Panorama ha pubblicato l’intervista ad un neo-assunto dell’AISE. Riporto il testo integralmente.
Grazie ad Armigero per la segnalazione.
Siamo i nuovi 007 (ma non ditelo ai miei)
di Stefano Vespa
Come ho deciso? Mi hanno telefonato. Sorpreso? Molto sorpreso».
Ha quasi 30 anni, è laureato in informatica con 110, è nato e ha studiato in una regione del Nord ed è il primo assunto dai servizi di intelligence grazie alla selezione nelle università. Lavora all’Aise, l’ex Sismi. Chi scrive non sa neanche il suo nome, pur avendolo incontrato per intervistarlo. Un giovane brillante destinato all’estero e che invece è diventato l’apripista di una nuova generazione di agenti segreti: l’agente 007 2.0. Perché il cyberspazio è il campo di battaglia del futuro e l’informatica la scienza regina.
Una telefonata le ha cambiato la vita. Come si sono presentati?
Furono molto vaghi, si parlava di Stato, ho scoperto dopo la fortuna che ho avuto.
Fino a che punto vaghi?
Hanno parlato di un lavoro che riguardava la sicurezza. Sono molto curioso e ho sempre avuto la passione per la sicurezza informatica. Allora mi sono detto: è un’occasione, andiamo a vedere i dettagli. Per di più è lo Stato che ti chiama.
Che sensazione ha provato durante il primo colloquio?
È avvenuto alcune settimane dopo la telefonata ed è stato interessantissimo, anche se inizialmente molto formale. È un settore che vedi sempre in un ambito cinematografico e quando ci entri di persona è emozionante.
Diverso da come lo immaginava?
L’immaginazione corre, però certe cose sono come me le aspettavo. Le sensazioni sono particolari perché ti trovi catapultato in qualcosa di grande.
Quanto tempo è passato prima di essere assunto?
Primo colloquio a fine settembre 2010, assunto da circa un mese e mezzo.
L’ 11 settembre 2001 aveva 19 anni. Vista la sua passione per l’informatica pensò subito che quel settore sarebbe stato decisivo nella lotta al terrorismo?
No, solo qualche anno più tardi si è definita l’importanza della sicurezza informatica. Quel giorno stavo passeggiando nella mia città e ho visto le immagini di New York dai televisori di un negozio. Negli anni successivi, man mano, ho trovato informazioni sull’intelligence informatica che diventava sempre più importante.
C’è un ambito specifico nel quale le piacerebbe essere impiegato?
La mia aspirazione è di lavorare nella cyberdifesa: reperimento di informazioni, messa in sicurezza di strutture o di reti di computer. Per quello che faccio ora, mi sento l’uomo giusto al posto giusto, però non posso entrare nei dettagli.
Le da fastidio se la definiscono uno 007?
Chi lo fa è rimasto molto indietro, è una definizione a enetto. Con 007 e gli occhiali da sole abbiamo creato uno stereotipo. Direi allora: 007, sì, ma 2.0.
Ottima sintesi, vista la sua spedalità. In generale lo spionaggio o i gialli la interessano?
Questo genere investigativo non mi è mai dispiaciuto. Mi hanno colpito alcuni film: Spygame con Robert Redford e Brad Pitt, che non è il classico James Bond con macchine e donne; Due sotto un divano con Walter Matthau e Glenda Jackson; The Bourne Identity, con Matt Damon, ma solo il primo della serie, anche se è troppo romanzato.
Crede di essere un’eccezione o tutti i giovani sanno che il futuro sta nella tecnologia?
Con i miei colleghi di studio già nel 2002-2003 avevamo capito che il futuro era nelle nostre mani. Gli altri se ne sono resi conto poco dopo. La tecnologia ci ha invasi, nel bene e nel male non ci ha lasciato scelte.
Che percorso professionale aveva immaginato?
Avevo pensato anche a questo settore, scartandolo perché davo per scontata l’enorme quantità di domande. Puntavo a un’esperienzadalle mie parti per poi trovare una grande azienda, una multinazionale, e andareall’estero a occuparmi di sicurezza informatica. Lo hanno fatto molti amici.
E a questo punto che cosa ha detto ai suoi genitori?
Nessuno sa che lavoro facdo: ne i genitori, ne mio fratello, ne parenti o amici. Ho usato una strategia complicata. Ai genitori ho detto che lavoro alla presidenza del Consiglio nell’informatica, e siccome non ne capiscono molto va bene così, sono contentissimi perché il mio datore di lavoro è una garanzia. Ad altri ho detto che mi occupo di software in un’azienda e non aggiungo dettagli anche perché conosco giovani che hanno difficoltà nel trovare un’occupazione.
Ma chi si è laureato con lei ne capisce un po’ di più dei suoi genitori.
A chi è nel mio settore ho detto che lavoro nel campo istituzionale.
Lei è giovane, prima o poi avrà una famiglia. O si sposa con una collega oppure che cosa dirà a sua moglie?
(Per la prima volta il giovane agente segreto tentenna). Non lo so. Vedremo.
E sul sito del Dis oltre l6 mila domande
La selezione tra i migliori neolaureati è stata avviata dall’Aise nella prima metà del 2010 partendo dalle graduatorie delle università stilate dal Censis. Ne sono state individuate 26 alle quali sono stati chiesti curriculum dei laureati con 110 o con 110 e lode nei precedenti due anni in discipline tecnico-scientifìche ed economico-aziendali. Sono arrivati circa un migliaio di curriculum, di cui quasi 400 relativi all’informatica. La prima selezione su questi ultimi si è basata solo sugli studi e sulle conoscenze linguistiche. Si è cosi scesi a 40 candidati, convocati a Roma per una fase in tré tappe: 1) confronto con uno psicologo per definire personalità,attitudini, eventuali criticità; 2) colloquio con i dirigenti che avevano studiato i curriculum; 3) incontro con i responsabili delle risorse umane per valutare le motivazioni. Hanno avuto l’idoneità in 10, alcuni dei quali hanno già compiuto un iter di un anno.
Un progetto sperimentale ha riguardato gli altri circa 600 laureati in discipline come economia aziendale, ingegneria chimica, scienza energetica o nucleare oppure in lingue come cinese, arabo e russo per gli interpreti, settore nel quale sono stati selezionati 60 candidati,con numerose donne, ancora al primo colloquio.
In parallelo, nel dicembre 2009. sul sito del Dis (www.sicurezzanazionale. gov.it) venne aperta una finestra per inviare un curriculum: oltre 16 mila in 18 mesi. In particolare il Dis cercava analisti e gestori di reti fra laureati in materie come scienze politiche, giurisprudenza, economia, e ha ridotto i nomi a poche decine. L’iter finale è in corso, ma sul sito del Dis le domande continuano ad arrivare e a essere vagliate. Ciò che ha colpito è la voglia dì lavorare per lo Stato e per la sicurezza nazionale, anche da parte di chi ha discrete esperienze all’estero.
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=15-03-2012&pdfIndex=34
Dal Corriere della Sera Guido Olimpo
” Ho sposato una spia.”
La vita impossibile delle mogli degli 007.
Record di divorzi nell’Intelligence USA.
Record di divorzi nell’intelligence Usa
WASHINGTON — La persona che incontro ha lavorato con «quelli dall’altra parte del
fiume». Una frase che allude a un mondo impenetrabile. «Quelli» sta per la Cia, il fiume è il Potomac che attraversa Washington. Ed è dunque l’uomo adatto a parlare di un tema lanciato ieri sulle pagine del
Washington Post: i divorzi per chi lavora nell’intelligence. Non ci sono dati ufficiali disponibili e anche se esistono non li pubblicano. C’è la privacy, in questa situazione doppia visto che ci sono di mezzo i servizi. Di sicuro, afferma il giornale, sono tanti. «Confermo — ammette la fonte — e mi baso sulla mia esperienza diretta: su una decina di persone che ho conosciuto quasi la metà ha divorziato». E la causa è stata proprio il lavoro.
«Se sei un professionista — continua il nostro interlocutore, oggi in pensione — per molto tempo non racconterai a tua moglie nulla di quello che fai». Un segreto spesso difficile da sostenere. Lei giustamente chiede, vuole sapere. Lui resta nel vago, spesso nascondendosi dietro un inesistente posto «al Dipartimento di Stato» o una «società di consulenza» ospitata nei palazzi tutto vetro a Tyson Corner, Virginia. Una finzione che può durare per anni, anche se poi c’è un momento dove lo 007 finalmente ammette cosa fa. Qualcuno, rompendo le regole di sicurezza, può rivelarlo molto prima così evita danni tra le pareti di casa. «Dovete poi pensare — spiega la nostra fonte — all’impatto psicologico. Vivere per anni senza raccontare del tuo vero lavoro crea problemi seri. È facile cadere nella depressione. E così nascono contrasti o dissidi, si perde la fiducia l’uno nell’altro». Le cose rischiano di andare ancora peggio per chi è assegnato all’estero e non può portarsi dietro la famiglia. La lontananza — lunga o breve che sia — alla fine spacca l’unione. Ci sono anche situazioni alla «Mr and Mrs Smith», con entrambi che fanno le spie. In certi momenti può aiutare, in altri meno. C’è il rischio che il lavoro ti «insegua» ovunque, anche quando sei seduto per la cena. Se poi uno lascia il servizio, l’altro (in teoria) non può certo informarlo su quale sia la sua missione. È tuo marito ma non è più un collega.
Nell’articolo il
Washington Post cita dei casi dove lo 007, un po’ cinico — ma che agente sarebbe se fosse anche sentimentale — ha usato la sua famiglia come schermo per qualche operazione. Quale migliore quadretto di papà (agente), moglie e figlia che seguono personaggi sospetti. Mary, nome di fantasia, ha raccontato al giornale la sua storia. Ha conosciuto il futuro compagno nel 2005 grazie a un sito per single. Condividono passioni e interessi. Poi il lato oscuro che emerge, quando lui si toglie la maschera: «Sono una spia». Vanno in viaggio per sposarsi ma mentre sono sul jet che li riporta a casa lei si accorge che il marito tiene d’occhio altri passeggeri. È una missione? Anche la luna di miele era in qualche modo una copertura? Il marito non le risponde, anzi continua con il «gioco». Tanto che si porta dietro moglie e figlioletta di un anno per studiare le reazioni di un informatore. Non può durare e le strade dei due si sono divise con un divorzio. Anche quello in qualche modo nascosto. Perché, come sottolinea il quotidiano, le carte sono coperte dalla riservatezza, solo gli intimi sanno.
Un riserbo che accompagna anche la politica della Cia nei confronti delle spie sotto stress. Esiste un consultorio che assiste le famiglie nei momenti difficili — compresa la morte in servizio di un agente — e cerca di aiutarle. Il suo intervento, tuttavia, non è automatico. E nella storia di Mary ne sono rimasti fuori. O almeno è ciò che sembra. La «compagnia» non è un consigliere spirituale, però deve badare che nelle liti tra marito e moglie volino via solo gli stracci e non qualche informazione top secret.
B.A. ………………….. per DIS AISE e AISI
Adoro la stampa italiana: praticamente vive di traduzioni del New York Times e del WaPo…
AHAHAHAHAHHAHA ! VERO !
CIA divorces: The secrecy when spies split
View Photo Gallery — Marriage counselors and divorce attorneys who work with CIA couples say some relationships are undone by accusations of affairs or discoveries of hidden bank accounts. But nearly all are damaged by the unanswered questions about a CIA spouse’s work.
By Ian Shapira, Published: March 14The Washington Post
The Fredericksburg woman divorcing her husband laid out all the messy details, including the most secret of them all. Her husband, she wrote in now-sealed court documents, is a covert operations officer for the Central Intelligence Agency. His CIA job, she said, poisoned their five-year-old marriage.
“[He] used me and our daughter . . . to run cover for his undercover operations . . . I never felt safe, never knew who people were or why they were interested in us or why they were photographing us,” wrote the woman, who is in her 30s, in December. “As a result of [his] different assignments I never had a good support network of people I could trust or rely on to help out.” And, she claimed, her spy-husband had little interest in household chores. “[He] never so much as washed or folded a load of laundry, swept or mopped one floor, or changed one dirty diaper.”
(Jahi Chikwendiu/WASHINGTON POST) – Elizabeth Sloan, a marriage counselor, and Michael Kaydouh, a divorce attorney, on February 21 in McLean, VA.
Q&A with Robert and Dayna Baer:
“It’s not the way families/relationships are meant to be. Usually that’s the point of being married – sharing your day, your work, what you do – your fears, your sucesses. When you can’t do that it just takes a huge toll. ”
Dayna Baer
The woman’s account is a rare window into the deep strains that the agency’s ethos of secrecy can exert on operatives’ marriages. Divorces involving spies are often just as clandestine as their work. The details are typically buried in documents sealed by the courts. Only a handful of people get read-in, so to speak: divorce lawyers, marriage counselors and sometimes the agency’s attorneys.
Unlike the Pentagon, which studies how often service members split up, and knows, for instance, that 29,456 of 798,921 military couples divorced last year, the CIA does not keep official tabs on its employees’ divorce rates.
One retired CIA senior paramilitary officer, who served for more than two decades and lives in Virginia, said he was told several years ago that the divorce rate for the agency’s operations division was astonishingly high.
The officer, who spoke on the condition of anonymity to protect his family’s identity, said he asked the agency’s human resources office for the numbers in 2005 because he was managing a Middle East operations group and was worried about the post-Sept. 11 pressures on CIA officers and their families. When he learned how many marriages were imploding, he said, he urged his officers not to take back-to-back unaccompanied tours.
Shortly after Gen. Michael V. Hayden became the CIA’s director in 2006, he and his wife, Jeanine, also heard stories about many marriages falling apart in the clandestine service. They wanted to know the scope of the problem.
“But privacy laws prevented us from getting accurate information,” said Hayden, who served as CIA director until early 2009. “The real answer is we don’t know what is true about the divorce rate.”
While plenty of CIA marriages last for decades, the agency acknowledges that its high-risk jobs “take a toll on relationships,” CIA spokesman Preston Golson said.
Through its Family Advisory Board and Employee Assistance Program, the CIA tries to do everything it can to help families, especially when a loved one is serving in a war zone, Golson said. The agency provides counseling and mental health support for employees and their families and offers briefings for spouses and partners on the CIA’s mission, benefits and overseas security services.
“The Agency is a tight-knit family, so ensuring that spouses and family members feel connected and well-informed is a priority,” Golson said, adding that in any organization, employees who face danger must deal with marital strains.
Washington marriage counselors and divorce attorneys who work with CIA couples say some relationships are undone by accusations of affairs or discoveries of hidden bank accounts. But nearly all are damaged by the unanswered questions about a CIA spouse’s work.
(Jahi Chikwendiu/WASHINGTON POST) – Elizabeth Sloan, a marriage counselor, and Michael Kaydouh, a divorce attorney, on February 21 in McLean, VA.
Q&A with Robert and Dayna Baer:
“It’s not the way families/relationships are meant to be. Usually that’s the point of being married – sharing your day, your work, what you do – your fears, your sucesses. When you can’t do that it just takes a huge toll. ”
Dayna Baer
“Some of the CIA officers say to their spouses, ‘You knew what this was going to be about when I signed up for the job. Why are you complaining now?’ ” said Elizabeth Sloan, a McLean marriage counselor who has seen more than 75 couples that included a CIA employee. “It’s really dicey with these couples because secrecy is part of the agency spouse’s job.”
* * *
At first, her future husband said he was with the State Department, the Fredericksburg woman recalled.
(The Post is not naming the wife or the husband and is leaving out other details about their lives to protect the undercover officer’s identity. The husband did not return phone calls seeking comment, but his account of their marital difficulties is contained in court documents.)
The two met in late 2005 on an online dating site. They shared mutual interests — traveling, learning languages, and dogs — and agreed to meet for lunch in Alexandria.
“It’s not like I saw him and thought, ‘Oh, he’s a hunk,’ ” the woman said. “He was average-looking, which I later learned made him good at his job.”
By 2006, her man had come clean about his real profession. He showed her a medal with the CIA’s insignia.
“He just said, ‘I’m a spy.’ I was like, ‘Oh, wow. Why didn’t you just say so?’ ” the woman recalled. “Then I had a million questions, but he wouldn’t say more.”
They got married later that year in a destination wedding. On the flight back, she noticed that he was eyeing the movements of several young foreign-looking men. Her husband wouldn’t confirm or deny her suspicions
“He just got very angry and said through gritted teeth, ‘I am not going to have you ruin my career.’ I was terrified. He was tracking those guys. It was a real turning point,” she recalled. “I wondered, was our wedding a cover for an operation?”
Her sense of being used grew more acute two years later when her husband asked her to visit a winery with their newborn daughter.
“I said, ‘No, unless you tell me what we’re getting into,’ ” the woman recalled.
He revealed the ulterior motive: A potential informant was meeting that day with a CIA colleague at the winery. But the colleague was not going to show up. The agency wanted to see how the informant would handle a surprising situation, the wife said she was told. The CIA needed her husband to observe the informant’s behavior. And the husband needed his wife, with baby in tow, to help him blend in.
The family of three found seats on a bench at the winery, the wife said. She fed the baby while they kept an eye on their target: The man in the dark suit waited 15 minutes before he made several frantic phone calls, the wife recalled. Eventually, he left.
“I felt that [the husband] was the primary aggressor,” the officer wrote, adding the following sentence, which has since been redacted: “[The wife] did want it noted that [her husband] works undercover operations for the CIA, and that he has used his line of work to intimidate her in the past as well as tonight.”
The husband was charged with assault and battery and intimidation of a witness, according to police documents. But the wife said she told prosecutors she did not want to press charges, and they dropped the case.She feared a conviction would get him fired.
(Jahi Chikwendiu/WASHINGTON POST) – Elizabeth Sloan, a marriage counselor, and Michael Kaydouh, a divorce attorney, on February 21 in McLean, VA.
Q&A with Robert and Dayna Baer:
“It’s not the way families/relationships are meant to be. Usually that’s the point of being married – sharing your day, your work, what you do – your fears, your sucesses. When you can’t do that it just takes a huge toll. ”
Dayna Baer
Their problems grew worse during a posting in the Middle East when, according to the husband’s court documents, he thought that his wife had “compromised” his assignment “to the detriment of his career.”
He “had done nothing but try to alleviate [his wife’s] anxiety and paranoia,” which had destroyed their marriage, his court documents stated. Her bouts with anxiety prevented her from fulfilling the social duties of a CIA wife: She “often refused to leave the parties’ house to attend church, work functions, or other family outings.” She also hit him twice, his court documents alleged, and once threatened him by saying, “You know what I can do with a knife.”
(The Fredericksburg woman denied ever making threats involving a knife.)
By 2011, the couple was tussling in court, first over child custody and then over the divorce.
So far, a judge has ordered the husband, who earns close to $100,000 a year, to pay about $2,000 every month in alimony, along with about $640 a month in child support, court documents said. He gets to see his daughter three weekends a month.
In early February, after The Post had obtained the court documents, a judge ordered the case sealed. In those documents, the husband declined to answer some of his wife’s discovery questions, citing the “National Security Privilege” and the “Military and State Secrets Privilege.”
The CIA would not address the specifics of this divorce. The agency gets involved in family court cases only to protect the identity of an undercover officer, said Golson, the agency spokesman. “However, this can be done without impeding the work of the court or benefiting one side over the other,” he said.
A custody and visitation trial is set for later this year. In hindsight, the woman said she wished she had known about the CIA’s Family Advisory Board or Employee Assistance Program.
“Nobody ever told me about that,” she said. “I needed real guidance about what the potential risks were with the life because there was no way to gauge that. And we needed a safe place to talk where he didn’t have to fear for his job.”
Recently, she hosted a birthday party for their daughter, and her estranged husband attended. They didn’t speak much, but he took a lot of photos, she said.
“As soon as he got home, he immediately e-mailed me all the pictures he took,” the wife said. “I appreciated that. He didn’t have to do that.”
Not one, she said, contained a picture of the three of them.
B.A. no traslate !!!!
Cosa ne pensate di un imminente ingresso di personale in Agenzia adoperato da Santini prima che lasci la Direzione della stessa?
Gli Stati Maggiori (e non), sembra siano già in fermento e le liste si moltiplicano.
GHRHHHH …..
Perchè GHRHHHH caro GE?
scusate qualcuno sa di nuove assunzioni nell’AISE?
Ciao Alex,
Tu cosa hai sentito a riguardo?
Qualcuno, in altro post, parlava di alcune assunzioni nel prossimo mese di Giugno?
Hai sentito qualcosa di analogo?
qualcuno sa qualcosa per quanto riguarda l’indennità, perchè è vero che c’è la passione, ma se ai tanti sacrifici che si fanno andando ai servizi, non vi è un’ altrettanta gratificazione economica non ne vale la pena..?
io ho sostenuto le selezioni nbel dicembre del 2006..
ho fatto tutto….e credo anche bene, ma mi sono trovato nel blocco delle assunzioni…
all’epoca si parlava di 1300/1400 euro in più rispetto ad uno stipendio normale
ma quale blocco e blocco, non ti sei fatto spingere bene…… ciò’ vale a dirsi per quelli come te del 2010, 2011 e 2012.
E cosa ti fa pensare che a distanza di 8 anni, saresti ancora in corsa? Non lo chiedo in tono sarcastico, ma molto interessato
Confermo a giugno si parte…………………………..per il mare
ma