obiettivi (dimostrazione di forza, punizione, presidio) l’intervento militare aveva un senso strategico.
Attenzione: non voglio dire che sia stato ben effettuato, che i risultati siano stati (tutti) positivi, ecc. Ne sto facendo una questione di logicità strategica, per così dire
Capisco, Silendo.
ma in tal caso, logicamente appare anche il problema:
trattasi di logica autoreferenziale (la cosa ha senso perché io decido che ha senso che io dimostri di essere in grado di fare questa cosa). ora, un intervento militare ha implicazioni troppo ampie per essere oggetto di logiche di questo tipo.
inoltre, in questo tipo di logica, diviene alla fine il senso in sé della strategia stessa (magari per esempio perchè non si riesce alla fine a ‘punire i colpevoli’ e il tentativo di fare i cattivi a cui è meglio non rompere le balle si risolve in pura propaganda, ovvero can che abbaia non morde, o comunque non è un morso mortale).
questo dovrebbe come minimo rende praticamente impossibile la vita ai militari sul campo ma anche agli strateghi intorno ai tavoli.
insomma sembra più una criminale costosissima cazzata.
anche perché, come certo tu capirai assai meglio di me, c’è un piccolissimo particolare: che i taleban, affiliati vari, mercenari, ‘stagisti’, signori della guerra e clan, etc etc non è che proprio gli si spezzi il cuore a vedere gli americani in giro per il loro paese. sono abituati a essere minacciati e minacciarsi, uccidersi tra conterranei, figuriamoci se cedono di fronte ad un attore straniero. non sono i francesi al bistrot che ad un certo punto vedono gli stivali nazisti lungo la Senna e si chiedono cosa succederà adesso alla loro Marianna, al loro tricolore e alla Francia. e lì ti può prendere lo scoramento, prima che ti venga la forza di reagire.
ma gli ame dovevano saperlo. a volte appaiono maledettamente stupidi.
S.
Sinceramente non vedo l’auto-referenzialità della logica. Ma probabilmente è solo un mio limite.
Mi spiego meglio.
Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere? Dimostrazione di forza? Spedire bombardieri dall’altra parte del mondo è un’inequivocabile dimostrazione di forza. Assaltare militarmente un’area del pianeta così distante da casa propria è un’inequivocabile dimostrazione di forza.
Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere? Punire (eufemismo per uccidere) i colpevoli (o coloro che si ritengono essere i colpevoli)? Scaricargli addosso una valanga di bombe è indubbiamente un ottimo sistema per tentare di ucciderli.
Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere? Presidiare un’area di importanza geo-strategica? Spedire qualche migliaio di propri soldati e costruire basi militari in quella zona è sicuramente un mezzo “logico” per tentare di presidiare la zona.
Ora, se ne facciamo una questione di logica strategica per me è oggettivamente logico e coerente l’uso della forza. Semmai si può obiettare sulla strategia adoperata (quanta forza, come, dove, ecc) ma non sull’uso della forza in sé.
Quindi, che, dati i suddetti obiettivi, l’uso della forza fosse coerente e logico a mio modesto avviso non è in discussione. Possiamo discutere semmai sulla “giustezza” degli obiettivi fissati ed eventualmente sull’efficacia della strategia.
Qui mi fermo perchè non vorrei aver capito male ciò che intendevi.
S., ti prego, non fraintendermi. Il mio non è un plauso all’intervento militare in Afghanistan.
Sostengo la logicità dei mezzi adoperati al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dagli americani.
Non so se mi spiego?
E’ tutta una questione di mezzi adoperati e percorsi intrapresi al fine di raggiungere gli obiettivi fissati.
Diciamo che ogni Paese ha una sua cultura strategica…
Carissimo,
non ho frainteso per nulla. stai tranquillo. io ho studiato logica. ho capito perfettamente su che piano ci muoviamo.
infatti ti rispondo così:
ok, adesso ho capito. prima non avevo compreso. certo, se il punto è dimostrare un tipo di forza che un altro non può avere, (anche se ne ha un’altra, il punto è che non ha e non può avere quella), allora certo l’intervento militare è stato logico persino se inutile ad altri scopi. ora mi è chiaro.
ora capisco perché ti chiamano Vate, ma direi piuttosto che ci illumini di immenso (ahhhaahahaha…)
allora d’ora in poi dirò così: io ho problemi con l’approccio strategico americano. lo userò per tutto, anche per litigare con l’amministratore di condominio. mi piace.
(vedi che sei bbravo!, per far capire le cose ai babbani, bisogna essere un bravo mago, ehehhhehhhheeee)
S.
Il Vate è sempre il Vate!
A.