4 Responses

  1. avatar
    utente anonimo at |

    Piuttosto che sui contenuti del materiale pubblicato da Wikileaks ( mentre scrivo siamo a 1344 su 251.287, la strada e' lunghissima) il dibattito – soprattutto negli USA e prevalentemente in un'ottica politica e di pre-campagna elettorale presidenziale – si aprira' infatti proprio sul punto cui Silendo si riferisce. Bello l'editoriale dell'Economist (afferma che chi viola la legge deve essere punito). Lo stesso Woodward nella " nota ai lettori" al suo ultimo libro dice cosi, nonostante la raccomandazione di utilizzare determinato materiale " off the record": " … inside any White House, nearly everyone's business and attitudes become known to others…".
    CaioDecimo

    Reply
  2. avatar
    utente anonimo at |

    Oggi sul Foglio il SG della Farnesina parla di 2 gruppi di lavoro nati dalla pubblicazione dei messaggi Wikileaks.

    La Farnesina ci spiega come prova a sbrogliare la matassa Wikileaks

    Roma. Sui giornali il caso Wikileaks si

    è ormai trasformato da interrogativo sulla

    trasparenza nella diplomazia, con i relativi

    conflitti fra giustizia e convenienza

    nello spifferaggio, a trafiletto sordido di

    cronaca giudiziaria sulle sorti di Julian

    Assange.

    Nei palazzi diplomatici, però, i cablogrammi

    spacciati da Assange sono l’occasione

    per riflettere sui modi del rapportarsi

    fra stati, antica arte che può essere messa

    in crisi da “leak” diffusi con il piglio di

    chi vuole “distruggere il mondo”, per dirla

    con la formula un po’ apocalittica del

    ministro degli Esteri, Franco Frattini. Intorno

    al destino della diplomazia dopo

    Wikileaks parla con il Foglio Giampiero

    Massolo, segretario generale della Farnesina

    e ‘civil servant’ se non per tutte almeno

    per molte stagioni: era a Palazzo Chigi

    agli inizi dell’avventura berlusconiana e

    poi di Berlusconi è stato lo sherpa del G8,

    ma ha scalato i piani della Farnesina

    quando il titolare era D’Alema; ha lavorato

    con Dini, ma è stato capo di Gabinetto

    di Fini quando era ministro, infine è stato

    nominato a capo della segreteria generale,

    massimo grado della diplomazia, dal governo

    Prodi; Massolo dice al Foglio che i

    dispacci di Wikileaks “sono una miniera

    d’oro per la diplomazia. Più che agli spunti

    coloriti, a noi interessano analisi di politica

    internazionale e i file diffusi spiegano

    molto bene il modo con cui si raccolgono

    e analizzano i dati. Qui al ministero abbiamo

    costituito due gruppi di lavoro: uno

    si occupa di capire cosa c’è in quei documenti,

    l’altro si dedica al ‘contenitore’ delle

    informazioni e a come proteggerlo”.

    Qualcuno sostiene che, per paradosso, la

    diffusione dei cablogrammi riservati offre

    lo spunto per una riforma positiva della diplomazia:

    “Concordo con il ministro Frattini

    – dice Massolo – quando dice che è stato

    l’11 settembre della diplomazia, nel senso

    che nulla sarà più come prima. Io sono

    fautore di una diplomazia trasparente nelle

    finalità, ma i rapporti fra stati si giovano

    delle confidenze. L’idea è che quanto si

    dice in colloqui riservati resti riservato, altrimenti

    si rischia non solo di minare la fiducia

    ma di mettere in pericolo le fonti.

    L’apertura è negli obiettivi, i mezzi devono

    essere riservati. Negli anni quello che è

    davvero riservato in diplomazia è sempre

    meno, perché ciò che non deve uscire non

    si scrive”. Se il ministero ha usato parole

    molto dure, dalla metafora sull’11 settembre

    alla distruzione dei rapporti fra stati,

    è perché “il clima del dibattito politico è

    molto duro e il caso Wikileaks non fa eccezione”

    dice Massolo, che parla di un imbarazzo

    “oggettivo” dei messaggi: “La ricostruzione

    delle relazioni richiede tempo”.

    Sui rapporti che riguardano l’Italia si è

    molto costruito in queste settimane, ma il

    segretario generale abbassa il profilo delle

    rivelazioni: “Non mi pare che siano uscite

    cose di cui non si avesse idea e casomai

    è emersa, in alcuni casi, come il settore

    energetico e i rapporti con la Russia,

    un’immagine vecchia, un’istantanea fatta

    in un periodo precedente alla parte fondamentale

    del lavoro di comunicazione e rassicurazione

    fatto con l’Amministrazione

    Obama, che ci è valsa riconoscimenti pubblici”.

    Ci sono degli attriti al momento con

    l’ambasciata americana a Roma? “Sappiamo

    che i messaggi contengono prese di posizioni

    individuali, non sono la posizione ufficiale

    del governo americano. Quella l’hanno

    espressa il presidente Obama ed il segretario

    di stato Hillary Clinton, che ci hanno

    ringraziati per il nostro lavoro. L’imbarazzo

    ovviamente c’è, ma l’Italia non ha motivo

    per essere più imbarazzata di altri paesi”.

    Anche se alcuni messaggi sono firmati

    direttamente dall’ambasciatore David

    Thorne? “Il fatto che li abbia firmati non significa

    che li abbia scritti”, spiega Massolo,

    che parla di rapporti “assidui” con la sede

    di via Veneto. “All’insediamento dell’Amministrazione

    Obama, il ministro Frattini –

    con il quale ho una antica conoscenza e sintonia

    – mi ha chiesto di occuparmi in modo

    specifico dell’America, dove vado quattro o

    cinque volte l’anno”. E per un altro, ennesimo

    paradosso di Wikileaks, proprio Washington,

    la vittima prediletta di Assange,

    mostra di “non avere una diplomazia parallela.

    Di fronte ai file diffusi, anche i critici

    degli Stati Uniti non possono parlare di

    doppiezza: fanno – gli Stati Uniti – quello

    che dicono in pubblico”.

    Mattia Ferraresi

    http://www.ilfoglio.it/cico

    CaioDecimo

    Reply
  3. avatar
    Silendo at |

    "Concordo con il ministro Frattini – dice Massolo – quando dice che è stato l’11 settembre della diplomazia, nel senso che nulla sarà più come prima".

    Sinceramente mi piacerebbe capire meglio cosa s'intende quando si afferma che "nulla sarà più come prima"…

    Reply
  4. avatar
    Anonimo at |

    UNIPINEWS
    Area giuridico-economica
    Area medica
    Area scientifico-tecnologica
    Area umanistica

     

    Assange, Rodotà, Ainis e Bodei agli Open Day della Ricerca
    Nella manifestazione dell’Ateneo stand e presentazioni delle ricerche, oltre a due incontri sull’etica ,
    Tornano giovedì 10 e venerdì 11 aprile gli Open Day della Ricerca, la manifestazione promossa dall’Università di Pisa per aprire virtualmente le porte dei propri laboratori e mostrare a tutta la cittadinanza il lavoro e le persone protagonisti di questo settore. Insieme agli stand della ricerca, che quest’anno si snoderanno tra Piazza dei Cavalieri e il Polo Carmignani, il programma prevede la presentazione di alcune tra le più innovative iniziative scientifiche dell’Ateneo: studi interdisciplinari che uniscono saperi umanistici e applicazioni multimediali, esempi di spin-off di successo e progetti nati nell’ambito di programmi di collaborazione internazionale. Le due giornate saranno inoltre caratterizzate dai dibattiti pomeridiani, che avranno come filo conduttore il tema dell’etica e che, dopo la positiva esperienza dello scorso anno, rinnovano il legame con i “Dialoghi dell’Espresso”.

    La kermesse sarà inaugurata giovedì 10 aprile, alle ore 15, con l’apertura degli stand, che illustrano in forma divulgativa la ricchezza e la varietà delle ricerche condotte nei dipartimenti dell’Università. Alle 16, al Polo Carmignani, ai saluti delle autorità seguirà l’incontro con Marco Pratellesi, direttore della divisione digitale del gruppo “L’Espresso” e tra i maggiori esperti italiani di giornalismo on line, che parlerà di “Etica 2.0. La comunicazione nell’era di internet”. Subito dopo, sul palco si alterneranno la professoressa Laura Giarrè, dell’advisory board della “Andrea Bocelli Foundation”, e due ricercatori dell’Ateneo, l’economista Simone D’Alessandro e l’ingegnere biomedico Arti Ahluwalia. Il dialogo, che sarà coordinato dal prorettore alla Comunicazione, Marco Guidi, avrà per titolo “Eticamente: la ricerca che fa bene”. La giornata si chiuderà con la presentazione di GaragErasmus, la rete professionale della generazione Erasmus, a cura dell’executive chairman, Francesco Cappè, e con un momento in collaborazione con Radioeco, la web radio ufficiale degli studenti dell’Università di Pisa.
     
     
    La mattinata di venerdì sarà incentrata su tre talk rivolti a un pubblico non specialistico e di giovani, che presenteranno alcuni casi di ricerche innovative e di successo dell’Università di Pisa. Si inizierà alle ore 10 con “Humanities, linguistica e applicazioni multimediali“: il prorettore alla Ricerca, Roberto Barale, e il responsabile Ricerca e Sviluppo di Nextworks, Nicola Ciulli, dialogheranno con i professori Gabriele Gattiglia, Alessandro Lenci, Enrica Salvatori e Mirko Tavoni. Alle ore 11 toccherà a “Spin-off: performance di creatività e innovazione“, con il prorettore alla Ricerca applicata e all’Innovazione, Paolo Ferragina, che introdurrà i rappresentanti di BioCare, E-SPres3D, ExtraSolution, IV Tech e JOS Technology. Alle ore 12, “Meet the MIT Project” metterà a confronto il prorettore all’Internazionalizzazione, Alessandra Guidi, con alcuni degli studiosi pisani che stanno sviluppando progetti di ricerca insieme a colleghi del prestigioso MIT di Boston: Valentina Domenici, Gianluca Fiori, Michele Lanzetta e Marta Pappalardo. I tre incontri saranno coordinati dal giornalista Walter Daviddi.
    La sessione pomeridiana del venerdì, con inizio alle ore 16, sarà dedicata all’incontro dal titolo “Spioni, spiati. Etica e democrazia“, organizzato nell’ambito del ciclo dei “Dialoghi dell’Espresso”. L’apertura dei lavori sarà affidata al rettore Massimo Augello e al direttore de “L’Espresso”, Bruno Manfellotto. Subito dopo, la giornalista Stefania Maurizi intervisterà Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che sarà in video collegamento dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra in cui è rifugiato da alcuni anni. La discussione sarà quindi sviluppata e approfondita con gli interventi dei giuristi Stefano Rodotà e Michele Ainis e del filosofo Remo Bodei, professore emerito dell’Università
    B.A.
    b.a.

    Reply

Leave a Reply


(obbligatorio)