Finalmente una persona che ha pubblicamente il coraggio di dire la verità (fonte: Corriere.it).
L’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica
«Militari nelle discariche? Umiliazione»
Dino Tricarico: «Maroni e La Russa sono responsabili di questo uso improprio dei soldati.
È un grosso rischio»
ROMA – «Questa storia dei militari a guardia delle discariche mi è sembrata fin dal primo momento un’iniziativa sbagliata. E ora devo proprio dirlo: stiamo umiliando i soldati e distruggendo la loro professionalità».
Questo è lo sfogo del generale Dino Tricarico, che fu consigliere militare di Palazzo Chigi con D’Alema e con Berlusconi, prima di assumere l’incarico di capo di stato maggiore dell’Aeronautica. Ora è a riposo ma continua a seguire le vicende degli uomini in divisa.
L’idea fu lanciata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.
«Difatti Maroni è responsabile di questo uso improprio dei militari. Ma anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha le sue colpe. Ha accettato di mandare i soldati a piantonare le discariche e a svolgere compiti di sicurezza nelle strade».
La gente, però, sembra apprezzare la presenza dei militari.
«E questo è un rischio. L’opinione pubblica si sta abituando a un impiego tutt’altro che ortodosso e le istituzioni si sentono legittimate a utilizzare lo strumento militare in modo sempre più abnorme. Siamo il Paese delle emergenze, e domani i soldati potrebbero essere chiamati a vigilare attorno alle carceri, a tenere sotto controllo gli stuoli di clandestini, a proteggere obiettivi di ogni tipo. Ma non sono questi i motivi per i quali ci siamo dotati di forze armate professionali».
Tuttavia l’Italia schiera più di 8 mila soldati nelle missioni estere.
«Perché svolgano bene i loro compiti hanno bisogno di addestramento continuo, non possono perdere tempo con operazioni che a loro non competono. Chi oggi è responsabile a livello politico dell’approntamento e dell’efficienza delle forze armate dovrebbe trarre insegnamento dagli episodi drammatici mediorientali di questi giorni, e riflettere sulle capacità e sulle prospettive del nostro esercito, soprattutto in un momento in cui le difficoltà economiche di cui non si vede la fine, costringeranno a delle scelte e a delle privazioni. Perdere oggi una capacità militare è facile, per riacquisirla è un’impresa che richiede anni e sacrifici enormi».
Lei accennava a un insegnamento che bisognerebbe trarre dall’attuale crisi fra Israele e il gruppo palestinese Hamas.
«L’insegnamento è che serve una professionalità sempre più elevata. L’aviazione israeliana oggi, in alcune forme di intervento, è certamente la più professionale, superiore perfino agli Stati Uniti. Il terrorismo è neutralizzato al 70 per cento con l’impiego dall’Aeronautica».
Ma bisogna tener conto anche dei danni che produce, delle vittime innocenti che provoca.
«Fino al 2002 il tasso di danni collaterali calcolato dagli israeliani su base statistica in occasione di azioni mirate contro i terroristi era di una vita innocente soppressa per ogni terrorista ucciso, ossia un rapporto di uno ad uno. L’adozione di sistemi d’arma e di mezzi più sofisticati, accoppiata ad una attenzione maggiore alla salvaguardia della vita umana, ha portato il rapporto ad un valore molto più baso di 24 ad 1, ossia 24 terroristi colpiti a fronte di un incolpevole sacrificato».
Lei ha diretto gli attacchi aerei durante la guerra del Kosovo nel 1999. Quali differenze trova con le incursioni israeliane di questi giorni?
«Come nel Kosovo, anche oggi ci troviamo in presenza di uno scenario in cui l’intervento dell’Aeronautica è risolutivo. Nelle operazioni aeree sui Balcani si giunse alla fase risolutiva dopo 78 giorni di bombardamenti, a quel punto si poterono costringere i contendenti a sedersi attorno a un tavolo per negoziare. Ciò vuol dire che l’Aeronautica di un Paese deve essere seguita con particolare attenzione da chi è responsabile dello strumento militare. Ho personalmente potuto prendere visione del grado di precisione e professionalità raggiunte dagli israeliani, anche grazie all’amicizia personale che tuttora mi lega al generale Elyezer Shkedy, capo di stato maggiore dell’Aviazione di Gerusalemme per oltre quattro anni. Non è prudente che io entri nel dettaglio di ciò che ho potuto constatare di persona, ma posso dire che a suo tempo ho avviato col mio amico e collega un discorso per un programma di addestramento comune, che sarebbe certamente molto istruttivo per il nostro personale aeronautico».
Un miracolo….
F.
Infatti!
V.
Questi personaggi mi fanno pena. Lui come tanti prima di lui. 40/45 anni di servizio nelle FFAA in silenzio (altrimenti la carriera…) Qualche giorno dopo o prima della pensione diventano dei moralizzatori.Contenti di voi a pensare che questo intervento sia positivo. Mah!
Cordialmente
Cactus
PS Silendo per favore non mi venire a dire che (come hai scritto sull’intelligence “generalist”) “per elementare educazione” e “ci si è astenuti dal” ….
Cactus, non condivi il senso delle affermazioni di Tricarico o il fatto che Tricarico le abbia prodotte?
Quello che dice non fà una grinza. Mi riferisco al fatto che questo tipo di commenti vengono sempre fatti quando oramai i relatori sono in pensione mai quando sono in servizio
Beh, allora siamo tutti d’accordo, te compreso.
Il post non era celebrativo di Tricarico ma del senso delle sue parole 😉
Difatti sono solo i militari non più in servizio a potersi esprire liberamente ed in modo eventualmente critico.
Di certo non i militari in servizio.
Vorrei vedere che non fosse così.
Andrea
Infatti preferirei non leggere dichiarazioni di pensionati ma posizioni più nette degli stessi quando sono in servizio. E non parlo di atteggiamenti “sindacalistici” (che io aborro) ma di posizioni come quella di Tricarico espresse nella suo ultimo incarico ricoperto. Andrea se tu scrivi “Vorrei vedere che non fosse così” intendi dire che: “altrimenti non occuperebbero quella posizione” oppure “altrimenti verrebbero “ricollocati”? In tal senso concordo con la tua frase. Se invece intendi “è giusto” che sia così allora non sono d’accordo in quanto la mancanza di critica (costruttiva) impedisce ad un organizzazione di identificare i propri difettti/anomalie/errori e di progredire.
Cordialmente
Cactus
Scusate,
ma ritengo che. militari o no,
in alcuni casi (leggasi ad es. uranio impoverito) non c’è carriera che valga se tutti i giorni Ti vuoi guardare allo specchio.
BABBANO ASIMMETRICO
P.S.: …. scelta fatta in passato.
Non voglio entrare nel merito del discorso di Tricarico, non fa una grinza affermare che un esercito fatto di professionisti deve essere trattato da “professionisti”. Bensì mi chiedo cosa abbia fatto il Sig. Tricarico nel corso della sua carriera al fine di proteggere i suoi professionisti dall’essere impiegati in compiti che non gli competevano. Ha preferito salvare la sua carriera in nome del silenzio omertoso o da buon Comandante ha difeso a spada tratta i suoi “uomini”? Parlare solo adesso, come militare, mi fa incazzare da morire perchè questi Sig.ri Comandanti hanno sempre pensato alla loro carriera a spese dei loro uomini ed ora fanno la predica!!!
Pietrosino
La tragedia di Nassiriya esiste perchè questi Sig.ri Comandanti che oggi fanno queste prediche se ne sono fo……ti della sicurezza della struttura, hanno fatto orecchie da mercante quando li si invitava ad adire le vie dei governanti che evitare di far accadere ciò che poi è accaduto.
Spero che un domani, quando anche loro saranno in pensione, i responsabili di tale catrastrofe evitino di fare commenti simili a quelli del Sig. Tricarico che quando aveva potere decisionale non ha mosso una virgola ed oggi fa le predioca da buon samaritano.
Pietrosino
Beh allora non sono solo io a pensarla così. Silendo e Allegra Brigata e voi che ne pensate?
cactus
Credo che dobbiamo capirci meglio.
Io non sono d’accordo con Cactus quando sostiene che i militari debbano esprimere giudizi su scelte politiche pubblicamente.
Chi è militare sa cosa cosa intendo.
Io sono un militare, come molti qui dentro.
Io ho le mie idee su qualunque scelta politica ma mai e poi mai esprimerò un parere pubblicamente su queste scelte.
E’ un dovere di noi militari.
Così è perchè così deve essere.
Se ad esempio fossi il CSMD avrei il dovere di esprimere la mia critica al Ministro della Difesa ma non mi sognerei mai di farlo pubblicamente.
Direi: Sig. Ministro questa scelta è errata per questo questo e questo ma certamente non farei mai pubbliche dichiarazioni. Al massimo, se pensassi che quell’opzione è grave per l’organizzazione che comando, mi dimetterei. Va bene?
Quindi Tricarico non poteva e non doveva pubblicamente criticare il Governo a meno di dimettersi, lasciare la divisa e farlo dopo.
Da ciò consegue che non è censurabile il suo aver mosso critiche pubbliche in pensione.
Io però non conosco l’operato di Tricarico quando era in servizio.
Se un comandante approva ed esegue entusiasticamente un ordine dell’autorità politica, magari non lo critica per una questione di carriera, e poi lo contesta pubblicamente una volta lasciata la divisa allora quello sì è un comportamento censurabile. Ma vi chiedo: voi siete al corrente che il comportamento di Tricarico sia stato questo?
Andrea
Ragazzi, la mia opinione è identica a quella di Andrea.
Devo solo specificare che il senso del post non era di esaltazione della figura di Tricarico. Non so cosa ha fatto durante il suo servizio.
Il senso del post era evidenziare la stupidità dell’uso di soldati in compiti di ordine pubblico ed il fatto che in tanti mesi pochissime persone (esperti, militari, politici) hanno avuto la voglia di riflettere criticamente sul senso di questa scelta.
A questo punto però mi associo alla domanda di Andrea. Qualcuno di voi ha cognizione del comportamento tenuto da Tricarico nella questione in discussione durante la sua carriera?
Perchè da quello che so io dovrebbe essere in pensione dal 2006…
Io non ho mai scritto che un militare debba espimere pubblicamente le proprie critiche. Io ho solo detto che generalmente questo accade quando non sono più in servizio. Inoltre io ho scritto “ma posizioni più nette degli stessi quando sono in servizio”, significando con la frase decisioni/atteggiamenti più “forti” quando sono in servizio ma non pubblicamente (che non ho mai scritto e me ne guarderei bene, ho pure scritto che non mi piacciono gli atteggiamenti “sindacalistici”). Quello che tu dici è corretto “Direi: Sig. Ministro questa scelta è errata per questo questo e questo ma certamente non farei mai pubbliche dichiarazioni. Al massimo, se pensassi che quell’opzione è grave per l’organizzazione che comando, mi dimetterei.” (Peccato sia quasi utopistica)
Sul dovere di “noi” militari” mi trovi d’accordo al 100% . Per quanto riguarda la tua ultima domanda il quesito non ha senso. La mia critica è rivolta all’atteggiamento di coloro che lasciano il servizio e poi criticano manco fossero stati in altri Eserciti nel frattempo. Chiariamo che a mio (modesto) parere gli alti gradi delle FFAA (così come i magistrati non dovrebbero entrare in politica) non dovrebbero criticare lo Stato che hanno servito per 40 e spingi anni.
Spero di essere stato esaustivo in quanto non vorrei assolutamente apparire come in realtà non sono.
Cordialmente
Cactus
PS Siete gentilmente invitati a votare sul mio blog al seguente sondaggio (durata 1 mese) : “L’azione militare di Israele è legittima?”
Grazie in anticipo (e in ogni caso).
http://intelcenter-blog.blogspot.com
Sono assolutamente d’accordo con quel che dice Andrea (“in chiaro” e fra le righe) e la piena condivisione del suo pensiero mi spinge a dire qualcosa anche sul mio.
La subordinazione del potere militare a quello politico è un fatto che dobbiamo tenerci stretto (proprio in virtù della famosa formula del giuramento). Nel senso che questo è il sistema di valori e assetti istituzionali per il quale abbiamo giurato e QUESTO difendiamo. Punto. Su questo – vivaddio – siamo tutti d’accordo.
Sul fatto che – alcuni – militari sembra che dopo il congedo abbiano servito altrove (come fossero stati in un altra Nazione e qualche volta su un altro pianeta) sono d’accordo con Cactus. Ma questo “scollamento percettivo” dalla realtà (militare) delle cose è un fenomeno abbastanza comune in chi lascia il servizio. Detto questo, io parto dall’assuno che “qualcun’altro” avrebbe dovuto prendersi la briga di evocare – prima di Tricarico – quei concetti da lui espressi. Segnatamente, avrebbe potuto essere un politico (uno qualsiasi…) qualcuno che magari – vicino all’etica e alla cultura militare – abbia cognizione di cosa significhi “essere militare”.
Certo poi è ovvio: il Militare sa (quello con la “M” maiuscola) che se un giorno, magari dopo 20 anni di “onorato servizio”, viene comandato dalla suepriore catena gerarchica alla protezione (militare) di una discarica… ebbene egli “sa” che deve farlo. Molto spesso “vuole” farlo (al meglio delle sue possibilità) proprio perchè accetta (quasi assiomaticamente) in primo luogo la “giustezza” della catena gerarchica dalla quale dipende e poi perchè è animato da uno spirito di servizio (insteso in senso ampio) che onestamente è quantomento difficoltoso ritrovare in altre amministrazioni dello Stato. Questo ovviamente non vuol dire non avere idee proprie, non avere spirito critico o ubbidire senza ragionare come – appunto… il luogo comune… – “soldatini”.
Se il potere politico – consolidatosi con metodi democratici, democraticamente eletto e non intaccato, si spera, da “vizi” o interessi particolari, decide di servirsi – strategicamente (parola grossa…) ed in piena legalità – dei militari per certe funzioni “atipiche”… ebbene ha il pieno diritto di farlo.
Ma non è dal militare (in servizio o meno) però che deve “esternarsi” la riflessione sui compiti, le finalità e gli scopi del potere militare. La riflessione (e qui effettivamente ci muoviamo nel campo delle utopie) dovrebbe essere endogena allo stesso potere politico che ha preso quella decisione, il quale potere politico – in ossequio a principi di trasparenza – dovrebbe dare ai motivi di quella decisione la massima pubblicità (sia intesa come trasparenza nei confronti dei cittadini che come “completezza” delle motivazioni negli atti amministrativi stessi.
Qualcosa del tipo: “…ok amici, il sottoscritto potere politico, vi comunica che abbiano una situazione d’emergenza in questo settore, abbiamo provato queste e quelle soluzioni (e anche quelle altre) ma sono servite a poco o niente (oppure: non siamo stati capaci di risolverle da soli, ecc. ecc..). PQM riteniamo – consci della nostra decisione – che il supporto delle FFAA possa contribuire significativamente alla risoluzione della situazione. Assicuriamo altresì che l’impiego è da considerarsi limitato allo stato di emergenza e (qui arriva il bello NdA) VI PROMETTIAMO e CI IMPEGNAMO che faremo tutto il possibile affinchè questa situazione di impiego atipico non debba più ripetersi. Inoltre vi chiediamo scusa (ai cittadini ovvio, non ai militari, NdA) per aver “distratto” le FFAA dai propri compiti istituzionali”.
Non so quale sia la vostra esperienza personale, ma la mia mi spinge a dire che il Militare è disposto anche ad umiliarsi per uno scopo “alto” e “comune”, basta che quello scopo serva per “vegliare sulle care genti”. Quel che il Militare spera, in definitiva, è che questa “umiliazione” serva effettivamente a qualcosa, nello specifico, nel futuro e per casi simili. Quel che al contrario intristisce il Militare è infatti il fatto di sentirsi troppo spesso considerato come “tappabuchi” di mille situazioni “atipiche” che poco hanno a che vedere con la sua professione (“….tanto il militare deve comunque ubbidire…”). Situazioni – tra l’altro – in cui nessun’altro “dipendente statale” ha piacere svolgere la funzione “tappabuchistica”.
Il problma – tornando “a bomba” – è che non sembrano esserci “personalità”, politiche, istituzionali o anche della cultura, disposte a evidenziare ciò che è realmente la condizione “etica” del militare: più in la della solita storia di “fare la guardia al bidone di benzina” non si riesce ad andare. Ecco allora che – in assenza di altre “voci” – è possibile che un militare (magari d’alto grado e non più in servizio attivo) possa – magari in tutta sincerità – confidare/raccontare ad un giornalista le cose che ci stiamo dicendo qui oggi. Ovviamente parlo in generale, non mi voglio riferire a questo specifico caso, anche perchè di “esternazioni” (più o meno condivisibili, in termini di contenuti e di “modalità” di esternazione…) ne abbiamo lette e sentite molte.
Vi chiedo scusa per la prolissità e per i sicuramente numerosissimi errori e refusi, ho scritto di getto (ma non senza pensare 😉 spero….)
Saluti carissimi
Giovanni
Giovanni fossi tu un Generale, sarei onorato di poter lavorare al tuo fianco.
Dalle tue parole si evincie:
a) spirito patriottico;
b) rispetto ed onore;
c) senso di responsabilità.
Pietrosino
Ok Cactus su questo punto ci siamo capiti. Ritieni quindi che un militare non più in servizio non debba esprimersi negativamente o criticamente. Giusto?
La tua opinione è assolutamente rispettabile. Lo è eccome ma non mi trova d’accordo perchè anzi penso che proprio un ex militare, un tecnico, debba poter esprimere valutazioni ed apportare se del caso analisi critiche utili per il Paese.
E’ chiaro che non deve diventare una marionetta politica ma questo è un discorso diverso, di dignità personale.
A.
Non intendo un militare qualsiasi, intendo alte cariche.Se in congedo, un tecnico, uno specialista, un grado alto/intermedio possono esprimere tutte le critiche che vogliono ma un ex CSM (o simili) no, non credo sia “eticamente” corretto (e credo che tu capisca a cosa mi riferisco) a meno che non sia un documento, un articolo, uno studio nell’ambito di un “Think Tank” (e quindi non di un intervista ad un giornale, è questo il cardine della mia opinione)
Cordialmente
Cactus
http://intelcenter-blog.blogspot.com
Pietrosino, che dirti… sono lusingato e commosso… sei troppo buono! D’altronde se avessi continuato la mia esperienza militare nel servizio permanente non sarei andato (forse) oltre il grado di Capitano di Fregata (Capitano di Vascello un giorno prima del congedo… 😉 e quindi non avrei comunque potuto “fare troppi danni” :-)))
A parte gli scherzi, il mio pensiero non è tutta “farina del mio sacco”, nel senso che deriva in massima parte dall’esempio quotidiano di Militari che stimavo e che apprezzavo (anzi che stimo ed apprezzo tutt’ora), qualcuno dei quali era anche di più, un “idolo” se vogliamo… qualcuno per cui – da giovane Guardiamarina – avrei fatto carte false per lavorare per lui (parlo dell’Ammiraglio Venturoni). Ma d’altronde, diciamocelo, qual’è quel militare che non lavora – più o meno indirettamente – per il CSMD ? 😉
Riguardo la possibilità di esprimersi del militare (in servizio o in congedo che sia): il militare prima che tutto è una persona e come tale ha ogni libertà di espressione su tutto lo scibile umano. Ovvio che, quando intende esprimersi di cose che riguardano direttamente la sua professionalità o il suo lavoro, deve farlo tenendo conto di tutte le implicazioni scaturenti (dal regolamento di disciplina all’etica militare, eccetera).
no.
Personalmente – quando in servizio – non ho avuto grosse difficoltà a partecipare il mio pensiero ai miei superiori, anche quando era divergente con quello della catena gerarchica. Come sempre capita, qualche volta avevo ragione e qualche altra volta (più spesso
Questa mia non difficoltà derivava essenzialmente da due fattori: il primo era che probabilmente (anzi, senza dubbio
la “gravità” delle cose su cui esprimevo il mio disaccordo non era poi così tanto critica :-))) in secondo luogo, avendo un grado che non superava quello degli ufficiali subalterni, avevo il grande vantaggio di potermi esprimere solo da un punto di vista meramente “tecnico”.
Voglio con questo dire che – scopro l’acqua calda – più il grado è di vertice e più è elevata la complessità con la quale il militare deve interfacciarsi con l’aspetto politico.
Presumo infatti che – a certi livelli – non siano affatto rari i casi dove il militare deve esprimere pareri anche in netto contrasto (qualche volta anche “aspro”) con quelli del decisore politico.
Qui la valutazione sul quanto sia giusto, utile e necessario “spingersi oltre” non può che basarsi sul costrutto di esperienze e capacità (anche caratteriali…) del Generale/Ammiraglio in questione. Si dice – non ho motivo di dubitarne – che certi Ufficiali Generali o Ammiragli avessero una superiore capacità di far valere la propria autorevolezza (non autorità,ovviamente) nei confronti del politico. Altri Generali e Ammiragli non hanno un simile carisma, ma questo non vuol dire che il loro contributo non sia apprezzabile.
In effetti, quel che si dovrebbe apprezzare (tanto in un militare quanto in un civile) è la coerenza, l’onestà intellettuale. Se il militare – adesso si entro nello specifico – è un alto grado ed in congedo e si informa, nell’ambito dell’espressione pubblica dei suoi pensieri, a questi ed altri “alti” principi… beh, allora può scrivere, pubblicare e rilasciare quante interviste vuole, accettando – ovviamente – di buon grado la possibilità che qualcuno, magari su un blog di intelligence, metta a giudizio il suo comportamento o le sue idee.
In altre parole, bisogna assumersi la responsabilità di ciò che si pensa (quindi si è) ancor prima di assumersi la responsabilità di ciò che si dice o si scrive.
Ma questo, per fortuna, vale per tutti!
Saluti cari
Giovanni
P.S.: altro post chilometrico, domando scusa a voi e al padrone di casa.
Complimenti a Giovanni per questo suo ultimo post: non sempre la sintesi è sinonomo di chiarezza. Mi sembra il suo un pensioro quanto mai equilibrato. Senza nulla togliere a chi si è espresso in precedenza.
Dico questo da non addetto “diretto” ai lavori.
Bourne
Il “padrone di casa” perdonerà solo previa offerta di caffè!
Bourne, ora mi avete “definitivamente” commosso! Non solo per i vostri apprezzamenti ma anche per questa bella sensazione di “essere a casa” che provo “postando” così piacevolmente con voi qui (…si trova di rado su un blog sta cosa eh…).
Silendo caro, il caffè te lo offro doppio, corretto e con i pasticcini. Guarda, te lo offro anche se non mi perdoni! :-))) E comunque siccome siete tutti a sopportare i miei sproloqui, un giorno – quando si verificherà l’occasione di incontrarci (separatamente o “in gruppo”) – ricordatevi che vi devo (a tutti) almeno un caffè.
😉
Cari saluti
Giovanni
P.S.: Silendo, il caffè lo offro io, tu però porti le ragazze. Ok?
P.P.S.: …ok caffè anche per loro…
:)) Ti ringrazio ma tu lo sai che mai e poi mai mi farei offrire un caffè da qualcuno. Se non dopo pestaggio
A questo punto, invece, mi sa che dobbiamo offrirlo a Cactus e Pietrosino che pazientemente sopportano i nostri sproloqui :))
Concordo, appoggio e fortifico l’iniziativa del Capo! Sono pienamente disponibile.
Silendo caro, offrirti un caffè è un mio piacere 😉 vuoi veramente negarmi ciò? :-)))
E poi devo ancora ringraziarti per avermi passato il numero di telefono di quella simpatica e carina ragazza… quella bionda… come si chiama? Tipo un cognome “presidenziale”… hai presente?
Salutoni a tutti!
Giovanni
Piccolissimo OT, se può interessare: http://www.fbi.gov/page2/jan09/hiring_010509.html.
Testualmente: “…ne of the largest hiring blitzes in our 100-year history” ma ovviamente “You must be a U.S. citizen to apply”…
Saluti
Giovanni
P.S.: Io stavo pensando di presentarmi per la posizione “Automotive mechanics”… ma non ho il doppio passaporto. Peccato.
Si chiamava Bush :))
Guarda, tu lo sai… dalle mie parti il caffè lo si offre…. e chi non accetta ne paga le conseguenze…. aaaah !! :))
No, l’FBI no, ti prego.
Capirei la CIA magari ma l’FBI…
Quand’è così… obbedisco!
Ciao!
Giovanni
P.S.: … perchè, cos’hai contro la F-ondazione B-enefattori I-nternazionali? :-))
Dai retta al capo. Se devi andare negli Stati Uniti per entrare nell’FBI meglio che resti in Italia e magari entri nell’Arma ;))
V.
Ma si, ma si… condivido.
E poi, insomma, le mie preferenze affettive in termini di forze armate ormai le conoscete vero?* 😉
Saluti carissimi a tutti
Giovanni
* = …col senno di poi, se non la Marina… l’Arma, dai quali appartenenti (qualsiasi grado) ho sempre ricevuto buoni consigli. Ma il mare – si sà – “è nel cuore”.
eeeeeeeeeeh c’è meglio dell’Arma dai :)))))
F.
Mah…
😉
R.