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    Jackallo at |

     

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    utente anonimo at |
  3. 19/07/2010  – "LA REPUBBLICA", Pag. 13
    LA GUERRA DEL DOPPIO STATO UNO INDAGA, L'ALTRO DEPISTA
    di: ATTILIO BOLZONI
  4. 19/07/2010  – "L' UNITA'", Pag. 2
    OMERTA' DI STATO
    di: Rita Borsellino
  5. BABBANO ASIMMETRICO
  6.  
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    AllegraBrigata at |

    Enrico

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    giovanninacci at |

     

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    Roberto

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    barry lyndon

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    utente anonimo at |

    Oggi ricordiamo un'UOMO e una DONNA,che hanno combattuto contro lo Statodeg'intrighi e delle bugie;dei complotti e dei baciamanodelle stelle a cinque punte e di uomini neri!
    Oggi ricordiamo Polo Borsellino e i suoi anegi e Eleonora Chiavalli,o ninetta,moglie di Aldo Moro.
    GRAZIE PER AVER CERCATO DI INSEGNARCI COSA VUOL DIRE GIUSTIZIA ,SINCERITA' E PIETA'!

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    AllegraBrigata at |

    Federico e Vittorio

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    AllegraBrigata at |

    T.

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    utente anonimo at |

    Onore al dottor Borsellino, autentico uomo che concepiva la sua professione come una missione e non come un semplice "lavoro" come gli altri. Ce ne fossero di magistrati così… Se fossero tutti come lui, a quest'ora in Italia non esisterebbe più alcun tipo di criminalità, né organizzata né "micro". Il problema è che Borsellino era una mosca bianca, nel senso che gli uomini come lui sono eccezioni. La regola è che la maggior parte dei magistrati si limitano a fare il minimo indispensabile per riscuotere lo stipendio alla fine del mese. Questo quando va bene. Quando va male, mettono i bastoni tra le ruote alla polizia o ai carabinieri e agiscono per fini personali o dei gruppi (politicizzati) a cui appartengono (vedi magistratura democratica). La verità è che la magistratura andrebbe riorganizzata da cima a fondo perché così come è oggi non funziona. Di uomini come Borsellino ne nasce uno ogni mille anni e perciò non possiamo affidarci solo a quelli come lui. E' il sistema che dovrebbe funzionare in modo armonico. Parlando con un mio amico che insegna diritto processuale all'università, mi diceva che storicamente la figura del pubblico ministero nasce per l'esigenza di mettere in raccordo la funzione giurisdizionale con il governo, quindi un'autorità politica che compie delle scelte di politica criminale. In quest'ottica il pubblico ministero dipenderebbe dal ministro della giustizia e sarebbe nulla in più di un avvocato, che però lavora per l'accusa, stando in giudizio con alle spalle la polizia giudiziaria, alla quale spetterebbero tutti i poteri che ha oggi il pubblico ministero. Questa sarebbe la soluzione ai problemi della giustizia penale. Mi scuso per la lunghezza ma sappiate che ho parlato per esperienza personale e diretta sul campo.

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    Giano08 at |
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    Frattaz at |

    Grazie Dottore.

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    Silendo at |

    L'estate di 18 anni fa avevo da poco superato un'esame universitario.
    Stavo andando in spiaggia, credo per giocare a beach volley. Passando accanto a due signore sentii che parlavano di un attentato a Palermo in cui erano morti tutti. Sentii che parlavano di Borsellino.
    I casi della vita.
    Ho sempre avuto notizia dei vari attentati ed assassinii in tempo reale dai TG. Della strage di via Fani seppi da una radio accesa nel corridoio della mia scuola elementare. Di Boris Giuliano e Carlo Alberto Dalla Chiesa seppi dallo stesso televisore in bianco e nero. Per Rocco Chinnici, Beppe Montana, Antonino Cassarà, il capitano Basile la TV invece era a colori. Solo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i miei unici e veri idoli dell'adolescenza, ho saputo a distanza di ore e per puro caso. Da terze persone.
    In entrambi i casi la notizia probabilmente fu talmente choccante che quasi non la percepii. Con indifferenza continuai a fare quello che stavo facendo.

    Chiedo scusa per queste brevi note personali.
    Ricordare a "voce alta" mi aiuta a tenere viva la memoria e, soprattutto, la rabbia. 
    La rabbia non dovrà mai venire meno.

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    Silendo at |

    Dal Corriere.it

    AUDIZIONE IN COMMISSIONE ANTIMAFIA

    «Stragi, la politica non reggerà la verità»

    I pm di Caltanissetta: su via D'Amelio vicini a una svolta

    MILANO – «Siamo ad un passo dalla verità sulla strage di via d'Amelio. Una verità clamorosa di cui la politica potrebbe non reggere il peso». Lo hanno detto, alla commissione Antimafia, il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari e il suo aggiunto Nico Gozzo che hanno riaperto le indagini sull'eccidio di via D'Amelio, ricostruendo le complesse trame che legano insieme l'arresto di Totò Riina e la latitanza di Bernardo Provenzano, la posizione intransigente di Salvatore Borsellino, e le manovre messe in atto per sventare ulteriori e più drammatiche offensive della mafia corleonese. «La magistratura sarà capace di reggere le verità che vanno emergendo sulle stragi. Anche lo Stato sarà in grado di sostenerle. Non so, invece, se altrettanto saprà fare la politica». Questa la dichiarazione del procuratore aggiunto Gozzo. Ai giornalisti che gli chiedevano se mai si fossero stati così vicini alla verità sulle stragi Gozzo ha risposto: «Dal punto di vista investigativo ci sono dei precedenti ma non a questo livello. Speriamo che questa stagione ci consenta di raggiungere la verità». Dalle dichiarazioni del magistrato traspare anche qualche preoccupazione: «Dopo due anni mi sento di dire che siamo in un momento di svolta delle indagini. Certo seppure le inchieste si trovano in una fase felice, io non posso dire di essere felice delle cose che mano a mano si vanno scoprendo».

     

    L'AUDIZIONE – La commissione Antimafia, in questi giorni a Palermo, ha già ascoltato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, gli aggiunti Antonio Ingroia e Ignazio De Francisci, e Maurizio De Lucia della Dna, cercando di focalizzare soprattutto il tema della trattativa tra mafia e pezzi dello Stato nel periodo delle stragi. Sono quindi state vagliate le risultanze dibattimentali e probatorie dei vari procedimenti in corso, a cominciare dalle dichiarazioni ai pm di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, e del pentito Gaspare Spatuzza. I magistrati palermitani hanno inoltre delineato il nuovo organigramma dei mandamenti mafiosi palermitani, dopo gli arresti degli ultimi anni che hanno decimato i capi, e il grado di pericolosità della mafia nel capoluogo siciliano.

     

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    Silendo at |
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    utente anonimo at |

    grazie dottore

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    era un gioco piu grande di lui:

    mafia geopolitica vedasi video:

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    utente anonimo at |
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