Una riflessione di Fareed Zakaria in occasione degli annunciati cambi ai vertici dell'apparato di sicurezza nazionale statunitense.
"(…) The goal should instead be preparedness. Government agencies should be readying policymakers and bureaucrats for sharp changes in international, regional and national patterns. They should be imaginative about the possibilities of sudden shifts and new circumstances and force policymakers to confront the scenarios in advance. That is what has distinguished the most successful private-sector firms in managing crises.
Contrary to the mythology rampant in Washington and across the country, banks such as JP Morgan and Goldman Sachs did not “know” the housing market would collapse in 2007. They could have made that prediction as easily in 2005 or 2006, bet on it and lost lots of money, as many firms did. What JP Morgan, Goldman Sachs and others that weathered the financial crisis did was to carefully manage their risk — being prepared for sharp shifts in the market. Rather than betting on continuity — which is the default mechanism for people and organizations — they prepared for the possibility of a sudden shock (…)"
Zakaaria difende GoldmanSachs. che bravo ragazzo…
Linus
Più che altro difende la "preparazione" 😉
Preparatissimi!
Ma perchè celebrare la bravura di GS di fronte ad una crisi di cui certo non si può ritenerla una ignara vittima? Forse, l'indiano è rimasto affascinato dal CEO dopo averlo intervistato un anno fa per la CNN.
Tra l'altro, dopo che una sottocommissione investigativa del Senato proprio qualche settimana fa ha chiuso i lavori con un bel rapporto nel quale è andata giù duro contro la suprema banca d'affari.
Linus
Bravo Zakaaria che coglie nel segno. Questo forum aveva affrontato in termini simili una questione apparentemente differente ed invece – a mio parere – sostanzialmente speculare ( mi riferisco alla capacita' degli apparati di sicurezza di prepararsi ad eventi come quelli recentemente accaduti in Libia).
Non si tratta tanto di sapere leggere nella sfera di cristallo, quanto piuttosto di avere capacita reattive preparate su piani di contingenza.
E cosi come nel " caso Libia", anche per la crisi finanziaria 2008-2009 ci saranno inevitabilmente i sostenitori delle teorie complottarde che individueranno i "colpevoli" nei soggetti che prudentemente si erano preparati per tempo.
CaioDecimo
Il Senato degli Stati Uniti non è proprio un luogo di dietrologi.
#4
Nel "caso Libia" chi sarebbero i soggetti che prudentemente si erano preparati per tempo?
Linus
Volendoci limitare all'Italia: l'evacuazione dei nostri connazionali è avvenuta in maniera impeccabile ( e forse proprio per questo motivo non se ne è parlato). I nostri uomini sono intervenuti anche per evacuare cittadini di altri Paesi; anche in tale situazione tutto è filto liscio. Difesa/Esteri=apparati informazione hanno lavorato insieme e bene. Fortuna? Certo serve anche quella, ma dietro ad un successo c'è sempre un lavoro di preparazione.
CaioDecimo
Caio, perdonami, io penso che il senso delle parole di Zakaria fosse però un po' differente.
Magari sono io che le interpreto in un certo modo ma ritengo che il giornalista parlasse di preparazione da un punto di vista politico-strategico. Ad esempio, nel caso libico, forse la domanda posta da Zakaria sarebbe stata: l'Italia era "preparata" all'evenienza di un cambio di regime o comunque ad una grave crisi interna/guerra civile?
E ancora… forse meglio… l'Italia era preparata all'evenienza di un generalizzato riassetto di potere nel Mediterraneo?
Caro Silendo, hai perfettamente ragione.
Credo che il reale livello di preparazione a livello politico sia quello che emerge dalle azioni concrete. Abbiamo registrato azioni nazionali a livello tattico su cui credo il plauso sia unanime.
Ad altri livelli possiamo certamente esprimere un giudizio almeno sul funzionamento dei meccanismi attivatisi, visto che per azioni più complesse di quelle tattiche ci si muove ormai in ottica multilaterale.
Trattandosi di una concertazione politica il giudizio non può essere che politico, e a questo punto faccio un passo indietro.
Per quanto riguarda il paragone con la preparazione nel settore privato: non si sono registrati fino a questo momento problematiche verificatesi nel passato ( Yom Kippur ad esempio), e questo mi pare già un buon segno.
La preparazione del "post Gheddafi" avviene – come sempre – attraverso i prismi degli interessi nazionali di ciascuno degli attori coinvolti, e anche qui la situazione è altamente fluida. Sul riassetto del sistema di potere nel Mediterraneo non credo esista una linea che superi il livello immediatamente superiore al tattico: ma anche qui si tratta di una scelta della politica. Nel sistema delle relazioni multilaterali: in ambito UE certamente non esiste una linea predefinita che superi il livello dell " auspicio"; in ambito NATO i compiti affidati all'Alleanza sono ristretti rispetto a quelli UE e quindi più chiaramente definibili le politiche contingenti; in ambito ONU credo sia sufficiente tenere d'occhio com'è stata gestita fin'ora la questione dei Diplomatici ( libici, yemeniti) accreditati al Palazzo di Vetro per avere un quadro sufifcientemente rappresentativo del livello di preparazione.
CaioDecimo
"Sul riassetto del sistema di potere nel Mediterraneo non credo esista una linea che superi il livello immediatamente superiore al tattico"
In che senso, perdonami?
Caro Silendo, in base all'assetto politico-istituzionale italiano non è possibile al momento andare oltre quel livello.
Possiamo essere pronti con le struttura da impiegare in caso di bisogno, con una dottrina elaborata per tempo, con una serie di strumenti: ma per affrontare una situazione di simile portata ( riassetto situazione di potere nel Mediterraneo) servono decisioni politiche, e per quelle è evidente che nella situazione attuale non ci sono le condizioni.
Semplifico e riassumo il mio pensiero.
Un bipolarismo come il nostro è costituito da due coalizioni contrapposte.
Per affrontare con una linea certa una situazione come quella cui facciamo riferimento, chi governa dovrebbe avere chiaro il " cosa fare" prima di assumere le proprie funzioni, nel programma elettorale. Ciò non è avvenuto nel nostro caso. Si dovrebbe allora poter contare su di una linea d'azione condivisa all'interno della coalizione che governa, e neppure questo è il caso.
Neppure è possibile ovviare a tali mancanze con un " ordine presidenziale" o un documento simile ( in altri Paesi è possibile).
Le decisioni politico-strategiche sono rimesse al Parlamento, credo sia sufficiente leggere l'ottimo articolo inserito oggi su questo sito ( articolo del Sole 24 Ore) per farsi un'idea dei limiti riscontrati nel passato.
Caro Silendo, recentemente in un tuo post ricordavi il documento elaborato alla Farnesina ( 2020) e la necessità di elaborarne una nuova versione: hai ragione, e credo sia un altro piccolo tassello del mosaico cui mi riferisco.
CaioDecimo
Una curiosità
B.A.
Babbano, credo che il link che volevi postare fosse questo
Una segnalazione fuori tema rispetto al titolo di questa discussione, ma relativo ad argomenti qui trattati: su Business Week dl 2-8 maggio ( sto leggendo la versione cartacea) un interessante articolo in cui si discutono le origini della crisi finanziaria del 208-2009. Secondo l'autore – l'economista peruviano Hernando de Soto – la crisi finanziaria andrebbe spiegata non solo all'interno dello sistema finanziario, ma anche per una cronica mancanza di informazioni ( " organizzazione della conoscenza" dice l'autore). Provocativo e stimolante. L'articolo si intitola " Facts facts – the destruction of economy". Buon fine settimana.
CaioDecimo
Grazie per la segnalazione Caio
Buon fine settimana anche a te.
ciao Silendo…bravo come sempre!
D