Sul Boston Globe di qualche giorno fa ho scovato una piccola perla di Robert Jervis.
Jervis è un docente di Politica Internazionale della Columbia University, autore di numerosi saggi di altissimo livello e consulente dell’Intelligence americana. Si è occupato più volte di “intelligence failures” (anche come autore di un post-mortem sul fallimento dell’Intelligence USA nel 1979) e di processi di riforma. Insomma, è persona preparata in materia di intelligence e di fallimenti (è prossima la pubblicazione di un suo nuovo libro sull’argomento).
Questo che allego è un breve articolo nel quale Jervis spiega che i problemi dell’intelligence USA hanno più a che vedere con i limiti cognitivi dell’analista (propri della mente umana) che non con la mancanza o l’eccesso di informazioni.
Bell’articolo, Silendone!
R.
riassumendo, tutti gli analisti dovrebbero leggere "il cigno nero"
Assolutamente sì!
Vittorio
Ennesimo tentativo di attribuire "errori " ai servizi di intelligence
per l’intervento in IRAQ
Non mi sembra che l’autore dell’articolo voglia dire questo.
Enrico
Ciao Filosofo. Bel libro eh… 😉
Infatti lo vuol dare per scontato.
Ciao Anonimo
L’Intelligence USA sull’Iraq ha toppato. L’autore dell’articolo ha ragione.
L’Amministrazione Bush aveva già deciso per l’invasione (su questo non ci piove) ma la prestazione dell’I.C. statunitense è stata comunque fallimentare. Gli unici ad aver visto giusto sono stati gli analisti dell’INR del Dipartimento di Stato.
Vorrei portare alla vs conoscienza questo articolo tratta da "il Giornale". Cosa ne pensate?
http://www.ilgiornale.it/esteri/gli_007_lavorano_banca_arrotondare/02-02-2010/articolo-id=418499-page=0-comments=1