Questa volta è il turno della tecnica chiamata “Key Assumptions Check” la quale viene definita dagli autori come “a systematic effort to make esplicit and question the assumptions (the mental model) that guide an analyst’s interpretation of evidence and reasoning about particular problem“.
Scopo della procedura è appunto quello di identificare e sottoporre ad una verifica (un check) le supposizioni, le premesse, gli assunti che sono alla base di un dato giudizio analitico.
In ogni processo analitico, infatti, le informazioni vengono lette ed “interpretate” anche alla luce di una serie di assunti e pre-concetti naturalmente ed inevitabilmente presenti nella mente dell’analista (per un approfondimento sull’argomento consiglio la lettura di “Psychology of Intelligence Analysis“).
La mente umana non opera mai nel vuoto e – come dimostrato ampiamente dalle scienze cognitive – l’educazione, le esperienze pregresse (lavorative e non), lo stesso contesto organizzativo incidono sul processo analitico stratificando nella mente dell’analista idee, (pre)supposizioni, pre-concetti (i c.d. “modelli mentali”) che influiscono sulla valutazione. Ciò in misura ancora maggiore in ambito intelligence dove la tipica ambiguità ed incompletezza informativa, per non parlare della deception, apre spazi più ampi ai preconcetti ed alle presupposizioni.
La tecnica in oggetto, sviluppata dalla Sherman Kent School, non mira ad eliminare tali assunti ma a farli emergere ed a testarli, rendendo l’analista consapevolmente critico.
Più facile a dirsi che a farsi…
La procedura indicata nel manuale prevede che gli analisti specializzati in un dato topic vengano affiancati da un ristretto gruppo di “outsiders” i quali, secondo Heuer e Pherson, apportando nuove prospettive faciliterebbero l’individuazione degli assunti.
Lo cosa più difficile, infatti, consiste proprio nell’esame della “prevailing analytic line” (personale o di gruppo) allo scopo di individuare gli assunti chiave che agiscono nella mente degli analisti in relazione a quella data questione. “Ask the standard journalist questions“, consigliano gli autori.
“Who: are we assuming that we know who all the key players are?
What: are we assuming that we know the goals of the key players?
When: are we assuming that conditions have not changed since our last report or that they will not change in the foreseeable future?
Where: are we assuming that we know where the real action is going to be?
Why: are we assuming that we understand the motives of the key players?
How: are we assuming that we know how they are going to do it?“.
Dopo averli individuati gli assunti vanno quindi esposti ad un’approfondita valutazione critica: sono corretti? A quali condizioni? Se erano validi in passato lo sono ancora? Se non sono validi quale impatto può avere ciò sull’analisi e sul giudizio complessivo? ecc…
Infine vanno categorizzati inserendoli in una delle seguenti categorie:
1) “Basically solid“;
2) “Correct with some caveats“;
3) “Unsupported or questionable”. Questi ultimi, c.d. “key uncertainties“, potranno essere oggetto di ulteriori approfondimenti da parte del Servizio.
La tecnica, considerata dagli autori come una di quelle di maggior successo, può essere adoperata sia all’inizio di un’attività analitica che subito prima della sua conclusione.
– continua –