E se gli USA puntassero ad attaccare in primo luogo le forze convenzionali iraniane?
E’ ciò su cui ragiona George Friedman nel suo “Rethinking American Options on Iran” nel quale sottolinea: a) la necessità di un(a minaccia di) attacco su vasta scala alle infrastrutture delle forze armate iraniane prima ancora che su quelle del programma nucleare; b) l’indispensabilità degli USA per l’eventuale attacco all’Iran data l’esiguità dello strumento aereo israeliano per un obiettivo così vasto; ma soprattutto c) l’importanza della minaccia e della deterrenza.
Ok per il contenuto ma l'ho trovato un po' meno chiaro del solito.
Sbaglio?
R.
Non sbagli. Ho pensato la stessa cosa ma l'avevo attribuita ad una mia mancanza di concentrazione.
mi sembra di capire che secondo Friedman il punto focale è rappresentato dallo stretto di Hormuz e dal relativo controllo. sbaglio??
condivido pienamente l'analisi riguardo ai target del first strike USA (secondo Friedmam NON più i siti correlati al programma nucleare bensì – nell'ordine -catena C&C, difesa aerea/contraerea e forze navali).
ho trovato molto interessanti le riflessioni di Firedman sull'uso del c.d. "war talk" quale mezzo di querra psicologica.
rimane il "buco nero" per quanto concerne la reale volontà da parte del governo USA di attaccare l'Iran. su questo aspetto Friedman mi sembra piuttosto vago.
che ne pensate??
barry lyndon
"The worst sin of intelligence is complacency, the belief that simply because something has happened (or has not happened) several times before it is not going to happen this time."
complacency: la madre di tuttel le failures!! :))
barry lyndon
Ho avuto la tua stessa impressione riguardo allo stretto di Hormuz.
Forse anche eventi recenti hanno contribuito a rafforzare questa idea 😉
Posso chiederti barry, se hai tempo, perchè condividi il first strike in primo luogo sulla catena C2 e non sui siti correlati al nucleare?
Grazie
Assolutamente sì, Barry. Lo dice chiaramente che la vera "bomba atomica" iraniana è la capacità di interdizione del traffico commerciale attraverso lo Stretto di Hormuz
Riguardo alle intenzioni USA, concordo: è poco chiaro. Dice però una cosa molto importante, secondo me. L'eliminazione di Saddam da parte americana ha fatto venir meno il "balance of power" Iraq – Iran sul quale si reggeva la geopolitica del Golfo Persico (dato incontrovertibile). La presenza delle truppe americane in Iraq ha compensato la scomparsa della forza iraqena (dato incontrovertibile).
La fuoriuscita delle truppe americane tende a sbilanciare pesantemente a favore dell'Iran l'equilibrio di forza, la qual cosa non è gradita, ovviamente, dai sauditi.
E' in tal senso che va letto la "complacency: madre di tutte le intelligence failures". Perchè ciò che fino a ieri, in un determinato contesto regionale, poteva essere una manovra di guerra psicologica adesso, in un diverso contesto regionale, potrebbe non essere più tale…
@ Silendo
vediamo se riesco ad agganciarmi correttamente ai puntini sopensivi del tuo ultimo commento:
…e potrebbe essere una delle attività prodromiche ad un attacco…!
@ Frattaz
Se nel first strike vengono inclusi anche i target del programma nucleare si ridurrebbe l'accuracy delle forze USA nel colpire gli obiettivi militari iraniani.
I
noltre colpendo in maniera "chirurgica" la catena C2 e le forze aeree e navali PRIMA, si riducono notevolmente le capacità di retaliation convenzionali iraniane.
poi però ci sarebbero le atività di retaliation non-convenzionale diHamas, Hizbollah e gruppi sciiti in Iraq/Afghanistan…ma questa è un'altra storia
barry lyndon
Ti ringazio Barry, volevo una conferma 😉
Non solo. Secondo Friedman la sola minaccia reale di attacco e distruzione (la seconda cosa, dato il potere aereo americano, è quasi ovvia) della capacità militare convenzionale iraniana avrebbe un consistente effetto…. deterrente.
Mai dare niente per scontato.
Tendiamo le orecchie verso Washington ed i colloqui tra israeliani e palestinesi.
R.