Quello che segue è un policy memo di Azeem Ibrahim, Research Fellow del Belfer Center di Harvard.
Leggendolo, cinque minuti fa, mi sono chiesto: "Chissà cosa ne pensano gli illustri utenti, AllegriBrigatisti e non?".
Confesso che su qualche punto della sua analisi non sono completamente d’accordo…
Leggo sempre con interesse i rapporti che il gentile Silendo dona alla comunità dei naviganti, ma a questo punto una domanda mi sorge spontanea! Dato l’interesse dei vari blogger che partecipano quotidianamente, anche analizzano i vari aspetti della lotta al terrorismo, mi sono chiesto: ma l’odore dei villaggi irakeni, afghani, siriani, libanesi, congolesi, pakistani, somali, kurdi…Silendo ed i vari blogger lo hanno mai sentito?
o forse solo quello dei 2 Cambridge!!???
Uhm… gentile anonimo la domanda è sarcastica, sfottente o cosa?
A.
:)) Andrea, ma guarda che non credo ci fosse malevolezza nella domanda.

Anonimo: sì. Qualcuno qui dentro è stato in qualche villaggio, qualcuno è stato a Cambridge, qualcuno è stato in entrambi e qualcuno non è stato in nessuno dei due
Spero però che tu non abbia equivocato il senso del blog. Non ha certo l’ardire di essere il “testo definitivo” in materia di intelligence e/o terrorismo ed affini. Più modestamente è un luogo in cui far circolare materiale e, se possibile, discuterne con estrema umiltà 😉
silendo…the class is not water!!!grande!!:-)
per anonimo: perdonami..si, ho sentito quegli odori e…leggendo questo blog, nonostante tutto, imparo svariate cose!!! perchè…c’è sempre da imparare!!!
cons stima!!
Ma infatti la cosa bella del “saper (e voler) imparare” è proprio la consapevolezza di poter apprendere moltissimo da chi ne sa di più, ma anche la certezza di poter imparare qualcosa anche da chi ne sa molto di meno.
Giovanni
Rubo la scena al padrone di casa e colgo l’occasione per aprire un dibattito che, in fondo, è IL dibattito latente soprattutto in ambito militare.
Chi è abilitato a parlare di intelligence o di terrorismo?
Il “frequentatore di villaggi” o lo “studioso di Cambridge”?
In ambito militare molti, troppi, erroneamente ritengono che di questi argomenti ne possa parlare solo il tecnico, il frequentatore di villaggi.
Non per una presunta ottusità militare ma probabilmente perchè nell’esperienza italiana chi si presenta come “studioso di Cambridge” in genere non ha neanche studiato a Ladispoli con i risultati ridicoli che tutti noi conosciamo quando assistiamo ai convegni in cui lo studioso di turno si rende semplicemente patetico.
Invece è proprio e solo lo studioso di Cambridge, quando di vero studioso si tratta, che può trasformare una pratica in una disciplina. Di certo non il frequentatore di villaggi.
Se io, che sono un “frequentatore di villaggi”, dovessi consigliare al mio migliore amico il luogo migliore in cui imparare cos’è il terrorismo di certo non lo manderei in Libano o in Siria ecc.
Lo manderei prima di tutto al Centre for the Study of Terrorism and Political Violence (chi si interessa di queste cose sa cos’è) e poi, come stage, in Libano ecc.
Fuor di metafora, l’esperienza sul terreno è importante ma da sola non è assolutamente sufficiente per conoscere il fenomeno che, per la sua complessità e vastità, necessita di vero e proprio studio che la frequenza nei villaggi non garantisce. Anzi….
R.
Giovanni, a prescindere dall’intervento del nostro anonimo (che, ribadisco, secondo me non aveva finalità polemiche) la questione è che ci vuole interazione tra chi è sul campo e chi, studiando certe realtà, fornisce analisi a più ampio raggio che l’operativo non è in grado di compiere (per l’ovvia natura del suo lavoro).
Se si parte dal “chi ne sa di più?” si parte col piede sbagliato.
Gli studi sul terrorismo sono studi serissimi che solo un accademico può fare ma non può farli sedendosi in poltrona a ragionare sui massimi sistemi. Ha bisogno di dati e di dati raccolti sul campo. Da qui la necessaria interazione tra le due realtà.
Infatti, Robertino, la cosa è anche questa. Siccome siamo circondati da “studiosi” de noantri (l’intelligence è il terrorismo sono diventati di moda da qualche anno…) è evidente che chi si fa il mazzo sul terreno ne ha un po’ le palle piene del “professore” che discetta su cose che non conosce dicendo, spesso e volentieri, minkiate colossali.
Bravo Daniele!!!
A.
Bah… direi che il problema non esiste se si adotta il buon vecchio metodo della spiegazione basata sui dati e della critica basata sui dati.
A dire cazzate può essere sia il tecnico che il professorone ed è normale che sia così, no? Allora molto semplicemente si formulano critiche basate su dati e tutto torna a posto.
Quindi, così come è sbagliato formulare teorie, dico per dire, senza dati è altrettanto errato criticare senza l’uso di dati.
Sbaglio?
Federico
Silendo sono d’accordo (anzi d’accordissimo) su quanto dici (e anche sulla non polemicità di Anonimo;-). La mia era solo una considerazione espressa forse in modo troppo generale e forse troppo slegata dal contesto. Intendevo far riferimento a quell’intimo sentimento di umile ma critica curiosità che – in senso generale – ci rende abili a riconoscere e prendere il “buono” da qualsiasi parte arrivi.

Confesso di non aver pensato, nello scrivere il mio post, alla specificità del tema in discussione
Chiedo venia perciò per l’off topic 😉
Salutoni!
Giovanni
Tranquillo Giovanni. Praticamente tutti abbiamo risposto prendendo solo spunto dall’intervento del gentile anonimo ma esprimendo poi nostre considerazioni slegate dallo stesso intervento
E’ vero! :-))))
😉
Giovanni
FEDERICO!!!!!! :OOO
No, non sbagli 😉
Fede, a me sembra che ti sia un po’ incartato 😀
Bacio
ahahah ero al telefono con la Bellucci, Zabetta :))
F.
La Bellucci!?!?!?! Ma non eravamo al telefono assieme io e te?????
Silendo: vediamo se ti conosco? Scommetto che non sei d’accordo su come è formulato il trend numero 1, Giusto?
Ho vintoqualchecosa? 😀
Sil ma a te Riedel e Benjamin piacciono?
Fede, sei passato dalle ballerine alle carampane? :O
Zab.
Ehi, dici a me???? 😀
Devo addirittura esprimere un parere generale su due analisti??? :O

O parli, in particolare, di qualche recente analisi?
PS… che ho dimenticato di postare…
Ecco, era un invito a postare e nel frattempo volevo avere una valutazione generale sui tipi.
Allora, con ordine.
Riguardo al tuo post 17: sì, mi conosci ed hai indovinato. Non sono d’accordo con la formulazione del trend numero 1.
Riguardo alle analisi: adesso le posto.
Riguardo alla valutazione sui due esperti: sono esperti validissimi. Personalmente mi capita (con moooooooolta modestia!) di non essere d’accordo con Riedel negli ultimi tempi.
Come sai lui ritiene che al Qaeda si sia ripresa e sia più forte di prima o quasi (semplifico molto!).
Io (sempre moooooooooolto modestamente e nel mio piccolo) ritengo che “al Qaeda central” o l’al Qaeda storica (o come diavolo la si voglia chiamare) sia stata quasi del tutto disarticolata dall’attività di contrasto post-11 settembre. Parlo di al Qaeda strettamente intesa, ovviamente, e non del più ampio movimento jihadista. Insomma, mi trovo più vicino alle posizioni di Sageman che a quelle di Riedel.
A parte questa mia personalissima divergenza di analisi sia Riedel che Benjamin sono fiòr di esperti!!!
penso che l’utente 6 abbia appreso pienamente il senso della mia domanda…e complimenti al Prof Silendo…quindi l’analisi e la ricerca dello essere unite o slegate? grazie
errata corrige: devono essere unite o slegate?
o meglio “separate”
:)) Anonimo, ti prego, non mi chiamare “Professore” :)) Ma scherziamo????
Se stai chiedendo a me ti dirò che le due cose non sono, e non possono essere, separate.
Sono due “gambe” della stessa struttura.
Anonimo: parli di analisi=accademia e ricerca=operazioni sul terreno oppure parli di analisi e ricerca come concetti generali?
eppure è stato fatto…o no?
Analisi senza ricerca???? Certo. Spesso e volentieri.
ok, grazie
Questione preliminare:
ma quale terrorismo si deve ridurre?
Il terrorismo islamico.
Sì, era chiaro, intendevo dire quello reale, quello la cui esistenza viene propagandata o il fenomeno dell’insorgenza, che può essere inquadrata come terrorismo soltanto per quanto attiene alle modalità operative?
Ciao Graf.
Chiedi in generale o in relazione al solo documento allegato?
“l’analisi e la ricerca devono essere unite o slegate”
Anonimo, dobbiamo intenderci sul concetto di ricerca
La ricerca nel campo degli studi sul terrorismo non vuol dire necessariamente andare sul campo, operativamente, da agente dei Servizi o militare di questo o quel reparto.
Altrimenti è evidente che non ci potrebbe essere ricerca accademica in questo settore. Un po’ come dire che non dovrebbe esistere neanche la criminologia, tanto per capirci.
La ricerca necessita di dati ed i dati il ricercatore accademico li trova in tanti modi. Di certo non entrando nei Servizi o nelle FFAA.
Li trova nelle apposite banche dati, intervistando, estraendoli da processi, rapporti di Amministrazioni e così via.
Roberto
Intendevo riferirmi all’articolo allegato.
Ho come l’idea che “in subiecta materia” la domanda (ossessiva) serva a creare l’esistenza dell’offerta.
Ma forse sono troppo criptico.
Ahahah sì Graf, in effetti di recente ti trovo un po’ troppo criptico :))
Intendi sostenere che c’è una volontà politica di amplificare il terrorismo?
E sì,
tu non convieni?
Mi ricorda un po’ lo spettro del pericolo fascio-golpista evocato dai cattocomunisti negli anni 70 e le ossessioni anticomuniste dell’attuale inquilino di Piazza Colonna.
In tutti e tre i casi credo che il gridare “al lupo” sia funzionale a qualche disegno.
Da sempre il terrorismo è questione spinosa perchè si tratta di un argomento molto “politicizzato”. E’ ovvio: il terrorismo altro non è che violenza politica, per cui è palese che diventi motivo di contendere politico con tutto ciò che ne consegue (propaganda in primis…).
Chi non si ricorda, per esempio, quello che accadde in Italia negli anni 70, con il PCI che pubblicamente tendeva a sottovalutare la minaccia dei “sedicenti brigatisti rossi”, ecc…
Indubbiamente il terrorismo islamico è stato ANCHE usato, sia da alcune Amministrazioni occidentali che da molti Governi arabi, per motivi politici, interni soprattutto.
Tanto per avere qualche riferimento prova a dare un’occhiata ai saggi del Prof. Muller: http://polisci.osu.edu/faculty/jmueller/links.htm e http://www.simonsays.com/content/book.cfm?tab=1&pid=524946
Però non bisogna neanche cadere nell’eccesso opposto pensando che gli allarmi e le valutazioni della minaccia siano stati/e del tutto inventati/e.
Il pericolo oggettivamente sussiste e se adesso, probabilmente, non è così elevato come in passato non è solo dovuto al fatto che in passato sia stato sopravvalutato. E’ anche dovuto al fatto che l’attività di contro-terrorismo occidentale qualche effetto l’ha ottenuto.