Ebbene sì, il titolo del post doveva essere “La capacità di controproliferazione delle Forze Armate israeliane” ma dato che il blog lo legge anche Federico ho preferito scrivere qualcosa di più semplice… 😀
Scherzi a parte, questo post nasce davvero da una semplice domanda: Israele dispone della capacità militare necessaria per attaccare con efficacia le installazioni nucleari iraniane? Parlo di una capacità strettamente operativa senza alcun riguardo a valutazioni politico-strategiche.
Stimolato dal dibattito che si è aperto negli Stati Uniti dopo la pubblicazione del saggio di Jeffrey Goldberg sulla rivista The Atlantic sono andato a rileggermi alcuni studi compiuti negli ultimi 3/4 anni. Tra i vari esistenti in letteratura mi sono concentrato sui due che ritengo piu’ approfonditi: “Study on a Possible Israeli Strike on Iran’s Nuclear Development Facilities” di A. Toukan e A. Cordesman (CSIS) e “Osirak Redux: Assessing Israeli Capabilities to Destroy Iranian Nuclear Facilities“* di W. Raas e A. Long. Di quest’ultimo saggio, pubblicato nel 2007 sulla prestigiosa International Security, esiste una versione leggermente più estesa nella quale vengono approfonditi alcuni aspetti tecnici riguardanti i siti del programma nucleare iraniano.
Una lettura integrata dei due studi può essere a mio avviso molto utile per capire meglio sia il dibattito sul programma nucleare iraniano sia, più in generale, le potenzialità ed i limiti delle attività di controproliferazione (sul ruolo dell’intelligence un bel libro).
Cosa dicono i due studi**? Confesso che mi sono approcciato all’argomento con un po’ di scetticismo ritenendo che l’obiettivo Iran fosse al di sopra delle capacità militari israeliane. Gli autori invece sono sostanzialmente d’accordo: Israele ha la capacità operativa di bombardare le installazioni nucleari persiane e di farlo con una ragionevole aspettativa di successo.
Scrivono Raas e Long:
The foregoing assessment is far from definitive in its evaluation of Israel’s military capability to destroy Iranian nuclear facilities. It does seem to indicate, however, that the IAF, after years of modernization, now possesses the capability to destroy even well-hardened targets in Iran with some degree of confidence (…). The operation would appear to be no more risky than Israel’s 1981 attack on Iraq’s Osirak reactor, and it would provide at least as much benefit in terms of delaying Iranian development of nuclear weapons. This benefit might not be worth the operational risk and political cost. Nonetheless, this analysis demonstrates that Israeli leaders have access to the technical capability to carry out the attack with a reasonable chance of success. The question then becomes one of will and individual calculation.
PS: per chi fosse interessato all’argomento o per chi, come il sottoscritto, coltivi semplicemente la passione per l’analisi militare, consiglio vivamente di leggere per intero i due saggi nei quali vengono analizzate: le capacità operative israeliane (sia aeronautiche che missilistiche), le capacità difensive iraniane, i siti nucleari e le potenzialità distruttiva dell’armamento israeliano, le possibili rotte di attacco e le relative implicazioni politiche.
* Saggio del quale avevo dimenticato l’esistenza fino a quando non ho letto l’articolo di Andrea Gilli su Epistemes.
** Entrambi gli studi attingono unicamente a materiale di fonte aperta.
Senza parole! Se non ci fossi bisognerebbe inventarti! GRAZIE 😉
Ma povero Fede! …alla fine non è colpa sua se è "biondo"…
ma secondo te il 2007 non è troppo lontano?
forse sono cambiate troppe cose.
anche solo nella capacità iraniana di rappresaglia
Grazie Silendo,
allora forse adesso sarai d'accordo con me…;)
Kadmos
ahahahahah grazie a tutti e due
F.
La "biondezza" è un grosso problema :))
T.
mi stupisco che non l'abbiano ancora fatto (manca il palcet USA?), a meno che non attendano che il reattore di Busheh r vada a regime per amplificare i danni permanenti derivanti da un bombardamento aereo che potrebbe essere a sua volta nucleare
Frattaz, per fortuna che ci sono allora. Non oso pensare come sarebbe il mondo senza di me… :))))
Seriamente: grazie, sei sempre troppo gentile.
Ciao Kerub. L'analisi riguarda solo la capacità operativa. Non vengono presi in considerazioni altri fattori come per esempio la (sicura) ritorsione iraniana. Insomma, si cerca di capire se Israele disponda degli strumenti militari per farlo e non se sia opportuno o meno farlo.
Carissimo Kadmos, come va?
Ho riletto velocemente il nostro precedente scambio di opinioni. Io ritenevo che il tipo di obiettivo fosse molto "ampio" e richiedesse una consistente impegno militare. Lo ritengo tutt'ora. Anzi, ritengo che gli studi confermino in totto questo aspetto. Ti prego però di voler dare un'occhiata anche tu al materiale che ho postato. Mi fa molto piacere il tuo parere (come di tutti i lettori).
Dai che Fede qualcosa la capisce….
:))
R.
Giusto qualcosa :))))
Vittorio
Fede capisce di donne
Su quello concordiamo tutti quanti…. 😀
Zavasax, sicuramente manca il placet USA. Inoltre, secondo me, l'obiettivo israeliano è stato, fino ad ora, quello di spingere gli USA a fare il lavoro per loro o comunque a farlo assieme.
"The Road to War with Iran", Tony Karon (TAC)
http://www.amconmag.com/blog/the-road-to-war-with-iran/
ISRAEL ORDERS MASSIVE MILITARY FUEL STOCKS FAR IN EXCESS OF THAT REQUIRED FOR NORMAL OPERATIONS
Caro Silendo,
qui tutto bene, anche se l’autunno sara’ caldo.
Scusa il ritardo nel rispondere ma, non avendo le tue doti sovrumane, ci ho messo un po’ dare “un’occhiata” alle 150-200 pagine che mi hai consigliato di leggere…J
Premesso che la contro proliferazione non e’ il mio pane quotidiano, il saggio e’ interessante soprattutto per la descrizione di Netanyahu e di quanto la figura di suo padre possa incidere sulla decisione di lanciare o meno l’attacco all’Iran, anche se dal punto di vista operativo-tattico non dica molto.
Viceversa Raas e Long si dilungano sugli aspetti piu’ operativi e decisamente piu’ interessanti.
Hai ragione quando dici che l’attacco pone aspetti piu’ complessi rispetto a quello lanciato in Iraq in passato, ma gli autori indicano che si puo’ ragionevolmente compromettere il programma nucleare iraniano puntando su tre siti critici (Isfahan, Natanz, Arak). Secondo loro con tre squadroni (per complessivi 50 aerei) e il giusto armamento (sulla descrizione del quale si dilungano) si potrebbero ottenere ottimi risultati.
Ovviamente parliamo solo dei profili operativi, dato che altri aspetti critici (rapporti USA-Israele, comportamento degli stati arabi vicini e di quelli attraversati dalle rotte di attacco per esempio) potrebbero far desistere Israele.
Sembra che una eventuale risposta (israeliana) a tutti i nostri quesiti debba essere data entro circa un anno per essere efficace… staremo a vedere.
Un carissimo saluto,
Kadmos
ovviamente il bicolore/bicarattere non era voluto.
Chiedo venia.
Kadmos
Ma figurati….
Articolo e video-intervista a Bruce Riedel.
PS …ero convinto di avere già segnalato l'articolo… sto invecchiando…