da un articolo di Francesco Grignetti sulla Stampa di oggi:
"Due settimane dopo la grande rivolta, sulle scrivanie del governo sono arrivati finalmente i rapporti che documentano quanto accaduto davvero in Libia. E sono sorprendenti. Innanzitutto viene una precisazione: la Libia è ricca, per entrate avrebbe il Pil della Norvegia, ma a Tripoli non è mai nato uno Stato moderno. Il potere come cent'anni fa resta articolato in clan, le «cabile», in perenne lotta tra loro per la divisione dei proventi del petrolio. Altro che islamisti, dunque. Il problema sono i soldi.
Sui clan per quarant'anni ha imperato Gheddafi, la sua famiglia e la sua tribù. Ma i rapporti tra le cabile della Cirenaica e il dittatore si erano deteriorati gravemente negli ultimi tempi. E il raiss con quelli di Bengasi, tradizionalmente ostili al suo potere, ha usato il pugno di ferro: 1200 morti per reprimere una rivolta nel 1996, altri 14 morti per i moti del 2006 quando fu incendiato il consolato d'Italia. Stessi i luoghi della repressione. Stessa la persona che fisicamente rappresenta le vittime bengasine (e le cabile di riferimento): l'avvocato Fethi Tarbel, noto attivista dei diritti umani, il quale da tempo porta avanti un'impegnativa causa di risarcimento a nome di oltre mille famiglie.
Il 15 febbraio, l'avvocato Tar-bel è stato arrestato con una scusa. Agli occhi dei bengasini era l'ennesimo trucco di Gheddafi per evitare i risarcimenti ai parenti delle vittime. E così il giorno dopo, sull'onda dell'emozione per quanto accaduto a Tunisi e al Cairo, ecco la prima scintilla della rivolta: un centinaio di familiari si sono radunati davanti a un commissariato di Bengasi per chiedere la liberazione del loro avvocato.
Quel sit-in è finito malissimo, a notte fonda, con disordini e scontri di piazza. E il 17, data fatidica della rivoluzione, c'è stata la replica. Ma questa volta i bengasini si sono presentati armati. Alcuni reparti dell'esercito, più fedeli alle cabile che a Gheddafi, hanno appoggiato la rivolta. Ne è nato un assalto alla Guardia presidenziale, lo zoccolo duro dei gheddafiani e dei mercenari. Si è sparato con le armi pesanti. Si sono contati a centinaia i feriti e i morti. E da quel momento la Libia si è dissolta in un batter d'occhio.
Gheddafi ci prova, dunque, a presentare la rivolta come un complotto di Al Qaeda perché gli fa comodo spaventare una volta di più l'Occidente. Ma la questione è molto più semplice. Epperò più complicata al tempo stesso. Già, perché se a Bengasi c'è ora un abbozzo di governo alternativo, rappresentativo delle maggiori tribù del Paese, il clan di Gheddafi è ancora abbastanza unito nel sostenere il «suo» dittatore. Non solo. Il raiss, poco fidandosi delle forze regolari, e a ragione, negli anni ha lasciato deperire l'esercito. Co- me si ricorderà, la Libia è stata sottoposta a un embargo severo per quasi dieci anni. Dacché ha potuto ricominciare ad armarsi, però, tutto è finito alle quattro Unità d'élite che gli sono fedeli. E in pratica la forza militare è ancora saldamente nelle sue mani. Se Gheddafi decidesse di fare sul serio la guerra, la Libia rischia uno spaventoso bagno di sangue.
Ecco spiegate le enormi prudente del governo italiano. Berlusconi e i suoi ministri sono diventati il bersaglio delle critiche più caustiche da parte dell'opposizione e anche in sede europea non mancano le puntualizzazioni. Eppure c'è una logica in tanta cautela. Fino a ieri era la sorte dei nostri connazionali isolati nel deserto. Da oggi è la preoccupazione di non far finire un Paese tanto vicino, che è il perno della nostra politica energetica, e porta di accesso dall'Africa all'Europa, nel gorgo della guerra civile.
Intelligence e diplomazia italiana hanno fallito nel prevedere la dissoluzione del regime, ma ora, attivate le antenne, ritengono che la strada delle sanzioni, peggio ancora di qualche intervento armato, sarebbero il regalo migliore per Gheddafi, pronto a fare la vittima dei rapaci occidentali. Il consiglio è di muoversi con passo felpato e di inventare un'uscita di scena onorevole per il dittatore: tutto purché si eviti la carneficina e si possa subito negoziare con i nuovi potenti."
interessante,
un piccolo appunto tuttavia lo debbo muovere: quel corsivo bianco su fondo blu ferisce gli occhi.
孔夫子
Davvero interessante, per quale motivo però le altre diplomazie non stanno applicando la stessa logica? non credo siano miopi da questo punto di vista, e gli stessi organi italiani hanno avuto un brusco cambio di toni recentemente a mio avviso.
In ogni caso mi sento obbligato a sottoscrivere il commento di Anonimo #1
Alessandro
Mi pare azzardato il giudizio di " fallimento" relativo all'operato di servizi e diplomazia nel "prevedere la dissoluzione del regime".
Piu' che fare previsioni ( utili, ma per ovvi motivi destinate ad essere sbagliate in numerosi casi) servizi e diplomazia lavorano anche su scenari futuri, e cercano di farsi trovare preparate nelle diverse situazioni che potrebbero verificarsi.
CaioDecimo
Alessandro buongiorno
A mio avviso la situazione è la seguente.
Gli insorti non hanno la forza sufficiente per cacciare Gheddafi e di fatto la situazione è in stallo (su questo concordano tutti gli osservatori e gli analisti militari). Lo stallo permette, di fatto, margini di manovra.
Tenendo presente che Gheddafi faceva comodo, per vari motivi, se non a tutti di certo a tanti, diplomazie e Servizi in questo momento si staranno chiedendo: chi, tra le parti in conflitto, può tutelare meglio i miei interessi?
Preferirste un diverso abbinamento di colori?
Personalmente, anche se navigo nell'ignoranza, credo la scelta sia obbligata, ovvero quella di schierarsi con i ribelli. Forse non è la parte che tutela meglio i singoli interessi nazionali occidentali, ma sicuramente favorire un despota che spara sui civili porterebbe la quasi totalità dell'opinione pubblica a mangiarti vivo. Credo quindi infine che il problema non si ponga, l'unico problema che si pone a questo punto è il lungo processo di stabilizzazione che porti alla formazione di un governo il più favorevole possibile.
Correggetemi se dico baggianate, sono un inesperto studente appassionato
Alessandro
Il problema è noto: ammesso e non concesso che soggetti terzi possano intervenire per mutare il corso degli eventi in un determinato paese, quali sono le alternative? Eliminato il problema, chi rappresenterebbe una soluzione? Non solo in Libia oggi naturalmente, la questione si propone per qualsiasi paese, e rappresenta addirittura – a mio parere – un ruolo rilevante nella preparazione dei famosi scenari.
Elezioni in Turchia a luglio, Guyana e Seychelles ad agosto ( volontari per il monitoraggio?), Francia e Polonia a settembre,Svizzera e Bulgaria ad ottobre, Nuova Zelanda e Nicaragua a novembre, Santa Lucia a dicembre ( altro monitoraggio interessante), e parliamo di scandenze previste e già in calendario, immaginiamoci le "previsioni"..
Per me bianco su blu va bene, e dato il livello scientifico del blog accetterei comunque di dover fare un piccolo sforzo.
CaioDecimo
P.S. l'abbinamento di colori è esteticamente perfetto, però per leggere devo evidenziare il testo altrimenti quando arrivo in fondo ho le lacrime agli occhi
Alessandro
Silendo vorrei porle dei dubbi e considerazioni:
Ammesso (ma comunque non concesso) che nella real politik della diplomazioa internazionali si guardi prima agli interessi immediati e non ai diritti umani…
che credibilità avrebbero, agli occhi di un mondo sempre più caotico, gli stati occidentali, l'Ue, gli Usa, l' Onu se non reagissero alla trappola gheddafiana e accondiscessero alle pressioni del dittatore?
Aldilà della necessaria presa di coscenza di fronte alla repressione da parte del Raìs e dei fedelissimi, in un calcolo lungimirante di interessi, non bisognerebbe trovare il coraggio di scaricare subito il dittatore??
Non è solo questione morale, ad esempio, gli Stati Uniti per esempio sono impegnati da anni in una competizione per il Soft Power con la Cina:
Dove da una parte ha perso posizioni con le guerre in M.oriente in nome della democrazia, quando era palese che ci fossero interessi geopolitici,
dall' altra conduce "battaglie" per i diritti umani per deligittimare Iran e la stessa Cina , e s'è vista costretta a scaricare anche alleati come Mubarak, per motivazione "umanitarie".
Insomma, se il dittatore libico vincesse, a causa dell' esitazione occidentale,non sarebbe una sconfitta a lungo termine anche per "i gendarmi della democrazia", Usa e UE ???
Per quanto riguarda l' Italia, non sarebbe meglio abbandonare la nave prima che affondi (cosa che stiamo facendo, ma non con troppa convinzione) ?? E se non affondasse, riprendere rapporti con Gheddafi o parenti, in un secondo momento, sarebbe conveniente?
Sono anni che leggiamo queste pagine senza alcun problema visivo…

Non è che forse hai le impostazioni video sballate, chessò ad esempio la luminosità al massimo?
La Libia è il Paese più ricco di tutta l'Africa. Esiste un sistema sanitario che garantisce una assistenza universale gratuita. Esiste la libertà religiosa (cosa più unica che rara in uno Stato arabo). Con il crollo del regime di Gheddafi la maggioranza della popolazione sta subendo solo conseguenze negative (vedi le file al confine per scappare). La semplice ed elementare logica, quindi, porta ad escludere che la maggioranza della popolaziome voglia davvero la fine del regime di Gheddafi. E' evidente che gli scontri e le contestazioni sono portati avanti da una minoranza della popolazione (molto indottrinata e molto combattiva), che fa molta scena perché moltiplicata dalla propaganda (assolutamente di parte) delle tv al jazeera e al arabìa. L'esempio più clamoroso è la foto delle pseudo fosse comuni che poi si è scoperto essere la foto di qualche anno prima di un semplice cimitero.
Quanto alla presunta repressione violenta da parte di Gheddafi, occorre precisare che vista dall'altra prospettiva, potrebbe essere anche una semplice difesa da attacchi violenti dei manifestanti (esempio: se davanti alla Casa Bianca arrivassero centinaia di persone armate in procinto di lanciare granate sullo studio ovale, non credo che l' FBI risparmierebbe munizioni e non per questo verrebbe tacciata di repressione violenta del dissenso).
Ho sentito con le mie orecchie la folla gridare a squarciagola "Allah, Akbar!" fomentata e guidata da qualche imam. Questa è la verità pura e semplice. Non stupisce che l'opinione pubblica abbocchi alla propaganda, perché sprovvista di conoscenze specifiche. Dispiace, invece, che anche persone informate come quelle che frequentano questo sito, si lascino ingannare da una pur abile propaganda invece di porsi qualche dubbio.
CONTINUA DAL 10… Detto questo, lungi da me assolvere il Gheddafi da tutto quello che ha fatto (non dimentichiamo Lockerbie e Ustica), ma forse chi verrà dopo di lui sarà ancora peggio!
SIRIUS – Abbiamo pagato Gheddafi perche’ fermasse l’immigrazione clandestina verso le nostre coste e abbiamo finto di non sapere con quali mezzi svolgeva questo compito. Abbiamo chiuso gli occhi su quello che succedeva in precedenza in Libia e cambiato canale quando andavano in onda le immagini del deserto cosparso dei cadaveri di chi voleva arrivare dai paesi africani in Europa. Sapevamo che poteva succedere….ed è successo!
A costo di essere ripetitivo torno a premettere che non sono un esperto di Libia e, cosa più importante, non dispongo di informazioni riservate su quanto sta succedendo in loco.
Non lo dico per eccesso di modestia ma perchè è importante ricordarsi che per dare un giudizio o effettuare un'analisi bisogna avere determinate info che a me personalmente mancano (al massimo ne posso desumere qualcuna…).
Cosa non so? Non conosco la forza (militare e politica) dei soggetti in campo (non parlo solo degli attori interni ma anche di quelli "esterni") e non conosco con precisione la dinamica degli eventi. Ricordiamoci che la cattiva informazione/disinformazione è sempre in agguato in casi del genere (vi ricordate la rivoluzione in Romania e le notizie sulla strage di Timisoara..?) per cui è d'obbligo andare con i piedi di piombo.
Non avendo quindi un quadro completo ed approfondito della situazione ho difficoltà a ipotizzare la strategia che il nostro Governo dovrebbe perseguire.
E' fin troppo ovvio sostenere che dovremmo tutelare i nostri interessi nazionali al contempo evitando di dare aiuto – anche indiretto – a chi uccide i civili (ma, anzi, se possibile proteggendoli) ed evitando di metterci contro la comunità internazionale e/o le popolazioni arabe. E' talmente ovvio che non c'è bisogno che lo venga a dire io. Ritengo infatti che tutti vorremmo la quadratura del cerchio.
Il difficile, appunto, sta nel pensare (ed implementare) una strategia coerente.
In base a quello che leggo (per la verità principalmente su stampa specializzata più che su quella generalista) un intervento militare è l'ipotesi meno valida. Il che vuol dire che sbarcare in armi per affrontare le milizie di Gheddafi, anche se assolutamente fattibile, forse non è la scelta più furba.
Propenderei per una serie di azioni/mediazioni volte a ricontrattare gli equilibri di forza tra le varie tribù, eventualmente anche favorendo l'uscita di scena di Gheddafi.
L'alternativa sarebbe o quella di intervenire noi militarmente (vedi sopra) o quella di armare una delle parti in lotta affinchè abbia il sopravvento. Entrambe le opzioni sicuramente non favorevoli alla popolazione civile.
Da realisti/pragmatici quali noi siamo (vero?) è inoltre d'obbligo tenere presente alcune cosette:
a) la comunità internazionale è un bell'eufemismo dietro il quale si celano una pluralità di più materiali interessi di parte (detto in altri termini, in questo momento, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia ecc stanno lavorando alacremente affinchè l'assetto della Libia post-rivolta sia il più favorevole possibile ai propri interessi);
b) come ha scritto prima di me un gentile lettore, eliminare il vecchio dittatore di per sè non garantisce che il nuovo assetto di potere sia migliore, più democratico e più giusto. Insomma, non diamo mai niente per scontato.
#COMMENTO 10
Mi chiedo cosa c'entri il fatto che la gente urlasse "Allah Akbar"… Allah è grande? Non mi vorrà dire che per questo crede che siano al-quaedisti?? o estremisti?
#SILENDO
La comunità internazionale sarà un eufemismo, ma è anche la sintesi degli interessi internazionali, dove ovviamente chi ha più peso politico-militare-economica più conta nelle decisioni.
Io spererei , invece, che l' Onu prenda in mano la situazione, magari con un invio di caschi blu come ha fatto in passato in altre situazioni di crisi, almeno a protezione dei civili.
Prepariamoci a vedere il nostro amatissimo e così familiare cane a sei zampe essere scacciato e rimpiazzato da un mostro chiamato bp. Che tristezza…
Anonimo 14, questo lo spero pure io
Ciò che volevo dire è esattamente quello che hai ribadito tu: sintesi di interessi internazionali dove conta di più chi ha maggiore forza 😉
Buongiorno a tutti gli Amici !!
stavo leggendo questo:
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/libya/8358509/LSE-struck-deal-to-train-Libyas-future-leaders.html
hai capito???
Amici carissimi buona giornata!!
daniele67
Intanto l'Italia dovrebbe fare qualcosa in merito a questo:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:058:0001:0013:EN:PDF
anche se i noti fondi sovrani libici, guarda caso, non compaiono…
Kadmos
Daniele carissimo!!!! 😉
Kadmos buongiorno.
L'Italia come gli Stati Uniti di Bush e l'AISE come la CIA di Tenet? Secondo il Riformista sì: "I Servizi sapevano dei venti di rivolta".
SILENDO,
mi sembra il momento richiederebbe la presenza di un "ULISSE" …
B.A.
XVI LEGISLATURA
COMITATO PARLAMENTARE PER LA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA
SETTIMANA DAL 28 FEBBRAIO AL 4 MARZO 2011
MERCOLEDI' 2 MARZO 2011
Aula VI piano
Palazzo San Macuto
Ore 8,30 Audizione del Ministro degli Affari Esteri.
Al termine Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 32, comma 1, della legge 3 agosto 2007, n. 124, di uno schema di regolamento.
GIOVEDI' 3 MARZO 2011
Aula VI piano
Palazzo San Macuto
Ore 8,30 Audizione del Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS).
IL PRESIDENTE
MASSIMO D'ALEMA
B.A.
3 marzo 2011
Libia – Il flop degli 007 di tutti i paesi, ma l'Italia ha qualche responsabilità in più. Oggi il comitato di D'Alema ascolterà il direttore del Dis
Frattini, De Gennaro, Maroni. Il Copasir si interroga sull’intelligence
Ieri il ministro degli esteri Franco Frattini, oggi il direttore generale del dipartimento informazioni e sicurezza Gianni De Gennaro, la prossima settimana il ministro dell’interno Roberto Maroni.
Nel pieno della crisi libica, dopo l’amministratre delegato dell’Eni Paolo Scaroni il Copasir infila una tripletta di audizioni che, anche quando sono di routine – come nel caso di De Gennaro –, hanno al centro il Nord Africa e la Libia. Un focus sugli scenari, le prospettive e le strategie che l’Italia pensa di mettere in campo ma anche un ragionamento su che cosa ha funzionato e (soprattutto) su ciò che non ha funzionato nell’intelligence italiana. Un modo per fare il punto, fuori dalle polemiche politiche che in questi giorni si sono sprecate. Anche perché, fanno sapere i bene informati, «se errori sono stati commessi, siamo in buona compagnia: nessuno aveva previsto che la situazione sarebbe esplosa anche in Libia». Anche se – nota con Europa un esperto di sicurezza – lo strabismo italiano è quello di un paese con cui Gheddafi ha avuto sempre rapporti privilegiati ed è ritenuto un punto di riferimento per gli altri sistemi informativi, «uno strabismo dovuto a un modo di fare intelligence e diplomazia centrato sulle relazioni con l’establishment, con i governi, con le istituzioni».
Tanto più se sono amici. Qui sta forse il problema di un aggiornamento delle strategie degli 007 nostrani che rischiano, in situazioni come queste, di rimanere impigliati in una rete di omertà del “potere” e restando dunque a mani vuote, quanto ad informazioni reali. E probabilmente sarebbe opportuno riflettere sulle difficoltà ad entrare in contatto con opposizioni poco strutturate in un contesto specifico come quello libico e all’interno di un quadro generale – anche internazionale – in cui il grosso dell’attenzione è spostato sull’Iran e sul versante quedista. Quadranti strategici su cui finora sono rimasti concentati molti analisti e investigatori non solo italiani. Ma nell’incertezza che tuttora domina la situazione nordafricana, è possibile che né il governo (che ha la responsabilità diretta sui servizi) né l’opposizione (che l’ha avuta in un recente passato) abbiano intenzione di affrontare la questione in termini troppo stringenti.
Ieri mattina l’audizione di Frattini è durata più di un’ora. Partita ragionando sulle informazioni in possesso della diplomazia italiana prima che esplodesse il Nord Africa, è proseguita a tutto campo con un confronto che ha soddisfatto il Copasir: «Il ministro degli esteri ha fornito un quadro dettagliato degli avvenimenti e delle prospettive sulla situazione in Libia e nel Maghreb».
Al termine l’Adnkronos fa uscire una ricostruzione: a causa del nostro passato coloniale un’eventuale azione militare contro il regime di Gheddafi non coinvolgerebbe direttamente l’Italia, ma Francia, Canada, Svezia, e Polonia. Frattini – sentito anche il presidente del Copasir Massimo D’Alema – smentisce: «Illazioni del tutto infondate che forniscono elementi di distorsione e disinformazione ». E, in ogni caso, in questa fase, dannose per l’Italia e per gli altri paesi chiamati in causa.
Fabrizia Bagozzi
B.A.
argomento assai interessante…..
Concordo con le premesse di Silendo al #13, premesse che sottoscrivo anche per brevità.
Bene che fin'ora nessuno si sia fatto male. Regola n. 1: non farsi male. Anche recentemente si erano verificate situazioni che avevano comporto rischi anche gravi ai nostri interessi in Libia. Questa volta no, almeno fino a questo momento: si parla di presunti fallimenti, mi pare che l'attività preventiva abbia funzionato ( Difesa – Esteri in particolare, e penso in particolare alle capacità nazionali acquisite/"FOCcate" in questo specifico settore dall'estate 2008 in poi).
Testa bassa e lancia in resta, scelta di campo netta e giù bombe, facciamo gli spaccatutto e le cose andranno meglio? Ma siamo sicuri che sia questo il modo di procedere che ci conviene?
CaioDecimo
Tanto per non lasciare dubbi: quando parlavo di unità " FOCcata" mi riferivo – ed era solo un esempio – a IT JFHQ http://www.difesa.it/SMD/COI/IT-JFHQ/
CaioDecimo
Pro e contro la No-Fly Zone by RUSI.
per silendo svegliamoci!!!
-non è come sembra-
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US UK, French forces land in Libya India sending 3 warships in support , Gadhafi vows to ‘triumph over enemy’ Akhtar Jamal Islamabad—The United States, Britain and France have sent several hundred “defence advisors” to train and support the anti-Gadhafi forces in oil-rich Eastern Libya where “rebels armed groups” have apparently taken over. According to an exclusive report confirmed by a Libyan diplomat in the region “the three Western states have landed their “special forces troops in Cyrinacia and are now setting up their bases and training centres” to reinforce the rebel forces who are resisting pro-Qaddafi forces in several adjoining areas. A Libyan official who requested not to be identified said that the U.S. and British military gurus were sent on February 23 and 24 night through American and French warships and small naval boats off Libyan ports of Benghazi and Tobruk. The Western forces are reportedly preparing to set-up training bases for local militias set-up by the rebel forces for an effective control of the oil-rich region and counter any push by pro- Qaddafi forces from Tripoli. Other reports claim that efforts to “neutralize” the Libyan Air Force were also underway to limit Qaddafi’s rule in Tripoli if not fully uprooted from the country. Meanwhile, three Indian Navy warships, are also being dispatched to be deployed in the rebel-held areas of Libya. According to reports the Indian Navy has already sent two warships plus one its largest amphibious vessel INS Jalashwa. According to defence experts “Jalshwa” is the largest ship of Indian Navy which was delivered by the U.S. four years ago. Jalashwa, formaly the USS Trenton, has the capability to embark, transport & land various elements of an amphibious force & its equipped with mechanised landing craft, Sea King helicopters & armed with raders, ship to air missiles & rapid firing guns. Experts say that Indian ship Jalashwa has a Landing Platform Dock with a capability 1000 fully armed troops. The warship is also used for maritime surveillance, special operations, search & rescue and to undertake other tasks. trebor
"per silendo svegliamoci!!! -non è come sembra-"
:)) buongiorno Trebor… è esattamente quello che sto dicendo io: attenzione nel valutare la situazione, potremmo non sapere tutto.
Perdonami, da che fonte proviene la notizia che hai allegato?
pakistan observer del 4/3/2011, mi pare.
Silendo carissimo,
a noi che conviene in sommo grado? qual è lo scenario più auspicabile?
Linus
http://www.servizisegreti.com/2011/03/libia-i-servizi-italiani-sapevano/2652
B.A.
Anche se non sono credente: Dio benedica questo blog!
Alessandro
ahahahahah grazie Alessandro….
Linus, ovviamente per noi è funzionale che la Libia, ma più in generale tutta la regione, sia stabile ed in fase di sviluppo socio-economico*.
Tendenzialmente, stabilità e sviluppo evitano grossi problemi e favoriscono traffici e commerci.
Nel caso libico, direi che per prima cosa bisognerebbe puntare a "limitare i danni" evitando lo scoppio di una vera e propria guerra civile o facendola cessare se già scoppiata.
Per fare ciò però bisogna investire risorse, economiche umane e politiche (a parte le dichiarazioni formali non riscontro una grande voglia in tal senso da parte di nessuno degli attori internazionali).
Sul "come" farlo ci sono diverse possibilità. Leggendo la stampa direi che Gheddafi non mi sembra proprio in fuga o particolarmente indebolito.
Stando così le cose se l'obiettivo è SOLO quello di cacciarlo o lo si paga (ma non mi sembra che il soggetto sia "comprabile") o si interviene militarmente o si arma la controparte quel tanto che basta perchè abbia la meglio sui "governativi".
Solo che la cacciata di Gheddafi non equivale automaticamente a raggiungere stabilità e sviluppo.
Se invece l'obiettivo è la stabilità (nonchè la tutela dei cittadini libici!) bisognerebbe lavorare per un accordo tra le parti. Per far questo però è necessario che gli attori internazionali lavorino con coesione. Insomma, se la Francia dice e fa A è necessario che gli USA non dicano e facciano B.
Perchè ciò sia possibile è necessario che i suddetti attori siano in sintonia in quanto a interessi ed obiettivi…. e non dico altro… 😉
*Un obiettivo di grande strategia nazionale sarebbe quello di diventare baricentrici rispetto ad un'area, il Mediterraneo, geopoliticamente e geo-economicamente stabile, avanzata ed "integrata". Con il perno di tale integrazione costituito dall'Italia.
Attualmente invece siamo il "limes", il confine, con un'area problematica o potenzialmente tale.
Un buon punto per chi volesse approfondire l'analisi delle priorità del nostro Paese nell'area potrebbe essere rappresentato dalla lettura del " Rapporto del Gruppo di Riflessione Strategica MAE", consultabile online da qui http://www.esteri.it/MAE/IT/Sala_Stampa/Pubblicazioni/20080319_PresentRapporto2020.htm
Si noterà che l'area del Mediterraneo allargato viene indicato come una delle due priorità. Si parla di processo di Barcellona – contesto europeo – economia/sicurezza come obiettivi primari da individuare ( e qui invito a rileggere le ultime righe dell'intervento # 33 di Silendo ..), di stabilizzazione. Noterà il lettore che Egitto e Libia vengono chiaramente indicati come paesi di particolare interesse, e qui verrebbe da dire che alla faccia di chi lamenta una scarsa prontezza dell'apparato allargato di informazione: basterebbe leggere e capire quello che già c'è ( e liberamente consultabile su internet da 2 anni esatti).
CaioDecimo
Una cosa è chiara: d'ora in poi qualunque paese potrà chiamare tirannico un altro paese e bombardarlo, come hanno fatto i "Volenterosi" in Libia,
E' la nuova immorale internazionale ? Per essere anch'io "politically correct" potrò quindi entrare sparando in casa del mio vicino da me giudicato violento? E' la solita antica fiaba del lupo e dell'agnello.
E' sulla facilità d'intervento armato che deve far paura, non il povero beduino Gheddafi che dello scatolone di sabbia ne stava facendo un paradiso, con la collaborazione italiana.
L'azione rientra in un piano di esibizione di forza verso tutte le nazioni che mantengono parvenze d'indipendenza economico.politica. Deve andare avanti il polpettone mondialista angloamericano, col suo uso elastico della democrazia? La fine della vera civiltà, quella del diritto e della coscienza morale, è all'orizzonte.
Spiacente, ma non abbiamo scampo.
Rocco Sergi – Messina