Il paragone, provocatorio, è di Stephen Walt. Dello stesso autore e sullo stesso argomento anche quest'altro post.
Qui invece l'intervista (Il Fatto) a John Young, fondatore di Cryptome e cofondatore di Wikileaks.
Il paragone, provocatorio, è di Stephen Walt. Dello stesso autore e sullo stesso argomento anche quest'altro post.
Qui invece l'intervista (Il Fatto) a John Young, fondatore di Cryptome e cofondatore di Wikileaks.
Piuttosto che sui contenuti del materiale pubblicato da Wikileaks ( mentre scrivo siamo a 1344 su 251.287, la strada e' lunghissima) il dibattito – soprattutto negli USA e prevalentemente in un'ottica politica e di pre-campagna elettorale presidenziale – si aprira' infatti proprio sul punto cui Silendo si riferisce. Bello l'editoriale dell'Economist (afferma che chi viola la legge deve essere punito). Lo stesso Woodward nella " nota ai lettori" al suo ultimo libro dice cosi, nonostante la raccomandazione di utilizzare determinato materiale " off the record": " … inside any White House, nearly everyone's business and attitudes become known to others…".
CaioDecimo
Oggi sul Foglio il SG della Farnesina parla di 2 gruppi di lavoro nati dalla pubblicazione dei messaggi Wikileaks.
La Farnesina ci spiega come prova a sbrogliare la matassa Wikileaks
Roma. Sui giornali il caso Wikileaks si
è ormai trasformato da interrogativo sulla
trasparenza nella diplomazia, con i relativi
conflitti fra giustizia e convenienza
nello spifferaggio, a trafiletto sordido di
cronaca giudiziaria sulle sorti di Julian
Assange.
Nei palazzi diplomatici, però, i cablogrammi
spacciati da Assange sono l’occasione
per riflettere sui modi del rapportarsi
fra stati, antica arte che può essere messa
in crisi da “leak” diffusi con il piglio di
chi vuole “distruggere il mondo”, per dirla
con la formula un po’ apocalittica del
ministro degli Esteri, Franco Frattini. Intorno
al destino della diplomazia dopo
Wikileaks parla con il Foglio Giampiero
Massolo, segretario generale della Farnesina
e ‘civil servant’ se non per tutte almeno
per molte stagioni: era a Palazzo Chigi
agli inizi dell’avventura berlusconiana e
poi di Berlusconi è stato lo sherpa del G8,
ma ha scalato i piani della Farnesina
quando il titolare era D’Alema; ha lavorato
con Dini, ma è stato capo di Gabinetto
di Fini quando era ministro, infine è stato
nominato a capo della segreteria generale,
massimo grado della diplomazia, dal governo
Prodi; Massolo dice al Foglio che i
dispacci di Wikileaks “sono una miniera
d’oro per la diplomazia. Più che agli spunti
coloriti, a noi interessano analisi di politica
internazionale e i file diffusi spiegano
molto bene il modo con cui si raccolgono
e analizzano i dati. Qui al ministero abbiamo
costituito due gruppi di lavoro: uno
si occupa di capire cosa c’è in quei documenti,
l’altro si dedica al ‘contenitore’ delle
informazioni e a come proteggerlo”.
Qualcuno sostiene che, per paradosso, la
diffusione dei cablogrammi riservati offre
lo spunto per una riforma positiva della diplomazia:
“Concordo con il ministro Frattini
– dice Massolo – quando dice che è stato
l’11 settembre della diplomazia, nel senso
che nulla sarà più come prima. Io sono
fautore di una diplomazia trasparente nelle
finalità, ma i rapporti fra stati si giovano
delle confidenze. L’idea è che quanto si
dice in colloqui riservati resti riservato, altrimenti
si rischia non solo di minare la fiducia
ma di mettere in pericolo le fonti.
L’apertura è negli obiettivi, i mezzi devono
essere riservati. Negli anni quello che è
davvero riservato in diplomazia è sempre
meno, perché ciò che non deve uscire non
si scrive”. Se il ministero ha usato parole
molto dure, dalla metafora sull’11 settembre
alla distruzione dei rapporti fra stati,
è perché “il clima del dibattito politico è
molto duro e il caso Wikileaks non fa eccezione”
dice Massolo, che parla di un imbarazzo
“oggettivo” dei messaggi: “La ricostruzione
delle relazioni richiede tempo”.
Sui rapporti che riguardano l’Italia si è
molto costruito in queste settimane, ma il
segretario generale abbassa il profilo delle
rivelazioni: “Non mi pare che siano uscite
cose di cui non si avesse idea e casomai
è emersa, in alcuni casi, come il settore
energetico e i rapporti con la Russia,
un’immagine vecchia, un’istantanea fatta
in un periodo precedente alla parte fondamentale
del lavoro di comunicazione e rassicurazione
fatto con l’Amministrazione
Obama, che ci è valsa riconoscimenti pubblici”.
Ci sono degli attriti al momento con
l’ambasciata americana a Roma? “Sappiamo
che i messaggi contengono prese di posizioni
individuali, non sono la posizione ufficiale
del governo americano. Quella l’hanno
espressa il presidente Obama ed il segretario
di stato Hillary Clinton, che ci hanno
ringraziati per il nostro lavoro. L’imbarazzo
ovviamente c’è, ma l’Italia non ha motivo
per essere più imbarazzata di altri paesi”.
Anche se alcuni messaggi sono firmati
direttamente dall’ambasciatore David
Thorne? “Il fatto che li abbia firmati non significa
che li abbia scritti”, spiega Massolo,
che parla di rapporti “assidui” con la sede
di via Veneto. “All’insediamento dell’Amministrazione
Obama, il ministro Frattini –
con il quale ho una antica conoscenza e sintonia
– mi ha chiesto di occuparmi in modo
specifico dell’America, dove vado quattro o
cinque volte l’anno”. E per un altro, ennesimo
paradosso di Wikileaks, proprio Washington,
la vittima prediletta di Assange,
mostra di “non avere una diplomazia parallela.
Di fronte ai file diffusi, anche i critici
degli Stati Uniti non possono parlare di
doppiezza: fanno – gli Stati Uniti – quello
che dicono in pubblico”.
Mattia Ferraresi
http://www.ilfoglio.it/cico
CaioDecimo
"Concordo con il ministro Frattini – dice Massolo – quando dice che è stato l’11 settembre della diplomazia, nel senso che nulla sarà più come prima".
Sinceramente mi piacerebbe capire meglio cosa s'intende quando si afferma che "nulla sarà più come prima"…
UNIPINEWS
Area giuridico-economica
Area medica
Area scientifico-tecnologica
Area umanistica
Assange, Rodotà, Ainis e Bodei agli Open Day della Ricerca
Nella manifestazione dell’Ateneo stand e presentazioni delle ricerche, oltre a due incontri sull’etica ,
Tornano giovedì 10 e venerdì 11 aprile gli Open Day della Ricerca, la manifestazione promossa dall’Università di Pisa per aprire virtualmente le porte dei propri laboratori e mostrare a tutta la cittadinanza il lavoro e le persone protagonisti di questo settore. Insieme agli stand della ricerca, che quest’anno si snoderanno tra Piazza dei Cavalieri e il Polo Carmignani, il programma prevede la presentazione di alcune tra le più innovative iniziative scientifiche dell’Ateneo: studi interdisciplinari che uniscono saperi umanistici e applicazioni multimediali, esempi di spin-off di successo e progetti nati nell’ambito di programmi di collaborazione internazionale. Le due giornate saranno inoltre caratterizzate dai dibattiti pomeridiani, che avranno come filo conduttore il tema dell’etica e che, dopo la positiva esperienza dello scorso anno, rinnovano il legame con i “Dialoghi dell’Espresso”.
La kermesse sarà inaugurata giovedì 10 aprile, alle ore 15, con l’apertura degli stand, che illustrano in forma divulgativa la ricchezza e la varietà delle ricerche condotte nei dipartimenti dell’Università. Alle 16, al Polo Carmignani, ai saluti delle autorità seguirà l’incontro con Marco Pratellesi, direttore della divisione digitale del gruppo “L’Espresso” e tra i maggiori esperti italiani di giornalismo on line, che parlerà di “Etica 2.0. La comunicazione nell’era di internet”. Subito dopo, sul palco si alterneranno la professoressa Laura Giarrè, dell’advisory board della “Andrea Bocelli Foundation”, e due ricercatori dell’Ateneo, l’economista Simone D’Alessandro e l’ingegnere biomedico Arti Ahluwalia. Il dialogo, che sarà coordinato dal prorettore alla Comunicazione, Marco Guidi, avrà per titolo “Eticamente: la ricerca che fa bene”. La giornata si chiuderà con la presentazione di GaragErasmus, la rete professionale della generazione Erasmus, a cura dell’executive chairman, Francesco Cappè, e con un momento in collaborazione con Radioeco, la web radio ufficiale degli studenti dell’Università di Pisa.
La mattinata di venerdì sarà incentrata su tre talk rivolti a un pubblico non specialistico e di giovani, che presenteranno alcuni casi di ricerche innovative e di successo dell’Università di Pisa. Si inizierà alle ore 10 con “Humanities, linguistica e applicazioni multimediali“: il prorettore alla Ricerca, Roberto Barale, e il responsabile Ricerca e Sviluppo di Nextworks, Nicola Ciulli, dialogheranno con i professori Gabriele Gattiglia, Alessandro Lenci, Enrica Salvatori e Mirko Tavoni. Alle ore 11 toccherà a “Spin-off: performance di creatività e innovazione“, con il prorettore alla Ricerca applicata e all’Innovazione, Paolo Ferragina, che introdurrà i rappresentanti di BioCare, E-SPres3D, ExtraSolution, IV Tech e JOS Technology. Alle ore 12, “Meet the MIT Project” metterà a confronto il prorettore all’Internazionalizzazione, Alessandra Guidi, con alcuni degli studiosi pisani che stanno sviluppando progetti di ricerca insieme a colleghi del prestigioso MIT di Boston: Valentina Domenici, Gianluca Fiori, Michele Lanzetta e Marta Pappalardo. I tre incontri saranno coordinati dal giornalista Walter Daviddi.
La sessione pomeridiana del venerdì, con inizio alle ore 16, sarà dedicata all’incontro dal titolo “Spioni, spiati. Etica e democrazia“, organizzato nell’ambito del ciclo dei “Dialoghi dell’Espresso”. L’apertura dei lavori sarà affidata al rettore Massimo Augello e al direttore de “L’Espresso”, Bruno Manfellotto. Subito dopo, la giornalista Stefania Maurizi intervisterà Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che sarà in video collegamento dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra in cui è rifugiato da alcuni anni. La discussione sarà quindi sviluppata e approfondita con gli interventi dei giuristi Stefano Rodotà e Michele Ainis e del filosofo Remo Bodei, professore emerito dell’Università
B.A.
b.a.