Tripoli – Festa grande per l'ingresso nella capitale dei ribelli libici, ma la rivolta non è finita. Le forze fedeli al regime di Muammar Gheddafi controllano ancora tra il 15 e il 20 per cento della capitale della Libia, come ha affermato un portavoce dei ribelli. La resa del Raìs non sarà immediata: i suoi carri armati hanno lasciato lasciato Bab al-Aziziya, il compound del colonnello a Tripoli, e ora starebbero sparando in strada e cannoneggiando nella zona, secondo quanto riferisce la tv al-Jazeera, citando fonti dei ribelli. Stando alla tv concorrente, al-Arabiya, gli scontri nella zona sarebbero iniziati quando un gruppo di ribelli ha tentato l’assalto al compound di Gheddafi. I carri armati starebbero ora concentrando le operazioni nel distretto di Sedi Khalifa. Al momento non si hanno notizie di vittime.
Il giallo su Gheddafi Non si sa intanto dove sia il Raìs. Dopo il messaggio diffuso nella notte dalla tv di Stato, secondo alcuni siti dell'opposizione, Gheddafi sarebbe nascosto all’interno dell’ambasciata del Venezuela a Tripoli. Altre fonti sostengono che il Colonnello si trova ancora nella sua residenza di Bab al Aziziya. Altre fonti ancora ritengono si sia rifugiato a Sirte. Nella notte due aerei sudafricani sarebbero atterrati a Tripoli. Colloqui sarebbero in corso tra l’entourage di Gheddafi e il Sud Africa con l’obiettivo di individuare un esilio per il leader libico, ma il governo sudafricano smentisce: "Il Sud Africa non ha inviato alcun aereo in Libia per agevolare l’esilio del colonnello libico Muammar Gheddafi". Secondo fonti di Al Jazeera, è possibile che presto Gheddafi voli in Zimbabwe o in Angola.
Arrestati tre figli di Gheddafi Mistero anche sui figli del Colonnello: due o forse tre sarebbero stati catturati, tra questi c’è Saif al-Islam, come confermato dalla Corte penale internazionale dell’Aja. Intanto alla Piazza Verde di Tripoli i ribelli hanno dato un nuovo nome: è la Piazza dei Martiri, e i lealisti sono stati invitati ad "arrendersi".
La Russa e Frattini: vittoria vicina, ma la guerra non è finita "Un ultimo ambasciatore di Gheddafi in Italia disse che lui si sarebbe arreso solo quando fosse stato con le spalle al muro – avverte il ministro della Difesa, Ignazio La Russa – Adesso Gheddafi ha le spalle al muro e mi auguro che accolga la proposta degli insorti, ma da qui a dire che tutto è finito ce ne corre". Dal canto suo, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sottolinea che l’arresto di Saif al Islam, il figlio più vicino al Colonnello rappresenta "un passo determinante verso l’inevitabile fine di Gheddafi e del suo regime". L’Italia, inoltre, "sta già lavorando con il Cnt di Bengasi per far ripartire gli impianti petroliferi".
"Nessun rischio di guerra civile" Per il ministro degli Esteri italiano ormai "il cerchio si sta stringendo" sul regime libico. "Non vedo il rischio di una lunga guerra civile", ha dichiarato Frattini. Il capo della Farnesina ha ricordato che vi sono già state "defezioni di massa", e ha sottolineato che i mercenari al soldo di Gheddafi "combattono solo perchè sono pagati, non certo per amore o per dedizione", e dunque verosimilmente deporranno le armi. "Il vero pericolo", ha peraltro ammonito, "sono i mercenari non libici, mossi da una doppia spinta: la disperazione di non essere più pagati, e la voglia di darsi ai saccheggi".
Cameron: "Fine vicina" "Dalle immagini in arrivo da Tripoli è chiaro che è vicina la fine di Gheddafi, afferma il primo ministro britannico David Cameron, ricordando che il Raìs "ha commesso dei crimini orribili contro il suo popolo e deve andarsene ora, per evitare altre sofferenze per la popolazione". Cameron ha anticipato ad oggi il suo rientro dalla Cornovaglia dove si era recato sabato scorso per una breve vacanza per partecipare a una riunione del consiglio di sicurezza nazionale sulla situazione in Libia.
Il commento di Obama "Questa notte il movimento contro il regime di Gheddafi ha raggiunto un punto di non ritorno. Tripoli si sta liberando dalla morsa di un tiranno", ha invece detto Barack Obama, "Il regime di Gheddafi mostra segni che sta crollando. Il popolo libico sta dimostrando che la ricerca universale della dignità e della libertà è di gran lunga più forte del pugno di ferro di un dittatore". 😀
"A senior American military officer who has been following the developments closely, and who has been in contact with African and Arab military leaders in recent days, expressed caution on Sunday about the prospects for Libya even if the Qaddafi government should fall. Even if Colonel Qaddafi is deposed in some way, the senior officer said, there was still no clear plan for a political succession or for maintaining security in the country.
“The leaders I’ve talked to do not have a clear understanding how this will all play out,” said the officer, who spoke on condition of anonymity because he was not authorized to discuss the issue publicly."
REUTERS-RAPITI 4 GIORNALISTI ITALIANI!
MILANO (Reuters) – I quattro giornalisti italiani rapiti in Libia sono in buone condizioni di salute mentre continuano gli scontri tra le forze di Muammar Gheddafi e i ribelli, con il capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Mustafa Abdel Jalil che riferisce che le forze del Rais continueranno a combattere fino a quando il Colonnello verrà catturato o ucciso.
Claudio Monaci dell'Avvenire, Domenico Quirico de La Stampa, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera sono stati rapinati ieri a Zawiya e poi ceduti ai miliziani vicini al Rais.
Lo dicono le redazioni dei tre giornali coinvolti e il governo italiano.
"I quattro giornalisti italiani sono in un appartamento a Tripoli, trattati civilmente e nutriti, ma non si capisce quali sono le intenzioni di chi li tiene sotto sequestro", ha detto ieri a La Stampa il console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, aggiungendo che i quattro erano tutti su una macchina, il cui autista è stato ucciso "davanti ai loro occhi".
La Presidenza del Consiglio ha diramato una nota ieri sera, dichiarando di "seguire di minuto in minuto la vicenda dei quattro giornalisti italiani in Libia", in continuo contatto con la Farnesina.
I ribelli hanno offerto l'amnestia a chi ucciderà o catturerà il Colonnello, su cui pende una taglia da oltre 1 milione di dollari.
Oggi, intanto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontra in Prefettura a Milano il primo ministro del Cnt, capo dei ribelli, Mahmud Jibril.
il problema, come sempre, è la fase successiva alle operazioni militari, la gestione del post-conflitto. Una nuova classe dirigente non si improvvisa. Parole vere e sacrosante.
con la scomparsa del rais, la libia cadrà in un periodo di confusione, violenza e anarchia. (vedi Somalia), la differenza e' che vi sono le risorse… e allora qualcuno metterà i piedi sul terreno per ragioni umanitarie…, imponendo il suo ordine delle cose. Tutto cio' e ampiamente teorizzato nelle dottrine imperialistiche…
ci sono i soliti due aspetti… uno 'combatte' e il press release non cambia dagli altri che vengono fatti abitualmente e l'altro 'vuole primeggiare' senza dare informaizoni ….chi è il più bravo e chi avrà di più
red
"MILANO – Un mese nelle carceri del Rais. Mentre fuori infuriava la guerra civile. È la disavventura di tre italiani arrestati e detenuti in condizioni durissime, e liberati solo tra domenica e lunedì scorsi, quando Tripoli è caduta in mano ai ribelli. Si tratta di Antonio Cataldo, 27 anni, di Chiusano di San Domenico in provincia di Avellino, Luca Boero, 42 anni, genovese; Vittorio Carella, 42 anni, di Peschiera Borromeo in provincia di Milano. Farnesina e Viminale hanno smentito che si tratti di contractor (agenti di sicurezza privata, ingaggiati per affiancare e istruire le milizie ribelli), e non si conoscono ancora i motivi per cui sono entrati in Libia dalla Tunisia. Si sa però che non sono riusciti a raggiungere Tripoli perché lo scorso 23 luglio sono stati catturati dalle milizie lealiste che controllavano la zona di confine. IN CARCERE – Trenta giorni in un carcere nella capitale, probabilmente la prigione di Abu Salim, teatro di violenze ripetutamente denunciate da Amnesty International e del massacro di 1.200 prigionieri politici nel 1996, o nelle immediate vicinanze. Poi, lo scorso 21 agosto, la liberazione. Gli insorti durante la loro avanzata hanno man mano spalancato le porte delle carceri liberando tutti i detenuti anti-Gheddafi, e tra questi anche i tre italiani. Testimoni raccontano che erano «molto scossi» e che hanno riferito di aver subito «violenze» durante la detenzione. Indossavano stivali e borse militari. Una volta liberi comunque, i tre italiani sono stati presi in consegna dai ribelli, che li hanno accompagnati all'Hotel Corinthia di Tripoli, dove si trovano anche molti degli inviati italiani e internazionali che stanno raccontando la guerra. Sabato i tre – assieme ai quattro giornalisti italiani rapiti due giorni fa dai gheddafiani – torneranno in patria a bordo di una nave che salperà da Tripoli. Tra gli episodi di carceri «liberate» dai ribelli si ha notizia della prigione di Maya, a circa 25 chilometri a ovest della capitale. Nella prigione erano rinchiusi detenuti anti-Gheddafi. Molti erano particolarmente magri e alcuni avevano segni di torture. I prigionieri erano rinchiusi in 20 in celle di nove metri quadrati, in un'afa soffocante."
Tripoli bel suol d'amore! Oh, pardon, solo che leggere il titolo del post mi ha ricordato altri tempi!
Dal fattoquotidiano:
Libia, la notte del regime di Gheddafi Insorti nella Piazza verde, gente in festa I ribelli entrano a Tripoli. Catturati tre figli del colonnello. Gente in festa e scontri nel centro della capitale, in mano ai ribelli. Cecchini sparano dai tetti dei palazzi. Caos sulla sorte del Rais
'La Libia dopo Gheddafi', Andrea Gilli.
MA GHEDDAFI TORNA A PARLARE IN TV….CIAO A TUTTI…
Tripoli – Festa grande per l'ingresso nella capitale dei ribelli libici, ma la rivolta non è finita. Le forze fedeli al regime di Muammar Gheddafi controllano ancora tra il 15 e il 20 per cento della capitale della Libia, come ha affermato un portavoce dei ribelli. La resa del Raìs non sarà immediata: i suoi carri armati hanno lasciato lasciato Bab al-Aziziya, il compound del colonnello a Tripoli, e ora starebbero sparando in strada e cannoneggiando nella zona, secondo quanto riferisce la tv al-Jazeera, citando fonti dei ribelli. Stando alla tv concorrente, al-Arabiya, gli scontri nella zona sarebbero iniziati quando un gruppo di ribelli ha tentato l’assalto al compound di Gheddafi. I carri armati starebbero ora concentrando le operazioni nel distretto di Sedi Khalifa. Al momento non si hanno notizie di vittime.
Il giallo su Gheddafi Non si sa intanto dove sia il Raìs. Dopo il messaggio diffuso nella notte dalla tv di Stato, secondo alcuni siti dell'opposizione, Gheddafi sarebbe nascosto all’interno dell’ambasciata del Venezuela a Tripoli. Altre fonti sostengono che il Colonnello si trova ancora nella sua residenza di Bab al Aziziya. Altre fonti ancora ritengono si sia rifugiato a Sirte. Nella notte due aerei sudafricani sarebbero atterrati a Tripoli. Colloqui sarebbero in corso tra l’entourage di Gheddafi e il Sud Africa con l’obiettivo di individuare un esilio per il leader libico, ma il governo sudafricano smentisce: "Il Sud Africa non ha inviato alcun aereo in Libia per agevolare l’esilio del colonnello libico Muammar Gheddafi". Secondo fonti di Al Jazeera, è possibile che presto Gheddafi voli in Zimbabwe o in Angola.
Arrestati tre figli di Gheddafi Mistero anche sui figli del Colonnello: due o forse tre sarebbero stati catturati, tra questi c’è Saif al-Islam, come confermato dalla Corte penale internazionale dell’Aja. Intanto alla Piazza Verde di Tripoli i ribelli hanno dato un nuovo nome: è la Piazza dei Martiri, e i lealisti sono stati invitati ad "arrendersi".
La Russa e Frattini: vittoria vicina, ma la guerra non è finita "Un ultimo ambasciatore di Gheddafi in Italia disse che lui si sarebbe arreso solo quando fosse stato con le spalle al muro – avverte il ministro della Difesa, Ignazio La Russa – Adesso Gheddafi ha le spalle al muro e mi auguro che accolga la proposta degli insorti, ma da qui a dire che tutto è finito ce ne corre". Dal canto suo, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sottolinea che l’arresto di Saif al Islam, il figlio più vicino al Colonnello rappresenta "un passo determinante verso l’inevitabile fine di Gheddafi e del suo regime". L’Italia, inoltre, "sta già lavorando con il Cnt di Bengasi per far ripartire gli impianti petroliferi".
"Nessun rischio di guerra civile" Per il ministro degli Esteri italiano ormai "il cerchio si sta stringendo" sul regime libico. "Non vedo il rischio di una lunga guerra civile", ha dichiarato Frattini. Il capo della Farnesina ha ricordato che vi sono già state "defezioni di massa", e ha sottolineato che i mercenari al soldo di Gheddafi "combattono solo perchè sono pagati, non certo per amore o per dedizione", e dunque verosimilmente deporranno le armi. "Il vero pericolo", ha peraltro ammonito, "sono i mercenari non libici, mossi da una doppia spinta: la disperazione di non essere più pagati, e la voglia di darsi ai saccheggi".
Cameron: "Fine vicina" "Dalle immagini in arrivo da Tripoli è chiaro che è vicina la fine di Gheddafi, afferma il primo ministro britannico David Cameron, ricordando che il Raìs "ha commesso dei crimini orribili contro il suo popolo e deve andarsene ora, per evitare altre sofferenze per la popolazione". Cameron ha anticipato ad oggi il suo rientro dalla Cornovaglia dove si era recato sabato scorso per una breve vacanza per partecipare a una riunione del consiglio di sicurezza nazionale sulla situazione in Libia.
Il commento di Obama "Questa notte il movimento contro il regime di Gheddafi ha raggiunto un punto di non ritorno. Tripoli si sta liberando dalla morsa di un tiranno", ha invece detto Barack Obama, "Il regime di Gheddafi mostra segni che sta crollando. Il popolo libico sta dimostrando che la ricerca universale della dignità e della libertà è di gran lunga più forte del pugno di ferro di un dittatore".
😀
I pareri di Stephen Walt, Daniel Drezner e Peter Feaver.
Le analisi del Council on Foreign Relations ed il report "Post-Qaddafi Instability in Libya" di Daniel Serwer.
"ENI leads Libya oil race; Russia, China may lose out" (Reuters).
Tenendo conto delle perdite giornaliere che ha avuto in questi ultimi MESI… sperem.
Qualcuno dice che il difficile comincia adesso…
Segnalo anche questi due articoli del NYT: qui e qui.
Ah sì, purtroppo più di qualcuno.
Molto bello il report di Serwer.
"A senior American military officer who has been following the developments closely, and who has been in contact with African and Arab military leaders in recent days, expressed caution on Sunday about the prospects for Libya even if the Qaddafi government should fall. Even if Colonel Qaddafi is deposed in some way, the senior officer said, there was still no clear plan for a political succession or for maintaining security in the country.
“The leaders I’ve talked to do not have a clear understanding how this will all play out,” said the officer, who spoke on condition of anonymity because he was not authorized to discuss the issue publicly."
…..appunto….
bravi
Analisi di Gaiani: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-08-23/ruolo-militare-truppe-occidentali-195253.shtml
E quella di Caracciolo: http://temi.repubblica.it/limes/le-due-guerre-in-libia/26324
Sul greggio libico vi segnalo questo grafico.
Un'intervista a Cordesman (CSIS).
Anthony Cordesman on Libya from CSIS on Vimeo.
A momenti dimenticavo Michael Clarke del RUSI di Londra…
mi spiegate una cosa voi esperti…ma la nato nond ovrebbe dire qualcosa? è caduta o non è caduta? gheddafi c'è, o no?
red
Focusmo
http://www.focusmo.it/component/content/article/77-punto-di-vista/9207-il-trattato-italo-libico-che-futuro.html
REUTERS-RAPITI 4 GIORNALISTI ITALIANI!
MILANO (Reuters) – I quattro giornalisti italiani rapiti in Libia sono in buone condizioni di salute mentre continuano gli scontri tra le forze di Muammar Gheddafi e i ribelli, con il capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Mustafa Abdel Jalil che riferisce che le forze del Rais continueranno a combattere fino a quando il Colonnello verrà catturato o ucciso.
Claudio Monaci dell'Avvenire, Domenico Quirico de La Stampa, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera sono stati rapinati ieri a Zawiya e poi ceduti ai miliziani vicini al Rais.
Lo dicono le redazioni dei tre giornali coinvolti e il governo italiano.
"I quattro giornalisti italiani sono in un appartamento a Tripoli, trattati civilmente e nutriti, ma non si capisce quali sono le intenzioni di chi li tiene sotto sequestro", ha detto ieri a La Stampa il console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, aggiungendo che i quattro erano tutti su una macchina, il cui autista è stato ucciso "davanti ai loro occhi".
La Presidenza del Consiglio ha diramato una nota ieri sera, dichiarando di "seguire di minuto in minuto la vicenda dei quattro giornalisti italiani in Libia", in continuo contatto con la Farnesina.
I ribelli hanno offerto l'amnestia a chi ucciderà o catturerà il Colonnello, su cui pende una taglia da oltre 1 milione di dollari.
Oggi, intanto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontra in Prefettura a Milano il primo ministro del Cnt, capo dei ribelli, Mahmud Jibril.
DI.A
http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/23/Istruttori_intelligence_ruolo_segreto_dell_co_8_110823027.shtml
Ragazzi vi segnalo le analisi periodiche del generale Jean: http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=25-08-2011&pdfIndex=68
En
grande Jean!
il problema, come sempre, è la fase successiva alle operazioni militari, la gestione del post-conflitto. Una nuova classe dirigente non si improvvisa. Parole vere e sacrosante.
con la scomparsa del rais, la libia cadrà in un periodo di confusione, violenza e anarchia. (vedi Somalia), la differenza e' che vi sono le risorse… e allora qualcuno metterà i piedi sul terreno per ragioni umanitarie…, imponendo il suo ordine delle cose. Tutto cio' e ampiamente teorizzato nelle dottrine imperialistiche…
Il Generale Jean, il massimo!!!! 😉
Jean è una certezza, in un mare di cavolate… 😉
Assolutamente!! Ci sono "cresciuto" sui suoi libri manuali e lezioni!!
Ci siamo cresciuti un po' tutti 😉
A proposito di Gheddafi e NATO qui un articolo del NYT.
http://www.nato.int/nato_static/assets/pdf/pdf_2011_08/20110826_110826-oup-update.pdf
ci sono i soliti due aspetti… uno 'combatte' e il press release non cambia dagli altri che vengono fatti abitualmente e l'altro 'vuole primeggiare' senza dare informaizoni ….chi è il più bravo e chi avrà di più
red
Sil, se lo ritieni opportuno dai un'occhiata a questo pezzo dell'Economist: http://www.economist.com/node/21526887?fsrc=scn/fb/wl/ar/davidcameronswar
Eccomi all'appello: La Stampa sulla propaganda di Parigi e il Foglio sugli accordi tra la Francia e la Cina.
En.
Facciamo a gara? Allora io rilancio con il generale Jean: http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=26-08-2011&pdfIndex=98
A.
Libyan WMD Materials Not Threatened: U.S.
"Libia: tre italiani detenuti per un mese" (Corriere della Sera):
"MILANO – Un mese nelle carceri del Rais. Mentre fuori infuriava la guerra civile. È la disavventura di tre italiani arrestati e detenuti in condizioni durissime, e liberati solo tra domenica e lunedì scorsi, quando Tripoli è caduta in mano ai ribelli. Si tratta di Antonio Cataldo, 27 anni, di Chiusano di San Domenico in provincia di Avellino, Luca Boero, 42 anni, genovese; Vittorio Carella, 42 anni, di Peschiera Borromeo in provincia di Milano. Farnesina e Viminale hanno smentito che si tratti di contractor (agenti di sicurezza privata, ingaggiati per affiancare e istruire le milizie ribelli), e non si conoscono ancora i motivi per cui sono entrati in Libia dalla Tunisia. Si sa però che non sono riusciti a raggiungere Tripoli perché lo scorso 23 luglio sono stati catturati dalle milizie lealiste che controllavano la zona di confine.
IN CARCERE – Trenta giorni in un carcere nella capitale, probabilmente la prigione di Abu Salim, teatro di violenze ripetutamente denunciate da Amnesty International e del massacro di 1.200 prigionieri politici nel 1996, o nelle immediate vicinanze. Poi, lo scorso 21 agosto, la liberazione. Gli insorti durante la loro avanzata hanno man mano spalancato le porte delle carceri liberando tutti i detenuti anti-Gheddafi, e tra questi anche i tre italiani. Testimoni raccontano che erano «molto scossi» e che hanno riferito di aver subito «violenze» durante la detenzione. Indossavano stivali e borse militari. Una volta liberi comunque, i tre italiani sono stati presi in consegna dai ribelli, che li hanno accompagnati all'Hotel Corinthia di Tripoli, dove si trovano anche molti degli inviati italiani e internazionali che stanno raccontando la guerra. Sabato i tre – assieme ai quattro giornalisti italiani rapiti due giorni fa dai gheddafiani – torneranno in patria a bordo di una nave che salperà da Tripoli. Tra gli episodi di carceri «liberate» dai ribelli si ha notizia della prigione di Maya, a circa 25 chilometri a ovest della capitale. Nella prigione erano rinchiusi detenuti anti-Gheddafi. Molti erano particolarmente magri e alcuni avevano segni di torture. I prigionieri erano rinchiusi in 20 in celle di nove metri quadrati, in un'afa soffocante."
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1834
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1833
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1835
Il trionfo del realismo secondo Robert Kaplan, sul Financial Times.