16 Responses

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    Frattaz at |

    La vera internazionalizzazione del Sistema Italia.

    Scusate la domanda ma… perchè dovrebbe passare di qua? ;);)

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    Silendo at |

    Perchè il carico dovrebbe passare da Gioia Tauro?

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    Frattaz at |

    Sì esatto.

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    Silendo at |

    Premetto che Gioia Tauro è un porto di transhipment, con un volume di traffico notevole (se non erro…). Riporto il commento di Guido Olimpio:

    "Una volta i trafficanti riempivano di armi le stive di vecchie carrette che poi raggiungevano piccoli porti nel sud del Mediterraneo. Oggi provano a beffare i controlli con i container. Il carico è celato all’interno di uno di questi “scatoloni” di metallo: sacchi di riso o di fertilizzante si  trasformano nel guscio dentro il quale nascondere munizioni ed esplosivi. Poi il container (ma possono anche essere diversi) è imbarcato sulla nave. A bordo ve ne sono decine e dunque per i doganieri è davvero difficile – sempre che non ci sia una segnalazione – scoprire quale quello giusto.
    I trafficanti evitano il viaggio diretto. La merce parte dall’Iran con una nave, è scaricata in un porto intermedio – come Gioia Tauro o Larnaka -, e successivamente reimbarcata su un secondo cargo che fa rotta su uno scalo siriano (Latakia o Tartous). In altre occasioni la meta puo' essere un approdo sudanese. Ma non è detto che queste siano le destinazioni reali. La Siria e il Sudan, spesso, si prestano a triangolazioni interessate. Le armi, infatti, finiscono ai gruppi vicini agli ayatollah. L’Hezbollah libanese e l’Hamas palestinese hanno ricevuto, con complesse operazioni, quantità consistenti. Razzi, esplosivo, granate, munizioni e tutto quello che può servire per condurre azioni di guerriglia. (…)
    "

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    Frattaz at |

    Ti ringrazio per la rapidità nella risposta, volevo sentire la 'vostra' per curiosità.

    Ho letto l'articolo di Olimpio ma ero comunque curioso, poichè non è l' unico porto di transhipment del Mediterraneo. 😉

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    Silendo at |

    Per caso sospetti connivenze di altre… organizzazioni nostrane? 😉

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    Frattaz at |

    No no volo molto più terra terra da buon analista wannabe! 😉

    Mi domando semplicemente se siano più lassi i controlli per qualunque motivo, se seguono rotte commerciali con meno rischi di controlli / ispezioni ( e perchè) .

    Poi arrivo a quello che dicevi tu, ma a livello di curiosità non avendo alcuna evidence pro ne contro;)

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    utente anonimo at |

    Beh, si potreppe pensare che una parte (o tutto)  del carico non era destinata a damasco, ma destinata ad essere spedita via terra ad altri clienti

    ALBATOR

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    Frattaz at |

    Ecco perchè chiedo le cose 😉 Un brainstorming qui mi da sempre ottimi spunti! Grazie ALBATOR.

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    Silendo at |

    da Strill.it
    di Claudio Cordova

    "Lo hanno individuato attraverso un sofisticato sistema radar, ma per avere la certezza che quello all’interno di un container in transito nel porto di Gioia Tauro fosse il  potentissimo esplosivo T4 hanno dovuto aprire l’involucro: sette tonnellate nascoste in mezzo alla polvere di latte. La scoperta, ad opera di Squadra Mobile di Reggio Calabria, Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane, è stata effettuata il 27 agosto scorso, ma è stata resa nota solo nelle ultime ore.
    Il ritrovamento si inquadra nell’ambito di una vasta e complessa attività di investigazione internazionale, sulla quale viene mantenuto il massimo riserbo: “Il sistema di sicurezza ha funzionato in maniera eccellente” commenta il Questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona. Secondo quanto riferito da fonti investigative, l’esplosivo sarebbe stato comunque destinato non al mercato italiano, ma a quello internazionale, con riferimento al Medioriente: “Sarebbe stato fruibile in zone che nulla hanno a che vedere con l’Italia, del resto il quantitativo lascia intendere che non vi sia la ‘ndrangheta dietro tale traffico, ma un’organizzazione di livello internazionale” afferma ancora Casabona.
    Arriva qualcosa al porto di Gioia e le cosche non sanno nulla? Difficile a credersi, ma gli inquirenti sembrano sicuri delle loro ragioni. Insomma, secondo gli investigatori, il potentissimo esplosivo rinvenuto a Gioia Tauro non serviva per compiere azioni sul territorio calabrese, ma era solo “di passaggio”. Il container sarebbe stato imbarcato in Iran su una nave, la Msc Finland, battente bandiera liberiana: lo scalo a Gioia Tauro doveva permettere che il carico venisse posto su un’altra nave, la Msc Malaga, diretta verso Il Pireo, da dove, infine, a bordo di un’imbarcazione più piccola, avrebbe dovuto raggiungere una regione mediorientale, probabilmente la Siria."

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    utente anonimo at |

    ……..senza "soffiata"…….. la candela non si spegne !

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    Silendo at |

    Infatti… :)

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    utente anonimo at |

    Può essere stata una soffiata della stessa 'ndrangheta??
    Linus

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  14. avatar
    utente anonimo at |

    …….  invece   ndragheta  controlla tutto  e in cambio i money e con societa di comodo effettuano scambi containe o reimbarchi……senza aiuto nessuno mette opiede nei porti italiani
    e poi non e facile controllare societa gestite da terzi e via dicendo………………e non ci scordiamo quello che proviene dal iran ….e controllato con attenzione ma quei container che arrivano tramitte la cina……………….
    buona giornata a tutti

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  15. avatar
    utente anonimo at |


    L'esimio Prof. Mergelletti ha appena detto su radio1 che il T4 è partito da un porto nel Golfo persico e che era diretto in libano e che i nostri "servizi segreti" sono stati più bravi dei colleghi europei perché l'hanno fermato a gioia tauro quando questo container era già passato in altri porti europei senza colpo ferire.

    Io non sono sicuro che l'ndrangheta c'entri qualcosa. IN ogni caso la mia riflessione è che per un container che scoprono carico di ak47 o di t4, ce ne sono 10 che passano senza che nessuno se ne accorga.

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  16. avatar
    sinone75 at |

    Collusione con la 'ndrangheta, soffiata, certo che siamo proprio inguaribili :).
    Mesi prima al sequestro c'è stata una operazione condotta dalla Procura di Reggio Calabria e che ha portato alla luce i rapporti di collusione tra elementi operanti all'interno dell'autorità portuale di Gioia Tauro e la onnipresente 'ndrangheta. In seguito a quanto emerso, il direttore del porto ha ordinato una serie di rimpasti e adottato un sistema di controllo più incisivo sia per la merce in transito, sia per quella in uscita che da sdoganare. Nulla doveva essere mosso senza adeguato controllo. Questo comprendeva e comprende la scannerizzazione di ogni cnt movimentato. Di mezzo è incappato anche il carico in questione che, siccome è andato a finire in mano a funzionari zelanti al di fuori di certi contesti internazionali, hanno semplicemente fatto il loro dovere sequestrando il tutto.
    Cordialità 😉

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