17 Responses

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    AllegraBrigata at |

    Che impatto per noi, Sil?

    A.

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    Silendo at |

    Te lo dico in maniera diplomatica? 
    L'impatto principale è dovuto al fatto che l'Italia non ha neanche un accenno di "pensiero" e di riflessione strategica. Siamo totalmente ripiegati su noi stessi. Non si va oltre le solite vuote e fumose dichiarazioni retoriche.
    Se anche gli USA latitano in tal senso figurati in che condizioni ci troveremo noi da qui a non molto. Privi di una guida…
    Mi son spiegato? 😉

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    utente anonimo at |

    …eccome se ti sei spiegato…benissimo…
    Notte Silendo :)

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    utente anonimo at |

    Più che ripiegati su noi stessi, siamo al traino degli usa e senza un minimo di autonomia.

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    utente anonimo at |

    In genere, chi è al traino si trova in questa situazione, perchè trova molto più comodo starsene così. 
    Linus

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    utente anonimo at |

    La scelta politica di stare completamente al traino degli usa e di accettare acriticamente tutte le decisioni internazionali senza mai fare o dire qualcosa in autonomia è una costante dal secondo dopoguerra ad oggi che ha caratterizzato tutti i partiti politici e che non vedo mettere in dubbio da alcuno. Ovvio che l'Italia meriterebbe scelte più coraggiose, non ci meritiamo quasto ruolo da perenni gregari, ma ahimé è la politica che decide. Da ultimo è clamoroso quanto è successo con La Libia: pur di non discostarsi dalle decisioni dei Paesi "per bene", l'Italia ha accettato di intervenire andando addirittura contro i suoi interessi.

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    Silendo at |

    "In genere, chi è al traino si trova in questa situazione, perchè trova molto più comodo starsene così".

    Sicuramente, Linus. Inoltre, una volta che questo diventa uno "status-quo" consolidato è ancora più difficile invertire la rotta.

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    utente anonimo at |

    Non è colpa del destino cinico e baro e nemmeno di una partita a dadi sfortunata.
    La sicurezza e la difesa costano e per mezzo secolo lo Stato italiano si è occupato anche di panettoni e conserve di pomodoro…

    Pensa Silendo, secondo gli scenari industriali del centro studi di confindustria, continuiamo a rimanere la seconda nazione industriale d'Europa dietro ovviamente gli inarrivabili tedeschi.
    Si  legge "Non pare esserci piena coscienza nel Paese del ruolo cruciale giocato dalle attività manifatturiere nel generare reddito e occupazione, nell’essere il principale motore della crescita dell’intera economia".
    Nemmeno dove possiamo dire la nostra con dati alla mano, la classe politica è all'altezza dei meriti del nostro sistema imprenditoriale. E' d'una tristezza…
    Linus

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    CaioDecimo at |

    Che Confindustria – espressione del mondo imprenditoriale – esprima valutazioni di parte è nelle cose.
    Altrettanto normale credo sia il fatto che le attività manufatturiere siano il principale motore della crescita dell'intera economia: anche se una economia avanzata vede prevalere il settore terziario più che quello della produzione industriale.
    Motore della crescita , certo, ma è nel gioco delle parti chiedere poi robusti interventi da parte del settore pubblico. E questo accade in Italia come all'estero: bene ha fatto fin qui Marchionne a Detroit, ma senza quei miliardi di dollari prestati da Washington tutto sarebbe finito con il fallimento di una grane azienda.
    E se poi lo Stato interviene direttamente nella produzione ( di panettoni, o altro) allora va bene o no? Da noi non esiste un collegamento diretto operato dalla PA tra ricerca e industria ( ARPA negli USA) , e la differenza si nota.
    Ma allora cosa dovrebbe fare lo Stato? Ottima la risposta – a mio modestissimo parere – fornita da F Fukuyama in " State Buildind": scegliere tra forza delle istituzioni e scopo delle funzioni svolte. La PA americana interviene poco, ma quando lo fa accade con forza; altri ( noi inclusi) cerchiamo di coprire più tavoli, e su ciascuno di essi giochiamo " leggeri". Ma il punto chiave credo stia nella parola scegliere : e se non accade, se pensiamo di essere più furbi con i soliti bizantinismi,, allora – come diceva Silendo – rimaniamo  privi di un guida a giocare con le dichiarazioni fumose.

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    utente anonimo at |

    Un paese membro dell'unione europea può adottare le ricette economiche del governo USA? E allora è inutile citare i salvataggi che fanno a washington, perche negl ultimi due anni talune operazioni hanno preso le sembianze di nazionalizzazioni di fatto.
    Linus

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    AllegraBrigata at |
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    Silendo at |

    Già…

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    CaioDecimo at |

    Le " ricette perfette" non esistono evidentemente, altrimente la loro adozione sarebbe generalizata.
    Generalizzata e' invece la richiesta di interventi pubblici da parte del settore privato quando le cose vanno male. La differenza tra Paesi si vede allora nelle diverse modalita' adottate (  chi si compera le fabbriche e tenta poi di gestirle, chi si limita a prestare dei soldi) e nella profondita' dell'intervento ( spiccioli o cifre che equivalgono alla finanziaria di un Paese UE).
    Nazionalizzazioni di fatto: credo si possa parlare di nazionalizzazione quando capitale e gestione sono nella disponibiltia' della parte pubblica. Negli USA negli ultimi 2 anni non credo sia avvenuto, ma posso sbagliarmi. Mi pare invece che Washington abbia prestato dei soldi (a tassi neppure troppo favorevoli, se lo stesso SM e' arrivato a parlare di " tassi d-usura" prima di vedersi costretto a smentire se stesso) e che li abbia visti restituiti in meno di due anni:  senza avere una presenza determinante  nel CdA delle aziende interessate, senza la creazione di " soggetti"  (qualcuno direbbe carrozzoni) tipo le famose " Partecipazioni Pubbliche" di un tempo.

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    CaioDecimo at |

    Foreign Affairs di luglio-agosto 2011: Does Obama Have a Grand Strategy?
    http://www.foreignaffairs.com/articles/67919/daniel-w-drezner/does-obama-have-a-grand-strategy 

     

    Summary: 

    In uncertain times, grand strategies are important because they help others interpret a country's behavior. Despite some missteps, the Obama administration has in fact developed such a strategy, and a good one. But it has done a terrible job explaining it, which defeats the whole purpose of the exercise.

    DANIEL W. DREZNER is Professor of International Politics at the Fletcher School of Law and Diplomacy at Tufts University and the editor of Avoiding Trivia: The Role of Strategic Planning in American Foreign Policy 


     

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    Silendo at |

    Proprio il saggio che sto leggendo adesso ;))

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    utente anonimo at |

    aggiornamento al commento "allegrobrigatista" n. 11:

    Ritocca i massimi lo spread tra Btp e Bund decennali superando anche la soglia dei 230 punti a 231,4.
    Il tasso di rendimento dei titoli di Stato a 10 anni dell'Italia è salito al 5,25%. E la corsa non si ferma. Questa mattina il differenziale di rendimento si è allargato di 7 punti base a 228 punti. Dalla nascita dell'eurozona era il massimo storico. Il differenziale di rendimento si era dopo poco riportato attorno ai 227,5 punti per poi crescere ancora."  """"

     (Fonte: Repubblica)

    barry lyndon

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    AllegraBrigata at |

    Caro Barry stamattina volevo aggiornare la notizia ;))

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